Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

Se vi piace discutere di letteratura e di arte in genere e non avete trovato qui nel forum una sezione idonea all'argomento, questo è il posto giusto.
Gabriele Pecci
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Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Prego di continuare qui il dibattito eventuale a seguito del mio testo sulla pagina principale.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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Ho corretto parte del testo, prima non ho fatto a tempo perché non mi funzionava bene internet.
Roberto Di Lauro
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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Questo argomento è interessante.

Io separerei l'IO o l'Essere dalla Coscienza.
I primi sono legati alla persona, mentre esiste la Coscienza di se solo in una comunità.
Se prendiamo un uomo lasciato solo su un'isola deserta questo avrà sviluppato un forte IO; invece un uomo di società avrà una forte coscienza, il suo individualismo tende a fondersi a quello degli altri creando una Coscienza collettiva.

Il discorso che leggo circa "la traslazione della coscienza 1 a 1 su una qualche struttura tecnico/organica capace di sopravvivere almeno per un altro lasso di tempo stabilito al problema della nostra morte fisica" significa che la nostra coscienza, per il solo fatto di credere al sovrannaturale, ci permetta di traslare di vita in vita ?
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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Ciao e benvenuto Roberto, ho molto piacere di discutere con qualcuno di nuovo oltre a Giancarlo, Namio, o pochissimi altri che a volte si uniscono o intervengono su questi temi. Detto questo, allora, la coscienza e l'io sono sempre parte di ogni singola persona, l'io naturalmente viene leggermente (parlo nelle masse) meno condiviso rispetto anche a come hai ben detto può fare la coscienza che si lega più facilmente rispetto a questo anche ad un modo operandi più collettivo sociale e culturale di un determinato gruppo di persone, popoli, sati, nazioni ecc. Però entrambi questi due fattori sono legati strettamente insieme ed indissolubilmente al corpo di ogni singola persona, da cui hanno entrambi origine, propagazione e comprensione.

Sulla traslazione di coscienza, essa non è legata ad un percepire sovrannaturale, quelli che tendono verso questo determinato sentire sono quelli che già in partenza fanno molta fatica a credere nel sovrannaturale, quindi non credendo o avendo bisogno per accettare la morte o di credere in una diversa vita dopo questa data da un Dio, si adoperano (chi ha le competenze per farlo naturalmente, mentre tutti gli altri seguono questi stessi sviluppi da loro portati) per prolungare, ora, il più possibile l'aspettativa di vita media, ma immagino, quando poi ne saremo in grado in futuro che ci spingeremo sicuramente oltre a questo, tenderemo sicuramente a trovare il modo o di prolungare direttamente la vita (rallentando oltremodo l'invecchiamento del corpo) o cercheremo almeno di portare questa nostra coscienza di essere in qualche altra idonea struttura che possa mantenerla in essere appunto. Quindi da una parte ci sono quelli che tendono a questo infinito esistere abbandonandosi in un sentimento di fede, dall'altro quelli che invece si adoperano per risolvere lo stesso problema partendo dalla conoscenza del corpo e dal suo funzionamento per arrivare o tendere verso un'altrettanto infinito mantenimento, almeno in coscienza posto o sperato. In mezzo a questi due poli opposti, ma simili in fondo nel risultato ricercato ci sono il resto degli 8 miliardi diversi di sentire e percepire singolarmente questo stesso problema in essere e divenire.
Roberto Di Lauro
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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Nel tuo discorso, dove dici: "tenderemo sicuramente a trovare il modo o di prolungare direttamente la vita (rallentando oltremodo l'invecchiamento del corpo) o cercheremo almeno di portare questa nostra coscienza di essere in qualche altra idonea struttura che possa mantenerla in essere appunto"
… ci sono due modi per portare la nostra coscienza in qualche altra idonea struttura.

Il primo, del tutto naturale, è la procreazione. Avere dei figli permette di trasferire il proprio dna alle generazioni future.
Se ci fossero degli studi scientifici che confermano che anche le esperienze avute in vita entrano nel dna di una persona, allora avremo trovato la strada maestra, il modo certo di portare la nostra "coscienza in essere" in avanti nel tempo, in altri esseri.

