Un filo d'olio
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Un filo d'olio
Non sbagliava mai. Non era mai successo, eppure, questa volta, Leo25, il super computer, non era riuscito a prevedere i risultati. Come era possibile? In un primo momento il governo cercò di nascondere la cosa, ma l’errore era troppo evidente e divenne l’argomento principale di tutti i talk show. Alla fine intervenne la Corte Suprema che dichiarò non valide le elezioni. Non era concepibile che i risultati finali non corrispondessero alla perfezione con quanto previsto da Leo25. Ma fu quando arrivò il secondo errore che si diffuse il panico. Le previsioni economiche effettuate da Leo25 differivano di un 0,037% rispetto al risultato finale. Per tutti i tecnici era impossibile che fossero sbagliate. Da più di 20 anni ormai, era il componente principale del sistema informatico integrato, il computer dal quale dipendeva l’intera rete informatica nazionale, controllava ogni attività e, fino ad allora, non aveva mai fornito dati discordanti. La tecnologia si era evoluta al punto che nessun essere umano poteva comprenderla. Ogni nuovo elaboratore, ogni modifica e ogni variazione informatiche erano progettate, sviluppate ed elaborate dai computer. Per ironia della sorte, quel nome, “Leo” era stato originariamente dato in onore della più grande e versatile mente dell’umanità: Leonardo da Vinci. Come Leonardo l’elaboratore era l’unico che possedeva e padroneggiava tutte le informazioni e le possibilità del suo tempo; già dai tempi del vecchio Leo14, tutto ormai veniva governato dall’elaboratore centrale.
— Allora, cosa possiamo fare? — disse il Presidente al professor Panizza, considerato il massimo esperto informatico della nazione.
— Ci stiamo lavorando, ma al momento ben poco. Da troppo tempo abbiamo delegato ogni decisione alle macchine, nessuno è più in grado di metterci mano.
— Ma se Leo25 non è più affidabile è un disastro! — gridò il Presidente, mettendosi le mani nei capelli.
Il vecchio commesso, rimasto nella sala, in attesa di istruzioni, si avvicinò ai due e, imbarazzato, decise comunque di esporre la sua opinione.
— Scusatemi Onorevoli, se disturbo, ma forse conosco qualcuno che può provare a fare qualcosa.
I due girarono la testa verso il commesso sorpresi.
— Com’è possibile che lei conosca qualcuno più competente di me e del mio staff? — disse, con fare arrogante, il professore.
— No… No… io non dico che sia più competente di voi. Ma, vedete, in città c’è ancora una persona che ripara le vecchie cose. Io, il mese scorso gli ho portato una antiquata bicicletta e lui l’ha riparata tranquillamente. Ripara di tutto, elettrodomestici e macchine varie. Dicono che sia molto bravo nel rimettere a posto le cose.
— Riparare le cose, pensavo che ormai non lo facesse più nessuno, — disse perplesso il Presidente — adesso con la stazione 3d casalinga si riesce a produrre tutto e a costi più bassi. Non c’è più né la necessità né la convenienza di riparare.
— Vede Onorevole, c’è ancora chi si ostina a non buttare via le cose, vogliono aggiustarle, dicono che a volte ci si affeziona anche agli oggetti.
— Sai cosa dico io invece, — concluse il Presidente — siamo talmente disperati che voglio far vedere Leo25 al tuo amico, non vedo altra soluzione.
Il giorno dopo Arturo, il vecchio artigiano, arrivò al Ministero con la sua cassetta degli attrezzi. Quando fu di fronte al grande computer lo esaminò con calma. Gli girò attorno, aprì ogni sportellino, controllò tutti i cavi, mentre il Presidente e, una decina di tecnici in camice bianco, sorvegliavano ogni sua mossa, preoccupati che quel vecchio incompetente potesse danneggiare l’elaboratore.
Dopo un po’, l’artigiano si sdraiò per terra e infilatosi in un pertugio a fianco del computer chiese che gli passassero la sua valigetta.
— Faccia attenzione! Non tocchi nulla, se non è sicuro. — Esclamò il Presidente.
Qualche lieve rumore, proveniente dall’elaboratore, fece rizzare la pelle ai preoccupati spettatori. Poi, dopo pochi secondi, Arturo, riemerse con un gran sorriso sulle labbra.
— E’ possibile far ripetere al calcolatore le procedure discordanti? — chiese.
Il responsabile della sala macchine impostò immediatamente il programma e tutti attesero trepidanti il risultato.
— Magnifico — disse il tecnico — i risultati coincidono perfettamente. Non c’è nessuna differenza.
— Grande! — esclamò il Presidente — Non ci avrei mai creduto!
Poi, si rivolse stupito verso Arturo.
— Ma cosa ha combinato lì sotto? Come è riuscito ad aggiustarlo?
