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A sangue freddo - Capote Truman

A SANGUE FREDDO

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scheda vista 534 volte.

autore: Capote Truman

editore: Garzanti Libri (collana Nuova biblioteca Garzanti)

Recensioni:

recensione del 15/11/2010 di

avatar di Tania Maffei
nwTania Maffei
$ donatore 2011


A SANGUE FREDDO di TRUMAN CAPOTE

Titolo originale dell'opera "In Cold Blood" - 1965

 

Questo romanzo racconta un fatto di cronaca realmente accaduto in Kansas, Stati Uniti: l'assassinio della famiglia Clutter avvenuto il 16 novembre 1959 per mano di due balordi Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock. I due, usciti di carcere in libertà vigilata, credendo a una vaga informazione relativa a una cassaforte presente nella casa di un agricoltore si diressero a Holcomb. Qui, entrati in casa dei Clutter, dopo aver cercato inutilmente il denaro, uccisero barbaramente a uno a uno l'intera famiglia, marito, moglie e due figli. Iniziarono così a fuggire mentre la polizia cercava il movente di un delitto che non sembrava avere alcuna apparente giustificazione e che, per la sua efferatezza, non aveva precedenti in una cittadina così tranquilla. Una soffiata dal carcere mise la polizia sulla traccia dei due i quali, dopo aver rubato un'automobile, vennero arrestati e, dopo un lungo interrogatorio, confessarono le loro colpe. Il processo durò molto a lungo e, dopo cinque anni, gli assassini vennero condannati a morte.

 

Truman Capote seguì l'intero processo e conobbe di persona Perry e Richard di cui diventerà amico e confidente arrivando a conoscerne le vite in profondità. La stesura del romanzo durerà quanto il processo e uscirà a puntate sulla rivista The New Yorker.

Nel raccontare i fatti Capote cerca di analizzare l'animo dei colpevoli per comprendere come sia possibile arrivare a compiere gesti tanto terribili. La mancanza di affetto, l'omosessualità di uno dei due, la violenza subita fin da bambini il terribile ambiente in cui sono vissuti li rende sicuramente più deboli di altri soggetti ma non al punto di giustificarne il comportamento. Tuttavia, sembra dirci l'autore, la pena di morte non serve a niente. A quale scopo viene utilizzata? Per vendetta, per redimere peccati che non potrebbero in alcun modo trovare perdono o è solo uno strumento di cui la società si serve per difendersi dal ripetersi degli eventi delittuosi? Su questo la risposta viene lasciata aperta.

Capote descrive poi, senza mezzi termini o ambiguità, una società perbenista capace di generare mostri che sfuggono al proprio controllo e che si limita a emarginare con la dizione di "diversi". Quando poi il loro comportamento viene a toccarla direttamente e il danno è già fatto, li condanna abbastanza sbrigativamente, senza dargli alcuna possibilità di redenzione. Capote, da omosessuale, fu esso stesso vittima di questi pregiudizi e instaurò uno strano rapporto con Perry carnefice e, a sua volta, vittima della violenza in lui inculcata fin in tenera età e poi divenuta per lui un modo di offesa e di difesa verso il mondo circostante.

 

Questo libro ti trascina nei meandri più nascosti della sofferenza umana: l'odio che gli assassini provano verso un mondo che sembra non averli mai compresi e accettati per quello che erano realmente.

La scrittura usata da Capote è cruda, realista ma anche ricca di una partecipazione emotiva sotterranea che lascia senza parole. A Capote non sfugge alcun dettaglio nella vita dei due assassini di cui analizzerà il comportamento sia prima che dopo il verificarsi dell'evento delittuoso e che li seguirà fin sul patibolo.

 

La domanda finale che l'autore vuole rivolgere a tutti noi è: PUO' L'UOMO VINCERE LA VIOLENZA INFLIGGENDO A CHI L'HA CAUSATA LA STESSA PENA E TROVANDO IN QUESTO UN CERTO RISTORO ED UNA PACE INTERIORE?

Non sembra proprio. I carnefici, senza provare alcun senso di pentimento, moriranno senza sapere a cosa sarà valsa la loro morte e chi resterà non troverà pace se non nel ricordo di quelli che non ci sono più. Al termine del libro Capote farà dire a Dewey, l'ispettore che ha seguito tutto il caso e grande amico dei Clutter, 'Mi ero immaginato che la morte di Smith e Hickock avrebbe prodotto una sensazione di completamento, di liberazione un'opera compiuta secondo giustizia. Mi scoprii invece a ricordare in quell'occasione l'ultima volta che ero stato al cimitero a vedere la tomba di mio padre nonché quella dei Clutter episodio che aveva già praticamente concluso per me il caso'.

Grande libro da leggere tutto di un fiato che porta più che mai a riflettere su quale debba ancora oggi essere il significato della pena di morte.

 

Sul tema di questo libro da segnalare il bellissimo film "Truman Capote: a sangue freddo" del 2005 del Regista Bennett Miller in cui, attraverso la biografia di Capote, si racconta la genesi che ha portato alla stesura del libro. Il protagonista del film Philip Seymour Hoffman ha ottenuto nel 2006, per questo film il premio Oscar come miglior attore protagonista.


(aggiungi recensione a questo libro)





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