Il secondo, tecnologico, è trasferire la propria coscienza in una struttura fatta di algoritmi. Su questo ci stiamo arrivando, … o forse ci siamo già?!
Per questo secondo punto il problema sollevato al primo punto non credo che esista, dato che la "coscienza in essere" trasmessa ad un algoritmo è trasferibile.
Giancarlo Rizzo
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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L'individuo con la propria coscienza non ha altro scopo che non sia quello di continuare la specie attraverso la procreazione. Come individuo non ha altro scopo: quando muore tutto il suo io scompare nella poltiglia materiale del riciclo. Ma la specie tenta in tutti i modi di sopravvivere come se fosse essa stessa un individuo composto da tanti Io.
La specie umana ha una particolarità: l'io individuale, proprio perché è consapevole della propria esistenza come individuo, forse per una strana involuzione dovuta al fenomeno dell'illusione o inganno dell'io, come dice Gabriele, ha deciso che non può accettare quello di cui ha più paura ( la morte) e allora due sono le strade: o si crea una illusione di altra dimensione immortale (spirituale, non necessariamente intesa come religione), oppure, attraverso la tecnologia dell'Intelligenza artificiale, sogna di diventare immortale.
Sia sul sovrannaturale che sul futuro possibile dell'uomo tecnologico la letteratura disponibile è infinita. Certo è che nessuno, dico nessuno, ha una risposta certa altrimenti non ci sarebbero discussioni. Ognuno è libero di pensarla come più gli piace.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin

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sulla procreazione non sono d'accordo, ciò che si trasmette non sono le esperienze o le conoscenze e quindi anche coscienze che si sono apprese singolarmente per ogni vita, altrimenti avremo cloni (internamente ed esternamente) non figli.

Sul trasferimento in un algoritmo fortunatamente aggiungo siamo ancora lontani dal raggiungerlo.
Il vero punto è sempre lo stesso, la vita così per come si è palesata tramite evoluzione protende si al mantenimento di se stessa , ma solo per quanto è iscritto nel suo tempo e spazio di vita. Nel nostro caso questa omeostasi ha però portato la coscienza al corpo di sè stesso cioè l'io (la coscienza attiva del corpo) che pensa, comprende e agisce su se stesso quindi, questo oltre ad averne anche una totalmente inconscia definita come proto-sè, cioè quello che dicevo precedentemente, un sentimento primordiale presente in ogni cellula che si attiva sotto forma di ricompensa/azione o nel nostro caso, piacere/dolore che regola e mantiene il corpo nelle sue funzioni vitali, tutte quelle non direttamente connesse alla coscienza attiva dell'io, dove nel caso di bisogno o di un livello presente non consono al mantenimento del corpo (di sè stesso), non fa altro che inviare impulsi al cervello (poi compresi emozionalmente dall'io o sè) per ripristinare al meglio e nel breve tempo tale livello es. pochi zuccheri nel sangue, aumento o calo di pressione, ecc.) Questo ripeto inizialmente si lega mentalmente al non accettare (almeno in primis) la propria morte anche sapendola inevitabile, quindi o sentimento religioso o simili, o rifugio o via di fuga da questa nella possibilità che potrà offrire in futuro la scienza. Ora ammettendo che questo trasferimento di coscienza sia fattibile cosa otterremmo? Otterremmo solo una coscienza attiva priva di corpo organico o comunque non completamente organico, direi un ibrido tra macchina e corpo.
Bene una volta ottenuto questo "sogno eterno di vita" a cosa andremo incontro? Al vivere senza più vere emozioni, dal momento che nulla ora avrebbe più un vero senso di essere vissuto in quanto tale, non avendo in noi più la reale percezione di una nostra fine in una temporalità di essere in divenire, cioè di un nostro e solo nostro determinato tempo e di un nostro e solo nostro determinato spazio, all'interno di questa realtà.

In realtà quindi è proprio la morte che, seppur appaia come una frase fatta, dona però di un suo vero senso e scopo la vita, gli dà cioè un valore (non per tutti possibile purtroppo da beneficiare appieno, ma questo fa parte sia della selezione naturale che di quella artificiale che invece ci imponiamo e perpetuiamo da soli l'un l'altro) nel suo spazio/temporale, quindi anche un senso e uno scopo. Senza fine non c'è un vero scopo e quindi non c'è un vero senso di vivere, diventeremo esattamente come macchine coscienti che si auto potenziano tendendo all'infinito senza nessun senso che non sia altro che il continuo loro progresso e mantenimento in essere e divenire, quindi senza un vero scopo, non avendo o potendo avere per questo un vero fine essendo il fine auto potenziamento "infinito".

Fine che ad ogni modo prima o poi arriverà comunque essendo tutto parte di un universo finito.

