Cheesecake e caffé
- Roberto Bonfanti
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Cheesecake e caffé
“Chissà se Kurt fa ancora quei sogni inquieti?”
La domanda della ragazza giunse improvvisa nel silenzio del locale, quasi ignorata dall’uomo seduto al bancone. In realtà lui l’aveva ben compresa e la faceva decantare lentamente, mischiandola con il sapore del cheesecake ai mirtilli che stava centellinando. Fra sé ne apprezzò la finezza lessicale, forse involontaria, l’uso di inquieti al posto di inquietanti; trovò l’aggettivo assai adatto per descrivere i tratti caratteriali del soggetto in questione. Allo stesso tempo fu sorpreso da quanto quella domanda suonasse stonata nella solita, banale, partitura delle loro conversazioni. Forse era arrivato il momento di affrontare un argomento tanto a lungo evitato.
Solo dopo aver posato la forchettina sul piatto ormai vuoto si decise a rispondere: “Quello che davvero vorrei sapere è se i suoi sogni siano divenuti realtà.”
“Sarebbe una cosa ben strana, non trova?”
Il Professore rifletté su quelle parole. Aveva una sua teoria ma, come se volesse prendere tempo, le chiese: “Quanto tempo è che non vedi Kurt?”
“Eh, non saprei… un bel po’. Diciamo che è sparito da parecchio, più o meno da quando lei ha iniziato a venire a fare colazione qui.”
“Una coincidenza singolare.”
“Cioè, vuole dire che non vi siete mai incontrati?"
“Appunto.”
“Mah, non ci avevo pensato. Oh, ma lei intende…?”
“Ma no, ma no, probabilmente hai ragione tu, è solo un caso.”
Sottolineò il concetto con un gesto della mano, agitandola come per scacciare un pensiero molesto, poi riprese, quasi distrattamente: “Dicevi dei suoi sogni, cosa ci trovi di strano?”
“Insomma, quelle sue visioni di bruchi, di boschi notturni avvolti nella foschia, di cavità nei tronchi degli alberi…”
“Questa è la parte più poetica. Il punto cruciale è la mutazione del suo corpo, me l’hai descritta così bene nei dettagli, proprio come te la raccontava lui: le gambe e il busto che si gonfiano, diventano molli e lo costringono a strisciare, le braccia che si atrofizzano, la vista che diventa sfaccettata… Ricordi che aveva anche iniziato a trovare repellente l’anatomia umana, con i suoi tratti sgraziati e inutili, al punto di provare ribrezzo perfino per se stesso?”
“Sì, è vero, negli ultimi tempi mi diceva spesso quanto gli fosse difficile guardarsi allo specchio.”
”Già… Vuoi sapere a che conclusione sono arrivato? Penso che i suoi fossero sogni di regressione e di rinascita, l’assurda voglia di chiudersi in un bozzolo nella condizione di crisalide. Sai cos’è una crisalide?”
“Un insetto?” azzardò la ragazza.
“Non proprio, è una farfalla non ancora formata. Secondo me Kurt adesso è in uno stadio intermedio della metamorfosi, è avvolto nella seta, dorme, sogna e si prepara a essere libero, a volare.”
“Lei mi spaventa, Professore! Sarebbe mostruoso, se fosse vero.”
“Sì, hai ragione. È folle, folle e mostruoso.”
Nella tavola calda calò il silenzio, disturbato solo dal ronzio di un tubo al neon che stava morendo.
“Lo sai cosa ha fatto Kurt?”
“Io so solo quello che mi ha detto lei. Non credevo che… che…”
“…che potessero esistere degli uomini così malvagi? Lui ti raccontava i suoi sogni, a me è toccato interpretare i suoi incubi.”
Lei chinò la testa, concentrata sul panno umido che stava passando sul piano di legno scuro.
“Ti sei mai chiesta perché vengo sempre qui?”
“Per il cheescake e il caffè, naturalmente!” celiò la ragazza, sollevata dal repentino cambio d’argomento.
“Quello è uno dei motivi, però io vengo soprattutto per te, mi piace la tua compagnia.”
“Che dice, Professore? Io sono solo una cameriera.”
“Apprezzo la tua modestia, ma per me tu sei molto di più. Sei la luce nelle mie tenebre.”
“Lei è strano, ma anche galante. Sa come lusingare una donna, ai suoi tempi deve essere stato un vero dongiovanni.”
“Ai miei tempi? Ti sembro proprio tanto vecchio?”
“Oh, mi scusi, non volevo dire questo! Però ammetterà che potrei essere sua figlia.”
Esitò un attimo prima di replicare, turbato dal fugace ricordo di un giorno d’estate e di un’altalena che oscillava, vuota: “E chi ti dice che tu non lo sia davvero?”
“Professore! Lei ha sempre voglia di scherzare!”
“Che cos’è la vita, se non uno scherzo?”
“Eh, non lo so, lei mi confonde con la sua filosofia! La mia è tutta in questo posto, fra la macchina del caffè e il bancone.”