— Vede Eccellenza, in tutto quel caos di schede e circuiti, ho notato un piccolo ingranaggio leggermente bloccato, mi è bastato versarci sopra un filo d’olio.
— Allora, cosa possiamo fare? — disse il Presidente al professor Panizza, considerato il massimo esperto informatico della nazione.
— Ci stiamo lavorando, ma al momento ben poco. Da troppo tempo abbiamo delegato ogni decisione alle macchine, nessuno è più in grado di metterci mano.
— Ma se Leo25 non è più affidabile è un disastro! — gridò il Presidente, mettendosi le mani nei capelli.
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— Scusatemi Onorevoli, se disturbo, ma forse conosco qualcuno che può provare a fare qualcosa.
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— Com’è possibile che lei conosca qualcuno più competente di me e del mio staff? — disse, con fare arrogante, il professore.
— No… No… io non dico che sia più competente di voi. Ma, vedete, in città c’è ancora una persona che ripara le vecchie cose. Io, il mese scorso gli ho portato una antiquata bicicletta e lui l’ha riparata tranquillamente. Ripara di tutto, elettrodomestici e macchine varie. Dicono che sia molto bravo nel rimettere a posto le cose.
— Riparare le cose, pensavo che ormai non lo facesse più nessuno, — disse perplesso il Presidente — adesso con la stazione 3d casalinga si riesce a produrre tutto e a costi più bassi. Non c’è più né la necessità né la convenienza di riparare.
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Dopo un po’, l’artigiano si sdraiò per terra e infilatosi in un pertugio a fianco del computer chiese che gli passassero la sua valigetta.
— Faccia attenzione! Non tocchi nulla, se non è sicuro. — Esclamò il Presidente.
Qualche lieve rumore, proveniente dall’elaboratore, fece rizzare la pelle ai preoccupati spettatori. Poi, dopo pochi secondi, Arturo, riemerse con un gran sorriso sulle labbra.
— E’ possibile far ripetere al calcolatore le procedure discordanti? — chiese.
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— Magnifico — disse il tecnico — i risultati coincidono perfettamente. Non c’è nessuna differenza.
— Grande! — esclamò il Presidente — Non ci avrei mai creduto!
Poi, si rivolse stupito verso Arturo.
— Ma cosa ha combinato lì sotto? Come è riuscito ad aggiustarlo?
— Vede Eccellenza, in tutto quel caos di schede e circuiti, ho notato un piccolo ingranaggio leggermente bloccato, mi è bastato versarci sopra un filo d’olio.
Ultima modifica di Angelo Ciola il 18/07/2019, 18:24, modificato 1 volta in totale.
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I vecchi rimedi sono sempre i migliori.
Da una parte c’è la prospettiva inquietante di un futuro nel quale la tecnologia ha preso il sopravvento, dall’altro c’è la speranza che l’elemento umano rimanga indispensabile e che il domani non sia tutto usa e getta.
Il racconto mi piace, è una favola distopica con un messaggio positivo.
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Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Trovo apprezzabile l’ironia che muove questo racconto, che risulta scorrevole ma che non mi coinvolge particolarmente. A mio parere i personaggi sono poco delineati, forse con un intento di paragonarli alla macchina. Trovo che ci siano delle imprecisioni a livello di strutturazione della frase. I dialoghi mi ricordano quelli dei fumetti.
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una fiaba, direi, con la classica morale implicita nel finale.
simpatica, come storiella, ma nulla più.
tutto mi appare come fortemente distaccato; magari è proprio l'intenzione dell'autore, però il risultato non mi sembra ottimale. troppo freddi i dialoghi, le reazioni e i comportamenti degli uomini, quasi fossero essi stessi semi robotizzati.
simpatica, come storiella, ma nulla più.
tutto mi appare come fortemente distaccato; magari è proprio l'intenzione dell'autore, però il risultato non mi sembra ottimale. troppo freddi i dialoghi, le reazioni e i comportamenti degli uomini, quasi fossero essi stessi semi robotizzati.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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Mi è piaciuto davvero molto. Tema futuristico, ma neanche troppo, in realtà attuale. Molto originale e sicuramente fa riflettere. Oramai l'uomo dipende dalla tecnologia in tutto e per tutto (purtroppo), ma anche la tecnologia, per quanto sia evoluta, ha ancora bisogno di interventi "primordiali" per poter sopravvivere.
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- Foglio bianco
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A volte la soluzione migliore - o l'unica possibile - è la più semplice. La tecnologia dovrebbe migliorare le nostre vite e facilitare determinati compiti, ma attenzione a non far troppo affidamento su di essa altrimenti si creano scenari come quello che hai descritto. Fa un po' paura l'idea di computer che progettano altri computer finché il funzionamento dei nuovi modelli diventa - cito liberamente - impossibile da comprendere per gli esseri umani. Quando ci metterebbero simili macchine a diventare una anche solo potenziale minaccia?
