Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
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Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
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Il racconto procede con il PdV della protagonista, per come si presenta all'inizio, ed è accompagnata dalla narrazione dalla voce narrante che è un io narrante. E fin qui ci siamo.
Il racconto sembra strutturato come una fiaba, col suo intento moralistico e l'io narrante un po' didascalico nelle conclusioni, e dotata persino di una morale finale (qui però come se fosse una favola). Hai provato un po' a contaminare i generi, e non c'è nulla di male, a patto che tu riesca a non appesantire troppo il racconto con le spiegazioni.
infatti, se devo esser sincero, io la proposizione finale l'avrei proprio omessa.
A parte ciò il racconto scorre molto bene, è gradevole, e mi ho apprezzato come da un evento minimo (la visita a un riparatore) tu abbia preso lo spunto per far nascere una storia con il messaggio che volevi proporre al lettore.
Dal punto di vista formale ti segnalo qualche problema con la concordanza dei tempi (la vecchia e cara consecutio temporum). La protagonista presenta se stessa con un "Mi chiamo Yoko" e continua così finché l'io narrante "Desideravo appunto" non vira al passato. Devi allinearli i tempi verbali: tutti al presente o al passato.
Identica sorte nel finale: " All’improvviso ho realizzato cosa mi incuriosiva" dove in generale viri al presente (a parte quell'incuriosiva all'imperfetto nella stessa proposizione).
La mancata concordanza dei tempi verbali è generalmente un errore, sebbene non manchino le eccezioni.
Separi correttamente i discorsi diretti con i caporali, ma dovresti però seguire la punteggiatura nell'utilizzo corretto di maiuscole e minuscole all'uscita dal discorso diretto.
Poi, se posso dirlo, dovresti limitare l'utilizzo dei punti di esclamazione, che si trovano ovunque e spesso a sproposito.
Ho apprezzato comunque l'intento, brava davvero, l'idea d'insieme è buona e basterebbe poco per renderlo un ottimo racconto. A mio avviso, se rinunciassi alle puntualizzazioni della voce narrante magari mettendole in bocca ai personaggi li renderesti anche più vivi, empatici; che è la cosa che più conta in un racconto, sia pure simile a una fiaba.
Per il mio modestissimo parere ti trovi sulla retta via, basta seguirla.
Discorso a parte quello della tecnologia, che adoperi come una sorta di metafora. Io sono dell'avviso che non sia neutra, ma così andrei a parare altrove e quindi mi fermo.
A rileggerti
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Re: Commento
Tuttavia, mi vedo costretta a chiarire che probabilmente l'intento di questo racconto è stato un po' frainteso.
Il fatto che la narrazione abbia uno sfondo giapponese è solo una mia scelta stilistica (una sorta di "marchio" che accomuna le mie opere), in questo caso secondaria. Il fulcro non è l'ambientazione, bensì solo e soltanto trasmettere consapevolezza delle conseguenze che hanno le discriminazioni, attraverso metafore comprensibili a bambini e adulti "ottusi". Non è quindi una fiaba o un racconto strettamente dedicato ai bambini, ma un metodo di comunicazione alternativo e al tempo stesso diretto. Ecco perché Yoko può e deve essere didascalica nelle conclusioni.
Tornando alla location, prima di scrivere questo racconto ho svolto un accurato lavoro di documentazione. Ho parlato con persone che vivono in Giappone, dove purtroppo i ragazzi con disturbi dell'apprendimento non ricevono lo stesso supporto imposto in Italia per legge. Sarebbe stato quindi incoerente ambientare il racconto in Giappone, ma a raccolta già avviata non potevo più cambiare lo sfondo. Ecco perché Yoko è una ragazza giapponese che ha studiato in Italia: inizialmente i disturbi dell'apprendimento le erano pressoché sconosciuti e sicuramente anche incompresi, così come il tipo di lettore a cui desidero arrivare.
Chiarito ciò, rispondo alle sue perplessità dal punto di vista formale.
