Anniversari
Inviato: 04/09/2020, 20:30
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
A distanza di tempo, di quel 10 dicembre ricordo ancora ogni particolare, tanto da rivedere la scena davanti ai miei occhi, come in un film. I miei erano in vacanza e ci avevano lasciato per qualche giorno casa loro. Noi ci trovavamo in salotto, a confrontarci su come ristrutturare l’appartamento che avevamo comprato, e nel quale saremmo dovuti andare a vivere insieme.
Stavamo discutendo del colore della cucina e Marta non sembrava disposta a compromessi. Nella foga della discussione si era alzata in piedi, sventolando la rivista di arredamento che in quei giorni aveva studiato a fondo.
- Guarda come sta bene. È così che la voglio, è proprio il tipo di cucina che ho sempre desiderato avere in casa mia. Insomma, si può sapere per quale motivo non ti piace?
- Non è che non mi piace, è carina e sembra anche solida, ma… il colore, dai non va proprio.
- Come il colore? É proprio il colore, la cosa bella!
Rivedo la rivista che vola all’altro capo della stanza e Marta che mi fissava accigliata, le guance rosse, gli occhi gonfi, sull’orlo delle lacrime. Ormai si era impuntata, e sarebbe stato difficile riuscire a farle cambiare idea. Del resto, io non ero disposto a dargliela vinta. Così continuammo a litigare, i toni si fecero sempre più accesi, poi lei scoppiò, mi diede dello stronzo e uscì come una furia, lasciando sbattere la porta dietro di sè.
Io rimasi seduto. Non avevo nessuna intenzione di mettermi a correrle dietro. Sapevo che la cosa migliore era lasciare che si calmasse, che la rabbia sbollisse un attimo. O almeno, all’epoca pensavo che questa sarebbe stata la cosa migliore. Come avrei potuto immaginare le conseguenze di quella decisione così banale?
Non credo si possa vivere tutta la vita con il pensiero costante di “quello che sarebbe successo se …". E io non ho passato il mio tempo a rimpiangere di non aver fatto nulla per trattenerla, quel giorno. Ho fatto anche altre cose nella mia vita. O almeno, ci ho provato. È che quando nel calendario si avvicina il 10 dicembre, il mio pensiero torna sempre lì. È più forte di me.
Dopo essere uscita urlando da casa mia, Marta forse avrà pensato che una passeggiata in centro le avrebbe fatto bene. Non lo posso sapere con certezza, ma deve essere andata in questo modo. C’erano i mercatini natalizi. Le luci. L’atmosfera di festa. Il modo ideale per calmarsi un attimo.
Avrà anche pensato che poteva comprarmi un piccolo pensiero. Era il suo modo preferito per fare pace. Ho ancora tutti i suoi regali, da parte. Candele profumate, una penna che scrive senza bisogno di ricarica, un termometro di Galileo con tutte le bolle colorate, cose di questo tipo. Ogni oggetto mi ricorda un litigio con lei.
Io non sono molto bravo, con le parole. Per questo, amo la poesia. Nelle poesie ci sono le parole giuste per dire quello che provo. Parole che da solo non saprei dove andare a pescare.
Ogni anno, quando si avvicina il 10 dicembre, mi scopro a rileggere sempre la stessa poesia. Si intitola Ogni caso, di Wislawa Szymborska. Inizia così: “Poteva accadere./Doveva accadere./ È accaduto prima. Dopo./ Più vicino. Più lontano./ È accaduto non a te.” Va avanti così per qualche altro verso, e poi chiude: “Ascolta/ come mi batte forte il tuo cuore”. Chissà dove è andato, ora, il cuore di Marta?
La cosa che più mi fa male è non avere avuto modo di dirle che dopotutto, non ci tenevo nemmeno così tanto, al colore della cucina. A me non sono mai interessate molto, queste cose. È solo che non volevo darle sempre ragione, e allora a volte mi mettevo a fare un po’ lo stronzo. Così, senza motivo.
Quando le cose accadono senza motivo, fanno più male. Non c’è un vero motivo per litigare sul tipo di cucina. Come non c’è un vero motivo per armarsi di tutto punto, uscire di casa e dirigersi in centro città col solo scopo di ammazzare il maggior numero di persone, così a caso. È non c’è proprio nessuno straccio di motivo per ritrovarsi lì, in quei maledetti mercatini natalizi, dopo aver litigato con il proprio fidanzato. E cominciare a sentire dei rumori strani. E vedere la gente che si mette a correre e urlare. E voltarsi di scatto, per capire cosa sta succedendo. E cadere di colpo, a peso morto sul selciato, come le foglie di una rosa recisa di netto. E morire, con la stessa velocità, e la stessa mancanza di senso, di un battito di ciglia. No, non riesco proprio a vedere nessun motivo in tutto questo, per quanto mi sia sforzato in questi anni.
Secondo la perizia balistica, Marta non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo. Si trovava proprio all’inizio del percorso dei mercatini, davanti a una bancarella. Stando alla posizione del suo corpo sull’asfalto, si deve essere voltata, e la raffica di mitra l’ha colpita in pieno petto, uccidendola all’istante. Tra le mani, teneva ancora stretto un piccolo acchiappasogni. Era il regalo con cui avremmo fatto pace, se solo ne avessimo avuto la possibilità.