“Dovresti toglierti il grembiule e uscire, c’è tutto un mondo fuori.”
“Giusto, come dice lei. Ma qui è più semplice.”
Il Professore sorrise per l’ingenua saggezza della ragazza. Trovava quella conversazione simile a una partita a scacchi con un principiante, inesperto ma imprevedibile. Adesso si sentiva confuso da quel gioco e non riusciva a scegliere la mossa successiva.
Fu lei a rompere lo stallo: “Vuole un’altra tazza di caffè?”
“Grazie cara, lo gradirei molto.”
“Nero, senza zucchero e con un goccio di panna fredda, dico bene?”
“Nessuno mi conosce come te.”
Fu la cameriera a sorridere, questa volta. E con la stessa affabilità appoggiò la tazzina sul bancone, dicendo: “Ecco fatto,” poi aggiunse, cambiando espressione e intonazione della voce, quasi sussurrando, “si sbrighi a finirlo, è ora di andare.”
“Di già? Non mi ero accorto che fosse così tardi. Vorrei chiederti solo un’ultima cosa: che prendeva Kurt quando veniva qui?”
Lei si era voltata e stava armeggiando con la lavastoviglie, disse qualcosa, ma un rumore coprì la sua risposta e lui non la intese.
Il triplice scatto della porta blindata inghiottì la tavola calda, con tutti gli sgabelli, il bancone e la ragazza. L’unica cosa che riuscì a salvare, afferrandolo al volo, fu il caffè.
L’agente, entrando, notò il suo gesto. Quel portare alle labbra una tazzina invisibile, stringendola fra pollice e indice, non lo sorprese più di tanto, era ormai abituato alle bizzarrie di quell’uomo.
Lo lasciò terminare la sua pantomima, poi gli appoggiò una mano sulla spalla e disse semplicemente: “Andiamo Kurt, è ora.”
“Sì,” rispose il Professore, con in bocca il gusto del caffè più buono della sua vita, “è ora di volare.”
La domanda della ragazza giunse improvvisa nel silenzio del locale, quasi ignorata dall’uomo seduto al bancone. In realtà lui l’aveva ben compresa e la faceva decantare lentamente, mischiandola con il sapore del cheesecake ai mirtilli che stava centellinando. Fra sé ne apprezzò la finezza lessicale, forse involontaria, l’uso di inquieti al posto di inquietanti; trovò l’aggettivo assai adatto per descrivere i tratti caratteriali del soggetto in questione. Allo stesso tempo fu sorpreso da quanto quella domanda suonasse stonata nella solita, banale, partitura delle loro conversazioni. Forse era arrivato il momento di affrontare un argomento tanto a lungo evitato.
Solo dopo aver posato la forchettina sul piatto ormai vuoto si decise a rispondere: “Quello che davvero vorrei sapere è se i suoi sogni siano divenuti realtà.”
“Sarebbe una cosa ben strana, non trova?”
Il Professore rifletté su quelle parole. Aveva una sua teoria ma, come se volesse prendere tempo, le chiese: “Quanto tempo è che non vedi Kurt?”
“Eh, non saprei… un bel po’. Diciamo che è sparito da parecchio, più o meno da quando lei ha iniziato a venire a fare colazione qui.”
“Una coincidenza singolare.”
“Cioè, vuole dire che non vi siete mai incontrati?"
“Appunto.”
“Mah, non ci avevo pensato. Oh, ma lei intende…?”
“Ma no, ma no, probabilmente hai ragione tu, è solo un caso.”
Sottolineò il concetto con un gesto della mano, agitandola come per scacciare un pensiero molesto, poi riprese, quasi distrattamente: “Dicevi dei suoi sogni, cosa ci trovi di strano?”
“Insomma, quelle sue visioni di bruchi, di boschi notturni avvolti nella foschia, di cavità nei tronchi degli alberi…”
“Questa è la parte più poetica. Il punto cruciale è la mutazione del suo corpo, me l’hai descritta così bene nei dettagli, proprio come te la raccontava lui: le gambe e il busto che si gonfiano, diventano molli e lo costringono a strisciare, le braccia che si atrofizzano, la vista che diventa sfaccettata… Ricordi che aveva anche iniziato a trovare repellente l’anatomia umana, con i suoi tratti sgraziati e inutili, al punto di provare ribrezzo perfino per se stesso?”
“Sì, è vero, negli ultimi tempi mi diceva spesso quanto gli fosse difficile guardarsi allo specchio.”
”Già… Vuoi sapere a che conclusione sono arrivato? Penso che i suoi fossero sogni di regressione e di rinascita, l’assurda voglia di chiudersi in un bozzolo nella condizione di crisalide. Sai cos’è una crisalide?”
“Un insetto?” azzardò la ragazza.
“Non proprio, è una farfalla non ancora formata. Secondo me Kurt adesso è in uno stadio intermedio della metamorfosi, è avvolto nella seta, dorme, sogna e si prepara a essere libero, a volare.”
