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Alì il terribile

Inviato: 22/01/2020, 22:39
da Kork75
leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Alì Khaled uscì in coperta e si diresse a prora per controllare di persona l’ormeggio alla fonda della sua nave all’interno della piccola insenatura. Arrivato all’altezza dell’albero maestro si fermò e allargò le braccia fissando le vele ripiegate in maniera approssimativa. Imprecò levando gli occhi al cielo. Inveì male parole ad alcuni uomini appoggiati ai loro remi ordinandogli di risistemare quanto prima la velatura. Il suo sguardo si posò su di un marinaio stravaccato in coperta, a passo svelto si diresse da lui e con sdegno lo prese a calci. L’uomo si destò dal suo dormiveglia e cercò come poté di ripararsi dalle violente e inaspettate pedate; si sollevò barcollando, alzò lo sguardo e riconobbe il suo condottiero. Alì lo colpì a mano aperta al volto, il marinaio chinò mestamente il capo, biascicò qualcosa d’incomprensibile, indietreggiò e ricadde goffamente e rumorosamente al suolo, poi gattonando si rifugiò dietro a delle gomene tra le risa e gli sbeffeggi dei presenti sul ponte. Il saraceno furibondo si diresse sul cassero e attese irrequieto il rientro della lancia che ore prima mandò in perlustrazione. Dall’alto della sovrastruttura scrutò l’orizzonte, e quando intravvide il rientro dei suoi marinai segnalato dal luccichio di uno specchio, batté stizzosamente i pugni sul parapetto della nave. Distribuì urlando alcuni ordini quasi a voler richiamare l’attenzione del suo equipaggio, cercando inutilmente di svegliarlo dal torpore dell’attesa, ma la risposta che ottenne fu solo sguardi cupi e un tiepido vociare. La ciurma apparve malinconicamente svogliata: “malata”, come si dice nel gergo marinaresco. Quello stato di fastidio fu figlio del loro essere. Troppo tempo passò dall’ultima volta che quella schiera di farabutti, malfattori, rinnegati e traditori mise piede a terra brandendo le loro scimitarre per depredare, distruggere, uccidere e stuprare. Il sangue infermo che scorreva nelle loro vene doveva tornare a pulsare il prima possibile di odio e aggressività nei confronti degli “infedeli”, onde evitare che la noia si tramutasse in malumore per poi sfociare in insubordinazione. Combattere! L’unico modo per placare la sete di sangue e violenza di quei uomini arcigni, rudi, violenti, con le mani incallite sul remo e col dorso incurvato dal fardello della vita barbaresca: spregevole marmaglia saracena su legni ottomani. Tutto questo il loro comandante Alì Khaled lo sapeva benissimo; per questo accettò dei rischi mai presi prima. Una pazzia pensò attaccare la fortezza, soprattutto ora che la sua nave dopo l’ultima battaglia era rimasta isolata dal resto della flotta saracena, ma non aveva alternative: ci doveva provare.
Visto dal mare il castello che sormontava il paese aveva un aspetto feroce, ma ormai erano anni che nessuna guarnigione difendeva e proteggeva quel fiorente borgo di pescatori; questo però Alì Khaled non lo sapeva. Durante i suoi trasferimenti dalla Spagna al sultanato di Tripoli con a bordo il prezioso carico di schiavi cristiani, il comandante ottomano mise sempre prudentemente il suo sciabecco al sicuro dalla portata di qualsiasi colpo di cannone proveniente dalla fortezza, limitandosi solamente ad attaccare eventuali ignare imbarcazioni di pescatori che gli capitavano a tiro finendo nella sua temibile “rete”. Sapeva che bastava solo il nominare del suo nome “Alì il terribile” per mettere in agitazione intere popolazioni del mediterraneo; la sua fama era di quelle che non tradivano le aspettative, al pari di un navigatore avventuriero scopritore di nuove terre, di un martire o di un poeta, che abili nelle loro arti e virtù erano conosciuti e stimati, così lui era il “più bravo” nel suo campo: disumano, crudele e spietato, insomma il peggiore o il migliore dal suo punto di vista dei predoni saraceni, un vero “mangia cristiani” al soldo delle reggenze di Tripoli, di Tunisi o di Algeri. Il sole tramontò e solo una decina di marinai osservarono i precetti, Alì indicò a loro la giusta direzione delle loro orazioni, poi scosse il capo pensando alla sua anima dannata. Ordinò al timoniere di accendere e spegnere una torcia a ritmi regolari di clessidra in maniera da segnalare la loro posizione alla lancia e poi ricominciò a camminare lungo la nave, controllando il sartiame, i remi, i cannoni e scambiando alcune parole con chi gli chiedeva se l’indomani avrebbero attaccato il forte, dando sempre la stessa risposta: “se Lui vuole”. Giunto a prora, il suo sguardo si perse nell’infinito mare scuro tra i rimpianti di una vita felice non vissuta di quando era un bambino di nome Simone tra le braccia di sua madre. Desiderava ardentemente scordare quei momenti di spensieratezza infantile prima della sua deportazione nella terra del sultano, ma non ci riuscì mai; dopodiché si sdraiò e scrutò la volta stellata facendosi cullare dal ritmo delle onde che lambivano le paratie, cercando così di lasciare evadere “se Lui vuole” il peso delle sue pene.

