La montagna di Odeena

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Selene Barblan
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La montagna di Odeena

Messaggio da leggere da Selene Barblan »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Zayn guida con fare sicuro per le strade della città con il pensiero ancora un po’ lento e denso dei sogni della notte passata. Si deve incontrare con Falco nei posteggi del “Progress”, bar conosciuto per gli “apero” tanto cari ai ragazzi della sua età, e, mentre passa per le vie già trafficate di automobili, le idee emergono e si mescolano alle ombre oniriche che l’hanno tenuto sveglio. Probabilmente ha dormito poco anche per l’ansia di dover parlare con il Monga che, quando è stato contattato da Falco per chiedere un’intervista, non è sembrato particolarmente interessato o disponibile; eppure sarebbe un sogno pubblicare sul blog la storia e magari anche la fotografia del quadro del Rossi.

Questi pensieri vengono disturbati dall’immagine di un grosso SUV che si dilata nello specchietto retrovisore dell’automobilina di Zayn, una biglia che rotola lungo il viale alberato fiancheggiante il lido comunale. Il ragazzo vede arrivare sulla sinistra dei pedoni che vogliono attraversare la strada, dunque rallenta e si ferma; dietro di lui la grossa automobile nera si sposta sulla sinistra con fare nervoso e pressante, messaggio evidente che chi la guida vorrebbe tanto ridurre ad una foglia sottile il piccolo mezzo che lo precede, incurante di qualsiasi regola stradale. Zayn comincia a tamburellare sul volante e, una volta passata la coppia al passaggio pedonale, procede un po’ spedito, conscio del nervosismo arrogante del nero conducente, caricandosi anch’egli di un po’ di sana aggressività, che cresce a dismisura quando l’altro, con il suo incedere minaccioso, gli fa perdere l’entrata del posteggio dove deve incontrare Falco. Sterza quindi a sinistra per fare il giro del rione, sempre tallonato dal piratesco guidatore, ed in lontananza intravede all’incrocio antistante le scuole comunali un poliziotto che fa passare pacificamente bambini e mamme urlanti. Zayn fa un voto di castità in cambio di un arresto in diretta del pericolo su quattro ruote, che purtroppo, accortosi anch’esso del blocco stradale, svolta in una stradina laterale e si dilegua.

Carico ormai di energia elettrostatica e scaricatosi dai pensieri notturni, Zayn torna al posteggio dove Falco è ad attenderlo con sguardo smarrito.
«Che è successo, ti ho visto svoltare …» chiede Falco dopo aver depositato il suo zaino sul sedile posteriore del mezzo di Zayn, che risponde: «Un maledetto voleva stirarmi, non la smetteva di pressarmi il culo».
«Ah, sì ho notato…» Falco non sembra particolarmente impressionato dalla scena alla quale ha assistito e chiede al collega se è riuscito a mettere giù una bozza di intervista da sottoporre al signor Monga.
«Qualcosa sono riuscito a fare, ma non ero particolarmente ispirato; la conseguenza è stata una notte turbolenta e animata da sogni» risponde Zayn.
Falco sospira e ribatte «È solo un’intervista ad un contadino, non vedo perché devi agitarti tanto».
Mentre porta la sua macchinina lungo la tortuosa strada che segue le rive del lago Zayn cerca di far capire all’amico l’importanza di avere una testimonianza di un parente dell’artista per dare un contesto all’opera d’arte che andranno a presentare sul loro sito di discussione. Falco si toglie gli occhiali, ci alita sopra e li lucida con fare noncurante: «Abbiamo già parecchio materiale sul quale lavorare, considera questa come una ciliegina sulla torta e non come un fattore fondamentale di buona riuscita».

Zayn da qualche minuto è silenzioso, ascolta il tic tic incessante della pioggia sui vetri dell’automobile, gli scrosci sordi dei rigagnoli che si formano sulla strada, guarda l’andirivieni del tergicristalli ipnotico e musicale. L’eco del motore dell’automobile appare e scompare con l’alternarsi di finestre e muri nelle gallerie che incombono sulle acque nere del lago. La musica alla radio – my head is a jungle, jungle – è fastidiosa, monotona, irrita Zayn che schiaccia con veemenza il tasto per far partire il CD. È un po’ di tempo che non sopporta più il martellante ripetersi delle stesse identiche canzoni, tutti e tutti i giorni. Gli ricorda quando da bambino faceva a gara con gli amici a fare le capriole in acqua senza prendere fiato. Il tempo si fermava e la testa, il mondo, giravano e giravano in mille bolle. Al riemergere dall’acqua tutto vacillava per qualche momento, una sensazione di smarrimento e sospensione. Stordimento per mancanza di ossigeno.
«A me non dispiaceva quella canzone» a mala pena comprensibile mugugna Falco.
«Io invece mi sono proprio rotto di dovermi sorbire la solita pappina tutti i giorni…» risponde Zayn senza diritto di replica. «Sarebbe bello mettere su una stazione radio indipendente come “Radio Brera”, con musica sempre diversa, approfondimenti seri sia su temi d’attualità che di natura artistica» aggiunge il guidatore.
«Abbiamo già abbastanza da fare con il nostro blog, non credi?» ribatte Falco con velata ironia.