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il racconto è divertente e non banale, affronta il tema della tecnologia che a tutto dovrebbe arrivare mentre invece basta lo stop di un piccolo ingranaggio sofisticato a bloccare tutto. E che per far ripartire basta il metodo terra-terra di un filo d'olio... Bravo
- Isabella Galeotti
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La tecnologia, ma ci salverà oppure ci affosserà, oppure ci vorra sempre l'intervento umano, che con una semplice manovra salverà il mondo? Bel racconto, tecnologico, schiavi del computer, i camici bianhi con master chilometrici non sono in grado di risolvere il problema, poi arriva l'aggiustarobe, e con la classica ampolla di ottone corrosa dal tempo, la inclina, infila il lungo beccuccio in un ingranaggio ...e via. Il trovarobe è un eroe mondiale. Il brano è scorrevole, ironico, e ben scritto. Punteggio 4 PS l'unica cosa che non mi convince è la parola ingranaggio, vabbè comunque mi piace.
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Ti segnalo solo questo: "controllava ogni attività e, finora"; avrei messo un fino ad allora.
Un discreto racconto, di cui apprezzo il messaggio di fondo, seppure oggi si vada in senso esattamente opposto: evitare l'intervento umano per paura dell'errore umano, come se gli errori delle macchine fossero meno gravi.
Un appello: riparate ciò che si rompe.
Un discreto racconto, di cui apprezzo il messaggio di fondo, seppure oggi si vada in senso esattamente opposto: evitare l'intervento umano per paura dell'errore umano, come se gli errori delle macchine fossero meno gravi.
Un appello: riparate ciò che si rompe.
- Gabriele Ludovici
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Mi piace il tema distopico e il tono che, nel finale, diventa surreale: basta un filo d'olio per risolvere una caterva di problemi che addirittura avrebbero messo a repentaglio il futuro della nazione.
Ben scritto e divertente, forse si potrebbero migliorare i dialoghi, rendendoli un po' più caratterizzati...
Ben scritto e divertente, forse si potrebbero migliorare i dialoghi, rendendoli un po' più caratterizzati...

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Re: Commento
Hai ragione, ho modificato la frase. GrazieNamio Intile ha scritto: ↑16/07/2019, 15:33Ti segnalo solo questo: "controllava ogni attività e, finora"; avrei messo un fino ad allora...
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- Foglio bianco
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Non mi é piaciuto molto perché in tutta sincerità non mi é arrivato. Ho capito l’idea che l’autore vuole trasmettere, ma non mi ha entusiasmata.
Il filo d’olio che risolve tutto é un’idea troppo semplicistica, lo stile lo trovo lento.
Il filo d’olio che risolve tutto é un’idea troppo semplicistica, lo stile lo trovo lento.
Ultima modifica di Angelicahwriter il 24/08/2019, 18:48, modificato 1 volta in totale.
- Massimo Baglione
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Re: Un filo d'olio
Ricordatevi di specificare "Commento" come titolo del messaggio usato per commentare le opere in Gara, altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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- Foglio bianco
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Il racconto ha un ritmo discreto ed è anche scritto abbastanza bene, ma non va oltre la storiella, con un finale intuibile già dalle prime righe.
Anche l'idea della semplicità (Arturo – il vecchio artigiano) che vince contro la complessità (il professor Panizza, Leo25) non mi è parsa originalissima.
Sensazione personale: mentre leggevo, era come se già conoscessi la storia. Mi è apparso tutto un po’ scontato, come se avessi letto il testo altre volte.
Non me ne voglia l'autore ma non ho trovato il testo particolarmente interessante.
Anche l'idea della semplicità (Arturo – il vecchio artigiano) che vince contro la complessità (il professor Panizza, Leo25) non mi è parsa originalissima.
Sensazione personale: mentre leggevo, era come se già conoscessi la storia. Mi è apparso tutto un po’ scontato, come se avessi letto il testo altre volte.
Non me ne voglia l'autore ma non ho trovato il testo particolarmente interessante.
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Buona l'idea, ma non molto ben sviluppata. Poco credibile che Leo25 riprenda a funzionare con un filo d'olio anzi più probabile che così lo sconquassi del tutto. Probabile che il filo d'olio volesse essere simbolico e servisse a rendere il concetto che volevi farci arrivare. In questo caso però tutto il racconto avrebbe dovuto essere più metaforico e meno specifico. Non so se mi sono spiegata. Qualche imprecisione dei dialoghi e forse nella punteggiatura.
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Dieci
antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it
Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
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La spina infinita
Nota: questo libro non è derivato dai nostri concorsi ma ne abbiamo curato l'editing e la diffusione per conto dell'autore che ha ceduto le royalty all'Associazione culturale.
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
a cura di Massimo Baglione.
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