Le avventure di Otis

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2019.

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Isabella Galeotti
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Le avventure di Otis

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sono un notaio mancato, ascensorista per necessità, con molte storie da raccontare.
La prima che mi viene in mente è quella dell'ortensia.

Siamo negli anni ottanta.
Venni chiamato con il cerca-persone dalla centralinista del centro operativo. Andai al furgone e accesi la radio.
“Scansafatiche, c'è un'ortensia finita in buca Viale Piave 13 passo.”
Le risposi che sarei intervenuto subito, nonostante il suo apprezzamento. Riflettei un secondo e la richiamai.
“Dolores, sei sicura che c'è un'ortensia in ascensore?”
“Un momento che controllo” rispose.
Dopo qualche fruscio e sgancio-aggancio di linea, mi ritrovai a parlare direttamente con l'interno della cabina.
“Buongiorno, sono il tecnico, chi c'è in ascensore?”
“Buongiorno signor tecnico sono Ortensia Pasini. Non ho paura, ma ho dei meravigliosi vasi di gerani qui con me. Venga subito, perché devo annaffiarli o moriranno. Dimenticavo, signor tecnico, oggi la Valeria mi deve restituire un bel pò di quattrini, ho appuntamento con lei per le sedici. Vero che per quell'ora sarò fuori?”
“Sto arrivando, certo, io sono Otis, si metta comoda, signora Ortensia. Per un momento ho creduto di soccorrere dei fiori.” Risi.
“Grazie Otis, gliene sarò grata, anche lei come nome sta bene. Per il mio sono abituata a questi equivoci, purtroppo. Mia mamma e mio papà erano giardinieri. Le chiedo: posso canticchiare qualche vecchio motivetto?”
Le risposi: un nome, una garanzia e che sarebbe stato un piacere ascoltarla. Quindi lasciai la radio accesa. Arrivato, presi la cassetta dei ferri e mi avvicinai al palazzo. Sul portone vidi un tizio con le mani posate sui fianchi che si guardava attorno. Il portinaio.
“Plesto, Oltensia aspetta, plesto” mi gridò.
Inforcai le scale e arrivai al secondo piano. Lì un signore in vestaglia mi fermò e mi chiese:
“Gradirebbe un buon caffè? L'ho appena intazzato.”
Mi attirò intazzato, feci cenno di sì: c'è la signora Ortensia bloccata in ascensore.”
Lui fece un sorrisetto malizioso, solleticando il fazzolettino bianco ricamato che spuntava dal taschino sinistro. Entrando nell'appartamento, mi indicò le pattine, aggiungendo:
“Stia attento a non lasciarmi segni sul pavimento.”
Mi fece strada, anche lui strisciando, fino in cucina, dove vidi una donna seduta a tavola.
“Ciao, Enrico," disse la donna, e proseguì: “tutto bene a scuola?"
Io guardai l'uomo e dalla sua espressione capii che avrei dovuto stare al gioco.
“Sì, mi hanno interrogato sul diritto civile.” Lei ribatté: “Bravo vedrai che diventerai un eccellente notaio, come il tuo papà.”
Mi accomodai e bevvi il caffè. Dopo l'uomo mi riaccompagnò fino alla porta e disse:
“Grazie.”
Mi salutò chiudendo l'uscio con una doppia mandata. A quel punto ripresi la mia cassetta, che avevo lasciato sul pianerottolo, e proseguii la salita. Nemmeno dieci scalini e incrociai un cane enorme che stava scendendo velocemente con una voce alterata che lo seguiva.
“Ucci, non uscire, ti prego. Non andare in strada. Ucci, Ucci.”
Un ragazzone di colore si stava precipitando per agguantarlo, mi vide da lontano e mi incitò a fermare la bestia. Nel frattempo il peloso mi sorpassò. Quindi il ragazzo e io scendemmo alla conquista del quadrupede. Nonostante le preghiere di fermarsi, la sua voglia di libertà fu tale che oltrepassò il marciapiede piombando in strada. Sentimmo un tonfo seguito da un guaito: capimmo che era stato investito. Quando arrivammo fuori, senza fiato, un massiccio umano inveiva contro il dog sitter in questo modo:
“Non farti più vedere, disgraziato. Se ti prendo ti ammazzo.”
Il destino fece sì che proprio il suo padrone lo aveva investito. Lasciai questa situazione per raggiungere Ortensia e rincuorarla. Arrivato al quarto piano, mi accolsero dei bambini che giocavano e mi beccai una pallonata sugli stinchi. Svicolai. Finalmente arrivai all'ottavo piano. Sì, uno in più. La cabina per la manovra è sempre al piano superiore. Trovai una donna che stava armeggiando con le catene per la manovra a mano. Le domandai con autorità:
“Cosa sta facendo qui? Come ha fatto a entrare? Chi le ha dato le chiavi?”
La sagoma femminile indietreggiò, e confusa mi disse che la cabina era sempre aperta. Poi scappò. Scostai la porta e vidi quello che non avevo mai avuto modo di vedere in una cabina di salvataggio. Bottiglie di vino, fardelli d'acqua, passeggini! Rimasi allibito. Notai anche alcuni pulsanti manomessi. A quel punto procedetti con la manovra e alla fine la cortese signora Ortensia fu portata in salvo con i suoi fiori.

