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Lisabetta

Inviato: 20/09/2019, 22:44
da Sonia85
leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Ti ho amato.
E ti ho perso per sempre.
Era scritto nelle stelle, nel grande libro del destino del Padreterno, che tu e io non potevamo essere felici insieme. E adesso sono qui, affacciata alla finestra da cui ti spiavo sempre, sperando ogni mattina di vedere il tuo sorriso, ma la mia è un’attesa vana perché tu non sei più di questo mondo.
Una violenza inutile e brutale ha reciso lo stelo della tua vita e del nostro amore.
Abbiamo peccato? Forse. O forse no. Quale peccato può mai esserci nell’amore? A volte penso di essere stata come il Sole per Icaro: qualcosa di bello, di stupendo, di desiderabile, a cui il povero giovane si è avvicinato troppo e ne è rimasto scottato.
Forse avrei dovuto aspettarmelo dai miei fratelli. Non fanno che pensare alla loro ricchezza e in me vedono soltanto l’ennesimo strumento per aumentarla. Non fanno che parlare di unioni matrimoniali vantaggiose, di valutare pretendenti su pretendenti, da anni ormai. Non sono mai contenti di questo o quel partito, sono alla ricerca del meglio. E un povero garzone come te non lo era.
Ti hanno ucciso, mio amato Lorenzo. Ti hanno ucciso brutalmente, quei mostri. Sei diventato martire del nostro amore, e io sono tua vedova pur non avendoti sposato.
Mi hanno tolto tutto, quei maledetti. Anche l’ultimo ricordo di te, la piantina di basilico cresciuta nutrendosi nella tua testa, del tuo corpo.
Perdonami, se puoi, per questo scempio al tuo cadavere, ma avevo bisogno di un pezzetto di te accanto a me. Purtroppo i miei fratelli mi hanno tolto anche quello.
Adesso parlano di trasferirci a Napoli, e io dovrò obbedire, così come ho sempre obbedito a ogni loro volere. L’unica volta in cui non li ho seguiti e ho amato liberamente qualcuno a me caro ha pagato a caro prezzo, e non voglio che la cosa si ripeta.
In verità, non credo che avrò ancora molto da vivere. E allora spero che, varcata la soglia della luce, troverò te e solo te, mio Lorenzo. Se esiste una vita dopo la morte, non dovremo attendere a lungo prima di riunirci. Aspettarmi ancora un po’, amore mio.

Tua,
Lisabetta.

Commento

Inviato: 20/09/2019, 23:02
da Isabella Galeotti
Tristemente macabro. Un raccontino che apre il discorso della liberta delle donna. La protagonista è ben delineata e si capisce benissimo che è succube dei suoi fratelli. Il. Brano è scrutto bene e lo si legge in un attimo. Il vaso di basilico ed il pezzetto umano mi hanno un po spiazzato. Comunque poteva si poteva dare un po più di agio, mi sembra confezionato troppo in fretta.

Commento

Inviato: 20/09/2019, 23:14
da Roberto Bonfanti
Una lettera dal contenuto commovente ma dal significato un po’ oscuro, per quanto scritta correttamente eventi e motivazioni rimangono sconosciuti, impedendo di capire la vicenda fino in fondo.
Vedi il mio commento al racconto di Ivan Locatelli, riguardo alla tempistica della partecipazione alla gara.
Anche in questo caso sospendo il giudizio e mi astengo dal votare il racconto.

Commento

Inviato: 21/09/2019, 0:36
da Selene Barblan
Il racconto è scritto piuttosto bene tecnicamente ed il pensiero di Elisabetta si esplicita in modo efficace. Detto ciò non mi ha entusiasmato particolarmente, nonostante le sfumature noir solitamente mi attraggano.

Commento

Inviato: 21/09/2019, 1:07
da Angelo Ciola
Più che un racconto è una drammatica riflessione sul ruolo femminile che è ancora, nella nostra moderna società, subalterno alle figure maschile della famiglia. Poche righe che si leggono velocemente ma che non sono un racconto.

Commento

Inviato: 21/09/2019, 9:07
da Stefyp
Più che un racconto potrebbe essere un incipit. C'è spazio per allargare e approfondire i personaggi qui appena accennati,anche se il rischio è quello di ripetere le innumerevoli storie scritte sull'argomento. Ben scritto e scorrevole

commento

Inviato: 21/09/2019, 23:19
da Laura Traverso
anche se il racconto ha un suo significato senz'altro apprezzabile sulla condizione di certe donne e di certe culture, lo ho trovato eccessivo. L'inserimento del basilico nutrito dai poveri resti del poveretto ucciso, dal mio punto di vista, ci cresceva...

Commento

Inviato: 22/09/2019, 8:41
da Teseo Tesei
Suvvia dai:
Lisabetta da Messina è la quinta novella della quarta giornata del Decameron.
Autore tal Boccaccio Giovanni: toscanaccio irriverente, versatile e sperimentatore.

Tutto avvenne pressoché in un simile contesto:
Lisabetta era una giovin donzella messinese, orfana di padre, viveva coi suoi tre fratelli, originari di San Gimignano divenuti ricchi con affari e commerci. La giovin donzella, non ancora maritata, commette lo sbaglio d’innamorarsi di Lorenzo, un modesto ragazzo di Pisa che aiuta i fratelli di Lisabetta nel loro lavoro. Lorenzo appartiene a un ceto inferiore a quello di Lisabetta pertanto il loro amore assume immediatamente implicazioni sociali assai complicate per l’epoca. La passione tra Lisabetta ed il pisano Lorenzo è invece semplicissima, assolutamente spontanea e naturale.

I tre fratelli scoperto che la sorella si reca nottetempo dal suo amante, inducono così Lorenzo a seguirli fuori città con una scusa, e una volta usciti da Messina lo assassinano occultandone il corpo.

Una notte Lorenzo appare in sogno a Lisabetta, rivelandole di essere stato ucciso dai fratelli, e mostrandole il luogo dove è stato sepolto da questi.
Così Lisabetta ottenendo il permesso dai fratelli di fare una gita in campagna, con una fidata donna di servizio, si reca sul luogo indicatole in sogno dall'amato. Scava trovando il cadavere ma non potendogli dare degna sepoltura, gli taglia la testa per poter conservare vicino a sé almeno un ricordo del suo innamorato.
A casa, Lisabetta nasconde la testa di Lorenzo in un vaso e la copre con una profumatissima pianta di basilico, che cresce in modo assai rigoglioso coprendone il fetore della decomposizione. Ogni giorno Lisabetta piange e si dispera sul vaso di basilico, trasferendo su questo l'amore e la passione insopprimibili per l'amato Lorenzo.

Il comportamento di Lisabetta insospettisce i vicini, che segnalano il tutto ai fratelli.
Questi ultimi decidono quindi di requisirle la pianta e, dopo averci trovato nel vaso la testa dell’amato, fanno sparire il tutto.
Timorosi che vicenda e delitto compiuto diventino di dominio pubblico, abbandonano Messina e si trasferiscono a Napoli, portando con loro Lisabetta.

La ragazza, già ammalatasi dopo la sottrazione della pianta, muore di lì a poco di dolore.

Mettiamola così: il racconto non è propriamente tutto farina del sacco dell'autrice, ma non è neppure plagio trattandosi di lettera che descrive quella situazione con parole proprie dell'autrice.
Tuttavia: UP massimo punteggio così rimango in pole position. :-D

:smt006