Cielo nero
Inviato: 22/09/2020, 12:02
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
«L’hai saputo?»
La voce, concitata, scuote Sergio dal torpore. Non l’ha neppure sentita entrare.
«Sì» risponde quasi con noncuranza.
«E non dici niente? Non fai niente? Te ne stai chiuso in casa a pensare? E cosa pensi, poi, cerchi una via di fuga che non esiste?»
È arrabbiata, delusa.
«Bimba…»
«Non chiamarmi bimba, non è il momento!»
«Va bene, Livia, scusami. Ma secondo te che dovrei fare? Disperarmi? A cosa servirebbe se non a nascondersi dietro la rabbia…»
Livia lo guarda, sorpresa; non è il Sergio che conosce lei, quello è combattivo, non cede, s’infuria, mentre questo è remissivo in maniera assoluta.
«Ma ci hanno tenuta nascosta la cosa fino a oggi, ti rendi conto? Dobbiamo andare a prenderli, giustiziarli in pubblico, devono pagare questo inganno con la vita, per la miseria.»
Si alza dalla poltrona, Sergio, le si mette di fronte e le prende le mani: «E poi? Una volta uccisi cosa abbiamo risolto? Niente, perché poco dopo toccherà a noi, quindi lo ritengo inutile, superfluo.»
Stupita che il suo uomo faccia simili ragionamenti, si stacca ed esplode: «In tutto il mondo si stanno ribellando, fanno saltare i governi e tu… tu diventi passivo in questo modo? Ma che ti è accaduto, Sergio, ti ha dato di volta il cervello o qualcosa di simile? Svegliati, andiamo anche noi!»
Un sorriso triste appare sul viso di Sergio: «Se vuoi possiamo andare, gioia, ma non nelle piazze, non ora. Prendiamo la moto e partiamo per un ultimo giro insieme. Abbiamo poco più di ventiquattr’ore tutte per noi. Vieni?»
Lei rimane spiazzata, sguardo stranito e bocca aperta. Vorrebbe dire qualcosa ma le parole non escono.
D’improvviso lo abbraccia ed esplode in un pianto liberatorio.
Sergio sente il corpo della donna scuotersi per i singhiozzi e viene colto a sua volta dall’emozione. La stringe a sé. Forte.
La moto corre lungo le deserte strade di campagna, provocando uno dei pochi rumori che spaccano la quiete del luogo.
Hanno scelto apposta l’entroterra, visto che la gente si sta riversando nelle grandi città, impaurita e inferocita al contempo, del tutto fuori controllo. Le forze dell’ordine neppure provano a fermare quei corpi impazziti, e spesso si mescolano a loro nella caccia ai governanti, i mentitori, “quelli che hanno nascosto tutto”.
Campi lavorati si alternano a radi boschetti e osservano passare la coppia. Una casa ogni tanto spezza il paesaggio, ma oltre a qualche gallina che scorrazza nei dintorni, gatti furtivi e cani che abbaiano, nessun segno di vita.
Rallenta, Sergio, fino a fermarsi in una stradina sterrata laterale. Scendono dalla moto e tenendosi per mano vanno verso gli alberi poco distanti, osservando i colori che li circondano: il verde dell’erba, il marrone delle piante, l’azzurro del cielo.
Senza dire una parola si spogliano e fanno l’amore, dolcemente, sotto il sole settembrino. Si appisolano.
È pomeriggio pieno quando Livia dice: «Torniamo, amore. Se quanto ci hanno detto è vero, tra poche ore sarà finita e voglio essere al mio paese.»
Sergio annuisce. Si vestono, salgono sul mezzo e partono. Verso casa, verso la fine.
Poco dopo sono nelle vie che conoscono bene, dove qualcuno corre, scappando da chissà cosa, altri sono a terra. Morti, forse. Livia piange mentre attraversano la strada principale, piange per quanto sta accadendo al mondo.
Passano indenni, ignorati da tutti, e arrivano alla loro abitazione.
Una volta dentro, Sergio stappa una bottiglia di vino e lo versa in due bicchieri, porgendone uno a lei.
«A noi» sussurra alzando il calice.
«A tutti» risponde Livia.
Bevono.
«Sergio, credo manchi meno di mezz’ora. Voglio andare in piazza.»
«Va bene, un posto vale l’altro.»
Non è grande la piazza del loro paese, ma pare enorme ora che è deserta.
«Sono scappati tutti…»
E invece, nel giro di pochi minuti arrivano una decina di persone e si uniscono a loro, guardandosi l’un l’altro senza parlare. Qualcuno alza gli occhi al cielo.
Senza quasi rendersene conto si prendono per mano e formano un cerchio. Da lontano arriva il nero a coprire un po’ di cielo. Sempre più.
«Dicono che bruci, che scotti tanto» esterna qualcuno, «ma sarà un attimo.»
Il cielo nero li avvolge. Per sempre.