Il discorso nelle caporali inizia generalmente con la lettera maiuscola. Se esso si conclude con punto interrogativo o punto esclamativo (il punto fermo invece va sempre all'esterno), all'uscita del discorso non serve la lettera maiuscola (tranne ovviamente quando c'è il punto fermo).
Questa perlomeno è stata la mia scuola. Anche qui parliamo di scelte stilistiche, ma l'importante è attenersi sempre allo stesso schema, altrimenti sì che sarebbe un errore.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Ma questo il lettore non può saperlo. Magari dovresti trovare il modo per informarlo di questa peculiarità nipponica nel trattare i ragazzi che soffrono di disturbi dell'apprendimento (ma qui sei sicura che vada in modo tanto diverso al di là dei bei titoli?), quanto basta per poi potersi informare da soli almeno. Perché il taciuto, almeno nel mio caso, non ha funzionato.
Ho gradito la tua risposta in generale e in particolare: sull'uscita dai caporali seguiamo due vie diverse, ma hai ragione sulla coerenza.
Sulla fiaba sono stato frainteso, il tuo racconto non è certo una fiaba, ma volevo dire che ha degli elementi in comune con quel genere, quali ti ho elencato.
A ogni modo, il racconto è valido, il mio voto positivo e spero di rileggerti con qualche altro racconto.
Commenta i racconti altrui se vuoi (mi pari brava anche in questo) e non preoccuparti di eventuali voti negativi.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Grazie mille Sì, in effetti avevo intenzione di spiegare la differenza tra Italia e Giappone su come vengono trattati i disturbi dell'apprendimento, ma poi ho realizzato che il racconto si sarebbe dilungato troppo, spostando l'attenzione su altro. In ogni caso ne prendo atto e troverò una soluzione, grazie per avermi messo la pulce nell'orecchio.Namio Intile ha scritto: ↑07/08/2020, 10:31 "Tornando alla location, prima di scrivere questo racconto ho svolto un accurato lavoro di documentazione. Ho parlato con persone che vivono in Giappone, dove purtroppo i ragazzi con disturbi dell'apprendimento non ricevono lo stesso supporto imposto in Italia per legge. Sarebbe stato quindi incoerente ambientare il racconto in Giappone, ma a raccolta già avviata non potevo più cambiare lo sfondo. Ecco perché Yoko è una ragazza giapponese che ha studiato in Italia: inizialmente i disturbi dell'apprendimento le erano pressoché sconosciuti e sicuramente anche incompresi, così come il tipo di lettore a cui desidero arrivare."
Ma questo il lettore non può saperlo. Magari dovresti trovare il modo per informarlo di questa peculiarità nipponica nel trattare i ragazzi che soffrono di disturbi dell'apprendimento (ma qui sei sicura che vada in modo tanto diverso al di là dei bei titoli?), quanto basta per poi potersi informare da soli almeno. Perché il taciuto, almeno nel mio caso, non ha funzionato.
Ho gradito la tua risposta in generale e in particolare: sull'uscita dai caporali seguiamo due vie diverse, ma hai ragione sulla coerenza.
Sulla fiaba sono stato frainteso, il tuo racconto non è certo una fiaba, ma volevo dire che ha degli elementi in comune con quel genere, quali ti ho elencato.
A ogni modo, il racconto è valido, il mio voto positivo e spero di rileggerti con qualche altro racconto.
Commenta i racconti altrui se vuoi (mi pari brava anche in questo) e non preoccuparti di eventuali voti negativi.
Mio fratello ha un disturbo dell'apprendimento e nostra madre è insegnante, infatti ho tratto il racconto proprio da un episodio avvenuto con un genitore della sua scuola.
Le leggi in Italia ci sono, ma spesso sta al genitore impugnarle, perché purtroppo ho visto molti insegnanti rinnegare addirittura l'esistenza dei disturbi dell'apprendimento. In Giappone invece i ragazzi dislessici vengono trattati per legge con diagnosi di "autismo", ma al tempo stesso ho sentito parlare di università in cui vengono forniti loro gli strumenti adeguati e si sono laureati senza problemi.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Significa "racconti" o "storie" in giapponese
La sinossi poi spiega brevemente l'intento della raccolta.