“Lei mi spaventa, Professore! Sarebbe mostruoso, se fosse vero.”
“Sì, hai ragione. È folle, folle e mostruoso.”
Nella tavola calda calò il silenzio, disturbato solo dal ronzio di un tubo al neon che stava morendo.
“Lo sai cosa ha fatto Kurt?”
“Io so solo quello che mi ha detto lei. Non credevo che… che…”
“…che potessero esistere degli uomini così malvagi? Lui ti raccontava i suoi sogni, a me è toccato interpretare i suoi incubi.”
Lei chinò la testa, concentrata sul panno umido che stava passando sul piano di legno scuro.
“Ti sei mai chiesta perché vengo sempre qui?”
“Per il cheescake e il caffè, naturalmente!” celiò la ragazza, sollevata dal repentino cambio d’argomento.
“Quello è uno dei motivi, però io vengo soprattutto per te, mi piace la tua compagnia.”
“Che dice, Professore? Io sono solo una cameriera.”
“Apprezzo la tua modestia, ma per me tu sei molto di più. Sei la luce nelle mie tenebre.”
“Lei è strano, ma anche galante. Sa come lusingare una donna, ai suoi tempi deve essere stato un vero dongiovanni.”
“Ai miei tempi? Ti sembro proprio tanto vecchio?”
“Oh, mi scusi, non volevo dire questo! Però ammetterà che potrei essere sua figlia.”
Esitò un attimo prima di replicare, turbato dal fugace ricordo di un giorno d’estate e di un’altalena che oscillava, vuota: “E chi ti dice che tu non lo sia davvero?”
“Professore! Lei ha sempre voglia di scherzare!”
“Che cos’è la vita, se non uno scherzo?”
“Eh, non lo so, lei mi confonde con la sua filosofia! La mia è tutta in questo posto, fra la macchina del caffè e il bancone.”
“Dovresti toglierti il grembiule e uscire, c’è tutto un mondo fuori.”
“Giusto, come dice lei. Ma qui è più semplice.”
Il Professore sorrise per l’ingenua saggezza della ragazza. Trovava quella conversazione simile a una partita a scacchi con un principiante, inesperto ma imprevedibile. Adesso si sentiva confuso da quel gioco e non riusciva a scegliere la mossa successiva.
Fu lei a rompere lo stallo: “Vuole un’altra tazza di caffè?”
“Grazie cara, lo gradirei molto.”
“Nero, senza zucchero e con un goccio di panna fredda, dico bene?”
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“Di già? Non mi ero accorto che fosse così tardi. Vorrei chiederti solo un’ultima cosa: che prendeva Kurt quando veniva qui?”
Lei si era voltata e stava armeggiando con la lavastoviglie, disse qualcosa, ma un rumore coprì la sua risposta e lui non la intese.
Il triplice scatto della porta blindata inghiottì la tavola calda, con tutti gli sgabelli, il bancone e la ragazza. L’unica cosa che riuscì a salvare, afferrandolo al volo, fu il caffè.
L’agente, entrando, notò il suo gesto. Quel portare alle labbra una tazzina invisibile, stringendola fra pollice e indice, non lo sorprese più di tanto, era ormai abituato alle bizzarrie di quell’uomo.
Lo lasciò terminare la sua pantomima, poi gli appoggiò una mano sulla spalla e disse semplicemente: “Andiamo Kurt, è ora.”
“Sì,” rispose il Professore, con in bocca il gusto del caffè più buono della sua vita, “è ora di volare.”
Ultima modifica di Roberto Bonfanti il 25/01/2019, 20:21, modificato 2 volte in totale.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Commento
Non ho trovato refusi, se non per una frase - quella dove si parla di finezza lessicale, all'inizio, il forse rende troppo scattoso il periodo. È una storia fantastica, tempo fa ne avevo sviluppato una molto simile che però è rimasta un bozzolo e farfalla non lo è mai diventata. Ha un ottimo ritmo, dei dialoghi ben strutturati e molto naturali, e una compostezza nelle figure retoriche che lo rende mai banale. Vorrei solo capire che significa "celiare", però 

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Cinquemila eccetera righe. Tantine. Sono arrivata alla fine e mi sono detta. Ma...gia terminato. Racconto molto scorrevole e intrigante. I personaggi sono ben delineati. Mi hai portato a fare un pensiero che poi si è riscontrato sbagliato. Quindi bravo. Quando poi lo pubblicherai ricordati di sistemare questo: divenuti realtà”. I punti o tutti prima o tutti dopo.
