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Caccia al cervo

Inviato: 10/09/2019, 19:12
da Esposito Okami
leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La natura selvaggia circondava il cacciatore. Era completamente solo, in mezzo ad alberi e rocce. I sensi tesi al massimo a catturare ogni minimo rumore e a cogliere la presenza di una preda.
Con la coda dell’occhio, colse il movimento di un animale. Si voltò, era un cervo. Un grosso cervo maschio che esibiva un grande palco di corna. La creatura fissò il cacciatore per qualche secondo, con aria interrogativa, poi il suo istinto dovette fargli capire che non era un amico, perché subito si diede alla fuga.
Il cacciatore partì all’inseguimento. Poiché imbracciava il fucile da caccia, correre con quell’arnese su un terreno scosceso non era facile e per un attimo temette di aver perduto per sempre la preda. La ritrovò poco più giù, a valle, ad abbeverarsi a un piccolo laghetto.
Puntò subito il fucile, deciso a colpirlo alle spalle, ma fu a quel punto che notò l’avvicinarsi di altre due creature, una cerva e un piccolo cerbiatto. Si avvicinarono al cervo maschio, lei lo annusò, poi si chinò anche lei sull’acqua per bere.
Il cacciatore aveva il dito fermo sul grilletto, pronto a sparare. Puntava al grande animale con le corna. Un colpo e l’avrebbe fatto sicuramente secco, almeno se rimaneva fermo lì. Poi vide che anche il piccolo cerbiatto si era avvicinato all’esemplare maschio, annusandolo in un modo che sembrava tenero.
<Mangerò verdure per oggi> si disse e abbassò l’arma.

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Inviato: 10/09/2019, 19:29
da Marco Daniele
Uhm... testo molto, molto scarno. Qualche descrizione in più, qualche stato d'animo del protagonista, qualche riflessione per rimpolpare la narrazione nuda e cruda non avrebbe guastato affatto, anzi. Del resto, se uno si limita a descrivere qualche fatterello senza un minimo di abbellimento non è più scrittura, è fotografia.

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Inviato: 10/09/2019, 20:15
da Alessandro Mazzi
Il racconto non abbonda di descrizioni o dettagli, va dritto al punto in poche battute. La narrazione è ridotta all'essenziale. Qualche "lungaggine" in più avrebbe certamente impreziosito il testo.
Il finale è piuttosto prevedibile ma si risolleva grazie alla battuta, quasi di spirito, del cacciatore. Nonostante non ci sia una grossa cura, il racconto riesce comunque a trasmettere un'emozione, e questo credo sia la cosa importante.

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Inviato: 10/09/2019, 21:26
da Roberto Bonfanti
Sono d’accordo con Marco, è difficile empatizzare con il cacciatore, non c’è una parola che descriva i suoi sentimenti, le emozioni sono suggerite solo dal cerbiatto e dalla riunione della famigliola di animali.
Pensa a De Niro che inquadra il cervo e poi spara in aria, senza aver visto il film quella scena rimane solo un bel quadretto, come questo racconto.
La battuta finale è simpatica ma non basta.

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Inviato: 10/09/2019, 22:02
da Laura Traverso
Racconto scarso di contenuti. Se non quello di un procuratore di morte che ha un attimo di esitazione dinnanzi a una famiglia riunita. Quello è stato il motivo che gli ha impedito di premere il grilletto e uccidere il povero cervo al quale dava la caccia. Il finale poi, quando il criminale pensa che per quel giorno avrebbe dovuto accontentarsi di mangiare verdure, fa intendere quando fosse avvezzo a premere, invece, il grilletto. Detesto i cacciatori quindi un racconto così non può certo piacermi.

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Inviato: 11/09/2019, 1:21
da Teseo Tesei
Il giorno stesso nel quale vedrò oggi un cacciatore nel reale bisogno, leggi necessità, di nutrirsi delle prede della sua caccia vedrò questo tipo di attività, che mi rifiuto di definire sport, con un altro occhio.
Detto questo, capisco molto bene le sensazioni che muovono il cacciatore, peraltro in parte descritte nel racconto.
Trofei di corna e fame a parte, spezzo una lancia a favore dell'attività venatoria.
Vi sono casi nei quali l'intervento dei cacciatori si rende oggi ancora necessario ai fini della selezione.
Credo che i cacciatori ricoprano un ruolo importante specie in quegli ambienti dove i predatori sono stati eliminati. Una caccia selettiva evita malattie ed enormi sofferenze agli stessi animali.