Per la manomissione chiamai il caposquadra, che a sua volta fece intervenire un detective e la polizia. Seppi dopo qualche tempo che la cara signora Ortensia prestava soldi, ma gli interessi erano altissimi. La donna che vidi in cabina quel giorno fu arrestata per tentato omicidio; avrebbe dovuto rendere ad Ortensia un bel gruzzoletto di denaro, che non aveva.

Quante storie. Mia nonna voleva facessi il notaio, come il mio papà, invece... un nome, una garanzia.
Ho ancora due minuti prima di riprendere il turno. Se volete vi racconto di quando rubarono i tastini numerati dei piani, sapete cosa ne facevano? Devo andare mi chiama Dolores.
Ultima modifica di Isabella Galeotti il 23/09/2019, 10:40, modificato 2 volte in totale.
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Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Bentrovata, Isabella.
Qualche nota tecnica.
"Sono un notaio mancato, ascensorista per necessità, con molte storie da raccontare.
La prima che mi viene in mente è quella dell'ortensia.
Siamo negli anni 80.
Venni chiamato con il cerca-persone dalla centralinista del centro operativo. Andai al furgone e accesi la radio."
Non capisco il passaggio dal presente al passato: siamo, venni. O adoperi l'uno o l'altro.
Anni ottanta o anni '80.
Cercapersone è un'unica parola.
“Scansafatiche c'è un'ortensia… “Dolores sei sicura “Ciao Enrico” ; si è in presenza di un vocativo e di solito va staccato dal resto della frase con pause, rese graficamente da virgole. A mio parere, specie all'inizio di frase, è un errore omettere la virgola.
”mi indicò le patine,"; credo che stia per pattine. "vecchio motivetto; qui avrei messo un punto di domanda.
"disse la donna e proseguì"; aggiungerei virgola e due punti: disse la donna, e proseguì:
— lei ribatté; ci va un punto fermo.
"Signora Ortensia"; perché il signora maiuscolo?
"i tastini dei piani"; dalle mie parti sono i pulsanti del piano, ma io sono siciliano.
E poi non credo che l'ascensore abbia una cabina di salvataggio, almeno dalle mie parti.
Insomma, ti consiglio una riveduta.
Riguardo al racconto, è divertente, di un umorismo sano e bello e funziona soprattutto il gioco fiore, nome, fiori: ortensie, Ortensia, gerani.
Gli altri due episodi li ho compresi poco, ma convengo che intazzato, seppur dialettale, sia un bellissimo termine, che vale una fermata, e forse pure la lettura.

Ti segnalo una incongruenza logica, a mio modo di vedere. Ortensia, chiusa in ascensore, come fa a parlare con Otis via radio? Gli anni ottanta me li ricordo bene, e a parte i telefoni a gettoni…
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Isabella Galeotti
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