Zayn direziona nuovamente tutta la sua attenzione alla strada, che si sta facendo tortuosa e ripida, le case sono sempre più distanziate tra loro e sempre più nascoste dalla boscaglia. Zayn è in parte ammirato dalla bellezza del luogo ed in parte intimorito dall’avvicinarsi dei fianchi delle montagne in una valle sempre più stretta. Dinanzi a loro una cascata di luce inonda foglie verdi rosse gialle brune, che si amalgamano in un mosaico indefinito ed infinito. Zayn strabuzza gli occhi, l’effetto della luce lo confonde un poco.
«Che posto selvaggio, potrebbero abitarci dei lupi» esterna così le sue impressioni il ragazzo al volante.
«Già, ma anche se ce ne fossero non avrebbero vita facile; da queste parti finirebbero con un proiettile nelle chiappe, altro che vivi e lascia vivere…».
La valle in quel momento si apre momentaneamente in un altopiano prima di riarrotolare le proprie spire come un serpente pronto all’attacco. Ed è allora che Zayn e Falco si trovano di fronte all’ingresso del villaggio: case dall’aspetto decadente, vialetti sterrati, automobili di grosse dimensioni e con le ruote coperte di fango.

La casa del Monga è piccola e scura. I muri, coperti d’edera e spaccati in più punti come denti di un vecchio, sembrano aprirsi verso l’interno in un ghigno poco invitante. Le ruote dell’automobile di Zayn slittano leggermente sulla ghiaia del vialetto d’accesso e si fermano davanti alla staccionata dei maiali. Letizia e Giunone guardano fuori dal loro lurido recinto e lanciano grida di giubilo all’avvicinarsi dei due ragazzi, il loro odore man mano più insistente e penetrante. Zayn e Falco camminano lungo il ballatoio che circonda la casa e bussano con il maniglione a forma di ferro di cavallo che pende dalla porta. Ad aprire giunge una signora con lo sguardo sfuggente che ansima: «Mio fratello arriva subito, venite venite venite» e li introduce in salotto dove si distinguono poco i contorni dei mobili, la luce non riesce a filtrare dai vetri dell’unica finestra che dà sul cortile. Il Monga appare dopo qualche minuto sulla porta, figura nera su fondo scuro, le spalle incurvate e il testone incassato. Con andatura sbilenca si avvicina ai due ragazzi, rimasti in piedi ad aspettarlo; li guarda con occhi opachi ed una domanda inespressa sulle labbra.
«Salve, sig. Monga, ci siamo sentiti al telefono giorni fa; siamo due blogger interessati all’opera del Rossi in suo possesso. Ricorda che abbiamo concordato di trovarci oggi in modo da discuterne di persona?».
Il vecchio non risponde e non dà cenno di aver capito. Si siede sulla poltrona facendo tendere sulla pancia la canotta macchiata di unto e d’altro ancora. Zayn e Falco si siedono a loro volta sul divano, sebbene non invitati a farlo. Si ritrovano così fin troppo vicini all’uomo e allo sgradevole olezzo di letto non rifatto da tempo che emana.
«Con l’intervista vorremmo avere maggiori informazioni riguardo al quadro e alla sua storia, per poterne dare un contesto ai lettori del nostro blog» cerca di spiegarsi meglio Zayn, che nutre seri dubbi sul grado di comprensione del loro ospite.
Il Monga ha l’aspetto di un bevitore di birra che si è addormentato sulla sua sedia preferita e che si risveglia improvvisamente, la testa un po’ cotta dal sole. Finalmente egli apre bocca e si rivolge ai due con un «Mmmh» sospirato attraverso i denti marci. Zayn fa fatica a non ritrarsi a causa dell’alito pesante dell’interlocutore.
«Ahaahhahahaaaa… Blog? Ahahahahahaaaah»
«Si, si tratta di una pagina web dove postiamo regolarmente articoli e interviste; i followers possono commentare e condividere…» Zayn si perde tra pensieri e termini che in ogni modo non sembrano parlare molto all’essere al quale sono indirizzati. Falco con fare pragmatico interloquisce «Se lei è d’accordo ci piacerebbe vedere il quadro».
Il Monga pronuncia finalmente una frase compiuta: «Teresa, il quadro». La voce non è forte, somiglia ad un brontolio, ma la sorella deve avere ancora un buon udito perché si sentono dei passetti rapidi lungo il corridoio e su per le scale.
Il clima in salotto intanto è leggermente imbarazzante. Zayn parla un po’ troppo e troppo velocemente, senza davvero sapere cosa dire. Falco aggiunge dettagli a suo avviso più comprensibili all’uomo che, forse, li sta ascoltando, mentre gli viene descritta la storia di come è stato creato il loro sito di scambio su internet che tratta di artisti del Ticino e del Nord Italia.
«Sappiamo che il Rossi era un suo lontano parente» afferma Falco.
«Era un lontano parente di mia madre… » i capelli schiacciati sulla fronte fanno risaltare ancor più lo sguardo del Monga, ora un po’ rapace; i pensieri gli passano dietro gli occhi come nuvole che ora coprono ora riflettono la luce del sole. Forse non è così assente come ha inizialmente dato a vedere. In ogni caso è di poche, rare parole e la sorella, Teresa, fa in tempo a tornare con in mano il quadro tremante prima che si riesca ad instaurare un vero e proprio dialogo.

