AyersRockOne
Inviato: 17/06/2019, 12:22
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Ero a casa dei miei a Nicastro, l'immagine di me sdraiato sul divano, avvolto da una grossa coperta di apatia per scaldarmi dal freddo dei miei ricordi, descrive il mio stato d'animo più di mille parole. Passavo giornate intere incollato sul quel maledetto divano a osservare uno schermo per non pensare a niente, non lavoravo più già da qualche mese, la Janis abbandonata a Pisa segna la fine di un'epoca, mi sentivo un po' come regredito o comunque tornato adolescente, numorese erano le scorribande notturne de “Gli Intoccabili”. Quel giorno ero sul divano che facevo un compendio sulla mia vita quando mi sento chiamare, è mia madre ed è in compagnia di Paolo Perri, cognato del medico di famiglia. Paolo è un imprenditore a cui serve un geometra da assumere, il cuore di una mamma fa i miracoli come a San Gennaro!, anche se non avevo mai fatto il geometra prima, accetto l'offerta di lavoro (quando si dice” il lavoro non ti viene a cercare a casa”). Paolo fin da subito ha mostrato affetto nei miei confronti quasi come un fratello maggiore, è grazie a lui mi si apre un nuovo mondo fatto di cantieri edili dove imparare a guardare gli operai lavorare e notti folli passate tra i locali e i loro cichetti alla ricerca di una donna che potesse darmi pace mentale, coccole, baci e carezze. Per quanto fosse chiaro nella mia mente quello di cui avevo bisogno, vivevo bellissime avventure dominate inizialmente da un corteggiamento quasi liceale, fatto di notti intere a coccolare la mal capitata dopo qualche minuto di passione, dico mal capitata perchè ho sempre risposto in rima al canto delle altre sirene e quindi sistematicamente venivo lasciato per alto tradimento, per poi ricominciare una nuova avventura. A volte mi capitava di avere avventure parallele. Ma questo mio nuovo mondo viene improvvisamente tamponato da dietro, da un destino che guida in stato di notevole ebrezza, in modo violento e letale tale da dover sparire dalla Calabria notte tempo. Ricordo con affetto Cristina, ultima a mandarmi a fanculo, felice per aver passato una notte come due innamorati per poi rimanere delusa il giorno dopo dalla mia partenza improvvisa senza neanche salutarla e senza poterle dire il vero motivo. Quella sera all'Ayers sono in compagnia di Dario che si trovava alla guida della mia punto e di tre amiche sedute dietro, una più carina dell'altra, siamo di ritorno da una serata ormai stanchi e assonnati, quando da dietro ci arriva addosso Valerio Tonello con la sua Bentley. Illesi tutti. Scendo dall'auto e iniziamo una discussione, come al solito il mio sesto senso era totalmente assente, non avendo capito un cazzo veniamo alle mani, Dario mi salva dalla carica degli associati di Valerio mi mette in macchina, discute animatamente con Valerio e andiamo via. Riaccompagnamo le ragazze a casa e molto scosso Dario mi dice” Giusè devi fare una cosa, devi venire con me a parlare con Valerio”, “perchè?”, “Valerio è il figlio di un Boss e tu gli hai dato uno schiaffo davanti a tutti, mo chillu t'ammazza!”, rimango ghiacciato dal vedere Dario così preoccupato, Dario è una montagna di muscoli nato e cresciuto negli ambienti che contano per farsi rispettare e non avere paura di niente e di nessuno, Dario era l'unico che poteva cercare di salvarmi dalla vendettta di un figlio di papà testa di cazzo. Arriviamo al bar dove ci sono loro ad aspettarci, Dario prima di arrivare chiamò una persona al cellulare “vidi ca c'è Valerio u muntagnaru ca sa misu a cacammi u cazzu cu mia, mo staiu iandu allu bar cu illu ca m'ha di parrari”, al mio comparire Valerio è furioso, appena mi vede cerca di saltarmi addosso ma stranamente sono i suoi associati a tenerlo fermo, io Ecce Homo già gonfio di botte, Valerio si avvicina a me” tanto non finisce qua”, li ho compreso che la sua rabbia montava all'ennesima potenza per via di una chiamata ricevuta” Valè pi sta sira lassa stari e ricoggniti alla casa.” Al ritorno in macchina, illuso cerco di scherzarci sù per esorcizzare quando Dario mi dà un'altra mazzata “Giusè, non hai capito un cazzo!, tu sta sera stessa te ne devi andare, devi sparire dalla Calabria, quelli domani mattina ti vengono a cercare e io non potrò fare niente”. Impietrito e nel panico dico a Dario “Dario chiamo Paolo, il mio principale”, nel cuore della notte anzi no ormai era l'alba, Dario fa intendere l'emergenza a Paolo, io in tutto questo ero molto provato fisicamente e mentalmente, mi ricordo che Dario mi accompagnò direttamente senza passare da casa al finco dell'ingresso in autostrada, dove un Daily Rosso tutto scassato con destinazione “cantiere al nord” era li ad aspettarmi, la divina provvidenza mi fece trovare una squadra di operai in partenza proprio quella mattina lì. Così col vestito da gran serata notturna tutto strappato, mal di testa, gonfio di botte e sfatto dall'acool parto alla volta di Arezzo, ricordo che mi svegliai la sera nel letto in albergo. Per settimane Valerio diede mandato ai suoi associati di trovarmi, ma ero sparito. Tornarono da Dario e Dario disse a Valerio “ l'ho sistemato io, se hai qualcosa da ridire parla con me”. Dario era riuscito a salvarmi la vita dalla furia omicida di vendetta con buona pace del rampollo di 'ndragheta.