"Sono un notaio mancato, ascensorista per necessità, con molte storie da raccontare.
La prima che mi viene in mente è quella dell'ortensia.
Siamo negli anni 80.
Venni chiamato con il cerca-persone dalla centralinista del centro operativo. Andai al furgone e accesi la radio."
Non capisco il passaggio dal presente al passato: siamo, venni. O adoperi l'uno o l'altro.
Anni ottanta o anni '80.
Otis è stato intervistato e gli hanno chiesto di raccontare un episodio particolare che gli è accaduto nell'arco della sua vita lavorativa.
Quindi ho declinato il presente poi ho declinato il passato remoto perché il fatto era accaduto molti anni prima, negli anni 80. Disattenzione infatti anni ottanta.
“Scansafatiche c'è un'ortensia… “Dolores sei sicura “Ciao Enrico” ; si è in presenza di un vocativo e di solito va staccato dal resto della frase con pause, rese graficamente da virgole. A mio parere, specie all'inizio di frase, è un errore omettere la virgola.
La punteggiatura è sempre stato il mio incubo peggiore.
”mi indicò le patine,"; credo che stia per pattine. "vecchio motivetto; qui avrei messo un punto di domanda.
"disse la donna e proseguì"; aggiungerei virgola e due punti: disse la donna, e proseguì:
— lei ribatté; ci va un punto fermo.
"Signora Ortensia"; perché il signora maiuscolo?
Grazie per segnalazioni, non si rilegge mai abbastanza.
"i tastini dei piani"; dalle mie parti sono i pulsanti del piano, ma io sono siciliano.
E poi non credo che l'ascensore abbia una cabina di salvataggio, almeno dalle mie parti.
Insomma, ti consiglio una riveduta.
Perché tastini? Perché in quell'ascensore erano minuscoli.
Questo è un racconto di un ascensorista, che dopo aver salvato la dolcissima Ortensia con le sue piantine, la polizia scopre che era una "strozzina". Infatti la signora che viene trovata nel locale motore stava cercando di manomettere l'impianto. Doveva molti soldi ad Ortensia.
Intazzato, è un termine che avevo sentito moltissimi anni fà.
I nomi in un racconto sono importanti infatti qui oltre che giocare con Ortensia l'ho fatto anche con Otis, infatti fu l'inventore della prima ascensore sicura.
Ti segnalo una incongruenza logica, a mio modo di vedere. Ortensia, chiusa in ascensore, come fa a parlare con Otis via radio? Gli anni ottanta me li ricordo bene, e a parte i telefoni a gettoni…
Ricordo che quando venne il tecnico, in quegli anni abitavo in zona Venezia a Milano, disse che aveva già parlato con la signorina che si trovava nella buca e che avrebbe provveduto subito con la manovra a mano. Infatti all'interno della cabina sotto la tastiera di tek a fianco del pulsante rosso di allarme si vedeva una grata. Non mi sono interessata più di tanto, ma ricordo ancora questo episodio.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto è simpatico, c’è una bella verve narrativa, si vede che ti diverti (Ortensia, Otis, Ucci, intazzato…) e in più il protagonista si presta a essere a ripreso in altri racconti, cosa che in parte anticipi.
Serve un po’ di revisione, partirei dai consigli di Namio, oltre ai quali ti segnalo un “arriato” invece di “arrivato”.
Benvenuta come partecipante in queste gare, oltre che come attenta commentatrice.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Roberto Bonfanti ha scritto: 28/07/2019, 13:51 Il racconto è simpatico, c’è una bella verve narrativa, si vede che ti diverti (Ortensia, Otis, Ucci, intazzato…) e in più il protagonista si presta a essere a ripreso in altri racconti, cosa che in parte anticipi.
Serve un po’ di revisione, partirei dai consigli di Namio, oltre ai quali ti segnalo un “arriato” invece di “arrivato”.
Benvenuta come partecipante in queste gare, oltre che come attenta commentatrice.
