Libellula

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2019/2020.

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Sonia85
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Libellula

Messaggio da leggere da Sonia85 »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Il frinire dei grilli è l’unico sottofondo ai miei pensieri, il bagliore fluttuante delle lucciole nell’aria l’unica fonte d’illuminazione per il mio cammino.
Sono certa che a quest’ora, mentre percorro a piedi nudi il sentiero che conduce al Balzo della Libellula, tu sarai già morto, mio adorato Ryu. Come richiede l’onore, avrai già affondato la lama nel tuo ventre per lavare l’onta dell’offesa al tuo signore.
Anzi, al nostro signore.
Sapevamo di offenderlo agendo così, eppure non abbiamo potuto fare nulla per evitarlo. È una brutta creatura, la passione: ha il bel volto di un angelo, all’apparenza innocente, ed è seducente come una voluttuosa cortigiana, ma ha il cuore di una bestia feroce. Adesso non resta che l’espiazione.
Per te, e per gli uomini come te, è facile ottenerla: bastano una lama e un taglio, come se il sangue fosse un fluido benedetto che sciacqua via ogni patina di disonore. Per lungo tempo ho pensato a quanto fosse stupido procurarsi la morte per sciocchezze del genere, ma adesso che anche io sperimento l’ignominia e la vergogna, inizio a capire quanto possa essere seducente la prospettiva del seppuku.
Come donna e come sposa di un nobile, anche io avrei potuto darmi la morte in quel modo. Ma sono debole, ho peccato di troppo poco coraggio. Rabbrividisco al solo pensiero del freddo metallo che recide la carotide, e ancor di più inorridisco al pensiero del mio corpo scosso dai fremiti della morte. Non voglio che mio marito, l’uomo che insieme abbiamo tradito, si prenda l’ulteriore soddisfazione di ritrovare il mio cadavere scomposto e sanguinolento sul tatami.
Anzi, voglio che nessuno trovi il mio corpo.
Sono sgattaiolata via dalla casa senza voltarmi. Ho percorso per l’ennesima volta, per l’ultima volta, la strada che tu e io abbiamo fatto infinite volte, quando volevo fare una passeggiata nei boschi e tu mi seguivi come un’ombra furtiva e gentile per proteggermi. Solo che questa volta sono da sola, con l’unica compagnia della carezza di seta della brezza estiva, e sto andando a morire.
Mi chiedo cosa abbia pensato Nobuhito-sama quando ha scoperto la nostra passione. Come si sarà sentito di fronte alla consapevolezza di averti scelto come mia guardia del corpo, di aver preparato il terreno per l’adulterio! Chissà che piaga gli ha aperto nell’animo! Chissà quanto soffrirà! È una magra consolazione, ma pur sempre una consolazione.
Prima di inoltrarmi nella parte più folta della foresta, ho levato le mie preghiere ai kami, sperando di non essere diventata una reietta almeno ai loro occhi. Ho pregato perché ci concedano, se davvero esistono degli Inferi in attesa delle nostre anime immortali, di rivederci lì e di essere uniti almeno nella morte, non importa in mezzo a quali tormenti. E se invece siamo destinati a reincarnarci, ho pregato perché ci permettano anche dopo dieci, anche dopo cento, anche dopo mille rinascite di ritrovarci e di vivere insieme. E se invece dopo la morte c’è solo il nulla, ho pregato perché rendano quanto più rapida e indolore la mia caduta.
Quando l’ultima parola è uscita dalle mie labbra, ho ripreso il cammino. Ho pensato e ripensato a te, al tuo sorriso, al tuo volto illuminato dalla gioia e poi ottenebrato dal dolore, alle tue mani forti e insieme gentili, ai muscoli frementi sotto la tua pelle, alle tue cicatrici di guerra, che ho contato una ad una mille e più volte. Ho rimembrato i tuoi baci, le tue carezze, i tuoi sussurri, i versi d’amore che componevi per me. Già, le tue poesie: così goffe, così rudimentali, così banali, eppure così vere, così vibranti di autentico amore. Mi hanno detto più quelle parole sgraziate ma messe insieme con il cuore che tutti i capolavori del Manyoshu.
Alla fine ho raggiunto la roccia che si affaccia sullo strapiombo, lì dove tutto si confonde in un caos informe e oscuro. Il caos in cui annegherò il mio dolore e la mia misera esistenza tra qualche secondo. Abbassare lo sguardo nel ventre del precipizio è inutile, l’oscurità è così fitta che non si vede quasi niente, i raggi lunari illuminano a malapena le rocce più vicine all’orlo. Semmai sollevo gli occhi al cielo e urlo, sì, urlo contro il destino, dicendogli che può avere la mia e la tua vita, i nostri corpi, che potrà separarci, ma non avrà mai i giorni felici trascorsi insieme.
Sono pronta. Non c’è più motivo per indugiare. Un ultimo respiro, poi apro le braccia e spicco il volo, infelice libellula senza ali. Sarà la fine? O forse solo un misericordioso inizio in un’esistenza più vera?
Ultima modifica di Sonia85 il 05/01/2020, 17:59, modificato 1 volta in totale.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il Giapppone mi affascina e incuriosisce, mi interesserebbe conoscerne maggiormente la cultura e vederne le innumerevoli bellezze naturali. Il racconto, seppur sia scritto in modo scorrevole, invece non mi ha entusiasmato, forse perché ho delle aspettative più alte date dalla mia curiosità. Per questo mi è piaciuto pochino.
SmilingRedSkeleton
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Messaggio da leggere da SmilingRedSkeleton »

