Levare l'ancora
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Levare l'ancora
L’immagine mi sovrasta, appesa, ma sembra quasi sospesa, decentrata rispetto al pulpito dal quale l’oratrice cerca di spiegare concetti, modulando la voce, rivolgendosi in modo magistrale ai vari interlocutori, ponendo interrogativi, sottolineando le parole importanti, danzando nello spazio ridotto del suo palco.
Non riesce però a coinvolgermi, sono distratta, annoiata. Il mio sguardo vaga. Ora guardo la composizione di fiori gialli che, a sinistra del Santo (che non so identificare), brillano anch’essi nonostante la polvere che si è posata nel tempo, sulle foglie di carta, sui petali artificiali.
“… se il bambino è in difficoltà a svolgere il compito…”
Le due grandi finestre arrivano quasi al soffitto, aprono verso l’interno, fintamente accoglienti. Le sbarre tolgono la speranza di far entrare l’aria, di evadere, vagare per la bella città, le tende velano e colorano di rosa i mattoni del “Beata Vergjne di San Luca”.
“… il compito è più complesso perché è nuovo…”
Le grosse lampade sporche mi sembrano ghiaccioli esagerati appena usciti dal congelatore; la loro luce rimbalza sui perni dei due grossi ventilatori che, tristi, aspettano immobili il ritorno dell’estate.
“… perché il compito in sé richiede una certa dose di rapidità…”
Le ombre delle gambe delle sedie si intrecciano e sovrappongono come i rami dei cespugli fitti dove, a scuola, correvo a nascondermi nei minuti di ricreazione. Momenti che si dilatavano all’infinito, facendomi perdere il senso del tempo e anche lo spazio perdeva consistenza. Non ero più lì, non ero più una bambina in un giardino, ma un’ospite di un mondo caldo, ovattato, dove luci e ombre, sensazioni, odori prendevano il sopravvento e mi catturavano. Mi soffermavo sulle venature delle sottili cortecce, sulle file di formiche soldato, sui mucchietti di terriccio smosso da insetti o lombrichi esploratori. Mi sentivo talmente protetta dai cunicoli cavernosi e segreti da dimenticare tutto il resto, così che il suono del “gong” doveva risuonare parecchie volte prima di introdursi faticosamente nella mia coscienza. “Din, don, dan, …“ inevitabilmente rientravo tardi in classe…
“… allenare la propria mente, è un’immagine che piace…”
Alle pareti pendono rappresentazioni di quadri che rappresentano fiori. Una croce, legno e oro. “Vietato fumare” dice il muro. Anche gli oggetti parlano. Di questo sono sempre stata convinta. Una delle tante particolarità che mi hanno spesso fatto sentire distante dai miei coetanei. Con loro riuscivo a giocare avventure spensierate, ma solo da sola con me stessa riuscivo a godere appieno della fantasia, potevo tornare a quel mondo dell’assurdo e della magia.
“… un contesto che acc…”
Sono tutti seduti, composti, attenti. Riescono a intervenire, parlare, discutere. Farsi capire, articolare pensieri. Io sono stanca di provarci. Ho tentato e stentato per tutta la vita. Forse semplicemente non sono fatta per tutto ciò. Non sono niente di speciale, non sono migliore. Ma non mi sento parte di loro. L’altro mondo mi appartiene di più.
Nell’aula la docente è ancora intenta a cercare le parole accurate per far passare i concetti fondamentali del corso, quando lo sguardo le cade sulla strana signora in fondo all’aula. Quella introversa, con la quale non ha scambiato molte parole durante le pause. Ora ha qualcosa di strano. La bocca è leggermente aperta. Lo sguardo fisso. E mentre la guarda la bocca si spalanca, il bianco degli occhi sorge a cancellare ogni forma di contatto. Gli occhiali scivolano, colano giù lungo il naso lungo. La testa prende una piega strana, si flette. Le spalle perdono tono, le braccia scivolano giù dal banco, la penna cade per terra.