Grazie Roberto, ma preferisco leggere, però lo scrivere mi affascina. Ci provo, ma ho molte lacune. Infatti spero che grazie alla votra attenta lettura, mi possuate aiutare. Infatti lo sto sistemando. 🙋
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Il racconto e assai divertente e gioca molto sui doppi sensi. E' praticamente tutto un dialogo e va bene. Ho compreso non immediatamente il discorso dei "tastini" e son stata a pensare circa la "cabina di salvataggio" che non ricordo di avere mai vista in cima agli ascensori. Esiste davvero? E poi Ucci... povero Ucci! Proprio perché il racconto vuole essere divertente non lo avrei fatto morire,(almeno così sembra essere, morto) e in più investito dal suo "padrone". Comunque nell'insieme, a parte alcuni punti da rivedere, già segnalati, il racconto è carino.
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Laura Traverso ha scritto: 28/07/2019, 16:53 Il racconto e assai divertente e gioca molto sui doppi sensi. E' praticamente tutto un dialogo e va bene. Ho compreso non immediatamente il discorso dei "tastini" e son stata a pensare circa la "cabina di salvataggio" che non ricordo di avere mai vista in cima agli ascensori. Esiste davvero? E poi Ucci... povero Ucci! Proprio perché il racconto vuole essere divertente non lo avrei fatto morire,(almeno così sembra essere, morto) e in più investito dal suo "padrone". Comunque nell'insieme, a parte alcuni punti da rivedere, già segnalati, il racconto è carino.
Grazie Laura per la recensione, mi divertono i dialoghi, credo che un racconto. diventi più dinamico. In effetti, povero Ucci, nn è detto che sia morto. La cabina di salvataggio, 😉 è un piccolo locale che si trova sopra all ultimo piano dell edificio. Ci sono 3 piano lo stanzino è in solaio oppure creato in cemento in terrazza. Ecco dove si trova. A rileggerci.🙋
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Trovo che il racconto sia di piacevole lettura, anche divertente e studiato per strappare dei sorrisi al lettore. Di tutto il testo mi convince meno il finale perché, a me per lo meno, sembra troppo compresso e più confuso (anche se poi la voce narrante spiega i fatti).
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Selene Barblan ha scritto: 31/07/2019, 15:25 Trovo che il racconto sia di piacevole lettura, anche divertente e studiato per strappare dei sorrisi al lettore. Di tutto il testo mi convince meno il finale perché, a me per lo meno, sembra troppo compresso e più confuso (anche se poi la voce narrante spiega i fatti).
Ti ringrazio Selene, infatti il finale, l'ho modificato non so dirti quante volte, e a quanto pare neppure questa è riuscita. È sempre questione di parole, volevo rispettare le regole, e alla fine ho fatto un concentrato troppo ristretto. :smt006
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Angelo Ciola
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Il racconto è spiritoso e, come le vecchie e divertenti commedie americane, si sviluppa freneticamente attorno ad una serie di equivoci. Basato tutto sul dialogo forse si poteva sviluppare di più ma è comunque una piacevole lettura.
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Angelo Ciola ha scritto: 10/08/2019, 20:22 Il racconto è spiritoso e, come le vecchie e divertenti commedie americane, si sviluppa freneticamente attorno ad una serie di equivoci. Basato tutto sul dialogo forse si poteva sviluppare di più ma è comunque una piacevole lettura.
Grazie per la gradevole recensione.
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Daniele Missiroli
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Messaggio da leggere da Daniele Missiroli »