Commento

Inviato: 23/01/2020, 8:12
da Stefyp
Ci sono diversi tempi verbali da rivedere a mio parere: te ne indico uno "che ore prima mandò in perlustrazione" Qui ci stava un "aveva mandato" ma rileggendo attentamente se ne possono trovare altri.
" ma la risposta che ottenne fu solo sguardi cupi e un tiepido vociare" plurale singolare da sistemare.
Ad un corso di scrittura, alla quale ho partecipato tempo fa, mi han ripetuto fino alla nausea di usare il meno possibile avverbi in ...mente, in effetti ho notato che cercare alternative a volte rende più fluida la frase.
Qualche virgola mancante, anche se questo lo devo dire a bassa voce perchè la punteggiatura è un mio punto debole.
Per il resto i racconti tesi a delineare i personaggi mi piacciono sempre molto. Non so che voto dare perchè il racconto mi è piaciuto, lo stile un po' meno.

Re: Alì il terribile

Inviato: 23/01/2020, 10:20
da Kork75
Stefyp, grazie per i suggerimenti (si cerca sempre di migliorare, ottime osservazioni). Un saluto Kork75.

Commento: Alì il terribile

Inviato: 25/01/2020, 9:40
da ElianaF
Il testo richiama Salgari, soprattutto all’inizio è molto descrittivo e lascia presumere avventure, attacchi e ricchi bottini, invece prende una piega intimista. Molti spunti, alcuni non sviluppati, lasciano il racconto come sospeso.

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Inviato: 26/01/2020, 18:18
da Andr60
Concordo con entrambi i commenti precedenti: avrei cambiato alcuni tempi verbali, comunque il racconto è interessante, anche se lascia in sospeso la sorte del convertito (per forza) Simone-Alì.
Mi è tornato in mente (dopo una vita) il romanzo di Salgari "Le pantere di Algeri"...
Voto 4.

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Inviato: 27/01/2020, 11:26
da Selene Barblan
Un personaggio potenzialmente interessante in un contesto che mi avrebbe affascinato maggiormente se il racconto fosse stato più equilibrato: viene dato tanto spazio alla descrizione iniziale della nave, si spiega bene cosa sta succedendo in quel momento, mentre viene solo accennata la storia personale di Ali. La conclusione mi sembra slegata, come conclusa di fretta. Andrebbe secondo anche riletto per migliorarlo a livello formale. Voto 3.

commento

Inviato: 27/01/2020, 11:52
da Fausto Scatoli
tutto sommato la storia c'è, niente da dire su questo.
il problema è che ci sono molti errori, sia di tempi verbali che di punteggiatura, e questo fatto rende negativo l'impatto del lettore.
le descrizioni sono piuttosto buone, riesci a far vedere molte delle scene narrate, però mi permetto di consigliare una bella revisione generale, così da sistemare refusi ed errori.
alla fine diverrebbe gradevole di sicuro.

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Inviato: 28/01/2020, 2:16
da Teseo Tesei
Inshallah, espressione islamica che stà a significare: Se Dio vuole.
La usano i credenti per manifestare la speranza che un evento possa realizzarsi.
I cristiani si rivolgono a Dio con la preghiera: Sia fatta la Tua Volontà.
Deus vult! Gridavano invece i crociati, certissimi che il loro agire, corrispondesse appieno alla reale volontà di Dio.

Inshallah, sintetizza la fede musulmana:
Una totale sottomissione dell'uomo a Dio, l'affidarsi alla Sua Volontà in ogni momento e circostanza della vita.
L’espressione “Inshallah” è tipica del convinto credente mussulmano.
Non molto distante, in fondo, dalla speranza del convinto credente cristiano.
Non serve dire che Dio è lo stesso per entrambi.

Il comandante predone ed assassino Alì è un credente convinto, questo concetto viene ribadito anche alla fine del racconto.
Tuttavia è un credente che non prega.
Pur essendo cosciente delle sue mancanze verso Dio, la sua fede sembra salda ... ma non prega.
Questa mancanza probabilmente è alla base della sua efferatezza inumana.
Può essere che i doveri del comando in quel momento non consentissero la preghiera, ma questo suo fare incuriosisce. Non prega, tuttavia spera che la sua volontà sia conforme alla Volontà di Dio.
Un po' come i crociati, insomma.

Cosa voglia Dio, non è un mistero, né per cristiani né per mussulmani.
Le differenze tra religioni non dovrebbero mai spaventare.
Quel che dovrebbe preoccupare è invece la mancanza di fraternità tra le creature di Dio.

Troppo spesso il nome di Dio è stato usato, ed ancor oggi, purtroppo viene usato per dividere.
Perfino a livelli bassissimi da chi aspira a detenere o detiene una carica elettiva negli organismi statali. :roll: Siamo all'apoteosi della demenza. :mrgreen:

Il racconto mi è piaciuto parecchio per quel che trasmette ed anche per come scritto.