L’insegnante si avvicina piano per capire cosa stia accadendo e vede fuoriuscire dal lato destro della bocca della donna un filo argenteo di saliva, che scorre piano sul mento, poi languidamente si stacca e va a bagnare la maglia sformata indossata dalla sua alunna. Lentamente come la goccia scivola anche il corpo morto, rimbomba a terra. Ogni legame, ogni attaccamento, ogni vincolo si scioglie.
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Re: Commento
Grazie Marcello, sei generoso; l’ho intitolato così perché nel mio immaginario la protagonista scivola via come una barca, salpa per altri mari, a modo suo…Marcello Rizza ha scritto: ↑28/09/2021, 22:09 Non so ancora perché, sto cercando di cogliere ogni aspetto di questo racconto, e quindi ribadisco, non so perché ma questo racconto concorrerà certamente per il podio. È istintivamente bello, ma come per ogni sua opera occorre una indagine appropriata, ne vale la pena. L'autrice ci spiegherà il titolo. Tornerò qui. Intanto, per stima e convinzione, voto senza dubbio "5".
- Alberto Marcolli
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Commento : Levare l'ancora
E’ una scrittura ermetica, temo di dovermi abituare. Non è il primo testo che mi fa questa impressione. Ma non è mai troppo tardi per imparare: bene!
Si inizia in prima persona, facendo parlare la morta, questo l’ho capito (se l’ho capito) molto tempo dopo...
Ovvio che solo una mente allenata, io non lo sono, sa districarsi nel non detto e intuisce quello che a un semplice umano non è intuibile.
Negli ultimi due paragrafi si entra nella descrizione onnisciente dell’accaduto in una classe non meglio specificata, ovvero la morte della strana signora in fondo all’aula.
Raccontare in questo modo, giocando a non farsi capire, sarà anche divertente per chi scrive, ma come lettore non mi diverte, cosa ci posso fare?
Se ho preso delle cantonate spero che l’autrice non me ne vorrà.
Per ora non voto. Non vorrei sbagliare, visto, a quanto pare, che non è possibile cambiare idea.
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Re: Commento : Levare l'ancora
Ciao Alberto, beh spero di non averti causato un mal di testa .Alberto Marcolli ha scritto: ↑29/09/2021, 15:04 Dopo ben quattro letture ho cominciato a capirci qualche cosa, ma sempre con molti dubbi.
E’ una scrittura ermetica, temo di dovermi abituare. Non è il primo testo che mi fa questa impressione. Ma non è mai troppo tardi per imparare: bene!
Si inizia in prima persona, facendo parlare la morta, questo l’ho capito (se l’ho capito) molto tempo dopo...
Ovvio che solo una mente allenata, io non lo sono, sa districarsi nel non detto e intuisce quello che a un semplice umano non è intuibile.
Negli ultimi due paragrafi si entra nella descrizione onnisciente dell’accaduto in una classe non meglio specificata, ovvero la morte della strana signora in fondo all’aula.
Raccontare in questo modo, giocando a non farsi capire, sarà anche divertente per chi scrive, ma come lettore non mi diverte, cosa ci posso fare?
Se ho preso delle cantonate spero che l’autrice non me ne vorrà.
Per ora non voto. Non vorrei sbagliare, visto, a quanto pare, che non è possibile cambiare idea.
Allora, solitamente tendo a non spiegare ciò che scrivo, però in questo caso mi sento di intervenire, anche perché ti sei dato la pena di leggerlo quattro volte… ti ringrazio già solo per questo.
Nella mia mente, probabilmente bacata, il paragrafo finale dovrebbe spiegare il tutto, evidentemente non è stato così, per lo meno per te. Il discorso in prima persona è effettivamente ciò che passa per la mente della “morta” come l’hai chiamata tu, mente segue una lezione (non si sa di cosa). Gli intermezzi tra virgolette sono stralci di ciò che sente ma che non riescono a catturare la sua attenzione. In questo quindi non ci siamo capiti, nel senso che succede tutto lo stesso giorno, infatti nel paragrafo finale con il cambio di prospettiva si vede ciò che le capita attraverso lo sguardo della docente.
Quindi capisco che sia per te difficile dare un voto positivo, non l’hai capito/non si capisce (questo lo valuterò meglio se avrò altri riscontri) e non è di tuo gusto, non c’è problema. Se avessi la pazienza di spiegarmi cosa, secondo te, manca per essere più comprensibile penso mi potrebbe essere utile, per questo o anche per ciò che forse scriverò in futuro.