Lo stesso discorso sotto altri termini è uguale anche se ci riferiamo ad una "presenza eterna" sotto forma di spirito (inteso non solo religiosamente parlando) come o in coscienza/consapevolezza in essere (conscia o inconscia che sia) dato che ad ogni modo anch'essa è parte del finito, quindi prima o poi allo stesso modo di quella più tecnologica ancora legata quantomeno ad un concetto di corpo in essere, cesserà anche slegata dal corpo. A meno che essa non esca fuori dalla realtà, si ricongiunga a Dio che può essere solo ed esclusivamente fuori da una realtà finita, altrimenti non sarebbe infinito ed eterno, oppure diventi parte o essenza stessa di questa dimensione Altra, ma anche qui una volta diventati a nostro modo infiniti ed eterni questo non vuole dire anche nient'altro che senza un senso e senza uno scopo dato, non avendo né più un tempo né più uno spazio definito dove essere in divenire. Saremo solo Essere, un Tutto, quindi anche Essere un Nulla. Non mi sembra un gran che sinceramente... ma noi c'è lo immaginiamo infatti tutto diverso tutto più colorato sensorialmente parlando tutto più "umano", altri corpi, altra coscienza/consapevolezza, la possibilità di una "nuova vita o esistenza di pace (?)... ecc (comprendete il paradosso poi di associare sentimenti umani ad una situazione in essere del genere?). Capite come ragiona il nostro cervello, riporta il sentimento e la sua comprensione emozionale di una realtà finita ad uno stato in essere infinito, dove tutto ciò che risultasse finito perde immediatamente e totalmente sia di senso che di significato. Capite perché noi non comprendiamo neanche l'in essere dello stato di essere a cui rivolgiamo la nostra speranza, capite ora l'illusione? Noi, comunque la vediamo, sentiamo o ipotizziamo, attribuiamo sempre al concetto di infinito solo il nostro senso di finito, l'unico a noi possibile immaginare e comprendere.