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Re: Cheesecake e caffè
Ciao Draper, ti ringrazio molto per il bel commento. Non tutte le farfalle spiccano il voloDraper ha scritto: ↑24/12/2018, 16:06Non ho trovato refusi, se non per una frase - quella dove si parla di finezza lessicale, all'inizio, il forse rende troppo scattoso il periodo. È una storia fantastica, tempo fa ne avevo sviluppato una molto simile che però è rimasta un bozzolo e farfalla non lo è mai diventata. Ha un ottimo ritmo, dei dialoghi ben strutturati e molto naturali, e una compostezza nelle figure retoriche che lo rende mai banale. Vorrei solo capire che significa "celiare", però![]()

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Re: Cheesecake e caffè
Ciao Isabella, sono contento ti sia piaciuto. Qualche refuso lo metto sempre per vedere se state attentiIsabella Galeotti ha scritto: ↑24/12/2018, 16:58Cinquemila eccetera righe. Tantine. Sono arrivata alla fine e mi sono detta. Ma...gia terminato. Racconto molto scorrevole e intrigante. I personaggi sono ben delineati. Mi hai portato a fare un pensiero che poi si è riscontrato sbagliato. Quindi bravo. Quando poi lo pubblicherai ricordati di sistemare questo: divenuti realtà”. I punti o tutti prima o tutti dopo.

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Bello, bello e ricco di sorprese il tuo racconto. Lascia intendere sino all'ultimo qualcosa di differente dal finale, che non ti aspetteresti... Si legge ed è scritto bene, contiene buoni dialoghi, al punto che ti pare di vederli e di sentirli i personaggi della storia. Bravo.
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Ciao Roberto
ecco il mio contributo.
Idea: inaspetttato il colpo di scena, realizzato con poche righe per lasciare spazio alla fantasia del lettore. Ho "visto" la scena della stanza risucchiata dal buco nero della realtà che si stava manifestando.
Trama: da consuetudinaria a fantescientifica in pochi caratteri. Bella prova.
Personaggi: credibili e ben tratteggiati.
Argomento: mi ha ricordato il finale di Inception. Christopher Nolan chiude la scena senza mostrare se la trottola cade o no. Sono questi particolari che fanno di un ottimo regista, un genio.
Anche qui la scena si chiude in maniera enigmatica. E' ora di cosa? Volare dove e come? Ottimo finale.
Lettura: leggera, non ci sono refusi e lo stile è coerente con la trama.
Grammatica e Sintassi: cambierei solo questa frase.
ne apprezzò la, forse, involontaria
ne apprezzò, forse, l'involontaria
Giudizio: un buon modo di variegare il dialogo. La frase più bella:
"disturbato solo dal ronzio di un tubo al neon che stava morendo"

Idea: inaspetttato il colpo di scena, realizzato con poche righe per lasciare spazio alla fantasia del lettore. Ho "visto" la scena della stanza risucchiata dal buco nero della realtà che si stava manifestando.
Trama: da consuetudinaria a fantescientifica in pochi caratteri. Bella prova.
Personaggi: credibili e ben tratteggiati.
Argomento: mi ha ricordato il finale di Inception. Christopher Nolan chiude la scena senza mostrare se la trottola cade o no. Sono questi particolari che fanno di un ottimo regista, un genio.
Anche qui la scena si chiude in maniera enigmatica. E' ora di cosa? Volare dove e come? Ottimo finale.
Lettura: leggera, non ci sono refusi e lo stile è coerente con la trama.
Grammatica e Sintassi: cambierei solo questa frase.
ne apprezzò la, forse, involontaria
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"disturbato solo dal ronzio di un tubo al neon che stava morendo"
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Re: Cheesecake e caffé
Grazie mille, Daniele, sono contento ti sia piaciuto. Ottimo il tuo suggerimento, ne terrò conto.
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per volare deve divenire farfalla, uscire dalla crisalide e aprire le ali.
non so se ci riuscirà.
che Kurt e il professore fossero la medesima persona mi è stato chiaro quasi da subito, però hai diluito bene tutto quanto.
la storia è gradevole e scorre liscia, con descrizioni piuttosto buone.
qualche refuso, ma nulla di grave.
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Re: Cheesecake e caffè
Grazie Laura, lusingato dal tuo commento.Laura Traverso ha scritto: ↑28/12/2018, 16:06Si legge ed è scritto bene, contiene buoni dialoghi, al punto che ti pare di vederli e di sentirli i personaggi della storia. Bravo.
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Re: Cheesecake e caffè
...in effetti ho anch'io questo dubbioFausto Scatoli ha scritto: ↑02/01/2019, 16:35per volare deve divenire farfalla, uscire dalla crisalide e aprire le ali.
non so se ci riuscirà.

Ti ringrazio per il commento, Fausto. Mi hai beccato: Kurt=Professore!
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Bel racconto che mi ha colto di sorpresa con lo scatto della porta blindata.
L’atmosfera confidenziale creata dallo scambio apparentemente allegro dei dialoghi, si è rivelata un sogno malinconico, aggrappato a quel caffè. Rileggendolo, sapendo come va a finire, diventa più facile notare quei piccoli silenzi, quei tentativi di descriversi parlando di un altro, quegli sguardi rivolti alla figura della ragazza che sembra ricambiare sempre perfettamente le sue battute. Mi è piaciuto il contrasto tra la libertà dell’immaginazione capace di volare con la promessa di ali di farfalla e la prigionia fisica con i suoi rumori solidi e pragmatici.