Da altri tuoi commenti so anche che sei un lettore attento, mi interesserebbe sapere anche se hai qualche appunto/consiglio riguardo la forma. Senza impegno, già ne hai donato tanto a questa lettura, e vedo che la gara è piuttosto polposa.
Quindi vota senza remore, se poi proprio dovessi cambiare idea io ho lasciato l’opzione di poter modificare il voto. Non particolare paura dei numeri uno o due
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Un caro saluto e voto massimo.
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Bello il paragrafo dove la moritura rivede se stessa bambina e ricorda l'origine del suo sentirsi inadeguata alla vita, il segno di una sconfitta che viene da lontano.
Bella anche la scrittura, complimenti Selene!
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Re: Commento
Grazie Namio, sia per l’apprezzamento sia per la bellissima recensione che mi avevi regalato, un saluto a te.Namio Intile ha scritto: ↑30/09/2021, 11:30 Ciao, Selene. Non sono afflitto ancora da demenza senile, perciò l'ho riconosciuto subito questo tuo magnifico racconto. Riconfermo dunque la recensione che ti lasciai oltre un anno or sono nella tua pagina personale.
Un caro saluto e voto massimo.
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Re: Commento
Grazie Roberto, queste tue parole mi fanno davvero molto piacere, soprattutto perché penso indichino un’evoluzione rispetto alle prime cose che ho proposto.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑30/09/2021, 18:47 Il racconto è indubbiamente di valore, richiede un po' d'attenzione, come spesso capita per i tuoi scritti, e questo non è un difetto, anzi…
Bello il paragrafo dove la moritura rivede se stessa bambina e ricorda l'origine del suo sentirsi inadeguata alla vita, il segno di una sconfitta che viene da lontano.
Bella anche la scrittura, complimenti Selene!
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Re: Commento
Ciao, grazie per il passaggio e per l’interessante commento.Grb2016 ha scritto: ↑02/10/2021, 14:26 L'impressione che ho avuto così di prima lettura,è quella di un surrealismo alla rovescia.
Qui non è l' inconscio che si evidenzia in significanti e significati,ma sono alcuni significati e significanti che invitano a navigare nell' inconscio.
Un levare le ancore interessante e quanto meno liberatorio
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Re: Commento
Grazie Laura, sono felice di queste tue parole, soprattutto che ciò che ho scritto ha un impatto, è un bel risultato, trovo.Laura Traverso ha scritto: ↑03/10/2021, 16:09 Il tuo racconto, non di immediata comprensione, è molto poetico dal mio punto di vista. Il fine vita di quella "bambina" è descritto al meglio durante la conferenza, di non si sa che cosa... Soprattutto la parte finale è veramente di grande impatto emotivo, ossia quanto la docente si rende conto che qualcosa di strano è capitato alla signora introversa seduta in fondo all'aula. Brava Selene, complimenti! Voto alto
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Si entra subito nell'ambiente, sia quello fisico che quello psicologico e spirituale.
La scrittura, poetica, supporta perfettamente la storia e la innalza di un gradino (non è facile trovare una scrittura che vada a braccetto con la storia!).
Tutto scorre come dovrebbe e via via personaggi e sfondo si fondono fino a che la 'decandenza' del personaggio si unisce a quella della cornice, anzi quasi ne viene inghiottita.
Non ho trovato alcuna stonatura stilistica o grammaticale: per me è tutto al meglio.
Il voto naturalmente è 5.
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Caspita, grazie mille Temistocle, che bel commento, sono felice ti sia piaciuto!Temistocle ha scritto: ↑04/10/2021, 10:48 Non c'è molto da dire…
Si entra subito nell'ambiente, sia quello fisico che quello psicologico e spirituale.
La scrittura, poetica, supporta perfettamente la storia e la innalza di un gradino (non è facile trovare una scrittura che vada a braccetto con la storia!).
Tutto scorre come dovrebbe e via via personaggi e sfondo si fondono fino a che la 'decandenza' del personaggio si unisce a quella della cornice, anzi quasi ne viene inghiottita.