Re: Commento

Inviato: 11/09/2019, 5:47
da Massimo Baglione
Teseo Tesei ha scritto: 11/09/2019, 1:21 Il giorno stesso nel quale vedrò oggi un cacciatore nel reale bisogno, leggi necessità, di nutrirsi delle prede della sua caccia vedrò questo tipo di attività, che mi rifiuto di definire sport, con un altro occhio.
Sono anch'io contro la caccia sportiva.
Tuttavia, tralasciando l'opportunità o meno di provare a essere vegetariani (non vegani, per carità!), non me la sento di condannare chi caccia per mangiare, anche se vive in una società ricca e benestante, perché non vedo differenza tra un animale ucciso da un proiettile e uno ucciso in allevamento.
Anzi, quello ucciso dal proiettile, per lo meno ha avuto una vita normale e naturale, e una morte forse persino più rapida e indolore. E magari verrà anche rispettato di più il cibo che avrà da offrire.

Re: Caccia al cervo

Inviato: 11/09/2019, 11:00
da Teseo Tesei
La caccia, intesa come quella oggi praticata in Italia, è indubbiamente utile sia per l’uomo che per gli stessi animali.
A mio vedere non è corretto definire sport un’attività che con il diporto, il divertimento, lo svago ed il diletto poco o nulla dovrebbe aver a che fare.
Ritengo più corretto chiamarla per quello che in effetti è, ovvero una attività.
L’attività venatoria in Italia, perlomeno dove vivo io, negli anni è stata regolamentata e segue a mio vedere un corretto percorso.
Divenendo sempre più impegno, sacrificio ed aiuto rispettoso verso lo stesso mondo animale.
Ovviamente vi è cacciatore e cacciatore e non tutti sono mossi dallo stesso spirito.
Sgarrare costa comunque molto caro.

Personalmente uccidere un animale selvatico senza averne effettiva necessità, sia questa il nutrimento o difesa lo trovo sbagliato. Lo stesso vale per la pesca. Tuttavia non condanno certamente chi si occupa di queste attività in modo serio e leale, specie perché a volte uccidere degli animali selvatici diventa necessario per ragioni che esulano dalla volontà individuale.
Naturalmente trovare animali selvatici decapitati o spellati e lasciati a marcire per il solo gusto di acquisire un “trofeo”, per non dire molto altro che a volte si vede, lo condanno eccome. In genere chi compie certi atti è estraneo alla grande famiglia dei cacciatori o dei pescatori regolamentati. Sebbene qualche eccezione la si trova sempre.

Concordo sul fatto che per la maggior parte dei casi il cacciatore o il pescatore ed i suoi familiari hanno maggiore rispetto della selvaggina o il pescato che tanti consumatori di carne da supermercato.

Quanto alla morte più rapida ed indolore, dipende.
Dipende dalla capacità ed abilità del tiratore che peraltro se non capace neppure viene abilitato alla caccia regolamentata.
Però ad essere sinceri, nonostante tutti gli sforzi per evitarlo, quante bestie si trascinano per chilometri ferite a morte prima di spirare, o cadono dai pendii fracassandosi e morendo per le lesioni provocate dalla caduta prima di offrire la loro carne al cacciatore. Chiunque abbia mai cacciato può testimoniarlo.
In questi casi, notoriamente la carne contiene un eccesso di adrenalina e altri neurotrasmettitori legati alla paura della bestia rendendola oltretutto poco gradevole al palato.
Il cacciatore dunque non deve far soffrire la sua preda sia per questioni etiche che pratiche.
Anche in questi casi quando sgarra, e capita, paga un conto caro e salato.

Credo che queste attività comportino un necessario ed indispensabile percorso di formazione e di acquisizione di cultura venatoria. Alla fine del quale l’uomo o la donna che decide di cacciare deve rendersi conto di essere un elemento importante della catena che unisce l’uomo all’animale, dove il rispetto per gli stessi animali è un passaggio indispensabile ed obbligato.
Per questo il solo termine “sport” associato alla caccia deve provocare un attorcigliamento di budella sia al cacciatore che naturalmente alla preda.
Naturalmente questo è il mio personale POA (punto di osservazione ed ascolto), non sono contro la caccia ma ritengo che etica e rispetto oltre alla effettiva necessità siano condizioni indispensabili per questa attività, dove comunque un essere vivente viene ucciso.
Lo stesso a mio avviso vale per la catena che unisce l’animale dall’allevamento, al mattatoio, al consumatore dove etica e rispetto ed effettiva necessità debbono parimenti coincidere.