Teresa fa per porgere al fratello la tela coperta da un panno polveroso, ma lo sguardo di lui le fa cambiare idea, quindi lo appoggia con una certa apprensione sull’altra poltrona ed esce di scena senza proferire parola.
«Volete sapere del quadro; l’ha ricevuto mia madre in regalo, non so quando, non so altro. Se volete guardatelo».
Zayn si sporge ed afferra il quadro, lo scopre e lo ammira rapito. Anche Falco si sporge e lo osserva da dietro le spalle dell’amico. Una donna, vestita di un bianco trasparente, sembra abbracciare, corrisposta, un albero di fichi dall’aspetto antico, saggio, messaggero di serenità. L’albero regala alla dama i suoi dolci frutti, che vengono raccolti in una cesta di vimini. La luce che illumina il luogo è timida, fa capolino tra le foglie, fuori campo, e va ad illuminare un parte del prato e parte della veste candida, che sembra amalgamarsi con l’erba fiorita del campo.

Zayn e Falco si dirigono all’automobile; hanno potuto fotografare l’opera, che ha risvegliato in loro sentimenti, seppur diversi, complementari. Zayn entusiasta per la scelta dei colori, così delicata, per il significato intrinseco dell’immagine, per il riferimento al legame con la natura. Falco per le belle proporzioni, la musicalità, i tratti eleganti. Dal Monga non hanno ottenuto altro; concordavano nel pensare che non sembrava avere idea del valore dell’oggetto in suo possesso. Probabilmente non si era mai posto prima alcuna domanda in proposito.
Appena prima di uscire però la sua voce li aveva fermati «Siete arrivati da una strada pericolosa. Per tornare farete meglio a proseguire lungo la via principale, la strada è più lunga ma riserva meno sorprese… Ahahahahahaaaa…».
Il ghigno col quale accompagna questa frase inquieta Zayn. Falco salendo sul mezzo sostiene che sarebbe meglio seguire il suo consiglio. L’altro, seppur poco convinto, acconsente, più che altro perché la pioggia ha ricominciato a cadere e la via intrapresa all’andata, così ripida e stretta, potrebbe effettivamente essere pericolosa.

La strada sale sale sale, punta al cielo e alla nebbia che avvolge le cime della montagna. Zayn non capisce perché invece non vada verso il basso, verso la valle e la strada principale. Non è seriamente preoccupato, piuttosto leggermente inquieto, ci sono dei particolari che non quadrano.
«Guarda, Falco, c’è scritto “Margini Indifesi” quasi che ci debba essere una qualche belva pronta ad attaccarli da un momento all’altro» dice al collega, che gli risponde con sguardo assonnato: «Certo che ne hai di fantasia… da vendere …».
Dopo diversi tornanti raggiungono ed attraversano un villaggio, con la luce del giorno che comincia ad affievolirsi. Il nome dell’agglomerato di case non li aiuta a capire se si trovano sulla strada giusta e Zayn vorrebbe tanto avere un navigatore in quel momento.
«Se il vecchio ci ha detto di venire da questa parte avrà avuto le sue ragioni… credo che conosca la valle come le sue tasche; che ragione avrebbe avuto per dirottarci?» argomenta Falco.
È proprio quello che si sta chiedendo Zayn, che comincia ad essere stufo di boschi umidi e scuri. Dopo un altro quarto d’ora di viaggio, con Falco addormentato e la testa piegata ed appoggiata al finestrino appannato, il guidatore vede su un grande muro la scritta “Odeena ti amo” e il nome gli risuona nelle orecchie esotico ma non sconosciuto. Il pensiero della strada lo riassorbe però quasi subito. È ora veramente molto dubbioso, pensa che il Monga abbia voluto prenderli in giro e si sta chiedendo se non sia il caso di girare alla prima occasione per tornare in dietro. Anche perché non c’è un’anima viva a cui chiedere informazioni. In quel mentre passano davanti ad una vecchia stalla semidiroccata; sul portone di legno risalta la scritta, rossa, “Ode a En” che, senza apparente motivo, gli provoca dei brividi lungo la schiena.
«Falco, accidenti, come fai a dormire in questa situazione? Siamo dispersi in una valle dimenticata da Dio, non sappiamo dove siamo né dove stiamo andando, si fa buio, siamo in ritardo, sembra che ci vivano solo dei pazzi qui e tu ronfi pacifico?» il tono stridulo di Zayn fa svegliare Falco, che trova particolarmente poco gradevole sia il risveglio dal suo piacevole torpore, sia il tono accusatorio dell’altro.
«Oh, ma qual è il problema, insomma? A parte che Dio non lo conosco, e non so se abita queste valli, a parte che i pazzi di cui parli per ora non ci hanno attaccato di sorpresa, è mio modesto parere che bisogna prima andar su prima di scendere. Forse per evitare qualche valle o fiume o che so io d’altro. E chiedi a qualcuno se proprio non riesci a contenere le tue ansie, no? Sono un po’ stufo delle tue uscite fantasiose, comincio a pensare che sia tu il paranoico e non i poveracci che abitano questa valle».
Zayn, rosso in viso, ribatte che, se non fosse per la sua fantasia, probabilmente il loro progetto non sarebbe neanche partito, data la resistenza iniziale di Falco.
«La mia non è mancanza di volontà, pensavo ti fosse chiaro, ho solo voluto avere delle certezze sulla buona riuscita del progetto prima di imbarcarmici…».
Zayn fa fatica a continuare la conversazione. Sbuffando mette su un altro CD e alza il volume. Falco si appoggia nuovamente al vetro freddo del finestrino. Passano lunghi momenti di pensieri inespressi, dubbi, recriminazioni mentali, sensi di colpa e tentativi, soprattutto da parte di Zayn, di trovare delle parole adeguate alla situazione. Per chiarirsi e togliere l’astio creatosi, senza però lasciar perdere la propria opinione, senza soccombere a frasi di circostanza. Ad un tratto un ronzio ed un gracchiare provenienti dall’apparecchio radio fanno rizzare i peli sulle braccia di entrambi “frrrr kshhhhh prriiiiii - ed è importante pensare al significato della parola Ode se si pensa - gr frrrr pshhhh - è come scalare una montagna – sfriiiiiiii - in fin dei conti non ci sono percorsi prestabiliti - sgniii frii pshhh”.
«Ma che diavolo succede? Vedi che siamo in un posto stregato? Com’è possibile ricevere un segnale radio se stiamo ascoltando un CD?» domanda con un grido Zayn, gli occhi sbarrati come un cervo abbagliato dai fari di un automobile.
«E rieccoci con le tue congetture mitologiche; sarà un qualche errore di trasmissione, un difetto elettronico…».

