Il canale dei dannati
Inviato: 25/03/2020, 19:12
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Il canale dei dannati
1.
Se c'è una cosa che mai avrei pensato di fare nel corso della mia vita, è lo scrittore. Ho un lavoro fisso, un matrimonio soddisfacente, non ho particolari ambizioni di fama o di successo.
Eppure, ho maturato l'esigenza di raccontare storie, elaborare trame, vivere vite alternative alla mia tranquilla routine quotidiana. Non mi sento, né diventerò mai, un altro Hemingway, e non ne ho neppure l'ambizione. Mi limito a scrivere racconti e qualche romanzo, e a sottoporli all'attenzione dei critici letterari; non sono roso dal sacro fuoco dell'arte, e dalla loro accettazione non dipende se mi sentirò uno scrittore vero o di successo. Sarebbe solo una piccola soddisfazione, e nulla più.
Tuttavia, i puntuali, ripetuti e inesorabili rifiuti delle mie opere e, parallelamente, l'analisi delle opere dei miei concorrenti nelle numerose kermesse letterarie alle quali ho partecipato, mi hanno indotto a pormi delle domande sulla natura del mondo letterario della Pulcheria (una realtà molto piccola, se paragonata a quella ben più grande dei tericani e manglesi). Nella nostra repubblica non ci sono molti lettori, e il pulcheriano non è certo una lingua molto conosciuta nel mondo, rispetto alle altre continentali, insomma scrittori, critici e lettori non si conoscono per nome ma quasi.
Quindi le cose, prima o poi, si vengono a sapere; e io sono venuto a conoscenza di fatti, legati ai critici che mi hanno boicottato per anni, di assoluta gravità, almeno dal punto di vista morale, quando non di rilevanza penale.
Anche se pare che queste cose non interessino a nessuno, a me invece suggeriscono pensieri negativi. Criminali.
2.
Nadia Bigonci era la vera boss del Premio Megera: lo aveva ereditato dal padre, il professor Asdrubale Bigonci, accademico della Semola e docente per quarant'anni all'Università della Somma Cultura. Era stato lui a ideare quel premio, per dare visibilità a giovani scrittori e poeti poco noti ma ugualmente meritevoli. Col passaggio di consegne avvenuto alla sua morte, cinque anni prima, la figlia Nadia invece aveva preferito dare al premio una veste diversa, più consona allo spirito dei tempi, selezionando gli scrittori secondo il genere e le aree di appartenenza socio-culturale, rispettando i dettami del politically correct. Quell'anno il tema era “La violenza di genere” e Nadia aveva selezionato cinque romanzi e due raccolte di poesie di scrittori non ancora affermati ma già molto validi, non a caso cinque donne e due uomini, entrambi gay. Il secondo autore, un giovane efebico autore della raccolta poetica “Il lungo fiume d'argento”, era seduto in quel momento davanti a lei, e le stava declamando l'ode “La spada di fuoco”. Nadia lo guardò incantata, chiedendosi se il giovane avesse per caso anche altri gusti, oltre a quello per i propri coetanei. Lo avrebbe scoperto presto.
3.
Non so perché, ma mia moglie mi ha piantato. E' vero, negli ultimi mesi l'ho trascurata un po', dopo il lavoro in ufficio mi rintanavo nel mio studio e quasi non le rivolgevo la parola. Secondo lei, però, il motivo è un altro: è che, sempre secondo lei, io sarei cambiato, sarei diventato ossessivo e paranoico. Forse nomino troppo spesso i critici letterari incompetenti e i premi barzelletta ma, insomma, lo sanno tutti che la maggior parte sono pilotati per omaggiare gli amici degli amici, andiamo, su. Diceva anche che passo troppo tempo sui social, a caccia di informazioni sui miei nemici; in questo, devo darle ragione. I social sono una miniera inesauribile di pettegolezzi e maldicenze, in mezzo ai quali però ci sono delle rare pepite d'oro. Come quelle che ho trovato sulla Bigonci.
Secondo quella vecchia babbiona, i miei personaggi femminili sarebbero “schematici e poco approfonditi, degni di un adolescente frustrato”. Ebbene, le dimostrerò che, se voglio, posso approfondire molto bene i comportamenti femminili, soprattutto i suoi.
4.
