Il prima del dopo

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2019/2020.

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Alessiaardente
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Il prima del dopo

Messaggio da leggere da Alessiaardente »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Ci fu' un tempo prima di tutto questo, prima di noi , prima dell'esistenza del dopo.
Ci sono tempi assai lunghi, che possono passare in un secondo, ci sono attimi invece che durano per sempre.
Per noi è un concetto difficile questo, quell'ignoto insormontabile, fra paura e coraggio di attraversare un confine, fra vero o falso, fra bianco e nero,ma molte volte questa vita si vive a colori si vive in un secondo che avvolte pero non ha il tempo di finire.
Nel tempo vedo il noi ,vedo la nostra esistenza, vedo un petalo di rosa scontrarsi col vento e creare tale spettacolo, vedo la bellezza del tutto e del niente, vedo il coraggio e la magnifica arte del semplice , nella mia vita ho avuto poco tempo, poco tempo per viverla per godermela, come fosse passato tutto in un secondo.
Nel tempo mi nascondo quasi fosse un rifugio che e pronto a sbattermi fuori, un luogo che si desta come fosse sole al volgersi del mattino , vedo me stessa intrappolata nel cosi' chiamato infinito, che avvolte ci rapisce ,vedo la mia gioia di scrivere e la paura del non essere accettati ,vedo la bellezza in ogni piccola cosa anche nella quiete , soprattutto nella quiete.
In questo crudele ed immenso tempo vedo noi vedo questo vedo il tempo che ci fu prima del dopo.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

" mattino , vedo" "nero,ma" "avvolte pero". A volte e non avvolte. Però e non pero. E poi la punteggiatura che è posizionata a caso e, anche altro... Insomma, sarebbe bene effettuare una bella revisione sul testo che, tra l'altro, trovo poco interessante.
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Questo racconto è evidentemente stato postato senza una rilettura, non si spiegano altrimenti tutti gli errori che si trovano ad ogni riga. Poi proprio un racconto non è, piuttosto il tentativo di farci partecipi del pensiero dell'autore. Mi spiace, ma non l'ho colto, forse sono stata troppo distratta da tutti i refusi che ho incontrato.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

mi spiace doverlo scrivere, ma è veramente pieno di errori.
consiglio una bella revisione, a partire dalla punteggiatura, spesso errata, per passare poi alla spaziatura e finire con certe definizioni (ci fu un tempo, non ci fu').
a parte questo, la storia non la vedo proprio.
è più un pensiero personale presentato ad altri. con tanti, troppi errori.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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ElianaF
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Commento: il prima del dopo

Messaggio da leggere da ElianaF »

Trovo che sia più una poesia che un testo narrativo. Qualche errore e la punteggiatura da rivedere.
Un pensiero, una riflessione molto personale che può coinvolgere il lettore solo se è in sintonia. Suggerisco di riprendere il testo e di svilupparlo.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Questo scritto mi pare più vicino ad una poesia che ad un racconto; mancano però, secondo me, la giusta dose di accuratezza nella forma e l’apporto di immagini vivide che mi aspetto dalla poesia appunto. Generalmente faccio fatica a giudicare una poesia perché trovo che sia il mezzo espressivo più personale, quindi difficilmente descrivibile in modo oggettivo. Globalmente trovo che vada rivisto nella forma e sviluppato, così com’è non mi trasmette molto. Voto 1.
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Angelo Ciola
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Il testo è più una riflessione che un racconto. Una breve esposizione che, a parte i diversi errori presenti e già segnalati, propone anche argomenti e immagini interessanti, ma che personalmente non sono riuscito a capire.
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Roberto Ballardini
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Messaggio da leggere da Roberto Ballardini »

Convengo con quanto espresso un po' in tutti i commenti precedenti a proposito della forma e della natura più poetica dello scritto. Mi pare obiettivamente difficile non farlo. La cura dei propri scritti è fondamentale quando si decide di pubblicare, a mio avviso. Detto questo, apprezzo l'autenticità emotiva di fondo che si percepisce e di sicuro non mi scandalizzano le commistioni di genere. Rimane comunque il fatto che un racconto, se racconto dev'essere, non può limitarsi all'emotività pura. Ma è solo la mia opinione.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Molte imprecisioni in un brano brevissimo, una rilettura sarebbe d’obbligo.
Riguardo al contenuto mi allineo ai commenti precedenti: non è un racconto ma una riflessione astratta in forma quasi poetica, manca la storia, il contesto, così si perdono anche quelle emozioni che il testo vorrebbe suscitare.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Più che un racconto mi sono sembrati quattro appunti buttati a casaccio. Sfogarsi è giusto, ma in queto modo meglio farlo su un diario personale. L'intento era forse quello di emozionare o trasmettere qualcosa, ma per riuscirci non bisogna usare soltanto parole come "paura" "coraggio" o locuzioni tipo "la bellezza del tutto", bensì trovare un'armonia e una struttura, per questo bisogna assolutamente rileggere il testo. Non voglio essere troppo duro ma ci sono dei veri e propri orrori grammaticali: "e" senza accento "avvolte" piuttosto che "a volte" "pero" senza accento.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Non credo che qui sia mancata una rilettura, credo invece che tu abbia problemi di lingua italiana, di scrittura e - conseguentemente - anche di espressione. Intendo parlare di grammatica, sintassi, analisi logica, di terminologia e altro: che derivino da una scolarizzazione forzatamente mancata o volontariamente trascurata, non è dato saperlo. Ma sta di fatto che in questo testo, che può essere definito in molti punti poetico, non è difficile intuire una prepotente e quasi incontenibile voglia di esprimere concetti e situazioni vissute con grande passione, tenerezza e anche intelligenza, senza però avere gli strumenti base per esplicitarli. E tu stessa, in un punto, lo dici: "vedo la mia gioia di scrivere e la paura del non essere accettati." Come aver voglia di fare musica senza conoscere la musica, né saper suonare uno strumento. In questi casi, o si ascolta la musica degli altri, o si impara uno strumento. O si legge ciò che altri hanno scritto, o si impara a scrivere partendo dall'inizio da testi scolastici. In ogni caso leggere non fa certo male.
Personalmente ho visto una ragazza dell'est - non credo che sia questo il tuo caso, riconoscerei il modo di scrivere - che letteralmente bruciava dalla voglia di esprimersi scrivendo. Forse in un anno e mezzo, con grande applicazione, è diventata più brava almeno del 90% degli italiani madrelingua che scrivono.
Ciò a dirti che niente è impossibile se lo si vuole veramente sopra ogni cosa.
A meno che io non abbia frainteso tutto, nel qual caso ti chiedo scusa.
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antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.

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