Ora io stesso reputo la comprensione come l'unico scopo vero e realistico di ogni persona su questa terra, è quello che tutti in fondo facciamo ogni singolo giorno, ma lo facciamo perché il senso è dato e posto dalla/nella vita stessa (nascita, mantenimento, morte), cioè comprendere noi stessi durante il nostro percorso, sia come singoli, sia come specie, quindi il progresso o il nostro miglioramento tramite le generazioni future. Lo scopo della vita è vivere, il senso che solo noi abbiamo invece, è comprendere noi stessi e quindi tramite questo anche ciò che ci circonda.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Quindi per dare un esempio di quanto sia solidificato in noi questo sentire, se le emozioni od i sentimenti da noi compresi e vissuti, portano per qualsiasi motivo, a quello che questo proto-se definisce dolore, quindi poi a tutte le diramazioni di sentimenti ed emozioni sempre più specifiche e complesse da questo derivate, se tutto questo diventa per il corpo stesso un male di vivere, un male mentale prima, e fisico poi, se questo male supera di varie spanne sia la paura che la iniziale negazione e solo in seguito a questa anche accettazione della propria futura morte, allora nonostante l'omeostasi nonostante questa tendenza inconscia alla propria sussistenza in vita. Il nostro io, quindi il nostro corpo trova unica via di fuga a ragione dal proprio male in essere, nella stessa morte dell'essere. Questo succede a mio avviso dal momento che normalmente la nostra coscienza o comunque quello che noi additiamo e associamo al nostro essere più profondo, alla nostra vera essenza, viene comunque percepita illusoriamente (dall'inganno dell'io) come altro dal corpo, qualcosa che esuli nonostante tutto da questo. Quindi per fuggire alla vita, alla realtà, alle difficoltà che volenti o meno la vita porta, si supera anche consciamente la propria omeostasi, supportati da questo inganno o percezione illusoria, verso la speranza di una possibile libertà o via di fuga dal proprio corpo o dall' io stesso. Esso quindi se da un lato nonostante l'illusione posta in essere, porta stimolo e fa da chiave di volta per una ricerca interiore, una comprensione sempre più profonda in/di sé stessi, fino anche al suo disvelamento se lo si accetta come tale, dall'altra però può essere talmente totalizzante da porre fine alla propria esistenza anche consciamente consapevoli ed anzitempo al proprio naturale divenire. Altrimenti se non vi fosse in noi presente anche solo un minimo dubbio, speranza o fede su questa illusione posta, verso credere di poter avere o essere Altro dopo la morte del corpo, trovo che sarebbe molto, molto più difficile se perfettamente consci del gesto che si sta per compiere portarlo a termine. Molti non riescono e si fermano proprio per questo motivo, perché la paura della morte, quindi la propria omeostasi supera o è più forte del dubbio o speranza riposta in Altro da sé, perciò se consci di ciò che stanno facendo li/si blocca e li/si tiene in vita. Questo dovrebbe dare modo e spunto ulteriore di riflessione su quanto questi due aspetti, cioè la mente e il corpo, quindi io, coscienza, sentimenti, emozioni siano indissolubili al corpo venendo e essendo percepiti dal corpo stesso come del tutto reali anche se a volte sono solo percezioni illusorie e come vengono a seconda di dove pende di più la bilancia del sentimento, influenzati continuamente l'uno dall'altro.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 09/08/2022, 20:24, modificato 1 volta in totale.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Penso che tutto questo sia il prezzo che si paga per avere oltre che uno scopo specifico, sempre uguale per ogni forma di vita, cioè la vita stessa e il protrarre poi questa per via evolutiva, di avere anche la possibilità data, di dare e porre un senso da attribuire singolarmente e diversamente per ognuno, a questo scopo. Questo è il prezzo che si paga evoluzionisticamente parlando per la comprensione emozionale e sentimentale del proprio in essere vitale. Immaginare e poi percepire, e quindi, sentire e ricercare un senso più Alto del proprio stesso vivere e comprendere.
Giancarlo Rizzo
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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"Sulla procreazione non sono d'accordo, ciò che si trasmette non sono le esperienze o le conoscenze e quindi anche coscienze che si sono apprese singolarmente per ogni vita, altrimenti avremo cloni (internamente ed esternamente) non figli."
Mi spiego meglio:
L'uomo essendo cosciente, capisce benissimo cos'è la morte e altrettanto bene sa cos'è la nascita di un suo figlio. Così come comprende che dovrà morire, altrettanto bene capisce che un figlio, che nasce dal proprio esistere rappresenta la propria discendenza, in ultima analisi un prolungamento della sua esistenza (tant'è vero che gli dà il proprio cognome). Nessuno dice che gli trasmette la propria coscienza o memoria o qualsiasi altra cosa che non sia ciò che è contenuto nel dna (comprese in questo tutte le informazioni ereditarie).
Questo è l'unico scopo della sua vita, il resto sono solo illusioni generate dal rapporto causa effetto tra il corpo e quell'illusione dell'io creata dalla coscienza, a sua volta prodotto cibernetico e automatico come tu stesso descrivi dettagliatamente anche se con altre parole.
Da quello che dici nella lunga elucubrazione, il seguente periodo, non ha nessun senso stando alla tua teoria.
"Ora io stesso reputo la comprensione come l'unico scopo vero e realistico di ogni persona su questa terra, è quello che tutti in fondo facciamo ogni singolo giorno, ma lo facciamo perché il senso è dato e posto dalla/nella vita stessa (nascita, mantenimento, morte), cioè comprendere noi stessi durante il nostro percorso, sia come singoli, sia come specie, quindi il progresso o il nostro miglioramento tramite le generazioni future. Lo scopo della vita è vivere, il senso che solo noi abbiamo invece, è comprendere noi stessi e quindi tramite questo anche ciò che ci circonda"
Domanda: e quand'anche tu ti sia "compreso" che senso avrebbe, per te stesso?
In altre parole: nel caso migliore, prima di scomparire nella morte, ti sei mangiata una caramella e sei contento…
Contento te…
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Il senso si riconduce allo scopo, vivere e comprensione dello stesso vivere. Noi siamo e facciamo questo. Anche solo per potere continuare a vivere, quindi per poter portare a "termine" nel migliore dei modi possibili il nostro stesso scopo.

Gli animali o le piante che senso hanno dentro di loro di vivere? Nessuno. Siamo noi che glielo attribuiamo (comprensione del loro essere presenti per mantenere un equilibrio naturale). Loro in loro hanno solo uno scopo e al contempo di questo mantengono inconsapevolmente un equilibrio naturale (il loro possibile senso, da noi solo compreso) di cui noi usufruiamo. Hanno bisogno di un senso conscio in loro stessi? No. Però vivono e gli animali sicuramente provano comunque sentimenti ed emozioni anche se a loro non pienamente comprensibili in essere. Ma solo sentiti in essere, percepiti e istintivamente rilasciati, ma non del tutto compresi non percependo in essere la loro singolarità. Quindi non avendo piena coscienza della loro singolarità.

