Tempus Fugit
Inviato: 27/01/2020, 20:16
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Come glielo devo ripetere signor commissario? Con quello che è accaduto ieri notte, io c'entro poco o nulla.
Magari si sarà fatto una strana idea di me. Immagino avrà sentito le voci che circolano sul mio conto. Lei è qui da pochissimo tempo dopotutto. Le posso assicurare che nonostante le apparenze, sono una persona a posto. Certo è vero non ho una casa, né una famiglia, ma quantomeno ho smesso di bere da un paio d’anni. Perfettamente sobrio. Cristo santo, meglio che non ci pensi. Quanto vorrei scolarmi quattro o cinque bicchieri di Jack Daniel’s.
Oh si, certo mi scusi, sto divagando. Lei ha perfettamente ragione. È solo che la trovo insolitamente simpatico. Lo sa, solitamente non nutro una grossa stima nei confronti degli uomini in divisa. Anche il suo assistente lì di fianco mi sembra una brava persona. È una fortuna per il corpo di polizia di Durham aver trovato due come voi.
Ma torniamo a noi. È vero ciò che affermate. La notte scorsa mi trovavo sul luogo dell’incidente. Assolutamente innegabile. Tuttavia ho una serie di considerazioni da esporvi prima di arrivare al dunque.
Lo so vi sto tenendo sulle spine e sto allungando il brodo, come diceva sempre la mia cara nonna, ma lasciate che vi spieghi.
Da un po di giorni a questa parte, il tempo qui in città non scorre più allo stesso modo. Non lo avete notato pure voi? No? Evidentemente non avendo un lavoro, né qualche modo per far passare le giornate, sono più soggetto a paranoie di questo tipo.
La notte dura sempre meno. Le lancette degli orologi corrono all’impazzata, e mentre la gente soffoca la stanchezza accumulata durante la giornata fra le lenzuola, i minuti e le ore scivolano via con la velocità di un fulmine. Le persone riposano sempre meno, ma nessuno sembra accorgersene.
Anche il mattino e il pomeriggio sfuggono alla stessa velocità. Non ditemi che non avete fatto caso nemmeno a questo.
Santo cielo, devo essere l’unico ad aver notato che gli uomini al lavoro non hanno più nemmeno il tempo di sbrigare le proprie mansioni, prima che la campana segni la fine del turno.
L’altro giorno la signora Ingrid non ha fatto tempo a lasciare a scuola il piccolo Thomas, che le lezioni erano belle che terminate. Ho calcolato che nella sola mattinata di ieri abbiamo perduto un’ora del nostro prezioso tempo.
Certo, per un senzatetto come me un’ora più o un’ora meno non fa differenza.
Come dice signor commissario? Che sto sviando il discorso? No assolutamente. Mi lasci finire.
Dev’essere stata una settimana fa all’incirca. Avevo appena sistemato il mio giaciglio per la notte, come sempre sotto la torre dell’orologio, quando iniziai a sentire dei rumori insoliti provenire dall’alto. Così presi a salire le scale, e giunto nella sala dell’orologio, sapete quella con tutti gli ingranaggi, vidi un gruppetto di orribili creature, intente a muovere le grandi lancette dorate.
Soltanto che non stavano semplicemente spostando avanti il tempo. Ho avuto l’impressione che se ne stessero nutrendo.
Rimasi nascosto in un angolo, ad osservare sbigottito quegli esseri abominevoli.
Erano piuttosto piccoli. A prima vista sembravano quasi buffi ed innocui. Poi li osservai meglio.
Avevano il volto costellato di pustole, con un lungo becco appuntito giusto al centro. Ma la cosa peggiore erano le loro mani, che poi non erano nemmeno mani, ma grossi artigli. Avete presente quelli dei falchi o delle aquile?
Ovviamente fuggii senza dir nulla. Porco demonio, ero perfettamente sobrio e quello non poteva essere uno scherzo dell’alcool.
Ho dato un nome a quelle creature, sapete? Li ho chiamati FrangiTempo, e li ho visti ancora nei giorni seguenti al primo incontro.
Ero certo che li avrei rivisti. Quello che non potevo sapere, è che li avrei incontrati nuovamente sotto una forma differente.
Si celano sotto aspetti umani, e io vi posso garantire che anche in questo momento, per le strade della città, qualche FrangiTempo sta incrociando lo sguardo di persone comuni.
Si nascondono ovunque. Sono il giardiniere sud Americano che taglia la siepe al parco, o la nuova baby sitter a casa dei coniugi Leskell. Sono praticamente invisibili all’occhio umano, e si palesano nella loro forma demoniaca solamente in presenza di un orologio o di qualche arnese che segni il tempo.
Si va bene, va bene ora la faccio finita una volta per tutte. Come? Qual è il motivo per cui fanno questo? Non ne ho la più pallida idea. Credo si nutrano del nostro tempo, e che ne abbiano bisogno in dosi sempre maggiori, ma più di ciò non posso azzardare.
Ieri sera, dopo aver sentito certi fastidiosi rumori, sono risalito alla torre dell’orologio.
Ci saranno stati almeno una ventina di quei malefici FrangiTempo. Ero pronto a toglier loro ciò di cui avevano bisogno.
Ricordo di essere uscito allo scoperto, mentre i loro occhi da rapace mi fissavano, e di essermi lanciato contro il meccanismo dell’orologio. L’ultima cosa che son certo di aver visto, sono stati quei corpi librati in volo, pronti a sferrare l’attacco.
Il resto è storia che già conoscete. L’orologio è finito in mille pezzi, precipitando al suolo. Quegli esseri non devono aver un grande cervello per aver sferrato un’offensiva tanto sciocca e avventata, per di più proprio mentre mi stavo scansando dalla traiettoria del colpo.
Qualche graffio me lo hanno lasciato. Vedete, proprio qui sul braccio destro.
Questo è tutto ciò che ho da confessare. Ora se non vi dispiace, preferirei andare. Alle volte ho come l’impressione che mi stiano seguendo, che vogliano mettermi a tacere, in quanto sono l’unico a conoscere il loro segreto. Sono certo che durante il nostro interrogatorio qualcuno di quegli esseri si sia sfamato ancora.
Lasciatemi dare un’occhiata all’orologio nel taschino della mia giacca. Dovrebbero essere all’incirca le undici. Eccolo qui, guardate voi stessi. Mezzogiorno in punto. Il tempo è fuggito ancora.
Signor commissario, va tutto bene? Che le succede? Signor assistente, cosa sono quei puntini sul suo viso. Santo cielo, quegli artigli…