Re: Commento

Inviato: 11/09/2019, 11:38
da Marco Daniele
Teseo Tesei ha scritto: 11/09/2019, 1:21Trofei di corna e fame a parte, spezzo una lancia a favore dell'attività venatoria.
Vi sono casi nei quali l'intervento dei cacciatori si rende oggi ancora necessario ai fini della selezione.
Credo che i cacciatori ricoprano un ruolo importante specie in quegli ambienti dove i predatori sono stati eliminati. Una caccia selettiva evita malattie ed enormi sofferenze agli stessi animali.
Non a caso ci sono zone dell'Italia dove l'eliminazione dei lupi ha portato al dilagare dei cinghiali, che sono se possibile ancora più pericolosi, fosse solo per il fatto che si fanno meno problemi ad avventurarsi nelle città (chiedete ai baresi per esempio).
Andare ad ammazzare un cervo solo per avere il palco di corna da esibire sul camino o un elefante o un rinoceronte solo per togliergli il corno che magari si ritiene afrodisiaco è una barbarie, e non sarebbe male se si estinguesse così come si sono estinti i sacrifici umani aztechi o i roghi cristiani. Stessa cosa per pratiche come la caccia alla volpe o, allargando il campo ad attività non venatorie, la corrida che sopravvivono semplicemente come status symbol o tradizioni centenarie alle quali non si riesce proprio a rinunciare. Andare ad ammazzare animali per mangiarne la carne... beh... moralmente parlando potrebbe essere già "migliore", ma viviamo in una società post-industriale che ha superato da svariato tempo la fase da raccoglitori-cacciatori (per quanto stiano dilagando ultimamente comportamenti che mi fanno temere una regressione a livelli australopitechici, con tutto il rispetto per Lucy e compagni) e quindi lo trovo comunque un "lusso superfluo". Nessuno oggi si sognerebbe di andare a procacciarsi la frutta o i cereali in natura perché esiste l'agricoltura, similmente abbiamo inventato l'allevamento e dovremmo sfruttare quello, ovviamente entro determinate norme e limiti (comunque è un'attività che pesa tantissimo sul nostro pianeta in termini di terreni adibiti all'allevamento, acqua per gli animali ed emissioni di scorregge metanose delle mucche nell'atmosfera :lol: ).
L'unico caso di caccia che giustificherei appieno è quello per il controllo delle popolazioni selvatiche, anche se lì ci sarebbe da fare notare che si vanno a correggere problemi e squilibri spesso causati dall'uomo stesso in primis.

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Inviato: 11/09/2019, 15:32
da Namio Intile
Un racconto troppo stringato per permettere giudizi. Tuttavia sei riuscito a conferire al testo un andamento crescente interrotto dalla battuta finale con effetto anticlimax. Peccato che proprio di battuta si tratti: "<Mangerò verdure per oggi> si disse e abbassò l’arma."
L'ironia a volte funziona, altre volte, come adesso, no.
Inoltre, con l'unico discorso diretto presente nel racconto spieghi il presente e il futuro, invece di lasciare al lettore il compito di farsi da sé un'idea.
Avrei preferito una conclusione del genere: "Prese la mira, inquadrò la testa del cerbiatto, poi spostò la canna verso il cielo e tirò il grilletto."
In questo modo il moto ascendente sarebbe stato interrotto soltanto nell'ultimo periodo, dalla canna dell'arma rivolta verso il cielo.
Ognuno ne avrebbe tratto le proprie conclusioni.

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Inviato: 11/09/2019, 15:42
da Angelo Ciola
Racconto scritto in modo essenziale (che spesso è un pregio) ma in questo caso il testo diventa una semplice descrizione di un avvenimento senza nessun coinvolgimento emotivo. Viene leggermente salvato dalla battuta finale che è comunque prevedibile.

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Inviato: 11/09/2019, 17:12
da Isabella Galeotti
Racconto molto scarno, ma con all'interno un argomento di vivace discussione. Caccia sì, caccia no. Non mi sognorei mai di prendere in mano un fucile e addentrarmi nei boschi per sparare a qualche animale. Putroppo sono entrata, mio malgrado, in molte trattorie e ristoranti dove appesi alle pareti c'erano in bella mostra palchi di corna. Per il brano l'ho trovato privo di qualsiasi emozione, se non che alla fine il cacciatore si ravvede.

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Inviato: 13/09/2019, 12:05
da Selene Barblan
Non mi dispiace; trovo poetica la descrizione di questo incontro tra il cervo, maestoso, e il suo inseguitore. Mi si è formata chiara nella mente l’immagine, o meglio una sequenza di immagini, come in un documentario e sono riuscita ad immedesimarmi (non nel cacciatore in quanto tale, ma nella persona che si trova di fronte ad un simile spettacolo e che si lascia intenerire nonostante le iniziali intenzioni). Lo troverei “bello” con un finale un po’ meno brusco (non diverso, ma con uno stile in linea con quanto precede), ma è il mio gusto personale. Da considerare anche positivo il fatto che abbia saputo stimolare un “dibattito” nei lettori :)

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Inviato: 14/09/2019, 18:18
da Stefyp
Mi è sembrato un po' riduttivo che il racconto si sia concluso con un: "mangerò verdure..." Un pochino di emozione o trasporto in più l'avrei gradito. Anche qualche descrizione dell'ambiente o dei sentimenti di tutti i protagonisti, animali compresi.