Non ho trovato alcuna stonatura stilistica o grammaticale: per me è tutto al meglio.
Il voto naturalmente è 5.
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Complimenti, Selene
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Re: Commento
Grazie Andr60, mi fa molto piacere; è un’evoluzione rispetto ai primi racconti pubblicati, rimango un po’ troppo criptica forse, ciononostante il racconto ha fatto abbastanza presa, guardando la maggioranza dei commenti ricevuti.
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Re: Commento
Ciao Anto58, grazie per il tuo commento; capisco il tuo commento riguardo il finale e che non sia del tutto di tuo gusto, però se ti ha spiazzato mi fa pensare che sia efficace (dal mio punto di vista). Grazie anche per il tuo bel voto!Anto58 ha scritto: ↑13/10/2021, 18:28 Anche per me il racconto è stato di lettura difficile, nel senso che non ho compreso subito chi fosse la signora che stava morendo. E' una bella storia, scritta molto bene, intima e profonda, il finale mi lascia perplessa, è molto duro, quasi fulminante, avrei preferito più dolcezza in linea con il tratto intimistico del racconto. Voto 4
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Re: Commento
Ciao Giovanni p, grazie per il tuo commento e per il giudizio positivo!Giovanni p ha scritto: ↑16/10/2021, 20:11 La storia in sé per sé non mi ha entusiasmo, ma è un mio gusto personale infatti ho dato 4. È scritta veramente bene le descrizioni scivolano senza stridere, i tempi e la scorrevolezza sono piacevoli e le parole sono sempre ben scelte
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Re: Commento
Grazie Egidio; effettivamente quando l’ho scritto pensavo a una stanza facente parte di un complesso religioso ma non proprio una chiesa. Grazie mille per il commento e il giudizio positivo!Egidio ha scritto: ↑19/10/2021, 6:32 Anche a me il tuo racconto è piaciuto tantissimo. Da quel che ho capito, è ambientato in una chiesa dove un' insegnante sta tenendo una non ben precisata lezione. Vengono descritti i pensieri di una sua allieva poco prima che quest'ultima muoia, colpita presumibilmente da un ictus. Molto efficace il colpo di scena finale.
commento
"rappresentazioni di quadri che rappresentano" qui c'è una ripetizione,
"fuoriuscire dal lato destro della bocca", basta fuoriuscire dalla bocca, il resto spezza il ritmo,
"Le grosse lampade sporche mi sembrano ghiaccioli esagerati appena usciti dal congelatore" è l'unica descrizione che non mi piace, eliminerei per prima cosa l'aggettivo esagerati. Altre descrizioni invece sono ottime.
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Re: Levare l'ancora
Segnalazioni sul testo
appesa, ma sembra quasi sospesa --- appesa… sospesa
sguardo vaga. Ora guardo --- sguardo… guardo
le pareti pendono rappresentazioni di quadri che rappresentano fiori --- rappresentazioni --- rappresentano
'insegnante si avvicina piano per capire cosa stia accadendo e vede fuoriuscire dal lato destro della bocca della donna un filo argenteo di saliva, che scorre piano sul mento --- Due volte avverbio piano in poche righe
poi languidamente si stacca e va a bagnare la maglia sformata indossata dalla sua alunna. Lentamente come --- due avverbi in …mente in due righe
Proposta per evitare l'uso ravvicinato della preposizione "delle"
"Le ombre delle gambe delle sedie si intrecciano e sovrappongono come i rami" --- "Le gambe delle sedie allungano ombre che s'intrecciano e sovrappongono come i rami"
Considerazioni sul racconto:
L'autore vuole comunicarmi qualche cosa? NO
L'autore esprime il suo punto di vista? NO
Riesce l' autore a trasmettermi un messaggio, anche senza formularlo in maniera esplicita? NO
Quali principali sentimenti suscita in me la lettura del racconto?
Piacere? Non direi
Sorpresa? In parte, se non altro perché rimane oscuro fino al finale, e tutto sommato è un pregio.