Ho visto Alì su quel' isolata unità navale “da corsa”, rischiare grosso attaccando la fortezza.
Come noto chi non risica non rosica, ma per contro, chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova, anche perché in fondo: la verità non potrà mai contraddire la Verità.

Massimo voto, è un ottimo spunto su cui riflettere, attualissimo, oggi come ieri.

:smt006

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Inviato: 28/01/2020, 17:37
da Namio Intile
Ho letto altri tuoi racconti di mare, e mi domando da dove arrivi questa passione.
Il difetto principale di questo tuo racconto, e non solo di questo, consiste nel non rispettare la concordanza dei tempi verbali.
Come regola generale, quando scrivi un racconto al passato (imperfetto, passato remoto e così via) per indicare un'azione avvenuta nel passato rispetto al momento in cui si svolge l'azione narrata, devi adoperare i trapassati e non il semplice passato remoto.
In modo analogo, quando scegli il tempo presente, per descrivere un'azione passata devi ricorrere al passato prossimo.

Re: Alì il terribile

Inviato: 28/01/2020, 22:01
da Kork75
Namio Intile, grazie per i consigli. Un saluto Kork75

commento

Inviato: 01/02/2020, 15:40
da Laura Traverso
Non si possono non segnalare i numerosi refusi e la mancanza di coerenza con i tempi verbali usati. Capita! Pertanto si suggerisce un controllo accurato al testo che sicuramente migliorerebbe, e non poco, in quanto la storia narrata non è affatto male.

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Inviato: 04/02/2020, 20:16
da Roberto Bonfanti
Belle le descrizioni ambientali e del personaggio; ho apprezzato anche l’incertezza sulla sorte dell’attacco al forte, il finale sospeso riflette bene la figura e la psicologia del tormentato Alì.
Sui difetti del racconto (tempi verbali e punteggiatura) ti hanno già detto, quindi non mi dilungo ulteriormente.

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Inviato: 05/02/2020, 11:17
da Roberto Ballardini
Mi dà più l'impressione di un primo capitolo che di un racconto vero e proprio. Nel primo caso non avrei nulla da eccepire, salvo aspettarmi poi di vedere approfonditi tutti i vari spunti, dal contesto storico in cui si svolge l'azione, a quello scenografico dell'imbarcazione e della fortezza, a quello personale del protagonista. In qualità di racconto mi lascia l'impressione di qualcosa di incompiuto. Ho notato anch'io qualche tempo da aggiustare e qualche refuso.

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Inviato: 07/02/2020, 11:21
da Eliseo Palumbo
Racconto breve e intenso che si lascia leggere.
Nonostante la brevità l'ho trovato personalmente pesante da leggere per via di punteggiatura e concordanze verbali, tuttavia il capitano Alì-Simone è sicuramente un personaggio interessante, sul quale mi piacerebbe sapere di più e leggere qualcosa in futuro, anche del continuo di questa storia magari.

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Inviato: 18/02/2020, 18:58
da Giorgio Leone
Volendo fare un paragone col cinema, questo non è un film, ma il trailer di un film. Ecco Alì il Terribile sulla sua nave, poi con i suoi uomini – maledetta marmaglia mossa solo dalla voglia di uccidere e saccheggiare -, durante una battaglia, sotto la fortezza da attaccare, bambino con la mamma in un flashback, sdraiato a prora, solo sotto la volta celeste stellata. Un trailer che fa venir voglia di vedere il film, anche se è popolato di tempi verbali sbagliati. Eppure non è così difficile, anche perché qui presenti e passati prossimi non ce ne sono. E allora, se il passato remoto descrive ovviamente un avvenimento passato, il trapassato remoto indica un’azione avvenuta immediatamente prima.
Quindi non “attese irrequieto il rientro della lancia che ore prima mandò in perlustrazione”, ma “attese irrequieto il rientro della lancia che ore prima aveva mandato in perlustrazione”. A sua volta l’imperfetto descrive eventi ripetuti o continuati nel tempo. Quindi non ”Quello stato di fastidio fu figlio del loro essere. Troppo tempo passò dall’ultima volta”, ma “Quello stato di fastidio era figlio del loro essere. Troppo tempo era passato dall’ultima volta”.
Poi ci sono alcune frasi non corrette o mal costruite: non “Inveì male parole ad alcuni uomini appoggiati ai loro remi ordinandogli”, ma “Inveì con male parole contro alcuni uomini appoggiati ai loro remi ordinando loro”, a meno che tu invece di “inveì” volessi dire “inviò”. Come pure, non “la risposta che ottenne fu solo sguardi cupi e un tiepido vociare”, ma “come risposta ottenne solo sguardi cupi e un tiepido vociare”. Non “Una pazzia pensò attaccare la fortezza”, ma “Una pazzia - pensò - attaccare la fortezza”.
Scusa la pedanteria, l’intento è solo quello di esserti utile.