Un neonato ha bisogno di un senso per vivere inizialmente? No. Prova emozioni e sentimenti o un iniziale comprensione di essi? Si, perché quello è l' unico a mio avviso vero e possibile senso, prima totalmente inconscio e poi divenuto conscio con la crescita di/per vivere all'interno del suo scopo.

Ecco fino a questo stadio queste tre forme di vita pur nelle loro diversità vivono però tutti verso un unico scopo inconscio cioè la vita stessa che essi sono, il raggruppamento cellulare di cui sono singolarmente composti che tende alla propria sopravvivenza. Omeostasi.

Quindi quand'è che noi iniziamo ad avere assoluto bisogno di un senso pienamente conscio oltre che di uno scopo?

Esatto, quando comprendiamo pienamente della morte sia paura, negazione o poi anche accettazione di essa.

E perché questo senso poi dovrebbe però ora esulare da questo scopo, se il senso stesso è venuto a crearsi però solo dopo di esso?

Quindi lo scopo rimane per ogni forma di vita sempre lo stesso.

Noi come dicevo per proseguire o perseguire ad ogni costo questo scopo pretendiamo e abbiamo il bisogno inizialmente almeno di trovarne anche un senso al di là di esso, essendo lo scopo stesso dal nostro punto di vista ora cosciente, della nostra singolarità, anche il nostro stesso limite dato.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 09/08/2022, 21:32, modificato 4 volte in totale.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Quindi se non può essere al di fuori dello scopo il senso, quale altro senso può rimanere se non la comprensione stessa dello scopo?
Giancarlo Rizzo
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Hai forse paura a risponderti ?
É evidente che l'uomo sia diverso ed è per questo che la logica impone altre soluzioni che non siano il non senso di esistere per sé stesso come le piante, gli animali, o temporaneamente il bambino.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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No non è paura di rispondermi, era a te che facevo la domanda in realtà. Io come te adottavo in precedenza lo stesso approccio alla questione, ma una volta che ho compreso realmente che la mente e la logica stessa appartengono al mio corpo, comprendo anche la logica che usa questo stesso per cercare una via di fuga dove non esiste, quindi illogica, incomprensibile e perseguibile solo per dubbio e/o fede. Ma se abbiamo anche compreso che sia lo spirito che Dio (mettiamoli su due categorie differenti) non appartengono a questa realtà, allora comprendo tramite logica appunto che questa sia solo una fede o un dubbio in essi riposti, quindi una speranza da noi riposta in essi, ma la speranza porta solo all'illusione e l'illusione è solo la culla che dondola poi, realisticamente percepita in essere, la nostra mente.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 10/08/2022, 13:20, modificato 2 volte in totale.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Rispondimi tu come può il senso essere al di là, al di fuori dello scopo che ogni forma di vita noi compresi possiede ed ha precisamente in essere? Come può il senso superare lo scopo che è già in essere in lui presente da cui il senso stesso viene generato e solo poi da noi (guarda caso) ricercato al di fuori di esso? Perché secondo te facciamo questo?

Se gli animali sono lo step evolutivo del sé rispetto alle piante, e se noi lo siamo a nostra volta degli animali, se gli animali così come le piante non hanno bisogno di un proprio senso (non potendolo loro comprendere) ma vivono comunque il loro scopo, perché noi anche comprendendo il nostro senso, dovremmo oltrepassare a motivo di questo il nostro scopo? Vedi che torna sempre la comprensione, è questo il punto focale, perché è la comprensione stessa che dà ed è poi il senso anche allo/dello scopo, ma solo nel nostro limite di spazio e tempo dato, come per tutti gli esseri viventi. Non può averne o essere trovato, né tantomeno cercato, fuori da questo, perché non avrebbe poi nessuno scopo, quindi allora si, anche nessun motivo o senso posto. Senza uno scopo dato non puoi avere o cercare di trovare un senso, a cosa serve un senso se ti manca uno scopo?
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Questo perché se fuori dalla realtà a prescindere da come la si vuole poi chiamare o definire, sia scientificamente che spiritualmente, esiste una condizione in essere in un infinito spazio e un eterno tempo, come altrettanto possibile una completa e totale assenza di essi che è la medesima identica cosa in fondo, allora in entrambi i modi sia questa condizione, che sia un Tutto oppure un Nulla, la questione in/con questi due fattori così posta in gioco, a noi resta totalmente comunque incomprensibile, quindi non esiste in essere poi nessuno scopo e non esiste in essere quindi, nessun senso, perché non esiste vita in essere in questa condizione data. La vita è movimento, mutamento, evoluzione. Nella condizione di infinito spazio ed eterno tempo, così come allo stesso modo in assenza di entrambi, non può esserci movimento Tutto è già presente o allo stesso modo, Nulla lo è. Tutto è perciò fermo a ciò che è. Quindi nessun concetto di vita in essere, se non è presente anche un divenire in essere, della e sulla vita stessa.


