Te sé an Tananai!

Vuoi farci conoscere un particolare detto nel dialetto della tua zona?
Scrivilo qui, traducilo e spiegacelo.
Laura Ruggeri
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Te sé an Tananai!

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1. In dialetto bellunese tananai è una persona un po' sempliciotta, scema (anche sema o sempia).
2. Nei casi di "tananaiaggine" più gravi, il senso del termine si potrebbe avvicinare al concetto di mona, nel senso di irrecuperabilmente stupido (da non confondersi con la declinazione al femminile del termine che è uno degli infiniti modi in cui nel Veneto viene chiamato l'organo genitale femminile!)
3. Il tananai è anche un oggetto o un aggeggio inutile o che non serve a nulla.

Mi scuso per la scurrilità dei termini trattati ma il dialetto è più verace e immediato dell'italiano! :roll:
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Massimo Baglione
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Re: Te sé an Tananai!

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Al mondo l'é pien de tananai! :-(
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Isabella Galeotti
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Re: Te sé an Tananai!

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Che bello...funziona. Bene. Detto ciò, nonostante mia suocera era di Belluno nn l ho mai sentito. 🙉. Ne ricordo solo uno, che però diceva anche la mia mamma di Rovigo. Vecio come un cucco, nn so se sicrive così. Vecchio come il mondo. :(
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Massimo Baglione
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Re: Te sé an Tananai!

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Stravecchio :-)
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Namio Intile
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Re: Te sé an Tananai!

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Dalle mie parti si ricorre a Giufà: un personaggio della tradizione popolare che impersona il facilone credulone puro di cuore, ma anche un poco malizioso.
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Laura Ruggeri
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Re: Te sé an Tananai!

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Isabella Galeotti ha scritto: 04/08/2019, 21:01 Che bello...funziona. Bene. Detto ciò, nonostante mia suocera era di Belluno nn l ho mai sentito. 🙉. Ne ricordo solo uno, che però diceva anche la mia mamma di Rovigo. Vecio come un cucco, nn so se sicrive così. Vecchio come il mondo. :(
Ciao Isabella. Effettivamente tananai è uno di quegli insulti più bonari e clementi di tanti altri e forse per questo meno usato: è decisamente meno grave essere an tananai che an mus! (somaro, asino).
E visto che mi è venuto in mente, dalle mie parti si dice anche che La rason l'è dei mus ("La ragione è dei somari" nel senso che solo i somari vogliono avere sempre ragione).
Vecio come un cucco nel bellunese si dice Vecio come el cuc.
Sani! Se senton (Arrivederci! Ci sentiamo.) :smt006
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Re: Te sé an Tananai!

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Namio Intile ha scritto: 05/08/2019, 12:08 Dalle mie parti si ricorre a Giufà: un personaggio della tradizione popolare che impersona il facilone credulone puro di cuore, ma anche un poco malizioso.
Interessante Namio. In quale parte d'Italia si dice Giufà?
Nella tradizione popolare bellunese invece ricordo solo oscuri personaggi delle selve. Per esempio c'è l' Om Salvarech (tradotto Uomo selvatico) che è un uomo schivo e solitario che vive nei boschi ma che nonostante vada in giro vestito di foglie per non farsi vedere è buono perché la leggenda narra che insegnò alla gente di montagna a lavorare il latte e quindi a fare il burro e il formaggio.
In certe parti della mia provincia una variante di questo personaggio è poi il Mazaròl che i genitori di una volta menzionavano per far spaventare i bambini che disobbedivano: Vara che 'riva el Mazaròl ! (Guarda che arriva il Mazaròl) :smt006
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Re: Te sé an Tananai!

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Giufà lo trovi in Sicilia. Ma l'origine è araba, seppure un personaggio del tutto simile l'ho trovato in Spagna e in Turchia.
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Re: Te sé an Tananai!

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Comunque almeno secondo la leggenda del Tananài, può accadere che anche gli sciocchi talvolta divengano indispensabili. :-D
http://www.paesidivaltellina.it/tananai/index.htm
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk

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Re: Te sé an Tananai!

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Ma guarda te quant'è piccolo il mondo: ci sono tananai e giufà dappertutto!
Personalmente non parlo il dialetto nella vita quotidiana: sempre meno persone lo fanno e si rischiano grandi incomprensioni se chi lo fa non tiene conto della poca familiarità linguistica del suo interlocutore. È bello però sentire che stessi termini accomunino regioni o paesi lontani.
Grazie Namio, grazie Teseo per le segnalazioni.
Ciaooo
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Re: Te sé an Tananai!

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Laura Ruggeri ha scritto: 05/08/2019, 16:47 Per esempio c'è l' Om Salvarech (tradotto Uomo selvatico) che è un uomo schivo e solitario che vive nei boschi ma che nonostante vada in giro vestito di foglie per non farsi vedere è buono perché la leggenda narra che insegnò alla gente di montagna a lavorare il latte e quindi a fare il burro e il formaggio.
Su questo personaggio c'è un libro per ragazzi di Guido Quarzo: Io sono l'uomo selvatico.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Roberto Bonfanti
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Re: Te sé an Tananai!

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Figure simili con nomi diversi sono comuni a molte regioni d’Italia, e non solo…
Anni fa sono stato in Iran e ho scoperto che lì esiste un personaggio chiamato Mobarak, viene usato sia nel teatro dei burattini che impersonato da attori in carne e ossa in rappresentazioni analoghe alla nostra commedia dell’arte. È praticamente l’equivalente di Arlecchino, un servo ingenuo e buffo, ma anche scaltro e irriverente. Ha una maschera nera sul volto, per ricordare che deriva dai servitori africani che arrivavano alle dipendenze dei ricchi persiani, veste di rosso sgargiante e parla in maniera strampalata, suscitando l’ilarità degli spettatori.
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Re: Te sé an Tananai!

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Su questo personaggio c'è un libro per ragazzi di Guido Quarzo: Io sono l'uomo selvatico.
Il mito del buon selvaggio, per dirla alla Rousseau, ha un po' fatto luce sull'inclinazione della civiltà umana a demonizzare e annientare tutto ciò che è esotico, strano.
In maniera capillare, democratica e diffusa la tradizione o l'immaginario popolare ha da sempre riabilitato personaggi di offsider raccontandoli come portatori di conoscenze utili alla società.
Non capisco perché spesso simili storie oggi siano relegate alla letteratura per ragazzi, come il libro che mi hai segnalato tu.
Laura Ruggeri
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Re: Te sé an Tananai!

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Figure simili con nomi diversi sono comuni a molte regioni d’Italia, e non solo…
Anni fa sono stato in Iran e ho scoperto che lì esiste un personaggio chiamato Mobarak, viene usato sia nel teatro dei burattini che impersonato da attori in carne e ossa in rappresentazioni analoghe alla nostra commedia dell’arte. È praticamente l’equivalente di Arlecchino, un servo ingenuo e buffo, ma anche scaltro e irriverente. Ha una maschera nera sul volto, per ricordare che deriva dai servitori africani che arrivavano alle dipendenze dei ricchi persiani, veste di rosso sgargiante e parla in maniera strampalata, suscitando l’ilarità degli spettatori.
Pure in Iran, Roberto?
Certo il tananai ricorda lo Zanni del teatro antico, poi ripreso dalla commedia dell'arte, un sottomesso, concreto e realista che manda avanti la baracca (e l'azione drammatica) e che quindi tanto sciocco non è.
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Di Massimo Baglione.

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"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
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