Lontano dalla California
Inviato: 07/07/2019, 12:07
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Era estate, alla fine del giorno, quasi all'imbrunire. Guidavo spedita e mi sentivo risollevata per aver finalmente finito. Anche per quell'anno era andata: ero arrivata al termine del ciclo delle terapie inalatorie prescritte. Salire alle Terme della mia città non era propriamente una passeggiata, la strada per arrivarci era stretta e tortuosa.
Ma ero infine giunta in fondo e già vedevo il lungomare. Svoltai sull'ultima curva e mentre mi immettevo sul diritto della strada, lo vidi.
Fu una sorpresa inaspettata, senza neppure starci un attimo a pensare accostai l'auto. Lui mi vide subito. Tirai giù il finestrino e dopo averlo festosamente salutato gli dissi:
"Ma ciao Michele, cosa ci fai qui a quest'ora? E come mai sei a piedi? Che bello rivederti. Dai, sali un attimo, facciamo quattro chiacchiere".
I suoi occhi azzurri risplendevano mentre mi rispose:
"Sto andando a consegnare il lavoro al dentista, non avevo voglia di prendere l'auto. Fa caldo e desideravo anche fare quattro passi. Sono venuto col bus, mi sono evitato il problema del parcheggio. L'importante è che i denti arrivino a destinazione e con la scadenza richiesta".
Intanto si era seduto accanto a me e cominciammo a parlare, a raccontarci.
Gli chiesi anche della sua fidanzata americana. Perché era vero che da molto tempo non ci si vedeva, ma durante tutti quegli anni eravamo sempre rimasti in contatto, soprattutto telefonico per aggiornarci sulle reciproche vite.
"Sai, lei adesso vorrebbe tornare in California e io sono molto incerto sul da farsi, perché andare significherebbe vivere assieme e non sono affatto convinto di ciò. Un conto è frequentarci così, diversa sarebbe la convivenza. Abbiamo modi differenti di interpretare la vita, lei pensa troppo in grande, all'americana appunto. Ma non è detto che non mi decida, l'idea di vivere in California mi piace e mi entusiasma. Ti farò sapere, sarai la prima a saperlo se deciderò di partire".
"E già - risposi - immagino che vorresti andare volentieri in California. So bene del tuo sogno americano. Ma dai, non ti lamentare che ti sei addirittura trovato una fidanzata americana".
Ridemmo e continuammo a raccontarci, ricordammo anche le nostre vacanze al mare in Sardegna, quelle in montagna in inverno e i nostri amici di un tempo.
Infine ci salutammo con reciproco e evidente affetto, scambiandoci un abbraccio e un lieve bacio.
Ritornando verso casa pensai molto a quell'incontro e a lui. Fu l'unico amore, dopo la sua fine, a non procurarmi l'indifferenza e il leggero fastidio che provavo per la fine degli altri amori della mia vita. La nostra era stata una storia importante durata otto anni, e mai c'eravamo fatti del male. Avevo sempre provato per lui un profondo affetto, anche quando la nostra storia era finita.
Dopo quell'incontro non ne seppi più niente, non sapevo cosa pensare. Avrei potuto chiamarlo io ma non lo feci, non volevo essere invadente. Passò del tempo, quasi un anno, quando un mattino ricevetti una telefonata dal mio amico Sandro.
"Ciao - mi disse - devo darti una cattiva notizia. Sei informata? Stamattina girando in bicicletta ho percorso una strada che non faccio mai e mi è caduto lo sguardo su di un necrologio. Sono rimasto di stucco, non riuscivo neppure più a proseguire. Il manifesto annunciava la morte di Michele, avvenuta alcuni giorni fa".
Per lunghi minuti che mi parvero eterni non riuscii neppure a parlare, poi chiesi al mio amico se aveva informazioni maggiori da darmi. Mi disse che era da molto tempo che non aveva più sue notizie.
Ci informammo, venimmo a sapere che un male incurabile se lo era portato via in pochi mesi.
La fidanzata americana, alla quale mi rivolsi e con la quale ancora oggi sono in contatto, mi portò a conoscenza dell'evoluzione della malattia e aggiunse:
"Sappi che Michele ti ha voluto tanto, ma tanto bene. Ti farò avere le foto che ho trovato mentre riordinavo le sue cose. Lui le aveva sempre conservate. Eravate belli insieme".
Mai potrò dimenticare la generosità della fidanzata americana nei confronti di una ex quale io ero.
In seguito venni a sapere anche altro, diciamo del "dopo". A volte la vita compie davvero strani ricami, misteriosi e inspiegabili. E me lo spiego solo col fatto che forse lui voleva che sapessi.
Non mi era mai capitato, in tanti anni, di incontrare il suo migliore amico Mauro.
Una sera, passeggiando sul lungomare, ci incontrammo e parlammo a lungo di lui. Mi disse, tra l'altro, che le sue ceneri erano state disperse a Punta Martin, sulle alture della sua amata Pegli, tra il verde ma a picco sul mare. E' rimasto quindi lì, dove era nato e dove aveva vissuto, neppure troppo a lungo.
Meno male che non era poi partito, sono certa che non avrebbe voluto finire i suoi giorni in California.
Risento ancora le sue parole; era solito dire: "Pegli è per me il posto più bello del mondo".
E mi piace pensare che non sia sparito nel nulla, mi va di pensare che la morte sia solo un passaggio da una dimensione all'altra. Mi piace pensare che qualcosa di noi resterà per sempre.