LE SETTE FATICHE DI NICOLò
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Una Filastrocca per il Primo Maggio.
Recensione del libro "Le sette fatiche di Nicolì" di Giulia Briano.
(In vendita presso il Feltrinelli Point di Savona e sul sito http://www.lafeltrinelli.it/)
Primo Maggio. Una piazza gremita che sventola bandiere. Gente disillusa, arrabbiata e preoccupata. La ragione è scontata: sono presenti i Lavoratori però manca il Lavoro, per loro e per i loro figli. Un enorme palco da cui, attraverso potenti altoparlanti, rimbombano assordanti slogan cadenzati. � il proscenio dei leaders sindacali. Da sotto il costante brusio è, a tratti, interrotto da urli, fischi o applausi. Finiscono i discorsi e, quindi, si dipana il corteo. Una marcia chiassosa, animata da striscioni e tamburi. Si odono vecchie canzoni di gloria e motti ringhiosi. Segue una colonna di mezzi dal motore rombante. Attraversano la città , svuotata dalle gite fuoriporta: consuetudine delle giornate di festa primaverili.
Variazione di scena improvvisa e inaspettata. Sale sul palco un bambino di 10 anni. Si chiama Nicolì. Ha cambiato sette fatiche. A Napoli fatica vuol dire "lavoro". Tutti lo acclamano: da qualcuno giunge spontaneo un messaggio positivo. La massa si rincuora finalmente. Nicolì ha avuto il coraggio di cambiare. Per ogni nuova occupazione (spazzino, verduriere, taxista, domestico, impiegato, insegnante... e una prova finale ...) ha dovuto sfoderare impegno e capacità di adattamento, superando notevoli difficoltà . Come succede, o almeno dovrebbe succedere, nel mondo dei grandi.
Questa non è la realtà , purtroppo. Si tratta solo di un libro, sebbene molto originale. Nell'introduzione si legge: "Questa è la storia di un mondo capovolto, un mondo strano, e molto, dove, anche se ciascuna norma è rovesciata, c'è un solo principio che governa ogni giornata. Il buon padron di tutto il mondo disse, nel cambiarlo dal profondo: -- Che siano i bimbi a governarlo, Gli adulti, che del lavoro hanno il tarlo e che dei figli spesso sanno poco o niente, tornino a scuola col maestro e il supplente per imparare a vivere con gioia e non come vecchie uova in salamoia! Che i bambini si dedichino ai mestieri perché nel farlo saranno sicuro meno seri, ma più felici, gioviali e coraggiosi, non conservatori e tanto lamentosi come i grandi si son sempre dimostrati. Stanco dei problemi appena nominati, il signore del mondo prese questa decisione ...".
Anche l'autrice, giovane ricca di spirito e creatività , si dimostra intraprendente. Sa mettersi in gioco, suscitando la curiosità e la fantasia del lettore. � Giulia Briano, nata a Savona nel 1989. Da qualche anno vive a Milano, dove si è laureata con lode in Linguaggi dei Media, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica. Nell'adolescenza ha vinto numerosi premi di poesia e narrativa.
Ecco la sua ultima fatica letteraria: "Le sette fatiche di Nicolì" (http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=903322). Una filastrocca di 1834 versi in rima baciata (con ricorso ad assonanze e consonanze, quando necessarie), suddivisa in sette capitoli e un'introduzione. Si legge davvero tutta in un fiato. Un effetto dettato dalla consapevolezza che ai bambini piace il gioco della ripetizione, della scoperta sonora e delle somiglianze tra parole. La musicalità della poesia ritmica, così, cavalca spedita fino alla fine, in un crescendo di trovate e di situazioni dai contorni inediti. Pagine di piacevole scorrevolezza, in cui inoltre compaiono accattivanti illustrazioni. Realizzate sempre da Giulia. Il formato è adeguato: ridotto e tascabile, maneggevole anche per i bimbi, si può portare e leggere agevolmente in ogni luogo.
Fra le righe si intravede una finalità ben precisa: trasmettere -- in forma piacevole e scherzosa, ma alludendo al carattere dell'uomo -- insegnamenti e ammonimenti utili alla vita quotidiana. Un intento che ben descrive la stessa autrice: "Il mio libro vuole spiegare ai bambini, in modo giocoso e simpatico, l'importanza del lavoro, introducendo la dimensione degli uffici di collocamento, della disoccupazione, della necessità di mantenere la famiglia. Anche se la nostra Costituzione sancisce che il lavoro è un diritto -- dovere per i cittadini italiani. Il presente sembra smentire questa affermazione, rendendo il poter svolgere una professione un lusso per pochi. Prima che crescano e si trovino faccia a faccia con la triste realtà , sarebbe bello che i bambini conoscessero il lavoro per ciò che effettivamente è: il miglior mezzo per nobilitare l'uomo."
