Buongiorno, signor Romeo

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2019.

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Stefyp
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Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Stefyp »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La panchina era sempre la stessa. Avrebbe potuto essere un’altra, invece no, sempre la seconda da destra. Forse perché era la più vicina alla strada, o perché un ramo dell’albero le faceva ombra d’estate o magari perché era l’unica rossa. Forse per nessun motivo.
Anche l’ora era sempre la stessa: le 7.45 secondo più, secondo meno.
In qualsiasi stagione dell’anno: con gli occhiali scuri d’estate, con sciarpa e guanti d’inverno.
Il signor Romeo arrivava puntuale tutte le mattine e se ne andava all’ora di pranzo. Si metteva seduto lì sulla panchina rossa e aspettava.
Andava avanti così da anni ormai. Da quel giorno in cui… Be’, dal giorno in cui Romeo si ritrovò solo.
«Buongiorno signor Romeo» lo salutava frettolosa tutte le mattine l’elegante signorina Ada. «Solo Romeo, signorina Ada, solo Romeo» le rispondeva lui ogni volta.
«Ha ragione, domani me ne ricorderò!»
«’giorno Romeo» lo salutava il ragazzotto allampanato con i pantaloni larghi e il cappuccio in testa. «Prima o poi ti cascheranno quei pantaloni» ammiccava il vecchio.
«Domani mi metto la cintura, tranquillo Romeo» ribatteva il giovane strizzando l’occhio.
«Ciao Romeo, sto andando alla scuola materna» lo salutava la bimbetta con le trecce bionde. «Brava, divertiti e fammi un bel disegno.» «Certo Romeo, oggi te lo faccio più bello di ieri.»
«Come va, signor Romeo» lo salutavano discreti i due vecchietti. Arrivavano mano nella mano fino lì e si sedevano a riposare. Lui li guardava con un velo di malinconia e forse un po’ di invidia…
«Salve, Romeo» lo salutava lo studente con la faccia pallida e i capelli spettinati.
«Salve, giovanotto. Oggi a scuola?» «Matematica, mi interroga e non so niente.» «Ma va la, che ti va bene, coraggio!» E il giorno dopo lo aspettava impaziente: «Allora, come t’è andata?» «Sette Romeo, ho preso sette.»
«Hai visto ragazzo che t’è andata bene? Studiala sempre la matematica che serve…»
«Ohilà Romeo» lo salutava il postino in bicicletta. «C’è posta per me?» chiedeva lui ogni mattina. «Si, qualche bolletta da pagare.» rispondeva il postino con la mano sul berretto. «Quelle te le puoi tenere!»
«Buona giornata, signor Romeo» lo salutava assonnato e con il cappello in mano la guardia giurata di ritorno dal turno di notte.
«E a te buon riposo. Tutto tranquillo stanotte?» gli domandava lui
«Tutto tranquillo, i delinquenti mi hanno lasciato in pace.»
«Salve signor Romeo, come andiamo?» lo salutava la signora Clelia, vecchia come lui o forse un po’ di più. «Mica male mia cara e lei?»
«Eh, così, così. Un dolore nuovo ogni mattina!» rispondeva la signora agitando il suo bastone.
«Che ci vuol fare Clelia, siamo vecchi, è giusto così.»