In effetti, Alessio si era rivelato fin troppo versatile, con sua grande soddisfazione. Alla sua età, le occasioni per Nadia erano sempre più rare; single per scelta, aveva scoperto a sue spese di non essere più troppo appetibile, superati i fatidici anta, ma ora, in qualità di coordinatrice del gruppo di critici e lettori che facevano la scrematura per i candidati finali del premio, aveva buon gioco nello scegliere gli scrittori e i poeti idonei, e i veri criteri li poteva decidere lei.
Suonarono alla porta: forse era Alessio che aveva dimenticato qualcosa, sperò per un attimo.
Invece no, era il fattorino di un fioraio, pazienza.
Che splendide rose, chi me le manda? - gli chiese.
C'è un biglietto allegato, signora. – rispose lui, porgendoglielo.
Oh, davvero? Vediamo chi... - non finì la frase, visto che il fattorino le aveva messo sul naso uno straccio imbevuto di cloroformio. Nadia stramazzò a terra.
Il fattorino chiuse la porta dietro di sé; prese in braccio il corpo di Nadia e andò in camera da letto. Guardò dalla finestra che non ci fosse nessuno in strada (l'appartamento era al decimo piano) e buttò il corpo.
Il falso fattorino prese l'ascensore e uscì dalla porta dei garage condominiali, mentre un'auto si fermava davanti all'androne del palazzo. Voci concitate (e qualche urlo) lo convinsero che il cadavere era stato scoperto: la notizia del tragico suicidio della curatrice del Premio Megera avrebbe aperto il tiggì serale.
5.
La Bigonci era la prima della lista, in ordine alfabetico; sì, ho deciso che, essendo dei letterati, bisogna fare le cose per bene. Rispettare l'alfabeto è la prima cosa, la seconda è applicare la legge del contrappasso, visto che la Comedìa di Sante Aldighieri è un monumento della letteratura pulcheriana e i miei “amici” sono tutti loro estimatori.
Nadia, in qualità di peccatrice di lussuria e seduzione, ha subìto il trasporto in aria dalla bufera; in mancanza di vera tempesta di aria calda, ho ovviato con un volo dal decimo piano. Bisogna sapersi accontentare.
Un altro campione della letteratura nazionale, ben presente anche in molte trasmissioni televisive come tuttologo e polemista, è Vincenzo Trassi.
Vincenzino è stato molto carino (perdonatemi la rima) con me, in occasione del concorso “Una penna per Salano”; il romanzo che ho inviato, che raccontava di morti sul lavoro in un cantiere della città, è stato rifiutato per “l'eccessivo realismo sconfinante nel grand-guignol, in modo immotivato”, In compenso, il romanzo risultato vincitore (con ben 5000 Soldi) era di uno scrittore molto ben inserito nell'ambiente, e parlava di violenza domestica. Del tutto casualmente (o forse no), Trassi è ospite fisso della trasmissione Mariti Crudeli e nel corso della suddetta ha presentato il romanzo, che da allora è balzato in testa alle classifiche dei best seller.
Vincenzino è un perfetto esempio di seminatore di discordia, e come tale lo tratterò.
6.
Era stata una serata faticosa; Trassi, da intellettuale militante, era impegnato da tempo nel sostenere sia la nobile causa delle donne maltrattate in ambito familiare, sia nel parlare della differenza negli stipendi tra uomini e donne. Nel corso del programma di quella sera, “Lavoro, Mercato e Opportunità”, aveva avuto un diverbio piuttosto acceso con un economista il quale sosteneva la tesi assurda che la disparità salariale non esisteva ma era frutto di calcoli sbagliati e tendenziosi, figurarsi! Era come sostenere che la Terra fosse piatta, ma per favore...
Comunque si era davvero arrabbiato, e Trassi lo aveva distrutto in diretta, quel falsario. Ora però si sentiva davvero stanco, svuotato di ogni energia. Premette il pulsante dell'antifurto della propria auto e stava per aprire la portiera, quando apparve un'ombra dal nulla: - Chi è lei, cosa vuole? – chiese, bruscamente.
Nulla, signor Trassi, – rispose l'uomo, tranquillamente, – vorrei solo darle ciò che merita. – così dicendo lo narcotizzò col cloroformio e lo mise nel bagagliaio. Poi salì al posto di guida e accese il motore.