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personalmente non ho trovato errori o refusi, a parte i tempi verbali già segnalati.
le descrizioni son obuone, anche se migliorabili dal punto di vista delle sensazioni.
la storia in sè è carina, anche se trovo un po' retorico il finale.
in ogni caso è un buon lavoro.
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sono alle primissime armi in questo forum, quindi entro un po' in punta di piedi, sperando di non fare danni…
A parte questo, il tuo racconto è gradevole, l'idea di base è molto buona, mi piace l'idea di usare la tecnologia come metafora per affrontare un tema tanto importante. Anche io, come i precendenti commentatori, ho trovato un po' didascalico il finale. Forse inquadrando il racconto insieme agli altri della raccolta, acquisterebbe di forza, in quanto il tema emergerebbe con maggiore evidenza, eliminando la necessità di inserire tutta una serie di commenti. Come opera a sè, credo che sarebbe meglio attenuare in ogni caso alcune spiegazioni, cercando di inserirle in modo più organico all'interno del testo. Ad esempio, il discorso finale potrebbe essere espresso direttamente dal negoziante, lasciando solo come chiusa il fatto che l'interesse della narratrice per quell'episodio è agganciato ad un vissuto personale, oppure si potrebbe sviluppare un discorso a tre, facendo entrare direttamente la narratrice nella conversazione tra i due.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Ora il racconto è aggiornato alla versione più recente
Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Grazie Massimo, sapevo che avrei fatto pasticci perchè non avevo capito del tutto il regolamento, scusami. Ho corretto sia qua che nell'altro post i miei commenti, scusa anche per i voti dati (che non potevo dare), adesso spero di aver capito come funziona, cercherò di essere più attento!Massimo Baglione ha scritto: ↑07/08/2020, 17:40 Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" come titolo del messaggio usato per commentare le opere in Gara (senza prefissi come "Re: " o altri suffissi), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie .
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Re: Commento
Ti ringrazio Credimi, è ispirato alla realtà, ma il vero contesto è ben peggiore di un computer...Francesco Pino ha scritto: ↑11/08/2020, 10:27 Mi sembra un po' eccessiva l'ottusità del cliente... sembra quasi un bambino capriccioso.
A parte questo trovo che il racconto sia abbastanza riuscito e l'idea di introdurre in argomento serio in quella maniera mi piace.
Sono d'accordo con chi dice che dare una "fonte" giapponese al racconto rappresenta un buon marchio di fabbrica.
Purtroppo di adulti che si comportano come bambini capricciosi è pieno il mondo, ne so qualcosa anche a livello personale.
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Premesso che il messaggio della storia è più che condivisibile e che non so quale sia la legislazione in Giappone sui DSA, devo dire che questo racconto mi pare più un "saggio tematico" che non una storia vera e propria, in quanto troppo appesantito, a mio parere, dalle considerazioni, paragoni e informazioni fornite dall'io narrante a scapito di dialoghi e trama.
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Re: Yoko - Tratto dalla raccolta "Monogatari" contro le discriminazioni
Il racconto è volutamente creato per indurre le persone a riflettere, tramite le considerazioni dell'io narrante (che semplicemente riflette il profilo di qualcuno in grado di esaminare la situazione). L'unico obiettivo della mia raccolta è che il messaggio arrivi in modo chiaro e inequivocabile, lasciando meno spazio possibile all'interpretazione.
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Quando parliamo usiamo un linguaggio più semplice e fluente con dei vocaboli un po' meno ricercati rispetto a quelli che hai usato tu in alcune occasioni.
"iniziate a screditare i nostri dispositivi e indurci ad acquistarne di nuovi". Difficilmente io userei indurci ad acquistare.
Questo renderebbe i dialoghi forse un pochino più credibili e meno forzati.
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Ci sono aspetti che mi sono piaciuti come, per esempio, il paragone tecnologia-essere umano.
Trovo che con un po' di ritmo in più ed altre accortezze il tutto potrebbe risultare molto più fluido e gradevole
La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 62 - La famiglia
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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