E tu ora pretenderesti con il tuo essere cosciente o incosciente che sia, di comprendere qualcosa su questo ? di trovare un senso a te comprensibile a tutto questo infinito ed eterno, o assenza dello stesso?

Se tu tramite quello che tu definisci io hai realizzato e percepito di avere una consapevolezza (spirito non in senso religioso, la tua essenza, legata/slegata dal corpo diciamo) su questo essere Altro da te, allora come ti spieghi che allo stesso modo non riesci però a percepire o comprendere nulla su questi aspetti, come se essi invece non ti toccassero minimamente?

Se questa consapevolezza è Altro, vuol dire che essa proviene da fuori della realtà (come può "provenire" da fuori della realtà se fuori non esiste movimento?, altrimenti se così non è vorrebbe dire che essa non è però infinita né tantomeno eterna). Vedi che poi ogni aspetto se si segue la logica diventa di per sé un paradosso inspiegabile. Questo perché non può seguire una logica se non solo apparente, motivata quindi da un sentire personale più che convincente o quanto basta per farti nascere almeno un possibile dubbio sulla stessa e quindi ecco che iniziamo nuovamente da capo tutto il discorso sull'inganno dell'io.
Giancarlo Rizzo
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Come già ti ho detto una volta, e non sono cambiati i presupposti, sei seduto su una sedia talmente grande che non riesci a vederla. Sei come quel Tizio in mezzo al mare che si guarda intorno e non capendo dov'è dice che la terra è piatta, non solo: siccome sa di non capire ci rinuncia e dice che bello stare in mezzo al mare!
Basterebbe spostare il punto di vista per poter esclamare: "ho capito!"
Se neghi lo spirito ( che è per forza in un'altra dimensione della stessa tua realtà ma che non accetti) neghi gli effetti che questo ha sulla tua stessa realtà.
Il primo effetto è l'origine dell'energia, della materia e della conseguente vita ( e non mi ripetere tutto quello che già sappiamo del loro funzionamento). Senza il concetto di spirito ( vuoi chiamarlo "altra" cosa misteriosa che non si fa capire dalla nostre povere menti?) la vita sarebbe nata dal nulla.
Questo concetto non è accettabile dalla nostra logica e quindi o la si nega o la si accetta ma entrambe le scelte lo sono per fede. Tu neghi per fede, non potendo dimostrare che lo spirito non esiste e io lo accetto per fede non potendo dimostrare la sua esistenza. Entrambi sappiamo che per ora la scienza non si esprime tranne lasciare che gli scienziati continuino a cercare, dichiarando nel frattempo teorie su teorie.
Punto.
La storia dell'inganno dell'io, la coscienza, la consapevolezza, la religione, la natura, la storia dell'umanità, la filosofia, la scienza, eccetera… sono tutte risposte che l'Uomo cerca ai suoi " Perché?", ma non hanno cambiato l'approccio alla grande questione dello scopo e quindi del senso della nostra esistenza ( esistenza, non vita).
Tutte le riflessioni che fai si basano sul presupposto che lo spirito non esista e fino a che tu non ti ponga un dubbio, non potrai fare diversamente che vedere la terra piatta intorno a te.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Giancarlo ho avuto questo dubbio di cui parli per 38 anni. Ho vissuto e sentito reale questo dubbio esattamente come lo senti tu ora. Quindi questo discorso su di me ha poca rilevanza essendoci già ampiamente passato per tutto il corso della mia vita, incoscienza,coscienza, fede cieca, fede reale, dubbio su questa, comprensione di questa solo come speranza dettata da paura ed egoismo presenti in noi, e infine ora il disvelamento totale su di essa.

