La pazienza
Inviato: 28/01/2019, 22:54
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Il professor Bonazza da alcuni giorni aveva perso la pazienza, e non trovandola più si decise di rivolgersi all’ufficio oggetti smarriti del Comune. Fu molto arduo per il professore, dotato di una mente brillante ma poco portata a risolvere i pratici problemi di vita quotidiana, districarsi tra i vari uffici municipali. Alla fine, dopo diverse e contrastanti indicazioni, lo trovò; naturalmente era in fondo a destra, come i servizi.
E’ vero che l’amministrazione pubblica, da un po’ di tempo, cerca di presentarsi in modo amichevole ai cittadini, ma quel cartello, apposto sulla porta ben chiusa, con la scritta “Si prega di bussare e attendere”, sembrava un ostacolo insormontabile. Bussò e attese qualche minuto senza che dall’ufficio arrivasse nessun segnale. Provò a bussare di nuovo e, per rinforzare il tutto, finse un colpo di tosse. All’interno si cominciò a sentire qualche rumore e finalmente giunse la tanto attesa parola magica.
- Avanti!
- Permesso – urlò il professore entrando impaziente.
Nell’ufficio una grande vetrata separava l’area del pubblico da quella dei dipendenti; solo un piccolo pertugio permetteva il passaggio di minuscoli oggetti tra le due zone cosi ben delimitate. Come in molti uffici pubblici, la separazione non serviva certo a proteggere i miseri valori presenti, ma per salvaguardare i burocrati dal contatto immediato con i cittadini, come se questi fossero degli appestati verso i quali è necessario mantenere le dovute distanze. Con aria un po’ annoiata l’unica impiegata presente alzò la testa da una rivista di gossip, nella cui lettura era precedentemente immersa.
- Mi dica come posso esserle utile signore. – disse la donna in maniera automatica, come le era stato insegnato nei corsi comportamentali effettuati, ma con l’evidente espressione di chi pensa cosa vuole questo seccatore.
- Buongiorno, - esordì il professore – è qui che si recuperano le cose perdute?
- Se qualcuno le ha ritrovate, si.
- Ecco, io ho perso la pazienza e col lavoro che faccio, insegno matematica ai ragazzi, non possedere più la pazienza diventa complicato.
- La pazienza, - rispose la dipendente – potrebbe descrivermela, sa, per capire se ne abbiamo in magazzino.
- E’ difficile darne una descrizione, però, se uno la perde, se ne accorge di sicuro.
- Mi sembra alquanto vaga la sua definizione, signore. Ma almeno mi sa dire a cosa possa essere adibita. – Disse l’impiegata afferrando una penna e un foglio di carta, pronta a prendere nota delle indicazione del professore. Un trucco che le serviva per fingere interessamento ai problemi degli altri, anche se spesso poi il foglio finiva direttamente nel cestino.
- Anche questo non è semplice spiegarlo. – Rispose pensieroso il professore. – Lei non ne fa uso signorina?
- Signora, prego! – rispose stizzita.
- Comunque, adesso che mi ci fa pensare – prosegui l’impiegata - credo che io stia adoperandola proprio in questo momento con lei. Però nell’inventario non risulta che sia mai stata ritrovata la pazienza di qualcuno e pertanto ritengo, con una buona dose di certezza, che la sua pazienza non ce l’abbia riportata nessuno.
- Ne è sicura signora, io ho provato a cercarla dappertutto, ma non la trovo più.
- Guardi, sono assolutamente sicura, noi qui di pazienza non ne abbiamo. Possiamo trovare molta arroganza ed egoismo, mi risulta anche tanta intolleranza, credo che sia diffusa anche l’ingiustizia, e non sa quanti pregiudizi sbuchino da tutti gli ambienti, ne abbiamo in abbondanza. Se ritiene che possano esserle utili queste cose gliene posso fornire quante ne vuole.
- No! No! – rispose spaventato il professore – già i miei studenti ne possiedono notevoli quantità.
- E allora mi dispiace ma non posso fare nient’altro per lei! – concluse l’impiegata.
- E non c’è la possibilità che venga ritrovata, magari nei prossimi giorni?
- E’ probabile, ma crede che se qualcuno trova della pazienza viene a portarla a noi? Se la tiene di sicuro, è un bene prezioso e appartiene a chiunque la usi, anche se in verità ne godono soprattutto gli altri. Comunque, per venirle incontro, mi lasci le sue generalità e nel caso sarà nostra cura ricontattarla, signor… - disse lasciando la frase a metà in attesa del nome del professore.
- Io sono il professor Giobbe Bonazza e abito in via, dunque in via… - mi dispiace signora mi sa che ho perso anche la memoria. – rispose il signore preoccupato.
- Caro Professore, quella talvolta la perdiamo tutti, magari è per questa mancanza che ci sono tutte quelle altre brutte cose. Comunque qui abbiamo tanti oggetti persi per la poca memoria, ma sono certa che i suoi ricordi non sono presenti nel nostro magazzino. – sentenziò l’impiegata.
- Già, probabilmente ha ragione. Forse è meglio che ritorni a casa, sempre se riesco a ricordarmi la strada, magari, se sono fortunato, nel tragitto ritrovo sia la pazienza che la memoria. – disse il professore uscendo e, considerato che aveva perso la pazienza, fece sbattere accuratamente la porta.
L’impiegata, con fare infastidito, rimise al suo posto la penna, e riprese a leggere il giornale mormorando – Vai, vai, hai fatto perdere la pazienza anche a me e il guaio è che adesso c’è pure la mia da ritrovare.