Tre androidi cosmonauti
Inviato: 08/10/2019, 23:02
Richard Pink, seduto sulla lussuosa ed ergonomica poltrona del suo ufficio, assisteva agli ultimi preparativi attraverso la parete in vetro.
La punta dello space shuttle Miguel I luccicava; la navicella puntava dritto in alto contro il sole. Le scalette arancione fosforescente furono smontate, gli addetti alla preparazione si allontanarono, sotto lo sguardo attento del ricco magnate; Mr. Pink si avvicinò al vetro, pensava che sembrassero piccole formichine, fece finta di schiacciarle premendo il polpastrello dell'indice contro la parete trasparente.
I motori si accesero, iniziò il countdown: 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1
La sala pilotaggio ospitava tre cosmonauti ben allacciati ai loro sedili. La propulsione li schiacciò contro lo schienale; i tre chiusero gli occhi e afferrarono saldamente i tubi d'acciaio, che costituivano la struttura. In otto minuti la capsula era in orbita, libera dai booster di lancio. Le luci rosse furono sostituite da brillante luce bianca. M-000, M-001 e M-002, androidi Human Native, corpo d'acciaio, cuore umano, slacciarono le cinture, galleggiavano in assenza di gravità; si scambiarono sorrisi soddisfatti.
«Concentrazione ragazzi. La missione è appena iniziata.» Gracchiò la voce di Mr. Pink.
M-000 tornò subito ai comandi, avviò la gravità artificiale, controllò le coordinate, aumentò la velocità di propulsione e impostò il pilota automatico.
«Wow, non mi sembra vero.» Disse M-002
«Siamo nello spazio Youssuf!» Rispose M-001
«Datti una calmata, Mao.»
«Ronald, rilassati.» Obiettò M-001
«Abbiamo del lavoro da svolgere, controllate che sia tutto in ordine, fra dieci minuti indurremo il sonno artificiale. Il viaggiò durerà solo ventiquattro ore.»
Mao e Youssuf, rispettivamente M-001 e M-002, sbuffarono sonoramente.
Concluso il rapido controllo i tre androidi tornarono al posto, spensero la gravità artificiale, impostarono il timer e si disattivarono.
Ventidue ore più tardi riaprirono gli occhi. Attraverso gli oblò potevano vedere la superficie lunare. Nelle successive due ore prepararono l'allunaggio.
«Base, qui M-001, passo.»
«Ti riceviamo forte e chiaro, passo.»
«Tre minuti all'allunaggio, passo.»
«Buona fortuna, passo e chiudo.»
La manovra non fu difficoltosa, l'addestramento stava dando i suoi frutti. M-000 manovrò la navicella facendole toccare il fondo del cratere lunare delicatamente.
«Base, allunaggio avvenuto con successo. Passo.»
La trasmittente emise urla di gioia.
I tre staccarono la trasmissione senza aspettare risposta, sapevano già cosa fare. Indossarono i caschi, afferrarono il piccolo carrello con il materiale necessario e, aperto il portellone, lo fecero scivolare; attivarono il motore elettrico, facilitando il trasporto, e si allontanarono per circa 10 metri. Saldati i freni alle ruote del carrello, M-000, M-001 e M-002 si distanziarono e posizionarono una stella d'argento ciascuno sul suolo grigio, pigiarono un tasto rosso, tre raggi schizzarono in alto unendosi in una cupola. Gli androidi guidarono il carrello all'interno dei raggi, impugnarono le stampanti 3D, le accesero e iniziarono a creare l'involucro della cupola. Raggiunta la loro altezza massima, fissarono le stampanti alle porzioni di parete già stampata lasciandole lavorare in autonomia.
La costruzione durò alcune ore; giunti quasi alla fine, l'aria ossigenata, contenuta in tre grandi bombole coricate sul carrello, fu diffusa attraverso i pressurizzatori.
Il primo avamposto lunare della PinkLab. E della storia stava prendendo forma.