La storia è fra le più classiche che si possono trovare unendo i temi Giappone ed amore, quindi purtroppo pecca in originalità ma l'esecuzione così scorrevole e poetica la rende di piacevole lettura e quindi non posso dire di non averla apprezzata. Anche la brevità del testo è un punto a suo favore: proprio perché è una storia già sentita, il fatto che sia così breve e ben scritta impedisce di provare noia nel leggerla: )
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

abbastanza normale, nella storia del Giappone, ritrovare storie simili.
storie di adulterio che terminano col suicidio dei protagonisti, per salvare il proprio onore.
tutto sommato si lascia leggere bene, anche se ci sono alcune ripetizioni (per es. Ho percorso per l’ennesima volta, per l’ultima volta, la strada che tu e io abbiamo fatto infinite volte).
le descrizioni sono buone, anche se migliorabili.
non ho notato refusi.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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ElianaF
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Messaggio da leggere da ElianaF »

Racconto che si lascia leggere ma che si fa dimenticare in fretta.
Segnalo che all'inizio la frase non è corretta dal punto di vista naturalistico: le cicale friniscono solo di giorno e le lucciole si illuminano solo di notte, le due cose non avvengono mai contemporaneamente!
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Eliseo Palumbo
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Ho letto tutto il racconto con un piacevole sorrisetto stampato in viso: una bellissima dichiarazione d'amore.

Racconto scritto molto bene, solo due annotazioni se mi posso permettere: 1. avrei scritto Signore con la maiuscola considerato che er ail loro "padrone"; 2. i termini giapponesi li avrei messi in corsivo.

Per il resto non ho nulla da aggiungere, mi è piaciuto moltissimo.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Giampiero
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Messaggio da leggere da Giampiero »

La storia a mio parere ben si destreggia nei meandri di questo dramma che merita rispetto. E lo merita perché attinge da un vissuto importante, da una cultura del passato la cui evocazione è patrimonio ormai di tutti. Il tono, che ammicca all'orientale, è un surplus in quanto riesce a stimolare la fantasia. Si conducono inoltre ottime immagini, con l'ultima che chiude la scena in modo spettacolare. Il che si confà con il titolo. Il testo – infine – è breve e assume un valore. Mi chiedo infatti quanto tempo ci voglia, in una pellicola, sviluppare un plot del genere.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

il racconto è senz'altro di gradevole lettura, è scritto bene anche se, come è già stato fatto notare, la storia non è molto originale, direi anzi che è un classico della cultura a cui attinge. L'autrice ha dimostrato destrezza nella stesura del testo in cui ha inserito passaggi assai apprezzabili, soprattutto nella parte finale. La mia valutazione è complessivamente positiva.
Namio Intile
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Il Giappone si arguisce dai nomi propri. Ma non è dato sapere quando. Cinquanta cento, cinquecento, mille anni fa? So poco o nulla delle antiche tradizioni nipponiche, quindi non so dare un giudizio sulla congruenza della storia e dei suoi personaggi, dell'unico in verità: la libellula del titolo. A ogni modo, non sono riuscito a emozionarmi per la sorte della protagonista; non mi ha trasmesso nulla a livello emotivo il suo sacrificio, se tale si può chiamare. E nulla quello del suo amante. Tutt'e due anzi mi sono sembrati andare incontro alla stessa sorte in maniera cieca e consapevole nello stesso tempo. D'accordo la passione, ma quella, tutti lo sappiamo, dura poco. È un movente sufficiente per tenere in piedi una relazione che loro sanno mettere in pericolo le loro stesse vite? Se sì avresti dovuto focalizzare il racconto su quella passione e non sulla morte dell'una e dell'altro, sull'istante finale che viene accettato con la stessa facilità con cui si beve un bicchier d'acqua.
Non ho nulla da segnalarti dal punto di vista formale, il testo è ben scritto.
ElianaF ha ragione circa grilli e lucciole.
Circa il titolo, hai cercato un facile aggancio. A mio modo di vedere però, un suicidio con un salto nel vuoto non si sposa per niente con l'immagine di una libellula che inizia a volare.
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Simone_Non_é
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La cultura Giapponese mi ha da sempre affascinato e nel mio piccolo ho cercato di informarmi a riguardo, quindi per me il contesto non è particolarmente nuovo. Il racconto scorre molto fluidamente, questo è decisamente un punto a favore. Personalmente ho trovato la storia non particolarmente interessante, non mi ha lasciato molto anche perché fin da subito si capisce come andrà a finire, detto questo però è un bello specchio di una cultura molto lontana da noi.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