Continui a porre una logica dove la logica non può arrivare, non nego che ci sia una forza o energia spirituale o possa anche esserci, ma non dentro la realtà proprio dovuto ad un discorso logico, altro è dire o ipotizzare (fantasticare) da dove o come nasce tutto questo la causa di origine, ma questo punto non cambia i fatti in cui noi siamo posti dalla stessa realtà, comprendiamo tutto ma non lo spirito non l'infinito, non l'eternità e questo logicamente per un solo ed unico fatto, non appartengono a questa realtà, ogni cosa che ci circonda fin anche alla più infinitesimale componente di materia o particella di essa è in costante movimento, quindi si muove, quindi non è né infinita né tantomeno eterna. Questo è un fatto.

L'esistenza, il senso di essa deriva dalla singolarità che noi percepiamo/siamo del nostro corpo,quindi essa deriva dalla vita, la vita esiste per come è stata evoluzionisticamente portata in essere, il come non cambia i fatti che noi comprendiamo come punti fermi cioè quelli già espressi. Quindi se la vita esiste, dal momento che esiste essa autonomamente insegue solo uno scopo, il suo possibile mantenimento nel tempo e spazio dato di esistere. Quindi ogni senso dato deriva, si sviluppa e si può comprendere solo da questo stesso punto. Ora ti ripongo ancora la domanda:

Se per te il senso và cercato oltre il suo scopo, quale risposta pensi di potere ottenere?

Si può avere o inseguire uno scopo senza senso, ma non si può avere o cercare un senso senza uno scopo, perché ogni senso deve essere una finalizzazione di uno scopo. Quindi se tu poni questo senso al di fuori di esso, non può darti nessuna risposta, né ora né mai.

Vuoi credere che ci sia uno spirito oltre o in questa stessa realtà, ma su una dimensione differente? Sei liberissimo di farlo, ma al contempo tu devi accettare con te stesso che Giancarlo Rizzo non avrà mai nessuna risposta perché non può averne.

Io avendo per me stesso compreso lo scopo e avendone dato un senso ho già le mie risposte date , queste risposte però hanno il prezzo di non avere più una illusione su uno stato privilegiato della e sulla nostra esistenza rispetto a tutte le altre esistenze presenti sotto forma di vita, quindi limitate sempre e comunque dalla loro o nostra morte.

Se vuoi avere questa fede/dubbio né hai il pieno diritto, ma sappi però che essa rimarrà tale fino alla fine senza nessuna risposta a te comprensibile. Quindi è inutile che cerchi ancora risposte dove sai già che per logica appunto non puoi averne, se le pretendi, rimarrai sempre deluso sempre col dubbio. Puoi solo ed è quello che per un determinato periodo (20 anni) ho fatto io, abbandonarti totalmente a questo dubbio o fede senza più la tua ragione in essere, cioè la stessa cosa che ti dicevo io appena abbiamo iniziato le nostre bellissime riflessioni e dibattiti se ti ricordi. Tu ora sei nella mia situazione di 6/7 mesi fa, dove già dubitavo della fede non su come la percepivo in essere, ma sul suo motivo di essere sul mio sentire, ma questo esattamente come prima o adesso , senza bisogno di chiedermi poi i perché esistenziali dal momento che comprendevo benissimo che essi di qualsiasi natura siano non sono e non saranno mai però perseguibili dalla nostra mente o ragione. Prendine almeno atto di questo, o accetti la realtà per quella che ti si palesa e disveli l'illusione della speranza, oppure puoi solo abbandonarti al tuo dubbio che però rimarrà sempre tale.

Le risposte Giancarlo le abbiamo già (quelle che possiamo comprendere, quelle che hanno logica di essere per come è la logica di questa realtà) hanno però il loro prezzo.

Sta a te scegliere tra illusione e realtà.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 10/08/2022, 21:09, modificato 5 volte in totale.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

