Cyborg

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Valerio Geraci
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Cyborg

Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La navicella spaziale turbinava fra centinaia di asteroidi, sfidando la velocità della luce, quando apparve sul monitor un’astronave nemica. Dalle quattro ali della navicella fuoriuscirono altrettanti missili che colpirono e distrussero il nemico con un’esplosione di luci. La navicella proseguì il suo spericolato viaggio attraverso le rocce fluttuanti, preparandosi ad attaccare l’astronave madre nemica, mentre il suo comandante esultava soddisfatto.
“Peter, maledizione, spegni quell’affare! Ci è arrivato un altro pacco!”
Peter udì la voce di Christopher Davies che lo chiamava dalla stanza adiacente, e si alzò per spegnere la console. “Accidenti, stavolta ce l’avevo quasi fatta!” pensò amareggiato.
Peter era un tipo affabile e cordiale, fisicamente più alto della media, con piccoli occhi scuri e capelli neri rasati. Aveva iniziato a lavorare con Christopher Davies qualche mese addietro, dopo una lunga gavetta durata moltissimo tempo, tanto che stentava a ricordarne l’inizio.
Trovò Christopher intento ad aprire un grosso pacco della CyFoundation, la casa di produzione internazionale di robot e cyborg.
“E’ un modello addetto alle pulizie” disse Christopher alzando lo sguardo dal pacco. “E’ appena arrivato, perciò dobbiamo testarlo. Per montarlo non dovrebbero occorrere più di venti minuti. Su, dammi una mano”. Christopher tirò fuori ad uno ad uno dal pacco i vari componenti del cyborg e li sistemò con cura su un asse di metallo. Ravviandosi i capelli biondi, iniziò a leggere le istruzioni, ma dopo poco le stracciò. Faceva quel lavoro ormai da quindici anni, e sapeva benissimo come montare un cyborg. Iniziò quindi ad assemblare i vari pezzi con l’aiuto di Peter.
“Peter, come ti dicevo questo è un cyborg addetto alle pulizie. Dobbiamo solo azionarlo e, come facciamo con tutti i cyborg che ci arrivano, provare la sua efficienza” disse Christopher mentre collegava il braccio del cyborg al busto metallico. “E’ un modello abbastanza semplice, quindi dovresti riuscire a montarlo anche da solo. Nel frattempo vado a fare un po’ di sporcizia. Cogli l’occasione per buttare tutto quello che non ci serve per terra, così potremo subito mettere alla prova il nuovo arrivato”. Diede una pacca sulla spalla di Peter e si avviò verso la cucina, buttando il foglietto delle istruzioni sul pavimento.
L’intero lavoro di assemblaggio impiegò meno del previsto: infatti dopo quindici minuti i due, circondati da cartacce e avanzi alimentari, avevano davanti un cyborg intero, che li guardava con occhi spenti dall’alto dei suoi due metri di altezza.
“Ho finito, dobbiamo solo attivargli il Chip della Vita” esclamò Peter con soddisfazione, osservando il suo lavoro.
Il Chip della Vita era un dispositivo che conferiva al cyborg una “memoria di base”, che gli permettesse di credere che fosse in realtà un essere umano in carne ed ossa. Venivano impiantati ricordi di base, diversi da modello a modello, che consentissero ad ognuno di avere una propria identità. I ricordi principali contenuti nel Chip della Vita riguardavano gli anni della formazione, gli insegnamenti ricevuti per imparare il lavoro e l’inizio del periodo lavorativo: in questo modo i cyborg nascevano già istruiti, senza bisogno di nessun apprendistato. Ogni cyborg riceveva il suo Chip della Vita a seconda della mansione che era chiamato a svolgere, così che risultava essere impeccabile nel proprio compito.
Christopher prese il Chip dalla confezione e lo inserì nell’apposita fessura dietro la testa del cyborg.
“Ecco fatto, ora possiamo attivarlo” disse. Prese dal pacco il foglio contenente il codice di avviamento e lo lesse a voce alta. “KJD-7” articolò Christopher, scandendo le lettere ad una ad una.
Sulla testa del cyborg si accesero due piccoli occhi blu, che si guardarono intorno con aria confusa.
“Salve” farfugliò il cyborg. “Chi siete?” chiese squadrando i due individui con aria esitante.
“Da oggi lavorerai per noi. Non ricordi? Sei stato mandato qui ieri sera” disse Peter con sicurezza.
“Oh sì, ora ricordo.” affermò il cyborg, alzandosi dal letto.
“Bene. E’ pieno di cartacce qui. Io sono Christopher, e lui è Peter. Fai quello che devi fare, noi andiamo a mangiare qualcosa” disse Christopher. “A proposito … qual è il tuo nome?”
“Mi chiamo … George” rispose il cyborg, con un’espressione ancora intorpidita sul volto.
“Mettiti al lavoro, George” disse Christopher, chiudendo la porta dietro di sé.

