La vita davanti a sé
Inviato: 05/04/2021, 22:37
Film del 2020 di Edoardo Ponti
Con Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Abril Zamora, Babak Karimi
L’incontro tra Momò, 12 anni, e Madame Rosa non è tra i più felici; lui infatti la deruba dei candelabri che voleva vendere al mercato e cerca di rivenderli a un criminale del quartiere. Quando il dottor Cohen, che detiene la custodia del ragazzino, scopre il fatto lo costringe a chiedere scusa all’anziana signora, dopodiché convince lei a prenderlo con se. Madame Rosa si occupa già di Iosif, un ragazzino abbandonato, come si è occupata nel corso degli anni dei figli delle prostitute.
I rapporti in casa non sono facili, per le differenze culturali, per i vissuti di ognuno di loro, ma si fanno gradualmente sempre più profondi e importanti…
Dopo tanti film che ho visto ultimamente, che ho trovato godibili ma non entusiasmanti, questo finalmente mi ha lasciato qualcosa. La storia è forse una di tante, come se ne sentono tutti i giorni. Ma già la presenza di Sophia Loren fa la differenza. L’ho sempre considerata la “donna più bella del mondo”, e qui si mostra in tutta la sua fiera eleganza, che gli anni non hanno portato via. E bravura ovviamente. Ibrahima Gueye, che interpreta Momò, è davvero molto intenso per essere così giovane, ha uno sguardo penetrante e comunicativo, ed è riuscito a interpretare il suo ruolo egregiamente.
Trovo anche molto bello e poetico il modo in cui il regista ha scelto di rappresentare la voglia di fanciullezza in un bambino che non è più un bambino, che forse non ha mai potuto fare, essere un bambino. E bello anche come è stato reso il senso di comunità, quello vero, che si crea lì dove ce n’è più bisogno.
Con Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Abril Zamora, Babak Karimi
L’incontro tra Momò, 12 anni, e Madame Rosa non è tra i più felici; lui infatti la deruba dei candelabri che voleva vendere al mercato e cerca di rivenderli a un criminale del quartiere. Quando il dottor Cohen, che detiene la custodia del ragazzino, scopre il fatto lo costringe a chiedere scusa all’anziana signora, dopodiché convince lei a prenderlo con se. Madame Rosa si occupa già di Iosif, un ragazzino abbandonato, come si è occupata nel corso degli anni dei figli delle prostitute.
I rapporti in casa non sono facili, per le differenze culturali, per i vissuti di ognuno di loro, ma si fanno gradualmente sempre più profondi e importanti…
Dopo tanti film che ho visto ultimamente, che ho trovato godibili ma non entusiasmanti, questo finalmente mi ha lasciato qualcosa. La storia è forse una di tante, come se ne sentono tutti i giorni. Ma già la presenza di Sophia Loren fa la differenza. L’ho sempre considerata la “donna più bella del mondo”, e qui si mostra in tutta la sua fiera eleganza, che gli anni non hanno portato via. E bravura ovviamente. Ibrahima Gueye, che interpreta Momò, è davvero molto intenso per essere così giovane, ha uno sguardo penetrante e comunicativo, ed è riuscito a interpretare il suo ruolo egregiamente.
Trovo anche molto bello e poetico il modo in cui il regista ha scelto di rappresentare la voglia di fanciullezza in un bambino che non è più un bambino, che forse non ha mai potuto fare, essere un bambino. E bello anche come è stato reso il senso di comunità, quello vero, che si crea lì dove ce n’è più bisogno.