Nella mia interpretazione il finale è triste, Kurt potrebbe essere un paziente che va alla terapia o un detenuto che percorre l’ultimo miglio, in ogni caso quel “è ora di volare” ha il sapore di una fine.
L’atmosfera confidenziale creata dallo scambio apparentemente allegro dei dialoghi, si è rivelata un sogno malinconico, aggrappato a quel caffè. Rileggendolo, sapendo come va a finire, diventa più facile notare quei piccoli silenzi, quei tentativi di descriversi parlando di un altro, quegli sguardi rivolti alla figura della ragazza che sembra ricambiare sempre perfettamente le sue battute. Mi è piaciuto il contrasto tra la libertà dell’immaginazione capace di volare con la promessa di ali di farfalla e la prigionia fisica con i suoi rumori solidi e pragmatici.
Nella mia interpretazione il finale è triste, Kurt potrebbe essere un paziente che va alla terapia o un detenuto che percorre l’ultimo miglio, in ogni caso quel “è ora di volare” ha il sapore di una fine.


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Fantastica! Mi ha preso dall'inizio alla fine, mi sono piaciuti molto i personaggi: lui davvero affascinante e lei adorabile.
Inoltre il fatto che alla fine fosse una specie di illusione o sogno di Kurt ha reso il tutto più surreale, intrigante e con un pizzico di malinconia.
La scena, in generale, che più mi è piaciuta è quella dove lui si gusta l'attimo con il sapore del caffè in bocca.
Inoltre il fatto che alla fine fosse una specie di illusione o sogno di Kurt ha reso il tutto più surreale, intrigante e con un pizzico di malinconia.
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Re: Cheesecake e caffè
Grazie Ida per il bel commento. Ho voluto lasciare il finale sospeso, libero per l'interpretazione del lettore. Nelle mie intenzioni la scena nella tavola calda di Kurt/Professore è un dialogo con la sua coscienza, rappresentata dalla cameriera, un tentativo di riconciliarsi con un passato non certo privo di lati oscuri.Ida Dainese ha scritto: ↑07/01/2019, 22:09Nella mia interpretazione il finale è triste, Kurt potrebbe essere un paziente che va alla terapia o un detenuto che percorre l’ultimo miglio, in ogni caso quel “è ora di volare” ha il sapore di una fine.
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Re: Cheesecake e caffè
Sono lusingato dal tuo commento, Seira, hai centrato perfettamente il succo del racconto: quel caffè è il ponte fra il suo sogno illusorio e la dura realtà.Seira Katsuto ha scritto: ↑09/01/2019, 19:28La scena, in generale, che più mi è piaciuta è quella dove lui si gusta l'attimo con il sapore del caffè in bocca.
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mi è piaciuto abbastanza: mi è piaciuto come è scritto, scritto bene, racconto che incuriosisce e, cosa rara, mi fa venire la voglia di leggerlo; bello il titolo. Uno dei pochi vecchi che non è porco, e non si offende a dargli del vecchio… perché non è vecchio. Non ho capito la tazzina invisibile.
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Re: Cheesecake e caffé
COMMENTO: mi è piaciuto abbastanza: mi è piaciuto come è scritto, scritto bene, racconto che incuriosisce e fa venire la voglia di leggerlo; bello il titolo. Uno dei pochi vecchi che non è porco, e non si offende a dargli del vecchio… perché non è vecchio. Non ho capito la tazzina invisibile.
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Re: Cheesecake e caffè
Ti ringrazio per le belle parole, Giacomo. Riguardo alla fantasia devo dire che di solito anch'io scrivo di quello che conosco, solo ogni tanto mi scappa qualcosa che è alieno dal mio mondo. In fondo è anche questo il fascino di scrivere e leggere, la possibilità di vivere altre vite. Complimenti per i 500 racconti, traguardo dal quale sono lontanissimo e che dubito di riuscire a raggiungere.Colosio Giacomo ha scritto: ↑11/01/2019, 19:57Gran bel racconto, scritto bene in tutte le sue parti. Ottima punteggiatura, dialoghi perfetti, alla hemingway, credibili e naturali. La cosa che ti invidio di più, a te e altri, è la gran fantasia. Dei circa 500 racconti che ho scritto nella mia lunga vita, almeno 450 sono autobiografici o riconducibili a storie non inventate. per scrivere gli altri 50 ho faticato molto di più che per tutti gli altri. Complimenti...giudizio molto positivo, ergo pure il mio voto.