� un'opera -- secondo l'indicazione di Giulia -- "per lettori dai 6 ai 106 anni". Quantunque sia dedicata ai più piccoli, riesce a catturare facilmente l'attenzione dei degli adulti. E fornisce loro moniti importanti. Riconducibili in buona misura a quanto, nei suoi 10 principi, riafferma la Dichiarazione Universale Dei Diritti del Fanciullo (New York 1959): l'umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa.
Oggigiorno si ravvisano, purtroppo, ancora ampie fasce di disagio fra le nuove generazioni. In particolare se, per motivi che tutti conosciamo, vengono meno consistenza e coesione dell'ambiente familiare. In diverse città italiane, nel tempo, non sono mancate iniziative integrative o complementari rispetto al sistema scolastico. Mi viene da citare l'esempio delle Città dei Ragazzi: strutture che offrono servizi educativi, di intrattenimento, ludici, sociali e culturali per l'infanzia e l'adolescenza. Oppure i Consigli Comunali dei Ragazzi. Consigli comunali "mignon" -- la cui costituzione è possibile secondo le vigenti basi legislative -- formati da gruppi di bambini e ragazzi, i quali si occupano dei problemi della propria città e della propria scuola. � poi impossibile fare menzione completa delle molteplici forme di intervento, che si contano a opera del variegato mondo dell'associazionismo e del volontariato.
Tutto ciò evidentemente non basta. La risposta è in gran parte sottesa in un altro invito significativo indirizzato gli adulti. Fra le 104 pagine del libro trapela che, a tutte le età , il cambiamento non è negativo. Anzi, è il motore che fa progredire il mondo. Specie quando non si riflette solo sul piano materiale, ma traguarda pure il rinnovamento degli Ideali.
Le precedenti impressioni sono immediatamente emerse nel clima che si respirava nel corso della recente presentazione del testo presso la Libreria Feltrinelli di Savona. Dopo un amabile prologo da parte del critico Silvio Riolfo Marengo, direttore del trimestrale "Resine Quaderni Liguri di cultura", Giulia ha intrattenuto i presenti con una lettura. Effettuata con ammirabile spigliatezza.
Finalmente un volumetto di assoluta felicità espressiva, pieno di attenzione e di attrazione. Giulia riprende e reinterpreta, alla luce del presente momento storico, argomenti, quali la pari dignità delle diverse professioni e il valore del lavoro come mezzo di realizzazione della persona, in passato già trattati da suoi illustri predecessori nel campo della letteratura per l'infanzia. Gianni Rodari nelle sue "Filastrocche dei mestieri", tanto per citarne uno a noi vicino nel tempo e nello spazio.
Con un tocco personale, correndo fra le rime del mondo colorato di Nicolì, l'autrice, con semplicità , riesce a evocare scottanti temi di attualità . Non manca, dunque, la prerogativa a sfondo etico, che talora arriva ad assolvere un importante compito sociale, del genere fiabesco. Nelle varie scene si alternano la varietà dei rapporti infantili, la lingua e la buffa saggezza dei bambini, la loro tenacia. E insieme viene tratteggiato un assortito campionario di adulti, rappresentato sotto mutate spoglie puerili.
Per noi grandi è occasione di riscoperta di noi stessi. Attraverso il rischio estremo, e la necessità di affrontarlo, di non avere paura di ammettere che non abbiamo sempre fatto bene, dopo l'addio all'età dei giochi e dello stupore, all'energia magica che ci fa lottare contro i mostri. � un dubbio che si insinua sotto pelle in ciascuno di noi. Quasi un tenero scossone alla corazza che ci siamo costruiti negli anni. Un fatto è certo. Nel mondo ribaltato di Nicolì non vengono stravolti gli antichi insegnamenti sapienziali. Si schiude soltanto uno scrigno di fantasie e parole conosciute dai bambini di oggi. E, prima ancora, dai loro nonni, e dai nonni dei loro nonni... quando anch'essi erano bambini.
Osserviamo i piccini e apprendiamo da essi. Devono imparare a leggere, scrivere, trovare un lavoro e rendersi autonomi. Ma soprattutto avrebbero bisogno di crescere e diventare grandi in piena serenità . Sono un fiume tumultuoso d'umanità , in apparente controcorrente. Ne vediamo soltanto la foce: in casa, sui banchi di scuola, sui media e per strada. Un flusso che, forse, ci precede nelle visioni e nelle intuizioni: "Al signore del mondo è bastata una notte per rivoluzionare la Terra e a Nicolì una mattina appena per capire che qualcosa non andava." Occorre ristabilire un equilibrio perduto.
Per finire al modo di Vasco: "Brava Giulia!". Grazie per aver composto la "Filastrocca del Primo Maggio".
1 maggio 2013 Antonio Rossello