Emozione? NO
Dolore? Sempre quando ci sono dei morti
Ilarità? Proprio no
CONCLUSIONE: il racconto non comunica niente di particolare, e non trasmette messaggi. Cattura in parte la mia attenzione, non suscita piacere, non emoziona, non fa sorridere, in compenso sorprende nella svolgimento della sua trama e parlando di morti suscita anche dolore.
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Levare l'ancora
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Re: Levare l'ancora
Innanzitutto ti ringrazio molto per aver ripreso in mano il mio testo e per avergli dedicato del tempo. Tra le prime letture e quest’ultima analisi mi sembra che “mi hai dato” molto”, a prescindere dal gradimento. Quindi sì, è apprezzato.
Ho letto le tue segnalazioni sul testo, grazie; sicuramente modificherò quel raddoppio dell’avverbio “piano”, che è effettivamente una ripetizione. Le altre segnalazioni: ritengo che non si possano considerare errori (appesa/sospesa e guardò/sguardo, rappresentazioni ripetuto) ma piuttosto una questione di stile, che ovviamente può non piacere. A me serviva per dare una certa cadenza alle frasi, mi piace così e non credo che lo modificherò.
Languidamente/lentamente prenderò in considerazione l’idea di cambiarne uno
Proposta per evitare l'uso ravvicinato della preposizione "delle"
"Le ombre delle gambe delle sedie si intrecciano e sovrappongono come i rami" --- "Le gambe delle sedie allungano ombre che s'intrecciano e sovrappongono come i rami"
Ottima proposta, grazie.
Riguardo le considerazioni sul racconto. Le rispetto ma mi sento di dover “ribattere”:
L'autore vuole comunicarmi qualche cosa? NO
L'autore esprime il suo punto di vista? NO
Considerazioni discutibili; forse il messaggio e il punto di vista non arrivano (a te per lo meno), ma non credo tu possa sapere cosa passava nella mia mente mentre lo scrivevo. Inoltre a mio parere in un racconto non bisogna forzatamente esprimere un punto di vista, un messaggio o altro. Credo (senza certezze perché quando scrivo non ragiono quasi mai, e forse è questo che può non piacere), di scrivere per condividere un mio mondo, e per vedere come esso si riflette negli occhi degli altri.
Riesce l' autore a trasmettermi un messaggio, anche senza formularlo in maniera esplicita? NO
Più o meno ho già risposto a questo.
Quali principali sentimenti suscita in me la lettura del racconto?
Piacere? Non direi
Sorpresa? In parte, se non altro perché rimane oscuro fino al finale, e tutto sommato è un pregio.
Emozione? NO
Dolore? Sempre quando ci sono dei morti
Ilarità? Proprio no
Che il racconto non susciti piacere o ilarità credo proprio sia naturale, dato che parla di noia estrema e distacco/morte, da ciò che scrivi (ma forse mi sbaglio), sembra che suscitare dolore nella lettura sia una cosa negativa. In questo non mi trovo d’accordo. Il dolore è una cosa potente e va espresso, evitarlo porta secondo me a danni ancora più gravi. Ma forse ho frainteso. Mi stupisce un po’ anche quando dici che non suscita emozioni, in quanto dolore e sorpresa sono effettivamente emozioni. Questo risponde anche al tuo commento finale:
CONCLUSIONE: il racconto non comunica niente di particolare, e non trasmette messaggi. Cattura in parte la mia attenzione, non suscita piacere, non emoziona, non fa sorridere, in compenso sorprende nella svolgimento della sua trama e parlando di morti suscita anche dolore.
Detto ciò, ancora grazie per il tuo commento, lo trovo utile e mi permette di comprendere il tuo punto di vista (e probabilmente anche quello di altri).