Zayn non fa a tempo a ribattere. Dietro la curva seguente ad attenderli c’è una nebbia densa che ingoia in un baleno il piccolo mezzo e i suoi passeggeri. L’ultimo pensiero di Zayn è l’immagine della ragazza del quadro, appesa per le vesti ai rami famelici dell’albero. Sullo sfondo un enorme massiccio nero, incombente. La montagna di Odeena gli si riversa addosso, poi solo un ghigno straziante e nulla più.
Ultima modifica di Selene Barblan il 12/11/2019, 22:58, modificato 1 volta in totale.
Selene Barblan
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Re: La montagna di Odena

Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Mi scuso in anticipo per la lunghezza del racconto... spero non sia troppo tedioso. Mi interesserebbe soprattutto avere una vostra opinione riguardo al finale, che non mi convince ancora nonostante l'abbia modificato.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Beh, effettivamente non credo che vincerai il premio "brevità", ma non mi darei pensiero: questo è quello che volevi dire e l'hai detto, non vedo cosa avresti potuto tagliare. Prima di arrivare al punto che ti interessa, ovvero il finale, ti segnalo qualcosa. Spezzerei alcune frasi come questa: "Zayn comincia a tamburellare sul volante e, una volta passata la coppia al passaggio pedonale, procede un po’ spedito, conscio del nervosismo arrogante del nero conducente, caricandosi anch’egli di un po’ di sana aggressività, che cresce a dismisura quando l’altro, con il suo incedere minaccioso, gli fa perdere l’entrata del posteggio dove deve incontrare Falco." A qualcuno potrebbe mancare il fiato, con conseguenze nefaste e persino letali. Come pure: "Mentre porta la sua macchinina lungo la tortuosa strada che segue le rive del lago Zayn cerca di far capire all’amico l’importanza di avere una testimonianza di un parente dell’artista per dare un contesto all’opera d’arte che andranno a presentare sul loro sito di discussione." Per favore, metti almeno una virgola tra "lago" e "Zayn", e magari una anche dopo: tanto sono gratis. Altre frasi si potrebbero semplificare con poco, tipo questa" "Si ritrovano così fin troppo vicini all’uomo e allo sgradevole olezzo di letto non rifatto da tempo che emana." che potrebbe diventare "Si ritrovano così fin troppo vicini all’uomo che emana uno sgradevole olezzo di letto da tempo non rifatto." Altra frase strana, pure tenendo presente la contorta personalità del Manga; "«Sappiamo che il Rossi era un suo lontano parente» afferma Falco. «Era un lontano parente di mia madre… »". Bastava fargli rispondere di sì: per la proprietà transitiva, un parente di sua madre è anche suo parente.
Venendo al punto del finale, neppure a me entusiasma perché è un po' troppo gratuito e privo di senso logico rispetto a quanto precede. Personalmente mi piacciono i finali che siano stati anticipati in modo piuttosto oscuro nella narrazione, trovando conferma e chiarimento solo al termine. Mi spiego con un esempio che mi è venuto in mente leggendo. Il quadro potrebbe avere la caratteristica di mostrare uno sfondo indefinito e infinito. Il Monga potrebbe dire:" «Siete arrivati da una strada pericolosa. Per tornare farete meglio a proseguire lungo la via principale che è più sicura, anche se più lunga, molto più lunga, praticamente senza fine… Ahahahahahaaaa…»." Le scritte potrebbero mostrare "Finisterra", Zayn potrebbe chiedere al compagno "vuol dire che oltre non c'è più nessun paese?", e la radio "frrrr kshhhhh prriiiiii - no, vuol dire proprio - gr frrrr pshhhh - che dopo c'è solo il nulla – sfriiiiiiii..." Hai già capito che poi entrano nella nebbia e continuano a guidare per sempre su una strada che non finirà mai. Spero di aver chiarito il concetto. A proposito, occorrerebbe anche cambiare il titolo. P.S. Scrivi molto bene.
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Stefyp
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Mi spiace ma il racconto non mi ha preso particolarmente. L'ho trovato troppo lungo e dispersivo.
Le frasi sono troppo lunghe, mi ci sono persa spesso e ho dovuto tornare indietro.
Qualche sforbiciata qua e là sarebbe doverosa e non toglierebbe niente al testo. Ad esempio:
"il suo zaino sul sedile posteriore del mezzo di Zayn" è già chiaro che il mezzo è di Zayn
"a mala pena comprensibile mugugna" il mugugno è sempre a mala pena comprensibile che quindi si può togliere.
"risponde Zayn senza diritto di replica." Senza diritto di replica non serve si può togliere.
Non vorrei sembrare pedante, ma ho ancora nelle orecchie un insegnante ad un corso di scrittura che ci martellava con questi esempi e devo dire che aveva ragione. Tagliare il più possibile rende il prezzo più godibile.
Rispetto al finale è un po' troppo buttato lì. Si intuisce che qualcosa deve succedere, ma poi quando succede finisce tutto in fretta. Una spiegazione, anche se piccola, io me la sarei aspettata.
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Giorgio Leone ha scritto: 13/11/2019, 14:27 Beh, effettivamente non credo che vincerai il premio "brevità", ma non mi darei pensiero: questo è quello che volevi dire e l'hai detto, non vedo cosa avresti potuto tagliare. Prima di arrivare al punto che ti interessa, ovvero il finale, ti segnalo qualcosa. Spezzerei alcune frasi come questa: "Zayn comincia a tamburellare sul volante e, una volta passata la coppia al passaggio pedonale, procede un po’ spedito, conscio del nervosismo arrogante del nero conducente, caricandosi anch’egli di un po’ di sana aggressività, che cresce a dismisura quando l’altro, con il suo incedere minaccioso, gli fa perdere l’entrata del posteggio dove deve incontrare Falco." A qualcuno potrebbe mancare il fiato, con conseguenze nefaste e persino letali.