Il giorno dopo Peter si alzò di buon’ora, e trovò Christopher seduto in cucina a fare colazione.
“Buongiorno” lo salutò.
“Buongiorno, Peter”
“Come va il nuovo arrivato? Funziona correttamente?”
“Sì, è efficiente” rispose Christopher mescolando il caffè. “Ha pulito tutto ieri sera e si è svegliato poco fa. Ha già fatto colazione, ora è nella sua stanza. Gli ho dato del tempo libero”.
“Bene, sono contento. Ultimamente ci arrivano sempre più cyborg difettosi e da dover rimandare indietro.”
“E’ vero, ma questo sembra non avere problemi. Mi è arrivata una lettera stamattina con diverse richieste. Quelli che sono disposti a pagare di più per lui sono una famiglia di Columbus. Domattina gli dirò che si dovrà trasferire là” disse Christopher prima di una lunga sorsata di caffè.
Si alzò e si diresse verso la sua camera per prepararsi ad una nuova giornata di lavoro.
“Io vado a farmi una doccia e a vestirmi. Poi devo andare a sbrigare delle faccende in ufficio e a comprare qualche pezzo di ricambio. Ci vediamo quando torno”
“A dopo” lo salutò Peter con la bocca piena.
Christopher fece per salire le scale che conducevano in camera sua quando notò una lettera sulla scrivania, nella sala degli imballaggi. Guardò con aria accigliata il logo sulla busta: CyFoundation.
“Accidenti, ancora lavoro!” pensò amareggiato. “Non si riesce ad avere un solo giorno di riposo in questo laboratorio”.
Aprì la lettera, e il suo volto cambiò espressione man mano che andava avanti nella lettura. Alla fine aveva un’espressione abbattuta sul viso. Si mise la lettera in tasca e salì le scale verso la camera da letto.

Quando Christopher fece ritorno, quella sera, Peter era in cucina a parlare con George del lavoro che lo aspettava l’indomani. Quando lo vide entrare lo salutò, ma Christopher ricambiò il saluto solo con un cenno del capo, e si affrettò a salire le scale per chiudersi in camera sua.
“Strano, in genere non si comporta così” disse Peter, più a sé stesso che a George.
“Avrà avuto una giornata storta” ipotizzò il cyborg. “Può capitare a chiunque di avere una giornata storta.”
“Vado a vedere cos’è successo” decise Peter. Si alzò e salì le scale, diretto verso la porta della camera dell’amico.
“Ehi, Chris!” lo chiamò. “Va tutto bene? Cos’è successo? Si tratta di lavoro? Hai ricevuto brutte notizie dalla dirigenza? Dobbiamo fare del lavoro extra nei prossimi giorni, per caso?”
Da dietro la porta si sentì un rumore di passi, e il volto pallido di Christopher Davies fece capolino dall’uscio. I suoi profondi occhi marroni squadrarono Peter dalla testa ai piedi come se lo vedessero per la prima volta, ma poi si fermarono per guardarlo in faccia. “Va tutto bene” sorrise Christopher. “Sono solo un po’ stanco, me ne vado a letto.”
“Ma non hai mangiato niente” protestò Peter. “La cena è pronta, io e George ti stiamo aspettando di sotto.”
“Non ho fame” si affrettò a replicare Christopher. “E poi ho mangiato un panino, tornando a casa.”
Peter guardò l’amico con aria preoccupata. Erano solo compagni di lavoro, ma col tempo erano diventati amici. Ora Christopher era il migliore amico di Peter, anche perché dovendo vivere sul posto di lavoro non c’erano molte possibilità di fare nuove conoscenze.
“Bene” acconsentì Peter sottovoce. “Allora io torno di sotto. Buonanotte Chris.”
“Buonanotte Peter”.
Peter sorrise all’amico e scese le scale. Non si voltò, ma sentì che la porta della stanza di Christopher non si richiuse fin quando lui non entrò in cucina.

L’uomo sentì la sveglia e si alzò dal letto, facendo attenzione a non fare rumore. Andò in bagno, si lavò, poi tornò nella camera per vestirsi. Prese la valigia che aveva riposto sotto al letto e le ultime cose che aveva lasciato sul comodino, e chiuse la porta della sua stanza dietro di sé. Scese le scale, lasciò un foglio di carta sul tavolo della cucina e fece per dirigersi alla porta d’ingresso, quando scorse una sagoma venire verso di lui.
“Christopher, sei tu? Dove stai andando?”
Era George. Evidentemente si era svegliato prima del dovuto.
“Me ne vado, George” rispose Christopher. “Ti auguro buona fortuna per tutto. Addio” e, così dicendo, scomparve dietro la porta.

Il mattino dopo Peter si svegliò e, come al solito, scese per fare colazione.
“Buongiorno George” disse al cyborg che lo aspettava in cucina. “Christopher è ancora a letto?”
“No, Christopher è andato via” rispose il cyborg.
“Andato via? Che significa? Dov’è andato, perché non mi ha detto niente?”
“Ho trovato questa lettera” disse George, porgendo il foglio di carta a Peter. “E’ per te”
Peter prese la lettera dalle mani di George con espressione preoccupata sul viso e si sedette sulla sedia più vicina. Poi cominciò a leggere.

