Buon appetito (il giorno in cui il sole divorò la luna)
Inviato: 22/06/2020, 9:53
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Il Sole aveva fame.
Non che gli mancasse il cibo: asteroidi, meteore, polvere cosmica e piccoli corpi siderali passavano spesso dalle sue parti e venivano immancabilmente inghiottiti dalle sue fauci. Stavolta, però, aveva più fame del solito; e poi voleva cambiare dieta, visto che l’attuale era in corso da eoni e probabilmente era la causa di tutte quelle sue brutte e dolorose eruzioni cutanee che, una volta rimarginatesi, lasciavano in superficie una serie di orribili macchie.
Macchie solari.
L’ultimo pasto, poi, aveva un sapore così strano che non aveva saputo definire. Sembrava una cosa sintetica, non naturale, e gli aveva creato un subbuglio interiore culminato con una eruzione peggiore del solito. Così si decise e cominciò ad aspirare con forza.
«Phil, se i computer non sono impazziti, Mercurio ha cambiato orbita. Si sta avvicinando al Sole!»
«Non dire stronzate, Jim.»
«Phil, dannazione, vieni a vedere. Il monitor rilancia le immagini del satellite e il satellite dice che Mercurio sta precipitando verso il Sole...»
«Piantala Jim, e calmati. Un pianeta non esce dalla sua orbita all’improvviso.»
«Phil! Guarda, Phil…»
Mmmm… Niente male davvero.
Il Sole si complimentò con se stesso per la scelta fatta. Quel pianeta si era rivelato un buon bocconcino, diverso dal solito, proprio saporito, e poi... quasi quasi... si sa, l’appetito vien mangiando.
No, no, calma. Un attimo di relax tra una portata e l’altra, almeno il tempo di digerire, altrimenti scoppio.
Non riuscì a trattenere un ruttino.
«Generale, ci dica cos’è accaduto.»
«Ma il pianeta è esploso?»
«Sono stati i russi? O i cinesi hanno provato un’atomica speciale?»
«Signori, basta! E non cominciate con le solite idiozie da giornalisti. Ora il professor Hawthorne cercherà di dare una spiegazione del fatto, al termine potrete porre qualche domanda. A lei la parola, professore.»
«Bene. A essere sincero non è molto quel che vi posso dire. Perché anche noi stiamo ancora cercando di capire...»
«Professore, ma…»
«Silenzio! Hawthorne, continui, la prego.»
«L’unica cosa certa è che Mercurio non esiste più. È stato praticamente ingoiato dal Sole, come risucchiato; non abbiamo molti dati perché quasi tutti i satelliti artificiali, poco dopo l’evento, sono saltati, precipitati o dispersi nello spazio. Ciò perché dal Sole si è sprigionata una serie di radiazioni violentissime che ha mandato in tilt anche i radiotelescopi della Terra, quasi... bah, si potrebbe forse paragonare questo effetto a un rutto che a volte si fa dopo aver mangiato, espellendo gas.»
Vi fu qualche risatina, a queste parole, e la tensione si allentò un poco.
Hawthorne riprese a parlare: «Anche i telescopi normali hanno difficoltà a osservare a causa di questo gas e del resto avete notato tutti come si sia alzata la temperatura nelle ultime ventiquattro ore. In ogni caso, studiando i filmati in nostro possesso, nei prossimi giorni vi sapremo dire qualcosa di più; per il momento vi basti sapere che non corriamo pericolo immediato. Le orbite di Venere e della Terra non si sono modificate, se non in modo impercettibile, e io non credo che Mercurio sia stato trascinato. Quasi certamente è collassato, finendo poi fuori dall'ellittica solita. La colpa, se così vogliamo chiamarla, non è perciò della nostra stella, ma del pianeta stesso. Ripeto, non corriamo alcun pericolo. E ora chiedete pure, se posso vi rispondo.»
«Professore, è la fine del mondo?»
Il languore aveva ripreso a farsi sentire.
Il Sole decise che era giunta l’ora di un altro pasto e tornò ad aspirare; con più forza stavolta, perché il successivo pianeta era un po’ più distante.
«Non è possibile, non è possibile!»
«Che succede Jim? Rispondi, Jim, che succede?»
Ancora una volta il Sole non si trattenne.
La Terra sudava. Sudava per il gran caldo, ma sudava anche freddo. La Terra aveva paura, forse per la prima volta nella sua vita.
«Signori, prima che accada il peggio dobbiamo trovare una soluzione, la gente si sta rivoltando, il caos è dietro l’angolo.»
«Signor Presidente, gli esperti di tutto il mondo non sono riusciti a trovare, finora, un nesso logico a tutto questo.»
«Ma ci sarà pure una spiegazione, dannazione! Undici anni fa Mercurio è finito nel Sole e ora Venere ha fatto la stessa fine. Questa volta gli effetti si sono sentiti: terremoti, alluvioni, temperature pazzesche. E tutti che chiedono quando toccherà a noi.»
«Vede, Presidente, solo da un paio d’anni eravamo riusciti ad avere immagini reali, da quando cioè si era dissipata quella specie di nebbia apparsa subito dopo l’impatto di Mercurio. Fino a quel momento abbiamo lavorato su elaborazioni al computer, per altro quasi totalmente esatte.»
«E allora?»
«Beh, fino a qualche giorno fa non c’era nulla di anomalo, poi...»
«Poi?»
«Venere ha cominciato a uscire dalla sua orbita, avvicinandosi sempre di più al Sole, proprio come Mercurio, fino a esserne inglobato.»
«Ma avrete pure una teoria, ci sarà un motivo per cui stanno accadendo queste assurdità.»
«Oh si, ci sono molte teorie, anzi, troppe. Il fatto è che, in realtà, non vi è alcun motivo apparente.»
«Eppure dobbiamo fare qualcosa, la gente sta impazzendo e a volte credo di impazzire anch’io.»
«Tutto quello che mi sento di suggerire, a nome anche di alcuni miei colleghi è di pregare, signor Presidente.»
«Pregare? Hawthorne, ha detto pregare?»
«Si, signor Presidente. Pregare.»
La Terra già da tempo piangeva.
Piangeva di dolore, per la perdita dei pianeti suoi fratelli, ma il giorno in cui perse la sorella, il giorno in cui il Sole divorò la Luna, pianse soprattutto di terrore, ben sapendo che il proprio turno era imminente.
Il cibo a disposizione era sempre più lontano, perciò il Sole era costretto a sforzi ogni volta maggiori. In fondo era un bene, perché i pianeti lontani erano freddi, gelidi, mentre a lui il cibo piaceva caldo e ben cotto. Avvicinandosi lentamente avevano tutto il tempo di rosolarsi a puntino.
Si sentiva sazio, ora. In poco tempo aveva ingoiato una bella sfilza di pianeti e asteroidi e forse era giunta l’ora di farsi una bella dormita, tanto più che nelle vicinanze non vi erano altri corpi celesti così appetibili e sarebbe dovuto tornare alla dieta precedente.
No, si disse, meglio andare in letargo per un po’. Al momento opportuno si sarebbe risvegliato, magari in un’altra zona dell’immenso spazio siderale, dove avrebbe potuto nuovamente saziarsi se gli fosse tornato quel tremendo appetito.
Per ora, meglio dormire.
Sbadigliò.
Implose... e si ritirò nel suo buco nero.