Il Perdono
Inviato: 24/03/2019, 20:44
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La guarda, la sfiora, è fredda e immobile. Una cupa disperazione le attanaglia il cuore, non sa darsi pace, lei non c’è più. Non poteva certo immaginare che se ne andasse prima, lei che era la più giovane. Ma la vita fa simili sgambetti, quando meno te lo aspetti colpisce duramente. Osserva quel volto pallido, esangue, solcato dalla sofferenza, e viene sommersa dai ricordi, anche tanto dolorosi.
"Amelia, smettila di lamentarti, tu sei la più grande quindi la colpa è solo tua se tua sorella piange e fa i capricci. Tu la devi comprendere e basta. Devi essere giudiziosa e non ti devi lamentare. Hai capito? Come te lo devo dire? Devo alzare le mani? Forse così ti sarebbe più chiaro!".
"Ma mamma, io non le ho fatto niente, è lei che mi picchia e che mi tira i capelli. Ho cercato di dirle che non deve fare così ma, non mi ha ascoltato; si è messa a strillare come se la torturassero".
"Insomma, basta! Non voglio più sentirti. Non mi seccare più. E ricorda sempre che tu sei la più grande, e la colpa è tua se le succede qualcosa".
Amelia aveva sofferto tanto da bambina, si era sentita messa da parte dopo la nascita di Clara, che era coccolata da tutti. Lei, invece, aveva dovuto crescere di colpo, come se, improvvisamente, a sette anni ci si potesse considerare grandi.
E lei, Clara, forse inconsapevole del male che procurava alla sorella, ne approfittava con tirannie di ogni genere. Intanto la responsabilità di qualunque cosa ricadeva sempre, e pesantemente, su Amelia.
"Vieni un po’ in casa" disse la mamma affacciata alla finestra che dava sul cortile.
"Perchè mamma, cosa ho fatto? Stavo giocando con i miei amichetti".
"Ti faccio vedere io cosa hai fatto. Avanti, rientra e subito".
Amelia rientrò. La madre la assalì violentemente prendendola a schiaffi e a spintoni. Secondo lei aveva trascurato la sorella che stava piangendo.
A un certo punto, a partire dall'infanzia, la sua esistenza fu caratterizzata da simili episodi. A forza di subire ingiustizie, Amelia provava risentimento nei confronti, soprattutto, dei genitori.
Provava una sorta di odio per loro, e ciò le procurava dei forti sensi di colpa. Sapeva che era male, che non si dovevano provare sentimenti avversi per la propria madre e il proprio padre.
Così, in quella lotta con se stessa, nel tentativo di mettere a tacere il rancore, ne usciva esausta: stava male, si sentiva una cattiva figlia. Non fu facile per lei affrontare la vita con quel fardello da portarsi appresso.
Passarono gli anni, i genitori morirono. Lei e Clara divennnero adulte e impararono anche a volersi bene. Amelia, però, non riuscì mai a togliersi dal cuore la sofferenza per le ingiustizie subite. Non riusciva a perdonare sua madre e suo padre.
Copiose lacrime le scendono sul volto. Osserva straziata sua sorella adagiata su quel letto di morte.
Non ha potuto amarla incondizionatamente, le è stato negato. Era anche lei una bambina…
Vuole comunque chiederle perdono. Si avvicina al suo viso e sottovoce le parla:
“Scusami, ti prego, per tutte le volte che il mio cuore non è stato puro nei tuoi confronti.
Loro no, loro mi hanno fatto troppo male e non riesco a perdonarli. Chissà? Forse sono cattiva”.
A quel punto, sopraffatta da una forte emozione, deve allontanarsi. Sta male, sente venir meno le forze, è sul punto di svenire.
Due forti braccia la sostengono, è Alberto, suo marito, che come sempre è pronto ad aiutarla.
Lo guarda con amore e pensa che la vita toglie ma anche dona: si sente accolta e amata.
E in quel momento, inaspettatamente e finalmente, avverte con sollievo che quel macigno che porta dentro di sè si sta sgretolando.
Ricorda sua madre e suo padre, e sente intimamente che è arrivato il momento di perdonare. “Forse, - pensa - non si saranno resi conto. Forse, non avranno potuto fare altrimenti. Forse, l’amore per Clara li avrà resi ciechi. Siamo esseri umani molto fallaci. Si sbaglia, e loro sì, hanno sbagliato, ma adesso basta...".
Un sentimento di pace trova spazio nella sua mente. Sente l’onda del perdono alzarsi impetuosa dentro la sua anima. Considera che riuscire a perdonare è un dono. L’odio avvelena soprattutto chi lo porta nel cuore.