😅😅 si forse è meglio evitare simili scenari ...


Come pure: "Mentre porta la sua macchinina lungo la tortuosa strada che segue le rive del lago Zayn cerca di far capire all’amico l’importanza di avere una testimonianza di un parente dell’artista per dare un contesto all’opera d’arte che andranno a presentare sul loro sito di discussione." Per favore, metti almeno una virgola tra "lago" e "Zayn", e magari una anche dopo: tanto sono gratis.

Ok, mi prenderò il tempo per rileggerlo, grazie per il consiglio!

Altre frasi si potrebbero semplificare con poco, tipo questa" "Si ritrovano così fin troppo vicini all’uomo e allo sgradevole olezzo di letto non rifatto da tempo che emana." che potrebbe diventare "Si ritrovano così fin troppo vicini all’uomo che emana uno sgradevole olezzo di letto da tempo non rifatto." Altra frase strana, pure tenendo presente la contorta personalità del Manga; "«Sappiamo che il Rossi era un suo lontano parente» afferma Falco. «Era un lontano parente di mia madre… »". Bastava fargli rispondere di sì: per la proprietà transitiva, un parente di sua madre è anche suo parente.

Idem come sopra, grazie!! Penso che aspetterò di leggere tutti i commenti e poi manderò dal parrucchiere il racconto 😊


Venendo al punto del finale, neppure a me entusiasma perché è un po' troppo gratuito e privo di senso logico rispetto a quanto precede. Personalmente mi piacciono i finali che siano stati anticipati in modo piuttosto oscuro nella narrazione, trovando conferma e chiarimento solo al termine. Mi spiego con un esempio che mi è venuto in mente leggendo. Il quadro potrebbe avere la caratteristica di mostrare uno sfondo indefinito e infinito. Il Monga potrebbe dire:" «Siete arrivati da una strada pericolosa. Per tornare farete meglio a proseguire lungo la via principale che è più sicura, anche se più lunga, molto più lunga, praticamente senza fine… Ahahahahahaaaa…»." Le scritte potrebbero mostrare "Finisterra", Zayn potrebbe chiedere al compagno "vuol dire che oltre non c'è più nessun paese?", e la radio "frrrr kshhhhh prriiiiii - no, vuol dire proprio - gr frrrr pshhhh - che dopo c'è solo il nulla – sfriiiiiiii..." Hai già capito che poi entrano nella nebbia e continuano a guidare per sempre su una strada che non finirà mai. Spero di aver chiarito il concetto.

Chiarito perfettamente!! Grazie mille davvero, trovo che siano ottime idee e prenderò spunto da quanto mi dici per rimaneggiarlo...

A proposito, occorrerebbe anche cambiare il titolo.

Ok ci penso...

P.S. Scrivi molto bene.


Grazie 🙏 e grazie per il tempo dedicato a leggere e commentare!!
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Stefyp ha scritto: 13/11/2019, 19:07 Mi spiace ma il racconto non mi ha preso particolarmente. L'ho trovato troppo lungo e dispersivo.

Non dispiacerti, l’ho pubblicato proprio per avere spunti da lettori diversi 😊

Le frasi sono troppo lunghe, mi ci sono persa spesso e ho dovuto tornare indietro.
Qualche sforbiciata qua e là sarebbe doverosa e non toglierebbe niente al testo. Ad esempio:
"il suo zaino sul sedile posteriore del mezzo di Zayn" è già chiaro che il mezzo è di Zayn
"a mala pena comprensibile mugugna" il mugugno è sempre a mala pena comprensibile che quindi si può togliere.
"risponde Zayn senza diritto di replica." Senza diritto di replica non serve si può togliere.
Non vorrei sembrare pedante, ma ho ancora nelle orecchie un insegnante ad un corso di scrittura che ci martellava con questi esempi e devo dire che aveva ragione. Tagliare il più possibile rende il prezzo più godibile.

Ok, si il tuo pensiero è in linea con quanto detto da Giorgio e farò del mio meglio per revisionarlo ...

Rispetto al finale è un po' troppo buttato lì. Si intuisce che qualcosa deve succedere, ma poi quando succede finisce tutto in fretta. Una spiegazione, anche se piccola, io me la sarei aspettata.


