Il bordo della vasca
Inviato: 29/04/2020, 0:50
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Durante la quarantena, nella casa di uno scrittore, avviene qualcosa di incredibile. Non ci è dato sapere se si tratta della realtà, di un sogno o l’inizio della follia. Ma è di certo un evento che farà emergere qualcosa nella sua consapevolezza e che alimenterà di nuovo idee ed ispirazioni.
Il giorno 27 di aprile, avvenne un fatto alquanto bizzarro. Quella mattina, il signor F. si svegliò di buonora, stiracchiò per bene le gambe sotto le coperte, si strofinò il viso irsuto e quando fu abbastanza deciso, si alzò e scese in cucina per la colazione. Poggiò tutto sul tavolo e dando piglio al coltello iniziò a spalmare con precisione la marmellata sulle fette di pane. Ingollato l’ultimo boccone con una straripante tazza di caffè, andò nel suo studio, aprì la finestra facendo entrare l’aria fresca, e rimase per un po' di tempo con viso pensieroso, a ciabattare su è giù per la stanza, in attesa di qualche idea, fermandosi di tanto in tanto quando questa sembrava arrivare. Erano infatti alcune settimane, dall’inizio della quarantena, che seppur ispirato per un romanzo, ahimè, questo proprio non voleva sbloccarsi, ma nonostante ciò, si era ripromesso di portarlo a termine, affrontando qualsiasi difficoltà che gli si fosse parata davanti. Fu proprio allora, perso in qualche parte della sua storia, che dalla stanza da bagno arrivò alle sue orecchie quello che sembrava essere il rumore dell’acqua che si versava dentro la vasca. Al che, abbastanza sorpreso e incuriosito, rimase per qualche secondo ad ascoltare.
«Beh, questo è strano - disse tra sé - io non sono solito lavarmi al mattino e tanto meno ricordo di aver aperto il rubinetto venendo qui.»
Deciso di venire a capo a quella faccenda, chiuse lentamente la finestra e si incamminò verso il bagno. Fattosi più vicino sentiva ormai in modo chiaro qualcuno muoversi dentro la sua vasca e cantare a bassa voce. «Ma questa è la voce di una donna.» - bisbigliò confuso- e senza aspettare nient’altro spalancò la porta.
«Oh, salve! Ti ho disturbato? Perdonami caro, ma sai, viaggiavo da molte ore e volevo riposarmi un po', ho visto questa vasca così pulita e spaziosa e ho deciso di approfittare. Spero non ti dispiaccia.»
F. rimase di sasso, immersa nella sua vasca da bagno, giocherellava con la superficie dell’acqua, una donna in carne ed ossa. Mentre la fissava con tanto d’occhi, cercava di fare ordine alle sue idee. Se fosse stata una ladra, pensava, di certo non si sarebbe messa a fare il bagno, ed era altrettanto sicuro di non aver ospitato nessuno quella notte. La questione si complicava sempre di più.
«Ma… ma insomma – disse F.- tu chi sei, e come hai fatto ad entrare?».
«Scusami tanto, che maleducata, il mio nome è Calipso. Come ti dicevo viaggiavo da molto e volevo riposare. Sono passata da qui”. F. fissava immobile e muto la sua mano indicare il rubinetto luccicante della vasca da bagno.
«Beh! - lo apostrofò la donna - non guardarmi in quel modo, lo giuro, e se proprio non mi credi, non ti resta che guardare quello che so fare, stai bene attento.»
La donna senza esitare e con disinvoltura alzò le braccia sopra la testa e unendo i palmi delle mani, sprofondò rapida dentro la vasca. Quando tutto il corpo e anche l’ultima ciocca di capelli rossi si immerse sotto lo specchio d’acqua, sparì, senza movimenti e senza rumore, proprio davanti a lui. Senza riflettere e del tutto stupefatto, F. si lanciò in ginocchio sul bordo della vasca. Guardando dentro e agitando l’acqua con la mano, non poteva credere ai suoi occhi:
«Sparita! Ma come è possibile, cosa mi sta succedendo?!»
Il signor F. prendendosi la testa tra le mani, non riusciva a darsi nessuna spiegazione. Ma non ci volle molto perché arrivasse. Proprio mentre se ne stava a fissare il vuoto, un getto fortissimo dentro la vasca, esplose fragorosamente verso il soffitto e schizzi d’acqua volarono in ogni angolo della stanza. Quando la massa liquida ricadde verso il basso con un tonfo, proprio allora, dalla trasparenza e dall’informità dell’acqua, la donna riprendeva lentamente le sue forme e colori. F. sbigottito e incredulo, indietreggiò verso la porta.
«Allora, ti basta? - disse la donna mentre gocce d’acqua le scorrevano tra i capelli- ma se ancora dovessi avere qualche dubbio su di me, ricorda che davanti a te c’è la figlia di Atlante, una ninfa. Calipso non ti diceva niente?
«Si, certo, ma… – la supplicò F.- non farmi del male, ti darò tutto quello che vuoi.»
«Oh ma non ti preoccupare, non aver paura, io da te non voglio proprio nulla. Anzi, mio caro, sono io a doverti qualcosa: ti propongo, seduta stante, di unirti a me come divinità e venire nella mia isola per sempre».
Davanti a quella richiesta così singolare, F. non sapeva cosa e come rispondere. Ma dopo averci pensato qualche secondo disse serio:
«Beh che dire, ti ringrazio ninfa, ma tutto questo un po' mi spaventa, e a dire il vero, devo tornare al mio lavoro, è una storia Calipso, parla della mia vita, quella vera, ma dentro c’è anche un po' di finzione. Devo andare avanti e concludere ciò che ho iniziato, non posso accettare di lasciarla incompiuta. Dimmi…che senso avrebbe dopo tanta fatica, lasciare una cosa a metà e fermarsi al primo porto sicuro, in questo caso l’immortalità che mi doni, e smettere di cercare.
La ninfa sentite quelle parole si fece mesta e pensierosa, qualcosa l’aveva colpita in quel discorso. Al che disse:
«Capisco, io non posso costringerti, sei libero e ti invidio, ed è questo a renderci così diversi da voi. È la tua natura mortale, ed è giusto. Cosi è per te e fu per altri che vennero molto prima, non sei stato il solo a rifiutare di restare tra le mie braccia e di fermarsi nella mia isola pur di continuare la sua ricerca. Perciò addio, mio caro, e fa buon viaggio.»
Calipso dopo quelle parole, sorrise, si ritrasformò in acqua, e risucchiata dal tubo di scarico sparì, questa volta per sempre, lasciando F. di nuovo solo.