- Foto di Loris Prandin
Stelle d’agosto
Il primo ad arrivare fu un signore con una mazza da golf che si teneva con la mano il fianco dolorante.
Eppure non aveva corso, anzi, ma non faceva camminate da quand’era bambino e andava in vacanza con la famiglia.
Ormai era un imprenditore di successo, molto impegnato, con una bella villa, e le vacanze, casomai, le faceva ai Caraibi. Pensò che poteva sedersi, intanto, su quella panca che sembrava messa lì apposta, riposarsi, e poi proseguire.
Già, per dove? Non ricordava dove stesse andando, ma sapeva di dover andare avanti.
Gettò la mazza da golf e si guardò intorno.
Si trovava su una strada sconosciuta, leggermente in pendenza, che curvava attorno a una collina e s’inoltrava in salita verso i prati. L’aria era mite e c’era silenzio. La panca era sul ciglio della strada, all’ombra di una gigantesca quercia, e dovevano esserci nidi di uccelli tra i rami perché ne sentiva il cinguettare tra le fronde.
Mentre riposava, apparve una donna anziana, che camminava aiutandosi con un bastone.
L’uomo le andò incontro, contento di trovare qualcuno con cui scambiare una parola e s’accorse che la donna era impolverata, nei capelli bianchi s’intravvedevano minuscole scaglie di mattone rosso. Portava delle ciabatte infangate e pure l’orlo della vestaglia era sporco, evidentemente era scivolata in qualche pozzanghera. Fu contenta anche lei di potersi riposare.
Erano seduti ad ammirare il sole, che tramontava e illuminava le foglie, quando dalla curva arrivò il ragazzino. Non aveva più di sedici anni e barcollava come un ottantenne ubriaco. I primi due arrivati lo guardarono stupiti, senza sapere bene cosa fare. Il ragazzo, miracolosamente, riuscì a percorrere ancora qualche metro, raggiunse la quercia e vi appoggiò sopra il palmo della mano.
- Cazzarola, come mi gira la testa! – disse, prendendo fiato.
L’uomo si tolse la mano dal fianco perché il dolore gli era passato.
- Che t’è successo? Da dove vieni? – gli chiese e, quando il ragazzo lo guardò a bocca aperta, sentì il puzzo di alcool e di vomito.
In quel momento si udì il pianto di un bambino. Tutti e tre si guardarono attorno per capire da dove provenisse e, di nuovo, dalla curva arrivò qualcuno. Questa volta era un uomo dai capelli rossi che si teneva una mano sul petto e con l’altra si appoggiava alla spalla di una ragazza con un bambino in braccio. Anche loro si fermarono davanti alla panca.
- Buonasera. – sorrise la ragazza, ringraziando l’imprenditore che le aveva ceduto il posto. Quando spostò il bambino sull’altro braccio, si notò il taglio che aveva alla base del collo; in effetti, anche l’abito era macchiato di sangue, cosa che non risaltava subito poiché la stoffa era una fantasia di rosa.
- Oh, non è niente, non preoccupatevi, mi sta già passando, piuttosto ero preoccupata per mio figlio, ha preso una brutta botta in testa.
- Sì, abbiamo avuto un incidente. – aggiunse l’uomo dai capelli rossi.
Il bambino però dormiva tranquillo ora, e tutti si sentirono sollevati. Il ragazzo ubriaco era decisamente migliorato, però quel buffo taglio alla moicana non rendeva giustizia ai suoi bei capelli.
- Ma voi avete capito dove siamo? Dove sono i miei amici?
La giovane mamma lo guardò, mentre cullava il suo bambino.
- Hai ragione, c’è qualcosa di strano. Tu sembri appena uscito da una discoteca e io non mi ricordo perché ho lasciato l’auto per venire a camminare fin qui.
L’uomo dai capelli rossi trasalì.
- Anch’io non ricordo perché ho lasciato il mio automezzo. Però quel malessere mi è passato.
- Allora non è stato un attacco di cuore, forse si è stancato per la salita.
- Credo di sì. Scusate, non mi sono presentato, mi chiamo Hans Stretzmann, sono di Amburgo.
- Complimenti! Lei parla un italiano perfetto!
- Veramente… non conosco l’italiano, io sto parlando in tedesco.
Tutti si guardarono l’un l’altro, consci delle molte stranezze che si stavano verificando e del fatto che la cosa non li toccava più di tanto.
Il bambino aprì gli occhi e sorrise.
- Quanto è bello ‘sto angioletto! – disse la signora anziana, carezzandogli le manine.
Il fango si era seccato e dissolto pian piano, così l’abito e le ciabatte erano tornati puliti. Anche dai capelli le era sparita la polvere.
Un altro rumore attirò l’attenzione. Questa volta era un giovane che si trascinava sul terreno. I due uomini gli andarono incontro e lo sollevarono, portandolo fino alla panca. Aveva una gamba e un braccio spezzati, un taglio sulla fronte e lividi dappertutto.
- E a te che è capitato? – chiesero tutti.
Il ragazzo sospirò, poi guardò l’imprenditore:
- Mi dispiace, mi perdoni.
- Perdonami anche tu.
Dalla parte opposta, dalla strada che scendeva dai prati, si mosse una piccola luce, simile al faro di una moto che si avvicinava senza fare rumore.
Al bambino piacque perché emise tutta una serie di gridolini gioiosi e anche gli altri si rallegrarono. Si avviarono insieme, incontro alla luce, mentre si faceva sera; l’uomo dai capelli rossi prese il bambino e offrì il braccio alla giovane mamma, l’anziana accettò l’aiuto del ragazzo con i capelli strani e lasciò il bastone sulla panca. Perfino l’ultimo arrivato riuscì a rimettersi in piedi e si appoggiò all’imprenditore.
Lontano, in un paesino più a valle, un giovanotto uscì sul prato dietro casa e scrutò il cielo:
- Dai, vieni! – disse alla moglie – Ne ho già vista una!
- Ok, scommettiamo a chi ne vede di più?
Dietro le tende, nella loro cucina, il telegiornale snocciolava le notizie di cronaca: un’anziana morta sotto il crollo di una palazzina durante un nubifragio, un sedicenne stroncato da un mix di vodka e da una pastiglia di ecstasy, un incidente in autostrada tra un camion e un’auto, dove erano morti l’autista tedesco, una mamma di vent’anni e il suo bambino.
Infine, per le ferite riportate durante la colluttazione, era morto all’ospedale anche il ladro che si era introdotto nella villa dell’imprenditore Giarelli e che gli aveva sparato un colpo al fegato uccidendolo.