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Re: commento
Ciao Stefyp, grazie anche a te per l’attenzione che dedichi sempre ai racconti.Stefyp ha scritto: ↑19/10/2021, 21:54 La prima lettura non mi ha entusiasmato, l'ho riletta una seconda volta e sono entrata un pochino più nel racconto. In genere i testi che dicono e non dicono non mi piacciono molto. Forse spiegare qualche passaggio avrebbe dato più fluidità al tutto, secondo me. Non hai voluto esplicitare l'argomento del corso, io l'avrei fatto, avrei dato un senso alle frasi del docente, magari la spiegazione di un'opera artistica... così sembrano frasi messe a caso che distolgono l'attenzione del lettore. Ovviamente questo è il mio umile parere. Lo stile invece mi piace, scorre vie bene. Mi permetto un paio di appunti:
"rappresentazioni di quadri che rappresentano" qui c'è una ripetizione,
"fuoriuscire dal lato destro della bocca", basta fuoriuscire dalla bocca, il resto spezza il ritmo,
"Le grosse lampade sporche mi sembrano ghiaccioli esagerati appena usciti dal congelatore" è l'unica descrizione che non mi piace, eliminerei per prima cosa l'aggettivo esagerati. Altre descrizioni invece sono ottime.
Sì, capisco il tuo punto di vista riguardo l’aspettò ermetico del racconto. Non esplicito l’argomento del corso perché è ininfluente, è ciò che annoia la protagonista, ciò che la allontana e la fa tornare all’infanzia e al suo mondo interiore. Riguardo agli appunti di stile grazie, sicuramente rivedrò il testo e aggiusterò.
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Re: Levare l'ancora
Arrivato in fondo, direi che ne e' valso lo sforzo, la pagina e' di quelle che non si dimenticano cinque minuti dopo la lettura. Apprezzata molto la scrittura e il linguaggio, merita di certo un voto alto.
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Re: Levare l'ancora
Aha “Barblanesco” mi piace devo dire che ci hai anche azzeccato, è al 90% autobiografico, tranne il finale (o forse no? ). Se devo essere sincera è partito un po’ come un esperimento, poi tempo fa l’ho pubblicato e per questa gara, non avendo niente di nuovo l’ho proposto, anche perché mi convinceva ancora abbastanza.Franco Giori ha scritto: ↑26/10/2021, 7:48 Un racconto "Barblanesco", ovvero caratterizzato da minuziose descrizioni di oggetti e soggetti marginali. Nella donna protagonista, chi più chi meno, possiamo ritrovarci tutti. Dubito ci siano persone che mai si sono sentite diverse, incomprese, estranee al "mondo normale". Nell'Anno del Dragone di quel cattivone di Virdò ti segnalo: TOP "la loro luce rimbalza sui perni di due grossi ventilatori che, tristi, aspettano immobili il ritorno dell'estate". Descrivi al meglio la frustrazione delle due ventole in cassa integrazione. DOWN, riga 38 "Momenti che si dilatavano all'infinito, facendomi perdere il senso del tempo e anche lo spazio perdeva consistenza". Dopo "tempo" o punto, o punto e virgola, oppure "e la consistenza dello spazio". Secondo me. Il tuo racconto non è nelle mie corde di narratore: per scrivere ho bisogno di una trama, sennò la tastiera resta disoccupata come i ventilatori di "Levare l'ancora". Per questo, colmo d'invidia, ti assegno un 5. Ciao, Franco.
Grazie per gli input, prenderò il tempo, giuro per ritoccarlo secondo i vari input.
Capisco bene anche le tue considerazioni finali, grazie mille per il tuo tempo e per le tue considerazioni! E per il bel voto.
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Re: Levare l'ancora
Ciao Mariovaldo, grazie per la resilienza riguardo i neuroni non voglio contraddirti ma quelli che hai lavorano al 1000 per mille a giudicare da come scrivi! Tornando a ciò che ho scritto io sono felice già del fatto che non passi inosservato e che sia scritto bene. Grazie quindi per il commento e il bel voto!Mariovaldo ha scritto: ↑30/10/2021, 11:25 Confesso: ho dovuto costringermi a proseguire sino alla fine, colpa, se si puo' chiamare cosi , della mia propensione a brani che non impegnino i miei pochi neuroni superstiti,
Arrivato in fondo, direi che ne e' valso lo sforzo, la pagina e' di quelle che non si dimenticano cinque minuti dopo la lettura. Apprezzata molto la scrittura e il linguaggio, merita di certo un voto alto.
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.
GrandPrix d'inverno 2023/2024 - Terrazze d'aprile - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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Giudizio Ardito - A.D. - Apocalypse Day
A cura di Arditoeufemismo.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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