Brimstone
Inviato: 11/02/2020, 13:10
Brimstone
Film del 2016, di Martin Koolhoven (regista olandese) che vede come attori principali Dakota Fanning, Guy Pearce, Kit Harington, Carice van Houten.
Far West, fine del diciannovesimo secolo: Liz, giovane e avvenente donna, è l’ostetricia del villaggio. Sua figlia la accompagna e assiste quando viene chiamata a prestare aiuto alle partorienti; la presenza della bambina è necessaria a comunicare con le madri in quanto Liz non può parlare.
Nel corso di uno di questi interventi la determinata protagonista deve prendere una decisione difficile; scelta che inciderà sul suo ruolo all’interno della comunità. La giovane è già alle prese con queste difficoltà e con il difficile rapporto col figlio del marito, quando entra in scena il nuovo reverendo. Personaggio tetro, duro, metallico, che in lei suscita un’immediato terrore. Paure apparentemente inspiegabili e che non vengono spiegate, perché lei, come impietrita, non riesce ad esprimersi col marito, che la vorrebbe sostenere, ma che non la comprende. Impossibilitata doppiamente a comunicare, dunque.
Questo è il’”incipit” di un film che ho molto apprezzato, per gli aspetti scenografici (ripensando al film lo rivedo in “bianco e nero” da come sono definiti i contrasti), ma soprattutto per la sceneggiatura. Ho ricevuto risposta a tutte le innumerevoli domande che mi sono posta, ma ho dovuto pazientare perché i “misteri” in questo film vengono svelati poco alla volta, mantenendo alta la tensione per tutti i quattro capitoli in cui è stato suddiviso. La recitazione è inoltre, secondo me, molto buona; ho scoperto un’attrice, Dakota Fanning, molto capace.
È un film duro, violento, a tratti agghiacciante. Penso sia poco adatto a chi è particolarmente sensibile ai temi religiosi.
Film del 2016, di Martin Koolhoven (regista olandese) che vede come attori principali Dakota Fanning, Guy Pearce, Kit Harington, Carice van Houten.
Far West, fine del diciannovesimo secolo: Liz, giovane e avvenente donna, è l’ostetricia del villaggio. Sua figlia la accompagna e assiste quando viene chiamata a prestare aiuto alle partorienti; la presenza della bambina è necessaria a comunicare con le madri in quanto Liz non può parlare.
Nel corso di uno di questi interventi la determinata protagonista deve prendere una decisione difficile; scelta che inciderà sul suo ruolo all’interno della comunità. La giovane è già alle prese con queste difficoltà e con il difficile rapporto col figlio del marito, quando entra in scena il nuovo reverendo. Personaggio tetro, duro, metallico, che in lei suscita un’immediato terrore. Paure apparentemente inspiegabili e che non vengono spiegate, perché lei, come impietrita, non riesce ad esprimersi col marito, che la vorrebbe sostenere, ma che non la comprende. Impossibilitata doppiamente a comunicare, dunque.
Questo è il’”incipit” di un film che ho molto apprezzato, per gli aspetti scenografici (ripensando al film lo rivedo in “bianco e nero” da come sono definiti i contrasti), ma soprattutto per la sceneggiatura. Ho ricevuto risposta a tutte le innumerevoli domande che mi sono posta, ma ho dovuto pazientare perché i “misteri” in questo film vengono svelati poco alla volta, mantenendo alta la tensione per tutti i quattro capitoli in cui è stato suddiviso. La recitazione è inoltre, secondo me, molto buona; ho scoperto un’attrice, Dakota Fanning, molto capace.
È un film duro, violento, a tratti agghiacciante. Penso sia poco adatto a chi è particolarmente sensibile ai temi religiosi.