Il combattimento
Inviato: 08/02/2020, 22:07
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Il combattimento.
L’area in cui sta per incominciare l’incontro si trova nel mezzo di due vasche di sedimentazione. Siamo un chilometro a Sud della baraccopoli, oltre la palude melmosa detta “Il Gorgo”, tra esalazioni tossiche e fanghi venefici. In questo spiazzo è stata improvvisata una sorta d’arena, un ovale di sabbia lungo sei metri e largo quattro, transennato alla meno peggio con bastoni e qualche asse di legno, su cui s’arrampica una rete metallica, sforacchiata e arrugginita.
Tutto attorno si accalca una plebe di balordi esagitati. Quelli che gridano più forte degli altri sono allibratori, che declamano le loro quote.
Agli antipodi dell’ovale ci sono due gabbie di legno, con dentro i contendenti.
Da una parte un corso italiano, un bestione nero e muscoloso, alto quasi un metro, pesante almeno cinquanta chili, con gli occhi da demonio. Si chiama Gus. È il favorito. Appartiene a un tizio mulatto con degli sgarri sul viso. Sembra un amerindio, lo sta aizzando con un bastone sporco di sangue.
Nell’altra gabbia si dimena un bull terrier, una belva color castagna più piccola dell’altra, ma tozza e massiccia, con mascella e dentatura da squalo. Proviene da un giro di rumeni dell’Appia e si dice che abbia sconfitto in carriera parecchi cinghiali molto più pesanti di lei. È una femmina e si chiama Bea, la cagna. La quotano quattro a uno, perciò dovrebbe soccombere tre volte su quattro. Viene istigata da uno zingaro calvo e nerboruto, occhi cisposi, con una barba lanuginosa.
Al centro dell’ovale dà spettacolo una specie di pupazzo da ventriloquo. È un nano, in realtà. La folla lo acclama. Gridano tutti a squarciagola: “Tino! Tino!” Di fianco a me uno sconosciuto mi dà di gomito: - Non manca mai un incontro, quel soprammobile! Guarda, è così basso che entrerebbe nella gabbia dei pappagalli!
Il nanetto dondola le gambe flaccide, seduto come un bambolotto di pezza sopra il braccio del ventriloquo, un omone che indossa un camice bianco. Si solleva in piedi sul bicipite del gigante e con un doppio salto mortale atterra sopra una pila di cassette della frutta, accatastate in bilico una sopra l’altra. Fa l’inchino e ride in modo sguaiato, mentre la folla lo applaude. Il ventriloquo lo solleva per la collottola, lo espone alle urla del pubblico e lo ripone dentro la giacca. Poi corre via, col pupazzo in tasca. Nell’ovale sta per iniziare il combattimento, annunciato dal brusco venir meno del vociare della folla.
I molossi si affrontano subito con le peggiori intenzioni, correndo l’uno contro l’altro. Prima che giungano a tiro di mandibola, il corso italiano balza in avanti e affonda le zanne sul dorso della rivale. Quando le estrae sono rosse, imbrattate di sangue. Un secondo dopo però è Bea ad azzannare un orecchio del contendente. Grazie ai possenti muscoli del collo, glielo strappa via dalla testa. Gus è stordito e il bull terrier tenta di massimizzare il vantaggio, attacca di nuovo con un balzo felino. Il corso arretra sulla coda, accucciandosi e sollevando le zampe anteriori, col risultato che la contendente gli piomba sulla gola come un’aquila, lacerandogli un pezzo di cute tra collo e spalla.
Fine del primo round. Le bestie vengono divise. La quotazione di Bea scende a due e mezzo, quando inizia la seconda ripresa.
Le due belve adesso si fronteggiano in piedi, su due zampe, pressate una contro l’altra, sbavando e cercando lo spazio e l’occasione per affondare le zanne sul bersaglio grosso. Intravedo il nano, da qualche parte dentro la tasca, strepitare frasi incomprensibili, sembra gridare aiuto e implorare che qualcuno fermi lo scempio.
Bea riesce ad affondare i poderosi canini su una zampa del corso, facendolo ruzzolare a terra e guaire. Mentre Gus è disteso, la cagna piomba sopra di lui dall’alto, con un balzo dei suoi. Il bestione tenta di rialzarsi ma può spingere solo con un arto e ricade su un fianco, mentre i canini della sua avversaria piovono dal cielo come frecce. Gus si contorce con uno sforzo spaventoso, cercando di schivare le zanne e di colpire il bull terrier con la zampa buona, ma cade di nuovo su un fianco.
Il nano è sempre lì, ingrugnito e stizzoso, osserva il combattimento facendo capolino dalla tasca.
I cani vengono di nuovo separati e riportati sulle linee di partenza. Ormai sono quotati alla pari. Terzo round.
- Via! Grida il gigante col nano in tasca. Deve essere l’arbitro, o qualcosa del genere.
Di nuovo Bea si libra in aria con un guizzo impressionante. Gus, zoppo, ferito e goffo, l’attende sdraiandosi a pancia in su, quasi volesse giocare. Mentre il bull sta per atterrare su di lui, il corso profonde il massimo sforzo per sollevarsi con destrezza spingendo sull’unica zampa. Riesce con una piroetta repentina a sollevarsi di una ventina di centimetri e azzanna Bea conficcandogli i denti dentro un occhio. La stretta della mandibola gli fracassa il cervello e il bull terrier è tramortito. Si ode nitido il rumore delle ossa del cranio che esplodono e si spappolano dentro la possente mascella del corso italiano. Gli occhi di Bea sprizzano fuori e la folla attorno sbraita, esaltata.
Il nano è sparito.
***
- Signor Holtz. Gustavo. La prego, se vuole che la aiuti dovrà raccontarmi come sono andate le cose.
L’avvocato difensore sta facendo del suo meglio, ma l’accusato non collabora. Scuote il capo. Non si capacita ancora.
- Che ne sarà di mio figlio Martino? Sta bene?
- Per il momento è coi servizi sociali. Ha voluto portare con sé soltanto la gabbietta col pappagallo.
- Ma sta bene?
- Sì. Ma ha visto tutto, signor Holtz. È difficile capire quali conseguenze potrebbe avere. È stato proprio lui a chiamare il vostro vicino, il dottor Gigante.
- Beatrice? Ce la farà?
- No, signor Holtz. Sua moglie è… lei l’ha massacrata, davvero non ricorda?
Gustavo scuote di nuovo il capo.
- Così non posso aiutarla, signor Holtz.
Lo sguardo dell’uomo abbandona per un istante il nulla oltre il vetro della finestra e indugia per terra. Sembra stia ricordando qualcosa. Invece no.
- Gliel’ho detto, era soltanto un sogno. Ho fatto soltanto un maledetto sogno! E quando mi sono svegliato eravamo in un lago di sangue.