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Re: Cheesecake e caffè
Ciao Francesca, grazie per il commento. La tazzina invisibile rappresenta l'ultimo tentativo di Kurt di aggrapparsi al suo sogno. Scusa se te lo chiedo, ma perché hai questa ostilità verso i vecchi?Francesca Facoetti ha scritto: ↑11/01/2019, 14:35mi è piaciuto abbastanza: mi è piaciuto come è scritto, scritto bene, racconto che incuriosisce e, cosa rara, mi fa venire la voglia di leggerlo; bello il titolo. Uno dei pochi vecchi che non è porco, e non si offende a dargli del vecchio… perché non è vecchio. Non ho capito la tazzina invisibile.
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Re: Cheesecake e caffé
grazie, a volte non capisco il forum e non trovo nemmeno che devo rispondere.
ostilità ai vecchi perchè la maggior parte son porci, e come disse un nostro Papa: "gli uomini sono come il vino; invecchiando pochi diventano migliori, la maggior parte diventa aceto". Detto da uno alla conferenza sul vino. I vecchi son porci stupidi e cretini, con ogni scusa si attaccano addosso ai giovani (e io dimostro 10 anni di meno) invece dovrebbero dedicarsi ai vecchi come loro; li rispetterei di più
ostilità ai vecchi perchè la maggior parte son porci, e come disse un nostro Papa: "gli uomini sono come il vino; invecchiando pochi diventano migliori, la maggior parte diventa aceto". Detto da uno alla conferenza sul vino. I vecchi son porci stupidi e cretini, con ogni scusa si attaccano addosso ai giovani (e io dimostro 10 anni di meno) invece dovrebbero dedicarsi ai vecchi come loro; li rispetterei di più
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Da amante dei Nirvana, dietro quel Kurt mi si è aperto un mondo ("Starà parlando di lui?") ma ho capito ben presto che il racconto andava a parare altrove 
Scherzi a parte, la storia è coinvolgente e secondo me sei stato bravo a non far intuire quale potesse essere il finale. Ottimo nella forma, come ti hanno già fatto notare c'è solo un passaggio "oliabile"
"Fra sé ne apprezzò la, forse, involontaria finezza lessicale [...]"
che a mio avviso si potrebbe semplificare in: "Ne apprezzò l'involontaria finezza ecc.".
Invece "Il triplice scatto della porta blindata inghiottì la tavola calda, con tutti gli sgabelli, il bancone e la ragazza. L’unica cosa che riuscì a salvare, afferrandolo al volo, fu il caffè" è il passaggio che mi è piaciuto di più. Sembra di assistere, all'interno della testa del protagonista, al dissolvimento delle sue illusioni. Illusioni così forti e nitide da aggrapparsi alla realtà fino all'ultimo secondo.
Complimenti

Scherzi a parte, la storia è coinvolgente e secondo me sei stato bravo a non far intuire quale potesse essere il finale. Ottimo nella forma, come ti hanno già fatto notare c'è solo un passaggio "oliabile"
"Fra sé ne apprezzò la, forse, involontaria finezza lessicale [...]"
che a mio avviso si potrebbe semplificare in: "Ne apprezzò l'involontaria finezza ecc.".
Invece "Il triplice scatto della porta blindata inghiottì la tavola calda, con tutti gli sgabelli, il bancone e la ragazza. L’unica cosa che riuscì a salvare, afferrandolo al volo, fu il caffè" è il passaggio che mi è piaciuto di più. Sembra di assistere, all'interno della testa del protagonista, al dissolvimento delle sue illusioni. Illusioni così forti e nitide da aggrapparsi alla realtà fino all'ultimo secondo.
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Re: Cheesecake e caffè
Grazie Gabriele, questo passaggio del tuo commento corrisponde perfettamente all'intenzione che volevo dargli. Quella frase che tu e altri avete evidenziato è davvero un po' zoppicante, devo cambiarlaGabriele Ludovici ha scritto: ↑17/01/2019, 14:31Sembra di assistere, all'interno della testa del protagonista, al dissolvimento delle sue illusioni. Illusioni così forti e nitide da aggrapparsi alla realtà fino all'ultimo secondo.

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Re: Cheesecake e caffè
Grazie per il commento e per l'accostamento al grande Buk. Per migliorare la frase incriminata ho apprezzato tutti i suggerimenti ricevuti, ma il tuo è quello che mi convince di più, mantiene il senso originale e la rende più scorrevole, la correggo così.Jazz Writer ha scritto: ↑25/01/2019, 19:33Buona storia, con un buon incipit e un finale inaspettato che ha il potere di rendere misteriosa tutta la vicenda. Stile narrativo fluido, ben dosato, con buona punteggiatura e tutto il resto. Pare un racconto nato apposta per stare nelle 5000 battute, anche perché per lasciare al lettore modo di pensare non è opportuno "menare " troppo il torrone, come si dice a Cremona. Anche i dialoghi li ho apprezzati, mi hanno ricordato quelli di Bukowski in un suo racconto che si svolge in un bar, ora ho scordato il titolo...Al Bar dell'angolo, o qualcosa di simile. Se proprio vogliamo fare i pignoli c'è una frase che funziona male...non che sia errata, ma io la scriverei in altro modo: "Fra sé ne apprezzò la, forse, involontaria finezza lessicale"...molto meglio: "Fra sé ne apprezzò la finezza lessicale, forse involontaria. Che dire ancora, il voto quindi è più che buono, ovviamente.