“Carissimo Peter,
ho ricevuto una lettera dalla CyFoundation ieri mattina, nella quale c’era scritto che mi avrebbero trasferito. Ovviamente ero contrario, così sono andato a parlare con la dirigenza, ma non hanno voluto sentire ragioni. Ho provato a fargli cambiare idea ma non c’è stato verso. Percepirò un salario maggiore e avrò un laboratorio più grande a disposizione, con maggiore tempo libero per me e meno ore di lavoro. Ti dirò la verità Peter, amico mio, sapevo che sarebbe successo un giorno. Puoi darmi del codardo per non avere avuto il coraggio di salutarti di persona e lo sono, un codardo, ma così è meno doloroso per entrambi. Ed è ora che ti dica una cosa, Peter. Tu sei un cyborg. Un cyborg come gli altri. Il tuo compito è quello di testare altri cyborg. E’ per questo che sei stato costruito. In tutto questo tempo passato insieme, il mio unico compito era quello di provare la tua efficienza. Ora sei perfettamente in grado di svolgere il tuo lavoro da solo, senza il mio aiuto. Sai perfettamente come si fa. Quando arrivano nuovi cyborg, li devi montare e testare. Se svolgono il loro lavoro come previsto, aspetti che ci sia una richiesta per loro. Così con ogni cyborg. Sei stato un collega esemplare e un ottimo amico. Sono quelli come te che dimostrano quanto un cyborg, un essere creato dagli umani per i loro bisogni, possa essere migliore del proprio creatore. Ti auguro tanta fortuna e un futuro sereno.
Ti ho voluto bene Peter.
Con affetto, Christopher”.

Peter lasciò cadere il foglio, lo sguardo fisso davanti a sé. Probabilmente George mormorò qualcosa, ma lui non lo sentì. Pensava alla sua vita, una vita mai vissuta. Pensava a quanto fosse difficile accettare la verità. Pensava che dopotutto avrebbe continuato a fare il suo lavoro, perché, e quant’era difficile ammetterlo, era per quello che era stato costruito. Si alzò dalla sedia e aprì la porta della cucina, ma non aveva più fame. Davanti a lui vi erano due scatoloni: due nuovi cyborg da testare. Due suoi fratelli. Aprì il primo pacco e si mise al lavoro.
Ultima modifica di Valerio Geraci il 06/06/2020, 11:01, modificato 1 volta in totale.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

non parte benissimo, ci sono molte ripetizioni.
poi però, verso la fine, prende una piega diversa e diventa molto più leggibile.
ecco, una bella revisione non sarebbe male, anche perché l'idea è simpatica.
buoni i dialoghi, anche se a volte sembrano scontati.
discrete anche le descrizioni.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il racconto non mi è dispiaciuto e sei stato bravo a sorprendere il lettore, per lo meno io non mi aspettavo un finale simile. Il linguaggio è piuttosto semplice e lineare, va però rivisto perché ci sono degli errori. Ad esempio penso sia “ravviarsi” i capelli e non ravvivarsi, probabilmente è una svista. Anche alcuni tempi verbali sono da rivedere. Voto 3 per me
Valerio Geraci
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Re: Cyborg

Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

Grazie ad entrambi per i preziosi consigli, ho provveduto ad effettuare una piccola revisione
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Ida Daneri
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Messaggio da leggere da Ida Daneri »

Mah… il racconto non mi dice molto, né in quanto a originalità né come correttezza dello stile di scrittura. Una breve conclusione, più o meno prevista - tra tutti quegli improbabili "Buongiorno Peter" e "Ciao Christopher" per altro mancanti della virgola del vocativo - per una storia un po' dispersiva, troppo lunga per una sorpresa che non è poi stata tale.
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Flavio Capelli
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Re: Cyborg

Messaggio da leggere da Flavio Capelli »

Da grande consumatore di fantascienza cyberpunk (ad es. Ghost in the Shell) la rivelazione non mi stupisce per nulla. Posso capire che funzioni per altri, però.

Direi che al racconto serve una buona revisione stilistica: dovrebbe essere più chiaro soprattutto all'inizio; usare un po' più "mostra, non raccontare" ed avere dialoghi più frizzanti. Un racconto con rivelazione a sorpresa di questo tipo potrebbe forse funzionare meglio se condensato al massimo in un singolo pugno da KO - oppure ha bisogno di essere espanso per sviluppare meglio il tema.

Però a me fa sorgere una domanda: in quale tipo di società viene considerato eticamente accettabile creare esseri senzienti e consapevoli con una vita fittizia?
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Tema abbastanza classico nella fantascienza, l’essere artificiale che non sa di esserlo. Si possono aprire infiniti dibattiti filosofici ed etici su questo argomento, senza arrivare a conclusioni definitive.
Una piccola incongruenza logica: si parla di montaggio, di busto metallico, riguardo ai cyborg, come possono pensare di essere umani se hanno coscienza di sé?
Per il resto il racconto mi sembra scritto bene, anche se è un po’ troppo descrittivo.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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