Ok .. io sono spesso enigmatica nelle conclusioni dei racconti e penso che questa caratteristica non me la leverò facilmente, detto ciò forse accogliendo quanto detto da Giorgio (aggiungendo dei dettagli nel corso dei racconti) il finale (che molto probabilmente cambierò) risulterà meno buttato lì come dici tu.

Grazie mille anche a te per il tempo che hai dedicato alla lettura e all’analisi del racconto 😊
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

La lunghezza del racconto sarebbe passata quasi inosservata se lo scorrere dello stesso fosse stato un poco più "sciolto". Vi sono lunghezze nei periodi che appesantiscono lo scritto rendendolo piuttosto pesante da leggere. La trama non mi ha coinvolto molto. Il racconto, però, nel suo insieme (a parte quanto già precisato) è scritto correttamente.
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Re: La montagna di Odeena

Messaggio da leggere da Mario Flammia »

Il racconto sembra interessante, ma ti segnalo che attualmente ci sono dei refusi nelle prime righe. Buona domenica!
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Potevi maneggiare meglio l'episodio del SUV nero, Selene; perché in definitiva lo lasci esaurire senza aggiungere nulla al contesto. E invece poteva essere un modo per evidenziare l'ansia del protagonista èer ciò che l'attende (una specie di premonizione), ma del tutto immotivata nella fattispecie, dato che l'auto poi svicola.
Invece il narratore prende sul serio le ubbie di Zayn, che alla fine si rivelano infondate. Manca il contrasto necessario dunque.
A proposito del narratore, mi sembra che sia esterno, perché sa tutto, è onnisciente, osserva i protagonisti (dall'esterno appunto) e giudica ciò che avviene: una scelta difficile, e un po' controcorrente. Il linguaggio di questo narratore mi è parso poi incongruente: i termini gergali, tipo apero (che significa?) o dialettali, come l'articolo posto prima del nome della persona, a mio avviso avresti potuto inserirli nei dialoghi invece che metterli in bocca a quel tipo particolare di narratore (esterno).
Attenzione infine a termini come nero conducente, piratesco guidatore: rivelano un pizzico di acerba ingenuità.
Quanto al racconto in sé, dovevi dire qualcosa in più sulla tela (il motore del racconto), sulle leggende del luogo, sulla montagna di Odeena del titolo, invece niente: ti arrendi e lasci perdere; e così la rete emozionale che con fatica avevi costruito nel finale risulta piena di buchi.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto mi piace, pur con qualche difetto, evidenziato dai commenti precedenti. È ben scritto e ha un buon sviluppo narrativo. Sulle parti deboli concordo in particolare con l’analisi di Namio: il quadro dovrebbe in qualche modo creare un’inquietudine, dei presagi che lo collegherebbero al finale. Questi elementi compaiono solo nelle ultime righe, mentre prima i due ragazzi sono colpiti esclusivamente dalle sue qualità estetiche e dalla composizione bucolica.
Idem per il Suv: mi sarei aspettato che tornasse nella storia, lo avevi proposto subito all’inizio come un fattore disturbante e gli dedichi un intero paragrafo, poi sparisce nel nulla. Se non ricordo male era Cechov che diceva che se in un racconto compare una pistola, bisogna che prima o poi spari.
Ti segnalo questa frase: “Mio fratello arriva subito, venite venite venite”. Metterei anche qui un paio di virgole dopo i primi due “venite”.
Credo che con un bella messa in piega (come dici tu), il racconto potrebbe migliorare di molto, la base e le qualità ci sono.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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La mia immaginazion stasera non ne azzecca una! Dal titolo e dal nome Zayn avevo subito pensato a un racconto fantasy/mitologico, purtroppo smentito subito dopo.
Il racconto è scritto molto bene, qualche piccolo refuso più che compresnibile considerata la lunghezza, basta una semplice rilettura.
Se mi posso permettere: il SUV o lo togli o lo strutturi meglio, viene privato improvvisamente della sua apparente importanza; durante la lettura non ho capito il tempo nell'arco della giornata, sarà che hai nominato l'aperitivo e in automatico mi sono proiettato a sera, ma non può essere per via della scolaresca; perché hai dato un nome ai maiali?; il quadro doveva essere più premonitore; chi è Odeena? forse la dea/donna del quadro?
Il finale a me piace, dovresti sistemare qualcosa prima, finale
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Re: La montagna di Odeena

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PS: bel voto anche a te
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

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Selene Barblan
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Diego.G ha scritto: 14/11/2019, 14:09 Non posso che concordare con i commenti di Stefy e Giorgio. Non mi dispiace come scrivi, ma a volte, nel leggere,mi è sembrato di vagare nella nebbia del racconto a causa dei periodi lunghi.

Allora in un certo senso è stato efficace 🤪 no scherzo, capisco cosa intendi!


Lo spunto finale della nebbia che avvolge e poi chissà, è di origine Kinghiana, non ricordo se fosse un romanzo o un racconto del Re dell'Horror (ma credo un racconto: "The Fog").

Beh non potevi farmi complimento migliore, trovo che King (con altissimi e bassi) sia davvero un re del suo genere. Avendo letto buona parte dei suoi libri (alcuni dei quali più e più volte) sicuramente un’influenza sulla mia scrittura ci sarà... non conosco il racconto di cui mi parli, ma capisco che tu ti riferisca più che altro al concetto ... . La nebbia in questo caso l’ho vissuta e mi ha ispirato, così come la montagna dove mi sono un po’ persa, quindi in sé il racconto nasce più che altro da un’esperienza e da sensazioni personali. 🙂

Porta il racconto dal parrucchiere, come dici tu, e magari lavora sul finale. Ricorda che è solo il mio modestissimo parere, di puro appassionato.