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Racconto ben fatto, interessante e che ti coinvolge nei dialoghi misteriosi dei protagonisti. Il dialogo è senz'altro la componente più importante di questo intrigante racconto e mette in secondo piano le brevissime parti descrittive. Magari un po' troppo sfruttata l'idea finale. Comunque, tutto sommato, giudizio molto positivo del racconto.
Ultima modifica di Angelo Ciola il 07/02/2019, 22:05, modificato 1 volta in totale.
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Re: Cheesecake e caffé
Grazie Angelo, come dico nell'intervista che mi ha fatto Isabella Galeotti sul forum, mi trovo a mio agio con i racconti che procedono tramite i dialoghi. Riguardo al finale forse hai ragione, dopotutto non è facile trovare idee originali.
Ultima modifica di Roberto Bonfanti il 18/03/2019, 20:30, modificato 1 volta in totale.
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Il professore, alias Kurt, si trova in una condizione di pace, distensione e rilassatezza.
E’ sereno, gusta il caffè che “centellina” con la cheesecake ai mirtilli.
Se quel caffè è il ponte fra il suo sogno illusorio e la dura realtà, allora la cheesecake ai mirtilli è un incoraggiamento. Uno dei tanti modi sapientemente utilizzati da chi ci accompagna verso i Campi Elisi al fine metterci a nostro agio, rendendoci più semplice il distacco.
Questa condizione rende più semplice al personaggio il contatto con la propria Coscienza.
Un contatto rimandato sino all’ultimo e tanto a lungo evitato.
Sovente la vecchiaia, ben descritta nella scena precedente la metamorfosi, induce a porsi alcune domande esistenziali e sul proprio vissuto. Capita a diversi esseri umani. Specie a coloro che non vi abbiano riflettuto durante la loro stessa esistenza.
Il protagonista durante il racconto è nello stato, come tutti volgarmente definiremmo: di morte.
Tuttavia non è ancora andato avanti. Come scrive l’autore, il protagonista, è in attesa dell’Agente, ovvero il traghettatore di Anime, il cui ruolo è quello di trasferirlo in un luogo diverso da quello che si accinge a lasciare, e che noi tutti conosciamo.
La sua Coscienza, pian piano comincia a risvegliarsi, o meglio è proprio il protagonista a consentire alla propria Coscienza, da sempre accanto a lui, una comunicazione meno ostica e più serena.
Ora è addirittura disposto ad ascoltare quel che gli suggerisce.
Non che prima non avesse mai intrapreso un reale colloquio con la propria Coscienza. Ora però quel colloquio è più sentito, più sincero, più affabile, più complice.
Kurt ora è in viaggio col traghettatore.
Ora Kurt è un Anima, puro Spirito, senza un corpo.
Un giorno tutti proveremo questa esperienza.
Quando verrà quel momento non dovremmo aver paura, alcun rimpianto in questo mondo, piena fiducia in quel che troveremo.
Se questo accadrà, significa che il risveglio della nostra Coscienza o il rapporto con l’Angelo di Dio che ci accompagna durante questa vita terrena è stato buono e continuo.
Non riduciamoci a risvegliare le nostre Coscienze solo in ultimo istante. Avremmo sprecato una grande occasione. La nostra stessa ragione d'esistere.
Evitando come la peste di cadere nel vizio dell’accidia.
E’ sereno, gusta il caffè che “centellina” con la cheesecake ai mirtilli.
Se quel caffè è il ponte fra il suo sogno illusorio e la dura realtà, allora la cheesecake ai mirtilli è un incoraggiamento. Uno dei tanti modi sapientemente utilizzati da chi ci accompagna verso i Campi Elisi al fine metterci a nostro agio, rendendoci più semplice il distacco.
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Sovente la vecchiaia, ben descritta nella scena precedente la metamorfosi, induce a porsi alcune domande esistenziali e sul proprio vissuto. Capita a diversi esseri umani. Specie a coloro che non vi abbiano riflettuto durante la loro stessa esistenza.
Il protagonista durante il racconto è nello stato, come tutti volgarmente definiremmo: di morte.
Tuttavia non è ancora andato avanti. Come scrive l’autore, il protagonista, è in attesa dell’Agente, ovvero il traghettatore di Anime, il cui ruolo è quello di trasferirlo in un luogo diverso da quello che si accinge a lasciare, e che noi tutti conosciamo.
La sua Coscienza, pian piano comincia a risvegliarsi, o meglio è proprio il protagonista a consentire alla propria Coscienza, da sempre accanto a lui, una comunicazione meno ostica e più serena.
Ora è addirittura disposto ad ascoltare quel che gli suggerisce.
Non che prima non avesse mai intrapreso un reale colloquio con la propria Coscienza. Ora però quel colloquio è più sentito, più sincero, più affabile, più complice.