I poliziotti, avvertiti dalla segretaria di produzione del programma tv che aveva cercato inutilmente da ore di contattare Trassi, si trovarono di fronte uno spettacolo agghiacciante: nel garage della sua villa, egli era appeso con le mani incatenate a una parete. Era nudo, e probabilmente era morto dissanguato a causa di profonde coltellate che gli avevano squarciato il petto e il ventre, ma senza ledere gli organi vitali in modo irreparabile. Doveva avere sofferto parecchio.
7.
Le conventicole segrete e la Mattoneria sono realtà acclarate della Pulcheria (e di tante altre nazioni, sia continentali che no); di solito è in casi come premi, concorsi, assegnazioni di incarichi e/o di appalti che i frammattoni possono esplicare tutta la loro magnificenza nei campi della corruzione, della concussione o della semplice disonestà; Calogero Quagliarulo ne è un campione incontrastato, tenuto conto che è “chiacchierato” da tempo, denunciato da più parti ma sempre assolto con formula piena. Ebbi a che fare con lui l'anno scorso, quando gli diedi da valutare il mio romanzo “Un uomo tranquillo”, che parlava della ribellione di un piccolo borghese ai soprusi della burocrazia e delle banche. Quagliarulo lo stroncò, dicendo che “una simile accozzaglia di luoghi comuni non l'avrebbe scritta nemmeno un bambino ritardato”. Immaginarsi la mia sorpresa (e il mio sconcerto) quando un mese fa il tipo si presenta in tv in uno dei soliti programmi-marketta e propone la propria opera, che ha casualmente lo stesso titolo e lo stesso argomento del mio romanzo!
Naturalmente sono corso a comprarlo: Quagliarulo è stato molto scaltro, ha cambiato tutti i nomi dei personaggi e le ambientazioni, ma non c'è il minimo dubbio che la mia storia sia stata bellamente copiata. Ho interpellato un avvocato, il quale mi dice: ”Non c'è niente da fare, il plagio è difficile da provare e poi, se lui vuole, può trascinare la causa per decenni e tu non vedrai mai un soldo”.
Così non posso fare altro; la mia unica indecisione è in quale girone metterlo: i frodatori o i barattieri?
8.
Quagliarulo aveva un appartamento in centro, ma aveva anche ristrutturato la vecchia casa dei suoi genitori ormai deceduti. Spesso, per fuggire dal caos cittadino e trovare l'ispirazione lontano dalla numerosa famiglia (moglie petulante e tre figli adolescenti), non vedeva l'ora di salire in auto e fare settanta chilometri di una strada tutta curve, pur di trovare un po' di pace.
Così aveva fatto anche quel venerdì sera; imboccò la via laterale che portava alla sua vecchia casa, ma inaspettatamente la trovò bloccata da un furgoncino bianco. La strada era troppo stretta per superarlo, quindi attese qualche secondo; scese spazientito dall'auto: - Ehi, c'è qualcuno qui?
Si avvicinò al posto di guida del furgone, ma era vuoto; sconcertato, si diresse al portellone posteriore quando questo si spalancò improvvisamente, e un tizio mascherato gli mise uno straccio imbevuto di cloroformio sul naso. Quagliarulo perse conoscenza immediatamente.
Anche stavolta, i poliziotti si trovarono di fronte un gran brutto spettacolo: in un bidone di plastica riempito a metà (di pece, a quanto pareva) era stato messo un uomo, a testa in giù. Avrebbero dovuto lavorare, per pulire la sua faccia e permetterne il riconoscimento ai parenti, anche se non c'erano molti dubbi sulla sua identità. La moglie di Quagliarulo, arrivata il giorno dopo sul posto, non aveva avuto il coraggio, e nemmeno la forza, di togliere il corpo dal bidone che troneggiava nel cortile di casa.
9.
Il commissario Fedeli, incaricato del caso dell'omicidio di Quagliarulo, stava soppesando tutti gli elementi, cercando di metterli in relazione con le altre morti misteriose degli ultimi mesi: l'assassinio efferato di Trassi e il presunto suicidio della Bigonci. Tutti personaggi di spicco, in qualche modo legati al mondo della letteratura e della critica, con rapporti con l'editoria e i premi che servono da lancio di autori sconosciuti.
Fedeli aveva la sensazione che i tre casi fossero legati: fece una lista dei partecipanti ai tornei letterari (un elenco lunghissimo) e lo mise in relazione con i tre, grazie a un programma informatico che (finalmente!) era a disposizione della polizia pulcheriana.