Idea: non originale, ma portata avanti con un linguaggio spigliato.
Trama: un uomo racconta una delle tante storie capitategli durante la sua carriera lavorativa.
Personaggi: il protagonista mi ha trasmesso l'idea di essere un lavoratore del sud (nel senso buono del termine). E' tratteggiato bene. Ortensia merita due battute in più.
Argomento: un racconto simpatico e divertente.
Lettura: da migliorare nella punteggiatura.
Grammatica e Sintassi: diversi punti da correggere:
viale Piave 13 passo. -> Viale Piave 13, passo.
Dopo qualche fruscio e sgancio aggancio di linea mi ritrovai
Dopo qualche fruscio e sgancio-aggancio di linea, mi ritrovai
Buongiorno sono il tecnico
Buongiorno, sono il tecnico
Buongiorno signor tecnico sono Ortensia Pasini, non ho paura
Buongiorno signor tecnico, sono Ortensia Pasini. Non ho paura
Venga subito perché
Venga subito, perché
si metta comoda Signora Ortensia.
si metta comoda, signora Ortensia.
Le chiedo, posso canticchiare qualche vecchio motivetto.”
Le chiedo: posso canticchiare qualche vecchio motivetto?”
Le risposi, un nome una garanzia
Le risposi: un nome, una garanzia
Arrivato presi la cassetta dei ferri, e mi avvicinai al palazzo, sul portone vidi un tizio
Arrivato, presi la cassetta dei ferri e mi avvicinai al palazzo. Sul portone vidi un tizio
“Plesto Oltensia aspetta plesto.” mi gridò.
“Plesto, Oltensia aspetta, plesto” mi gridò.
Inforcai le scale e arrivai al secondo piano, lì un signore in vestaglia mi fermò
Inforcai le scale e arrivai al secondo piano. Lì un signore in vestaglia mi fermò
“Gradirebbe un buon caffè? L'ho appena intazzato?”
“Gradirebbe un buon caffè? L'ho appena intazzato.”
Volentieri, ma devo fare veloce c'è la Signora Ortensia
Volentieri, ma devo fare veloce: c'è la signora Ortensia
fino in cucina dove vidi una donna
fino in cucina, dove vidi una donna
“Ciao Enrico," — disse la donna e proseguì — “Tutto bene a scuola?"
“Ciao, Enrico," disse la donna “tutto bene a scuola?"
“Sì, mi hanno interrogato sul diritto civile” — lei ribatté — “Bravo vedrai che diventerai un bravo notaio, come il tuo papà.”
“Sì, mi hanno interrogato sul diritto civile.”
Lei ribatté: “Bravo, vedrai che diventerai un bravo notaio, come il tuo papà.”
Dopo l'uomo mi riaccompagnò fino alla porta e mi disse:
Dopo l'uomo mi riaccompagnò fino alla porta e disse:
A quel punto ripresi la mia cassetta, che lasciai sul pianerottolo
A quel punto ripresi la mia cassetta, che avevo lasciato sul pianerottolo
Ucci Ucci -> Ucci, Ucci
Sentimmo un tonfo seguito da un guaito, capimmo che si era schiantato.
Sentimmo un tonfo seguito da un guaito: capimmo che era stato investito.
Non farti più vedere disgraziato
Non farti più vedere, disgraziato
Il destino fece che proprio il suo padrone lo investì.
Il destino fece sì che proprio il suo padrone lo avesse investito.
Lasciai questa situazione per raggiungere la mia salita e rincuorare Ortensia
Lasciai questa situazione per raggiungere Ortensia e rincuorarla.
Arrivato al quarto piano mi accolsero dei bambini che giocavano mi beccai una pallonata sugli stinchi.
Arrivato al quarto piano, mi accolsero dei bambini che giocavano e mi beccai una pallonata sugli stinchi.
Sì uno in più. -> Sì, uno in più.
La sagoma femminile indietreggiò e confusa mi disse che la cabina era sempre aperta, e scappò.
La sagoma femminile indietreggiò e, confusa, mi disse che la cabina era sempre aperta. Poi scappò.
Scostai la porta e vidi, quello che non avevo mai avuto modo di vedere
Scostai la porta e vidi quello che non avevo mai avuto modo di vedere
Bottiglie di vino, fardelli d'acqua, passeggini, rimasi allibito.
Bottiglie di vino, fardelli d'acqua, passeggini! Rimasi allibito.
Notai anche che alcuni pulsanti erano stati manomessi.
Notai anche alcuni pulsanti manomessi.
Per la manomissione chiamai il caposquadra che a sua volta fece intervenire
Per la manomissione chiamai il caposquadra che, a sua volta, fece intervenire
Signora Ortensia -> signora Ortensia
arrestata per tentato omicidio, avrebbe dovuto
arrestata per tentato omicidio; avrebbe dovuto
un bel gruzzoletto di denaro, che non aveva.
un bel gruzzoletto, che non aveva.
un nome una garanzia.
un nome, una garanzia.
rubarono i tastini dei piani
rubarono i tastini numerati dei piani nell'ascensore
Giudizio: una volta corretto, è una lettura gradevole e divertente.
Nel finale sveli che Ortensia è una strozzina; dovresti farlo intuire prima del finale. In questo modo sarebbe più giustificato il tentato omicidio. Scusa se ho indicato tutti i punti da correggere in modo maniacale, ma una volta iniziato, perché tralasciarne qualcuno? :-)
Spero di esserti stato di aiuto.
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Isabella Galeotti
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Re: Le avventure di Otis

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Ti ringrazio infinitamente del minuzioso lavoro e del tempo che hai impegnato per farlo.
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Gianluigi Redaelli
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Re: Le avventure di Otis

Messaggio da leggere da Gianluigi Redaelli »

Grazioso, l'idea e alcuni momenti, ma in complesso troppo lungo prima di arrivare al dunque.
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Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.

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