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Ora Kurt è un Anima, puro Spirito, senza un corpo.
Un giorno tutti proveremo questa esperienza.
Quando verrà quel momento non dovremmo aver paura, alcun rimpianto in questo mondo, piena fiducia in quel che troveremo.
Se questo accadrà, significa che il risveglio della nostra Coscienza o il rapporto con l’Angelo di Dio che ci accompagna durante questa vita terrena è stato buono e continuo.
Non riduciamoci a risvegliare le nostre Coscienze solo in ultimo istante. Avremmo sprecato una grande occasione. La nostra stessa ragione d'esistere.
“Dovremmo toglierci il grembiule e uscire, c’è tutto un mondo fuori.”
Evitando come la peste di cadere nel vizio dell’accidia.
Scelte ed azioni tutte nostre, non certo della nostra Coscienza.“Giusto, come dice lei. Ma qui è più semplice.”

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Re: Cheesecake e caffé
Grazie per l'accurata analisi, Teseo.
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Ciao, anche io avevo pensato per un attimo a Kurt Cobain...
Svanito "l'effetto Nirvana", però, è rimasto un racconto molto bello. Niente di estremamente originale, mi sembra di avere visto un film o una puntata di una serie tv dove c'era una scena simile, ma d'altra parte le variazioni sul tema sono migliaia, quindi va bene così.
Bel lavoro, bravo.

Svanito "l'effetto Nirvana", però, è rimasto un racconto molto bello. Niente di estremamente originale, mi sembra di avere visto un film o una puntata di una serie tv dove c'era una scena simile, ma d'altra parte le variazioni sul tema sono migliaia, quindi va bene così.


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Re: Cheesecake e caffé
Ti ringrazio molto per l'apprezzamento, Fabrizio. C'è poco da fare, siamo quello che leggiamo, vediamo, ascoltiamo. Da vecchio appassionato di romanzi, serie tv e film (anche) di fantascienza è molto probabile, anzi, è certo che mi sia rimasta in mente qualche scena che mi aveva colpito in maniera particolare 

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Re: Cheesecake e caffé
Si, sicuramente. Almeno 4-5 racconti che ho scritto mi hanno fatto pensare alla scopiazzatura.
Comunque nel tuo caso non lo è. Ben fatto
Comunque nel tuo caso non lo è. Ben fatto
Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:
Il sole è nudo
Antologia di opere che mettono a nudo la pratica del nudismo.
Questo libro non vuole essere un dibattito pro o contro; non ci riguarda, abbiamo solo avuto il desiderio di spogliarci con voi.
A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, Mario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti, Franca Riso, Lodovico Ferrari, Goldchair60, Emanuele Cinelli, Vittoria Tomasi, Simone Pasini, Anna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi, Bayron, Marina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani, Domenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio, Francesco Marcone, utente anonimo, Jole Gallo, Giovanni Altieri, Daniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu, Giovanni Minutello, Naturizia, Serena Carnemolla, Carla Bessi.
Questo libro non vuole essere un dibattito pro o contro; non ci riguarda, abbiamo solo avuto il desiderio di spogliarci con voi.
A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, Mario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti, Franca Riso, Lodovico Ferrari, Goldchair60, Emanuele Cinelli, Vittoria Tomasi, Simone Pasini, Anna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi, Bayron, Marina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani, Domenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio, Francesco Marcone, utente anonimo, Jole Gallo, Giovanni Altieri, Daniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu, Giovanni Minutello, Naturizia, Serena Carnemolla, Carla Bessi.
A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
Nota: questo libro non è derivato dai nostri concorsi ma ne abbiamo curato l'editing e la diffusione per conto dell'autore che ha ceduto le royalty all'Associazione culturale.
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
Di Massimo Baglione.
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La Gara 56 - Amicizia ritrovata
(novembre 2015, 25 pagine, 794,03 KB)
Autori partecipanti: Carlocelenza, Skyla74, Alberto Tivoli, Patrizia Chini, Giorgio Leone, Eliseo Palumbo, Angelo Manarola,
a cura di Ida Dainese.
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La Gara 38 - Sorpresa!
(maggio 2013, 30 pagine, 1,07 MB)
Autori partecipanti: Scrittore 97, Nunzio Campanelli, Marino Maiorino, Ser Stefano, Anto Pigy, Monica Porta may bee, Patrizia Benetti, Yendis, freecora, Pardan, Lucia Manna,
A cura di Lodovico.
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La Gara 64 - L'amore e le sue sfumature
(maggio/giugno 2017, 45 pagine, 924,70 KB)
Autori partecipanti: Ida Dainese, Lodovico, Ser Stefano, Alberto Tivoli, Mirtalastrega, Fabrizio Bonati, Mastronxo, Daniele Missiroli, Angela Catalini, Skyla74, Angelo Manarola, Patrizia Chini, David Cintolesi, Manuel Crispo,
a cura di Massimo Tivoli.
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