Vennero fuori ventotto nominativi di persone che potevano avercela con almeno uno dei tre; Fedeli mise sotto torchio i suoi collaboratori, visto che i media già parlavano di un serial killer dei letterati e il questore di Salano aveva cominciato a dare segni di nervosismo, tempestandolo di telefonate.
Giunti al ventunesimo nome, suonò un piccolo campanello d'allarme: un certo Fausto Novelli aveva ricevuto critiche negative sia dalla Bigonci che da Trassi. Interrogato, non risultava avere alibi convincenti per i giorni della loro morte, e il suo cellulare risultava spento; molto strano, pensò Fedeli, che iniziò a indagare a fondo su di lui, interrogandolo più volte.
Nonostante gli sforzi, non trovò nulla di significativo, rimanendo però dell'opinione che Novelli nascondesse qualcosa.
Poi, un venerdì mattina di novembre, Fedeli entrò in banca per parlare con un impiegato col quale aveva un appuntamento: doveva rinegoziare il mutuo, il tasso variabile lo stava strangolando.
Poco dopo entrò un tizio mascherato che tirò fuori dal cappotto un AK47, intimando a tutti la frase classica: - Questa è una rapina!
Fedeli lo guardò con compatimento (ormai le rapine vere si fanno on line, brutto idiota! E non sempre i veri malfattori stanno al di qua del vetro divisorio...) e cercò di farlo ragionare, senza tirare fuori a sua volta l'arma.
Per tutta risposta, quello gli scaricò addosso una raffica di mitra e poi scappò; venne catturato il giorno dopo.
Comunque la morte di Fedeli sancì la fine delle indagini su Novelli, che tirò un sospiro di sollievo.
10.
Alla fine, ho deciso per i barattieri, visto che è (anzi no, era) la colpa principale di Calogero, ben noto per fare compravendita di titoli e premi, dall'alto delle sue numerose cariche.
Specialmente quest'ultimo omicidio ha fatto sensazione: qualcuno comincia a parlare di un serial killer dei critici letterari, che esagerazione!
In ogni caso, è meglio non sfidare il Fato: la polizia era sulle mie tracce ma mi è andata bene. Vorrà dire che ritornerò a fare il cittadino modello, umiliato & offeso.
Tra l'altro, del tutto inaspettatamente, ho ricevuto un'offerta di lavoro: un dirigente di produzione di Canale55 ha letto alcuni miei lavori e gli sono piaciuti. Forse, dopotutto, non sono ancora uno scrittore fallito. E se questo vuol dire lavorare per la tv di Tarasconi (che ho sempre detestato), pazienza.
11.
Mia moglie è tornata a casa. Ho il sospetto che questo fatto sia in correlazione con il miglioramento della mia situazione economica (ho un contratto annuale, rinnovabile, di centomila soldi; prima, da impiegato in un ufficio, ne percepivo la metà), anche se lei mi ha detto che non è così, che ora sono molto più sicuro di me e meno lamentoso, e bla, bla, bla.
Quando le ho dato il pass (riservatissimo) per l'accesso agli studi di Canale55 per assistere sia alle prove che alle prime serate delle trasmissioni che (lei) segue con assiduità, i suoi occhi si sono messi a brillare e mi ha detto una cosa che non mi diceva più da anni: - Ti amo, caro.
E' stato allora che ho capito la verità.
Il mio nuovo lavoro è ben pagato, ma non mi dà grandi soddisfazioni intellettuali, solo quelle economiche; faccio il ghost writer per i reality simbolo della rete, come “Una voce per voi” e “Il mio migliore amico”. In breve, scrivo le sceneggiature dei falsi battibecchi tra Samantha e Hannah per rubare il cuore di Uilliam, il quale è invece innamorato di Deborah che però è impegnata con Gionny. Insomma, con le mie parole gli adolescenti della Pulcheria impareranno ad avere come modelli ideali questi giovinastri, che non sarebbero capaci nemmeno di avvitare una lampadina senza un aiuto.
Se la televisione fosse un animale, questi programmi sarebbero la sua cacca: un lungo, immenso fiume di sterco che io contribuisco a creare.
Questa è la mia legge del contrappasso: sposato con una donna che sta con me solo per interesse, come gli adulatori e i lusingatori dell'inferno passerò la vita nel letame. È il prezzo della libertà.