Una mattina Romeo non arrivò, la panchina rimase vuota, deserta. Tutti cercarono il vecchio con lo sguardo e controllarono l’orologio. L’ora era quella giusta. «Che strano» si dissero «sarà stato poco bene.»
Ma anche la mattina successiva la panchina rimase vuota.
«Mai successo, c’è da preoccuparsi» mormoravano in molti.
Poi la notizia si diffuse, fece il giro della città: Romeo se n’era andato nel sonno, serenamente.
Il pensiero di tutti volò alla piccola panchina rossa vuota e solitaria.
E allora Ada ci andò e depose un piccolo mazzo di fiori: «Per lei signor Romeo, anzi Romeo.»
Ci andò il ragazzotto allampanato con un fiore anche lui. «Romeo hai visto? Mi son messo la cintura oggi.»
Ci andò la piccola con le trecce bionde e portò un disegno: «È per te, Romeo. Questo è il disegno più bello che ho fatto. Guarda, ci sei tu sulla panchina.»
Ci andarono i due vecchietti mano nella mano, lasciarono il loro fiore senza dire una parola.
Ci andò lo studente sempre pallido, sempre spettinato: «Ieri ho preso nove in matematica, Romeo. L’ho studiata meglio, sei contento?» E lasciò il suo fiore.
Ci andarono il postino e la guardia giurata insieme, lasciare un fiore sembrava loro troppo poco, deposero il berretto, lì sulla panchina.
Passarono proprio tutti.
Ci andò persino il sindaco con la sua fascia tricolore e una targa nuova di zecca con inciso in bella grafia: “La panchina di Romeo”.
Per ultima arrivò anche Clelia, lasciò il suo fiore e una lacrima: «hai ragione Romeo, siamo vecchi e forse è giusto così.»
Ultima modifica di Stefyp il 27/12/2019, 11:45, modificato 3 volte in totale.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Il racconto è molto tenero e vero, perché certamente attorno a noi vi sono molti "Romeo" che molte volte, il più delle volte, passano inosservati. Qui, invece, si era creato attorno a lui tanta umanità che, con le proprie caratteristiche, ha espresso affetto all'anziano signore. Ho trovato un po ripetitiva la storia narrata, sia durante gli "incontri" con i vari abituali passanti che sul finale. Però comprendo che per rendere l'idea, forse non si poteva fare altro. Comunque è un buon racconto.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Racconto carino, semplice, circolare.
Non si può non voler bene a Romeo, quello che ci viene mostrato di lui è amabile, un simpatico vecchietto al quale tutti vogliono bene, che ha una parola buona per tutti.
Non si può non essere dispiaciuti per la sua dipartita, infatti tutti vanno a omaggiare il suo ricordo e hanno una parola buona per lui.
Se l’avessi conosciuto avrei fatto lo stesso.
Forse il punto debole del racconto è la mancanza di tensione, forse è giusto così.
Un refuso: “man”.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Isabella Galeotti
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Serenità e pace. Profilo del protagonista ben delineato con un carattere dolce, e comprensivo. Questa figura è riportata in questo racconto molto disponibile e pacata, ma chi era prima Romeo? Si poteva mettere due righe. Comunque buon profilo. Ambientazione, la panchina, classica di chi aspetta, di chi attende, perfetta per osservare, un posto al mondo dove tutti ti possono vedere. Ottima location. Un pò ripetitiva, ma altrimenti non ci sarebbe stato racconto, senza questa cadenza, questa continuità nello scandire il passaggio di persone. La chiusa, secca, senza fronzoli di sorta, come lo era Romeo. Ho trovato un refuso. Dal quel giorno in cui…
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Teseo Tesei
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Messaggio da leggere da Teseo Tesei »

Mi piace.
La solitudine uccide.
E' un dato di fatto, la solitudine fa vivere la persona in un "inferno" che ha conseguenze sulla salute, spesso drammatiche e molto più gravi di quanto si pensi. Non è dunque solamente il piano psicologico quello da tenere in considerazione.
La solitudine innesca meccanismi che portano alla demenza, sostengono recenti studi.
I dati sul rapporto solitudine-mortalità sono indiscutibili e dovrebbero convincere ognuno di noi a riflettere seriamente sull'opportunità o meno di evitare l’isolamento dei nostri anziani.

L'anziano tende poi spesso ad isolarsi da sé, specie quando sente venir meno le proprie capacità psicomotorie o cominci a sentirsi un peso.
La questione andrebbe affrontata seriamente.
Anche perché un giorno anziani lo saremo tutti.

Romeo andava al parco per "scippare" i passanti di alcune parole, restituendo immediatamente una parola gentile. Indubbiamente Romeo era solo.

"Abbiate coraggio di essere felici" ha detto il Pontefice ai giovani, "La vecchiaia non è una malattia" ha detto agli anziani.

Pure gli anziani dovrebbero avere coraggio di essere felici, considerando che la vecchiaia non è una malattia. Questo è certamente possibile, con il dono della fede è certamente tutto più semplice.

Un anziano di mia conoscenza alzandosi, ogni mattina, era entusiasta che un nuovo giorno gli fosse stato concesso. Ricordo la sua serenità e voglia di vivere ancor dopo i 100 anni, oltre alla frase che mai si stancava di ripetere: Un dono bello come questo non deve essere sprecato. Nel dirlo emanava una gioia contagiosa impossibile da dimenticare. Si è spento sereno e senza paure amato da tutti.

Evidentemente trovare Dio, non lascia nessun anziano in solitudine.
In fondo Dio è Amore.
Riflettiamoci.

Bel racconto. :-D

:smt006
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
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Stefyp
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Re: Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Stefyp »

Grazie a tutti per i commenti che mi avete regalato fino ad ora. Grazie a Teseo: leggo i tuoi commenti sempre con molto piacere sia quelli per me che quelli per gli altri autori e rifletto...
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Qualche indicazione: separa i discorsi diretti dei vari personaggi andando a capo. Solo se parla la stessa persona, quando si torna dal discorso indiretto, si può proseguire sullo stessa riga.
Serve per fare chiarezza, e a non far confondere il lettore, che sa in questo modo sempre chi parla. E serve a chi scrive a velocizzare i dialoghi, evitando il continuo ricorso a un indiretto chiarificatore, etichettatore.
Occhio alla punteggiatura. A mio modo di vedere mancano parecchie virgole.
E quel "man"...
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Stefyp
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Re: Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Stefyp »