Grazie mille!! Penso che dovrò passarci una notte 🌙

Buona scrittura.

A te :smt006

:smt006
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Laura Traverso ha scritto: 14/11/2019, 22:34 La lunghezza del racconto sarebbe passata quasi inosservata se lo scorrere dello stesso fosse stato un poco più "sciolto". Vi sono lunghezze nei periodi che appesantiscono lo scritto rendendolo piuttosto pesante da leggere.

Hai ragione, questo aspetto mi è stato segnalato e proverò a porvi rimedio.

La trama non mi ha coinvolto molto.

Beh grazie per averlo letto tutto comunque 😊

Il racconto, però, nel suo insieme (a parte quanto già precisato) è scritto correttamente.

Grazie per avermi commentato !
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Re: La montagna di Odeena

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Mario Flammia ha scritto: 17/11/2019, 20:11 Il racconto sembra interessante, ma ti segnalo che attualmente ci sono dei refusi nelle prime righe. Buona domenica!
Ciao, grazie! Andrò a caccia di errori 😃
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Namio Intile ha scritto: 18/11/2019, 13:03 Potevi maneggiare meglio l'episodio del SUV nero, Selene; perché in definitiva lo lasci esaurire senza aggiungere nulla al contesto. E invece poteva essere un modo per evidenziare l'ansia del protagonista èer ciò che l'attende (una specie di premonizione), ma del tutto immotivata nella fattispecie, dato che l'auto poi svicola.

Quando l’ho scritto, ammetto un po’ di getto, l’episodio del SUV era per me un modo per introdurre il personaggio e il suo stress; interessante però il tuo spunto, ci penserò, grazie!!


Invece il narratore prende sul serio le ubbie di Zayn, che alla fine si rivelano infondate. Manca il contrasto necessario dunque.

Il narratore ha un po’ di nebbia in testa 😄 ok penserò anche a questo.


A proposito del narratore, mi sembra che sia esterno, perché sa tutto, è onnisciente, osserva i protagonisti (dall'esterno appunto) e giudica ciò che avviene: una scelta difficile, e un po' controcorrente.

Si capisco il tuo commento, questo punto però credo che cercherò di mantenerlo limitando il più possibile i danni collaterali..


Il linguaggio di questo narratore mi è parso poi incongruente: i termini gergali, tipo apero (che significa?)

Aperitivo... scusatemi mi sono fatta prendere dal gergo “giovine” locale 😂

o dialettali, come l'articolo posto prima del nome della persona, a mio avviso avresti potuto inserirli nei dialoghi invece che metterli in bocca a quel tipo particolare di narratore (esterno).

Ok...


Attenzione infine a termini come nero conducente, piratesco guidatore: rivelano un pizzico di acerba ingenuità.
Quanto al racconto in sé, dovevi dire qualcosa in più sulla tela (il motore del racconto), sulle leggende del luogo, sulla montagna di Odeena del titolo, invece niente: ti arrendi e lasci perdere; e così la rete emozionale che con fatica avevi costruito nel finale risulta piena di buchi.

Grazie mille Namio, prenderò volentieri spunto dalle tue considerazioni per la revisione ... aspetto di avere tutti i commenti (se ce ne saranno altri) per poter tirare le somme. Ti ringrazio molto per il tempo dedicato a leggerlo, alla prossima!
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Re: Commento

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Roberto Bonfanti ha scritto: 20/11/2019, 23:26 Il racconto mi piace, pur con qualche difetto, evidenziato dai commenti precedenti. È ben scritto e ha un buon sviluppo narrativo.

Grazie 😊

Sulle parti deboli concordo in particolare con l’analisi di Namio: il quadro dovrebbe in qualche modo creare un’inquietudine, dei presagi che lo collegherebbero al finale. Questi elementi compaiono solo nelle ultime righe, mentre prima i due ragazzi sono colpiti esclusivamente dalle sue qualità estetiche e dalla composizione bucolica.

Quando l’ho scritto il mio “focus” era più che altro sul Monga e sulla montagna, però come ben dite ci sono davvero tanti elementi e forse mando in confusione più che arricchire il racconto...

Idem per il Suv: mi sarei aspettato che tornasse nella storia, lo avevi proposto subito all’inizio come un fattore disturbante e gli dedichi un intero paragrafo, poi sparisce nel nulla. Se non ricordo male era Cechov che diceva che se in un racconto compare una pistola, bisogna che prima o poi spari.

Aiuto mi sa che avrò qualche difficoltà... 😅
Ti segnalo questa frase: “Mio fratello arriva subito, venite venite venite”. Metterei anche qui un paio di virgole dopo i primi due “venite”.

Ok 👍

Credo che con un bella messa in piega (come dici tu), il racconto potrebbe migliorare di molto, la base e le qualità ci sono.


Grazie mille, sia per l’attenta lettura che per il costruttivo commento!!
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Re: Commento

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Eliseo Palumbo ha scritto: 22/11/2019, 21:59 La mia immaginazion stasera non ne azzecca una! Dal titolo e dal nome Zayn avevo subito pensato a un racconto fantasy/mitologico, purtroppo smentito subito dopo.