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Se tu mi accusi di volere mettere lo spirito fuori dalla realtà, per motivare le mie risposte, lo comprendo, ma non né avrei nessun motivo, perché dovrei farlo se esattamente come tu ora avevo il tuo stesso dubbio? Sarei ben contento se riuscissi per logica appunto a collocare lo spirito nella nostra realtà come ho d'altronde fatto per 37 anni . Ma se ora non lo faccio e non posso farlo più se voglio essere sincero con me stesso, non è per volere avere ragione, ma perché i fatti mi dicono che non può essere così, qualsiasi aspetto della realtà mi dice che non può essere così. Tornano tutti i discorsi, si allaccia tutto con le più recenti scoperte scientifiche che anche tu hai letto, lo so che non è semplice accettarlo, se ho avuto questa virata, questa virata non è stata improvvisa, sono anni che continuavo ad avere questo tarlo che su come mi ero sempre convinto che le cose fossero in essere non potevano tornare, che tutto l'equivoco fosse nato dentro di noi, e poi mano a mano sono riuscito a risalire alle motivazioni, al perché di questo bisogno, se solo per un attimo tu riuscissi ad unire mentalmente i diversi punti ti apparirebbe tutto chiaro e lampante. Sono troppe le cose che tornano così guardando Giancarlo, mentre troppe non tornano mettendo o unendo lo spirito all'interno di questa realtà, me ne devi dare atto, purtroppo queste ora a mio avviso rimangono delle libere convinzioni personali, valide solo per il singolo sentire, ma non oggettive sulla realtà di tutti gli esseri viventi, noi compresi.
Gabriele Pecci
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Sul come è nato, nessuno potrà averne mai certezza, ti ho già scritto quello che secondo una mia interpretazione logica può essere successo, ripeto lo puoi chiamare spirito, nulla, volontà creativa, Dio,Tutto, come vuoi una origine per forza di cose deve esserci stata, ma se è stata e sicuramente lo è, non è stata data in questa realtà, ne è assolutamente fuori. Per me è nato tutto da una assenza o essenza in uno stato di condizione di infinito spazio e di infinito tempo, oppure semplicemente assenza di essi( cioè il Nulla, che è la stessa condizione vista o percepita in essere da un'altra prospettiva), quindi in entrambi i casi una situazione assolutamente ferma, immobile, non uno stato vitale, dove in modo assolutamente irrilevante per noi si è creato uno stato in sé chiuso e finito di vuoto il "come" sia successo è perfettamente inutile chiederselo, si può solo ipotizzare, lo ho già ipotizzato a mio modo, come ti ho già tempo fa' scritto, ma è e rimane pura ipotesi astratta come sempre sarà ogni ipotesi data su questo. Quindi questo vuoto è il primissimo stadio della realtà. Non il Nulla quindi, il Nulla, Dio, Spirito, non è già più all'interno o parte di questo vuoto (non lo è mai stato, questo perché sappiamo che il vuoto non è mai e non può mai essere stato in una condizione perenne di totale immobilità, quindi nessuna condizione ivi presente di infinito o eterno). Da questo vuoto cioè il minimo stato di energia presente che per una legge quantistica non può però perdurare in uno stato perenne di riposo associabile allo zero (proprio perché non può esserci niente di infinito o eterno in essere qui presente), presenta perciò oscillazioni quantistiche cioè dei picchi brevissimi in cui risulta in movimento e da cui verosimilmente è partito il Big bang, quindi energia, spazio/tempo, entropia, gravità, materia, ecc. Ma questa per quanto possa magari poi risultare vicino alla realtà dei fatti, è solo fantascienza, non è falsificabile come qualsiasi altra teoria su questo partorita, niente prima di questo ipotetico stato di vuoto lo potrà mai essere, quindi come vorresti tu ora avere o pretendere una risposta certa al come, al perché o allo scopo od il suo senso? Noi al massimo possiamo arrivare al vuoto. Non più di questo, il vuoto è già la nostra origine, la bolla, l'ipersfera di origine da cui si è formata la realtà materiale che conosciamo, ma da cosa o come il vuoto è diventato realtà, non è affare nostro, non può esserlo e mai lo sarà a nostra coscienza o consapevolezza data o meno che sia. Altrimenti se sei convinto che sia in questa realtà, ma solo su un diverso piano della stessa allora dammi la precisa definizione di cosa è lo spirito, l'infinito spazio e l'eterno tempo, oppure l'assenza di fatto di questi due fattori, non cosa rappresenta o rappresentano nella tua singola attribuzione associata e derivata dal tuo sentire, ma cosa è o sono di loro, cosa è o sono oggettivamente. Noi possiamo per deduzione logica solo comprendere che cosa non sono, non essendo noi in questo stato di cose né tantomeno la realtà che ci ingloba, quindi se la realtà è in movimento essi per forza di cose non lo sono. Se il tempo è il movimento in un determinato spazio, infinito tempo significa infinito spazio, quindi totale assenza di movimento, se non è/sono in movimento non può esserci una condizione o presupposto alla vita, quindi non è/sono vita. Bene cosa è/sono allora? Se mi rispondi oggettivamente a questo, ti lascio e concedo la piena ragione di affermare che lo spirito sia qui presente sotto qualsiasi forma poi noi lo possiamo intuire o percepire reale, altrimenti è solo illusione dell'io.
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