È un quadro ben scritto, che gioca più sull'impatto estetico che su quello emotivo. In questo è molto centrato con l'ambientazione; per quanto ne sappia poco di cultura giapponese tradizionale mi sembra che privilegi l'esposizione di un certo fatalismo, che tratti di onore, guerra o amore, demandato principalmente a un aspetto formale e visivamente poetico. Per questa coerenza lo trovo bello.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Concordo con l'ultimo commento: i giapponesi non lasciano trasparire le loro emozioni, e se questo era l'intento dell'autrice, ha centrato l'obiettivo. Racconto ben scritto, anche se il finale era scontato. Non conosco la simbologia nipponica, quindi non so se la libellula abbia un significato preciso.
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Scrittura lineare, precisa, senza eccessi, senza fronzoli, scorrevole da leggere. Proprio il tipo di scrittura che piace a me. Perdono quindi volentieri la mancanza di originalità. Per quel poco che conosco la cultura Giapponese il testo mi sembra coerente.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Come hanno già detto altri, questo è un racconto classico giapponese che non dona particolari emozioni e non riserva sorprese. Leggendolo verrebbe da pensare che tu sia un'esperta nella cultura e terminologia di questo strano popolo, che però nessun occidentale può affermare di conoscere bene. E infatti la tua protagonista abbrividisce al solo pensiero del freddo metallo che recide la carotide, mentre la traduzione di seppuku, anche conosciuto come harakiri, è "taglia ventre". Guarda la solita Wikipedia, se vuoi saperne di più.
Poi ho riletto il tuo testo e mi son reso conto del tuo desiderio e della tua applicazione nel rendere l'atmosfera giapponese. Però, secondo me, ci sei riuscita solo in parte, esagerando e usando termini e frasi come "mio adorato", "lavare l’onta", "reietta", "voluttuosa cortigiana", "ho rimembrato i tuoi baci" che sembrano medioevali, piuttosto che giapponesi. Mi piacerebbe invece leggere qualcosa di veramente tuo, che magari hai già scritto, ma questa è la prima volta che ti leggo.
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Roberto Ballardini
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Messaggio da leggere da Roberto Ballardini »

Mi è piaciuto. Credo che nel modo in cui valuto le opere altrui, prevalga sempre la ricerca figurativa, cioè di un'immagine precisa che può essermi suggerita da una corsa notturna e allucinata in taxi, da un cruento combattimento fra cani, oppure questa fuga notturna di sapore orientale che mi suggestiona assai. Mi ha colpito come a fianco del rimpianto per l'amore perduto (e forse anche per la perdita imminente della propria vita) si senta chiaramente l'odio per il marito tradito, come se un'altra storia bussasse alla porta per essere raccontata, magari di soprusi e crudeltà. La figura metaforica della libellula nel titolo, chiude e apre il racconto, com'è giusto che sia. Buono.
Goliarda Rondone
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Non so molto di giappone, usanze e cultura nipponica, ma ho trovato il racconto scorrevole, ben scritto (salve qualche micro-imperfezione già fatta notare da altri) e abbastanza credibile ed evocativo. Non mi è parso scontato, emotivamente mi ha trasmesso qualcosa e il finale tragico-poetico (ma non consolatorio) a me non dispiace. Insomma non sarà forse un racconto memorabile, ma di sicuro - a mio avviso - merita un buon voto.
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Umani da asporto

"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.

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E chi? E come?
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