Mi spiace :cry: :wink:

Il racconto è scritto molto bene, qualche piccolo refuso più che compresnibile considerata la lunghezza, basta una semplice rilettura.

Grazie 🙏

Se mi posso permettere: il SUV o lo togli o lo strutturi meglio, viene privato improvvisamente della sua apparente importanza;

Il SUV ha “infastidito” tanti quindi sicuramente ci penserò!

durante la lettura non ho capito il tempo nell'arco della giornata, sarà che hai nominato l'aperitivo e in automatico mi sono proiettato a sera, ma non può essere per via della scolaresca;

🤔 accidenti forse ho sbagliato qualcosa, grazie per la segnalazione!!!

perché hai dato un nome ai maiali?;

Se non ricordo male (l’ho scritto forse 5 anni fa) per rendere ancora un po’ più grottesco il contesto e il Monga stesso. Di sicuro le due bestiole non si chiamano con quei nomi tra di loro 😄
il quadro doveva essere più premonitore;

Ok ci penserò...

chi è Odeena? forse la dea/donna del quadro?

Mh, non so se a questa domanda darò mai una risposta 😉


Il finale a me piace, dovresti sistemare qualcosa prima,

Yes okkay:)

finale
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Re: La montagna di Odeena

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Eliseo Palumbo ha scritto: 22/11/2019, 22:00 PS: bel voto anche a te
Grazie 😊 e grazie per la lettura attenta e il commento approfondito!
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Re: La montagna di Odeena

Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Dopo averlo letto, ho notato che il finale è molto debole. In effetti come scrivi tu, non eri certa della chiusa. Riguardo proprio a questo io avrei fatto riferimento alla tela appena visionata, e che dopo le indicazioni del vecchio, il paesaggio che si apriva era proprio quello del quadro. Per farla breve loro erano finiti in una di quelle viuzze del quadro. Oppure un altro finale era che arrivando a casa tranquillamente i due protagonisti venivano arrestati dalla polizia perchè in possesso della famosa tela, che però non erano stati loro a mettere nel baule, ma il vecchio, perchè il vecchio non era altro che il responsabile di un blog famosissimo, e molto seguito, ma che a causa loro che stavano emergento lui stava perdendo sponsor e soldi. Per il resto ti hanno già fatto notare molto. Scrivi benissimo, visto la lunghezza del racconto potrebbe far parte di un capitolo di un libro intitolato " Non solo blog", dove tu racconti la vita di questi due e le loro esperienze e del perchè hanno intrapreso quella strada. Ho scritto troppo, e mi scuso. Il mio voto, nonostante il finale è 4.
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Dopo averlo letto, ho notato che il finale è molto debole. In effetti come scrivi tu, non eri certa della chiusa. Riguardo proprio a questo io avrei fatto riferimento alla tela appena visionata, e che dopo le indicazioni del vecchio, il paesaggio che si apriva era proprio quello del quadro. Per farla breve loro erano finiti in una di quelle viuzze del quadro. Oppure un altro finale era che arrivando a casa tranquillamente i due protagonisti venivano arrestati dalla polizia perchè in possesso della famosa tela, che però non erano stati loro a mettere nel baule, ma il vecchio, perchè il vecchio non era altro che il responsabile di un blog famosissimo, e molto seguito, ma che a causa loro che stavano emergento lui stava perdendo sponsor e soldi. Per il resto ti hanno già fatto notare molto. Scrivi benissimo, visto la lunghezza del racconto potrebbe far parte di un capitolo di un libro intitolato " Non solo blog", dove tu racconti la vita di questi due e le loro esperienze e del perchè hanno intrapreso quella strada. Ho scritto troppo, e mi scuso. Il mio voto, nonostante il finale è 4.
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Re: Commento

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Isabella Galeotti ha scritto: 05/12/2019, 0:02 Dopo averlo letto, ho notato che il finale è molto debole. In effetti come scrivi tu, non eri certa della chiusa. Riguardo proprio a questo io avrei fatto riferimento alla tela appena visionata, e che dopo le indicazioni del vecchio, il paesaggio che si apriva era proprio quello del quadro. Per farla breve loro erano finiti in una di quelle viuzze del quadro. Oppure un altro finale era che arrivando a casa tranquillamente i due protagonisti venivano arrestati dalla polizia perchè in possesso della famosa tela, che però non erano stati loro a mettere nel baule, ma il vecchio, perchè il vecchio non era altro che il responsabile di un blog famosissimo, e molto seguito, ma che a causa loro che stavano emergento lui stava perdendo sponsor e soldi.

Ti ringrazio molto per le tue idee e proposte 😊

Per il resto ti hanno già fatto notare molto. Scrivi benissimo, visto la lunghezza del racconto potrebbe far parte di un capitolo di un libro intitolato " Non solo blog", dove tu racconti la vita di questi due e le loro esperienze e del perchè hanno intrapreso quella strada.

Accidenti, beh non avevo preso in considerazione l’idea di trasformarlo in un libro. Non credo neanche di essere in grado, ma ci penserò ... grazie anche per il tuo favorevole giudizio.


Ho scritto troppo, e mi scuso.

Ma no dai... 😄

Il mio voto, nonostante il finale è 4.


🙏
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Ci sono delle belle immagini, suggestive figure retoriche. Soltanto (come ti hanno già segnalato) renderei funzionali le frasi della prima parte del racconto con richiami con la seconda parte. Secondo questo aspetto, il finale (che non dispiace se visto con l’ottica della seconda parte del racconto) sembra un po’ slegato.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
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