Magico incontro
Inviato: 26/12/2018, 18:08
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Era immersa in una luce dorata. Quel colore scintillante era ovunque posasse lo sguardo. A creare quell’effetto stupefacente erano i raggi del sole che filtravano attraverso le fronde degli alberi ormai quasi spogli. I sempreverdi, invece, fedeli alla loro natura, non cambiavano mai il colore del proprio abito, donando a quel posto affascinanti e luccicanti cromie. L’aria era pungente e fredda in quella stagione ormai invernale.
Avanzava lentamente per meglio assaporare la magia di quel luogo.
Sentiva sotto i suoi passi un allegro scricchiolio. Erano gli aghi dei pini, ormai invecchiati e lasciati cadere, ad avere creato sul terreno quel morbido tappeto.
Il profumo che la circondava era inebriante e unico come solo l’odore del bosco può essere: le tante vite vegetali che lì abitavano sprigionavano quell’essenza balsamica per l’olfatto, regalando pace e aria pura.
Il suo cammino proseguiva accompagnato da una dolce e acuta melodia: era il canto degli uccelli a dare voce a quel concerto assai particolare che si espandeva attorno a lei.
L'ambientazione era perfetta per placare il suo animo inquieto.
Si era sentita tanto disperata quando aveva deciso di intraprendere quel breve viaggio, lontano da tutti i suoi simili. Aveva necessità di stare da sola.
Conosceva bene quel posto. Da molti anni, però, non c’era più ritornata.
Era il luogo della sua infanzia, di quando era bambina. Suo padre la portava sovente in quel bosco a raccogliere i frutti che la natura offriva a seconda delle stagioni; ma anche solo per passeggiare e godere così di un’atmosfera unica.
Mentre avanzava lentamente andava col pensiero al passato.
Era stata lieta la sua infanzia, i suoi genitori l’avevano amata tanto, regalandole ricordi sereni a cui poteva attingere nei momenti cupi della vita.
Se ne erano andati entrambi ormai, erano tornati alla loro stella di partenza, lasciando nel suo cuore un vuoto enorme. A quel pensiero provava una sorta di lacerazione, che si faceva sempre più acuta in momenti di smarrimento come quello che stava vivendo adesso. Lo chiamano “mal di vivere”, e lei ne sapeva qualcosa… ma voleva trovare il modo per mettere fine al suo tormento interiore. Ciò che maggiormente l’affliggeva era la solitudine.
In quella soleggiata giornata invernale, circondata da una natura incontaminata, non si sentiva sola, avvertiva la presenza di suo padre accanto a lei. Quel bosco incantato aveva compiuto un miracolo, cancellando dal suo cuore la malinconia e la disperazione che l’attanagliavano prima di arrivare.
Il suo era stato un tentativo. Sperava, prima di partire, che in un luogo così, e sola con se stessa, sarebbe riuscita a ritrovarsi.
Considerò che non occorre andar lontano per connettersi con la propria anima.
A volte la soluzione è a un passo da noi, e basta allenarsi all’ascolto del nostro cuore per non perdersi.
Adesso si sentiva serena. Avanzava circondata dai rumori del bosco quando ad un tratto avvertì una presenza a poca distanza da lei. Non sopra la sua testa, ma in basso, sul terreno scricchiolante sul quale passeggiava. No, non si trattava delle canterine creature alate, bensì di altro… Ma cosa? Chi mai poteva turbare la sua quiete?
Guardò con attenzione, non vide nulla. Proseguì ma con la netta sensazione di essere seguita. Si girò di scatto, non c'era nessuno. Nessuno era visibile ai suoi occhi, eppure...
Cominciava a non essere più tanto tranquilla, una sorta di terrore le si insinuò sotto la pelle. Sentì un brivido lungo la schiena, un tremito alle gambe e il fiato corto. Adesso faticava a respirare, aveva paura. Le vennero in mente i tanti fatti di cronaca nera che ogni giorno accadevano nel mondo. Allungò il passo, adesso desiderava solo uscire dal bosco. La magia di poco prima aveva lasciato spazio all'angoscia.
Chi la seguiva? Sino a pochi istanti prima era convinta di essere da sola. Cercò di calmarsi, forse si sbagliava, forse nessuno la pedinava, forse era solo un’idea strana, un capriccio della sua mente.
Si diede della sciocca ma intanto continuava a camminare spedita, rendendosi conto di essersi addentrata molto, troppo.
Ora si sentiva innervosita dal nuovo stato d’animo che l’aveva privata della pace interiore appena ritrovata.
Cercò di scacciare quella sensazione di fastidio, volle trovare la forza dentro di sé e calmarsi, ma ecco che un rumore, a poca distanza da lei, la rimise in allerta.
Non si sbagliava, non era una sua idea, era certa di avere udito un fruscio, intanto, però, continuava a non vedere niente e nessuno.
Continuò a camminare impaurita quando ad un tratto sentì un flebile lamento, simile a un miagolio - forse è un gatto - pensò rassicurata.
Allora tornò indietro di alcuni passi e cominciò a esplorare nei dintorni.
Vide un cespuglio, lo esaminò con attenzione girandovi attorno, e con sua grande sorpresa scorse un gattino nero con gli occhi verdi come la giada.
La guardava impaurito mentre cercava di nascondersi e di farsi ancora più piccolo: sembrava un gomitolo di pelo.
- Ma guarda! Così eri tu che mi inseguivi? Ma che ci fai qui tutto solo? Dove è la tua mamma?
Il micio intanto aveva iniziato a miagolare con forza, sembrava un pianto disperato, un’urgente richiesta di aiuto. Non accennava neppure ad andarsene, si limitava a guardarla con aria supplichevole.
Come un automa, senza starci tanto a pensare, la donna tese le braccia a quella povera creatura impaurita che si lasciò docilmente catturare.
Il suo cuore batteva forte quando se lo portò al petto, poi si calmò e cominciò a fare le fusa.
La giovane si guardò attorno, con molta attenzione, in cerca della mamma del piccolo gatto, ma non c’era traccia di essa.
Cosa doveva fare a quel punto? Abbandonarlo ancora? – No - disse a se stessa - non è pensabile lasciarlo qui tutto solo. Cominciò ad accarezzarlo e si sentì felice.
Era partita col morale a terra per recarsi nel bosco della sua infanzia. E lì aveva trovato la pace e un delizioso essere vivente tutto nero, con il pelo arruffato e gli occhi vispi e verdissimi.
Intanto era arrivata alla sua auto. Era impreparata, come poteva trasportarlo? Dopo un attimo di smarrimento ricordò di avere nel bagagliaio un panno che poteva andare bene per l’occasione: avvolse in sicurezza la bestiola, l’adagiò sul sedile a fianco al suo, avviò il motore e partì.
Uno strano disegno del destino aveva dato vita all'incontro tra due solitudini.
- Non tutto è spiegabile con la ragione – disse tra sé - forse è un regalo del mio papà… Gli occhi le si riempirono di lacrime: era un pianto di gioia e di gratitudine.
Il tramonto lasciava ormai spazio all’imbrunire. La giornata volgeva al termine. Qualcosa di bello stava per incominciare.