Addio in La minore
Inviato: 24/03/2019, 17:13
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«Sa, commissario, dicono che nemmeno l'inferno abbia la furia di una donna tradita. Credo sia stata questa la ragione della disgrazia, se quel che ho saputo è vero. Io dal canto mio le assicuro che è successo tutto molto in fretta, appena dopo mangiato. Il Castellini, Fabio cioè, finito di pranzare aveva quest'abitudine di mettersi al pianoforte. Adorava improvvisare, a volte componeva persino a braccio, mentre suonava, tranne quando si rinchiudeva nello studiolo a creare e poi usciva per chiedere alla moglie, a Lia, di dare lei un titolo ai pezzi nuovi. Una cosa che facevano spesso.»
«Maresca, li conosceva da tanto i Castellini?»
«L'ho incontrati che poteva essere il Ventiquattro, quindi sì, da più di vent'anni.»
«Comunque, diceva, domenica pomeriggio era lì a pranzo con loro e-»
«E a un certo punto ho visto Fabio che usciva dallo stanzino. In mano fogli non ne aveva, teneva solo una faccia da morto. Bianco che era un cencio.»
«E poi?»
«È successo che la signora gli ha detto 'guarda che so tutto', mentre lui suonava Grieg.»
«Sapeva che cosa?»
«La tradiva. Lia aveva scoperto una lettera dove c'erano scritte vita, morte e miracoli di questa tresca del marito, diceva. L'alterco è iniziato in quel preciso momento, ma lei non ha gridato, commissario, non sembrava nemmeno arrabbiata. Se n'è rimasta seduta sul divano, a braccia conserte come una monaca, senza versare una lacrima. Sa, quando ci rifletto, penso che se non ci fossi stato io, Fabio poteva già morire seduto a quel piano.»
«Il Castellini ha reagito?»
«Non era tipo da reagire, e sinceramente m'è parso che si vergognava. Non l'avevo mai visto combinato così, nemmeno al funerale del fratello. Il litigio comunque è degenerato qualche minuto più tardi, una cosa riguardo al profumo da uomo che c'era sulla busta del messaggio, e lui s'è messo a piangere. Secondo me Lia aveva capito pure troppo.»
«Profumo?»
«Il profumo di un altro, da maschio. Fabio di profumi non ne usava, perciò-»
«Ah. Ho capito.»
«Ecco.»
«Maresca, lei però nel rapporto dichiara che la signora ha pronunziato minacce di morte nei confronti del coniuge, quindi mi conferma che c'era premeditazione o no?»
«Questo non glielo so dire, ma di sicuro c'è stata due anni fa.»
«Non capisco, ispettore. Si spieghi.»
«Commisario, le dice niente il nome Luigi Recanati?»
«Come no. È schedato al casellario. Luigi Recanati detto "Spartachino", durante la guerra comandava la Brigata Boldrini, mi ricordo. Stavano accampati fuori Zocca.»
«Ecco. Prima che gli americani entrassero a Modena, i Castellini erano in quella banda di comunisti. Lia è sempre stata una rossa, Fabio invece no, lui era badogliano.»
«Ma che c'entra questo con l'omicidio?»
«Che lei s'è pentita di non averlo ucciso prima. Dovevo obbedire e basta, gli ha detto, portarti dove m'hanno ordinato, fare quello che andava fatto. Aveva ragione Luigi, te sei solo un serpente. Bisognava ammazzarti che potevamo, e invece t'ho risparmiato.»
«Così quadrano tante cose. Mi pare evidente sia stato un delitto passionale, forse addirittura politico? E allora che vogliamo fare, Marè, vuole seguirlo lei questo caso?»
«Signore, con il dovuto rispetto, credo che rifiuterò. La verità è che a parte la testimonianza io oggi sono venuto qui a rassegnare le dimissioni. Ormai ho capito che lo stomaco per questa città l'ho perso, commissà. Bologna non è più roba mia.»