Grazie Namio, per le utilissime indicazioni, ne terrò conto sicuramente.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Ciao Stefyp, racconto bellissimo, mi è piaciuto molto, mi è piaciuta la semplicità con cui hai trattato un argomento così profondo: la solitudine. Il buon Romeo era un uomo solo, da quanto si evince, e riuscì a creare una cerchia di amici, doveva essere una persona amabile se anche i giovanotti gli davan retta.
Mi sono quasi emozionato, c'è mancato davvero poco, di solito do il 5 quando un testo è scritto benissimo ma nonostante ci sia qualche problema di punteggiatura e quel "man" te lo sei meritato tutto per quello che mi hai trasmesso, continua così.
A presto.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Come han detto altri, un racconto molto semplice e piacevolmente scritto, che resta sempre piatto e non ci regala nessun guizzo. Ben intonato al tema della vecchiaia, si potrebbe dire.
Per quanto riguarda la solitudine, mi sembra che Romeo avesse un bel gruppo di amici di ogni età. Amici veri e non interessati, tra l'altro, tant'è che si fanno vivi anche dopo che muore... non di solitudine, probabilmente, magari solo di vecchiaia o di qualche malattia, c'è solo l'imbarazzo della scelta: il cuore che cede, nel migliore dei casi.
Perché il Papa avrà un bel dire che la vecchiaia non è una malattia - cosa che nessuno aveva mai pensato, almeno credo -, ma sta di fatto che è foriera, tranne casi rarissimi che non fanno testo, di un mucchio di malattie, disturbi, doloracci e dolorini, impedimenti di ogni genere e diminuzione di ogni capacità psichica e fisica, motoria in primis. E tutto questo fa parte dell'ordine delle cose, provare per credere quando verrà il vostro turno. Lasciatelo dire a me, che sono nato nella prima metà del secolo scorso, ma anche acciaccato resisterò ancora molto tempo sulle scene per recar il massimo danno alla mia Cassa di Previdenza.
Per la gioia del mio cinico farmacista che dice sempre: "a me non piacciono i malati gravi, che non mi arricchiscono di certo, prediligo i malaticci che invecchiano lentamente e vivono molto a lungo." Che Dio lo strafulmini.
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Teseo Tesei
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Re: Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Teseo Tesei »

Santa Barbara Benedetta, proteggi il farmacista dal fulmine e dalla saetta. :-D

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Saviani
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Re: Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Saviani »

per un momento mi sono seduto su quella panchina, bella è la vita..... che se ne va.....
Uno momento interessante, si può immaginare la panchina, meno il signor Romeo.
mi è piaciuto per la cercata emozione del vuoto lasciato.
grazie
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Daniele Missiroli
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Messaggio da leggere da Daniele Missiroli »

Un racconto struggente e melanconico. In questo caso era ovvio come sarebbe andato a finire, ma non importa. Quello che intenerisce (e un po' commuove) è il comportamento di tutti dopo la scomparsa di Romeo. L'unico fuori posto è il sindaco, ma va be', almeno la panchina sarà ricordata per sempre come la panchina di quel brav'uomo.
Stavo facendo la lista degli errori, ma ho visto che te li hanno già segnalati. Quando cambia il personaggio che parla, si deve andare a capo. E poi, in diversi casi, ci vuole la virgola. Per esempio:
Solo Romeo, signorina...
Che ci vuol fare, Clelia...
Salve, signor Romeo, come andiamo?
La regola più disattesa (lo facevo anch'io) è il vocativo.
http://www.grammaticaitaliana.eu/vocativo.html
Stefyp
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Re: Buongiorno, signor Romeo

Messaggio da leggere da Stefyp »

Grazie mille per i consigli. Sempre preziosi e apprezzati!
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Francesco Dell'Accio
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Messaggio da leggere da Francesco Dell'Accio »

Ciao Stefyp
Il racconto è carino e rassicurante.
Devo dire che non l'ho trovato malinconico, e non mi sembra che Romeo sia una persona sola e abbandonata. Quotidianamente incontra al parco il suo mondo, persone, di tutte le età con le quali scambia alcune parole.
Per il resto l'ho trovato un po' scontato e privo di pathos. Ma è solo il mio gusto personale.
Ciao
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Ognuno a suo modo lascia la sua impronta nel mondo; c’è chi passa quasi inosservato, chi, come Romeo, diventa quasi parte della vita di altre persone e, quando se ne va, lascia un segno. Il racconto secondo me trasmette bene come pochi istanti di vita condivisa possano influire sulle persone. Risulta anche piacevole da leggere e lo trovo coerente e scritto bene. Secondo mio parere non è particolarmente originale ma non penso che l’intento dell’autrice fosse quello di sorprendere. Voto 3
Giampiero
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Messaggio da leggere da Giampiero »

Uno sguardo nell'umano sentire, direi. In questo racconto emerge, a mano a mano, non solo la personalità socievole di questo simpatico signor Romeo, ma anche chi con lui c'ha avuto a che fare tutti i giorni: un po' tutti, insomma, dal bambinetto all'uomo adulto. Ma il vero protagonista del racconto è la "mancanza", il venire meno della presenza di quest'uomo ormai parte di un contesto sociale, che a un certo punto tutti ne avvertono la sparizione. E anche il lettore.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
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