La ricompensa del Sandrun
Inviato: 26/09/2020, 18:50
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Tanti anni fa, quando ero piccolo, all’incirca sui sei, sette anni, mio nonno che si tratteneva a casa nostra spesso fino a tarda sera, quelle volte che non ci pensavo nemmeno ad andare a dormire, faceva una cosa curiosa. Invece di fare come tutti i nonni del mondo ovvero quella di raccontarmi favole o fiabe prese dai libri dei Fratelli Grimm mi raccontava storie e aneddoti di quando era giovane. Si trattava per lo più di spaccati di vita, frammenti di esistenza, situazioni bizzarre e divertenti svoltisi in un paese di provincia dove tutti si conoscevano. Narrazioni di un altro mondo, di un universo passato e sepolto, che già negli anni ottanta stentavo a credere fosse realmente esistito. Mio nonno che ai tempi era sulla settantina, amava raccontarmi storie avvenute nella nostra piccola città, poco più di un paesotto, alle porte di Varese, negli anni che potevano spaziare dai sessanta fino ai settanta.
Nonostante le difficoltà della vita, come tutti gli uomini, cercava degli spunti nel poco tempo libero dal lavoro in fabbrica per divertirsi con gli amici.
“È ora di dormire” mi diceva amorevolmente.
“Dai nonno! Raccontami qualche storia di quando eri giovane!” lo incalzavo io.
“E va bene!” in quel momento prendeva la sedia che avevo in camera e la posizionava vicino al mio letto sedendosi e sporgendosi col busto verso di me.
“La sai la storia del Sandrun???”
“No nonno non la so, raccontamela”
Con l’enfasi di un attore di teatro il nonno iniziava il suo racconto.
Questa storia mi è rimasta impressa nella memoria e a distanza di più di trentanni ancora me la ricordo piuttosto bene. Il nonno è deceduto ormai da molto tempo.
Erano i primi anni 60, Alessandro Malversi, detto “ul Sandrun”, che in dialetto Milanese sarebbe il Sandrone, era un soggetto alquanto bizzarro. Il nonno aveva all'incirca una cinquantina di anni e si trovava dopo il lavoro nell'unica osteria del paese. Ad una certa ora del tardo pomeriggio arrivavano tutti gli uomini del circondario.
Verso le 7 della sera – come tutte le sere - ul Sandrun era già bello che allegro, rosso in viso, parlantina sbiascicante, un occhio aperto e uno chiuso, andatura da traghetto alla deriva. Viaggiava sulla sessantina abbondante e in zona lo conoscevano tutti. Fisicamente alto e piazzato, poteva contare su una discreta forza fisica ma era tutto sommato un bonaccione. Personaggio taciturno e schivo, grande amante del vino rosso ma in generale di tutto quello che conteneva alcool.
Assolutamente non un cattivo uomo, anzi, ma spesso, molto spesso, ci andava veramente pesante con il bicchiere.
Ul Sandrun viveva con la scarsa pensione, sposato con la povera nonché santa donna Mariella, casalinga, senza figli, abitavano nelle case popolari. In paese ogni tanto trovava qualche lavoretto extra per tirare su qualche lira in più che immancabilmente finiva nelle casse dell’osteria. Tutti lavori di fatica.
Un bel giorno di fine maggio un amico del nonno andò in osteria in macchina. Un’auto vecchia piena di problemi. L’aveva posteggiata proprio di fianco all'ingresso dell’osteria. Dopo la partitella a carte, al momento di ripartire, la carretta non ne voleva sapere di accendersi.
Il nonno ed il suo amico con il cofano aperto cercarono in tutti i modi di farla partire. Ma niente da fare.
Bisognava spingerla fino a casa dell’amico del nonno, Alberto Rezzonico, detto “Ul Rez”. Non era molto distante ma in ogni caso sempre un bell'impegno e dopo una giornata in fabbrica le forze erano quelle che erano.
Fuori dall’osteria, in un tavolino defilato, bivaccava Ul Sandrun intento a farsi l’ennesimo bicchiere di rosso ma aveva ancora tutto sommato un’aria sobria. Non era ancora ubriaco.
Sapendo della forza fisica dell’uomo il nonno provò ad ingaggiarlo per farsi dare una mano a spingere a casa del Rez la carriola che non partiva.
“Uè Sandrun, dacci una mano, non parte, dobbiamo spingerla fino in via Liberazione…”
“No no, chiama qualcun altro, io non ho voglia…” disse il Malversi scocciato.
“Dai non fare il pistola, dacci una mano, con te che sei forte ci mettiamo un attimo…” Insistette il Rez.
Dal suo tavolino Ul Sandrun alzò le spalle, chinò il capo e lo scosse senza dire una parola in segno di rifiuto.
Il nonno ebbe l’illuminazione.
Si avvicinò al tavolino dello scocciato Malversi e gli disse:
“Dai Sandrun dacci una mano, fai il bravo, se ci aiuti ti regaliamo due bottiglie di grappa. Quella bella secca, chiara, che piace a te, quella che fa di nascosto il Mario qui in taverna sotto l'osteria.”
Il Rez fece una faccia incredula e incuriosita. Due bottiglie di grappa costavano care. Il nonno con un sogghigno gli fece l’occhiolino senza farsi notare dal Malversi.
Alla parola “grappa” il capo chino del Sandrun si rizzò per bene, con gli occhi che gli luccicavano.
“Hai detto due bottiglie?” chiese con fare indagatorio il Malversi.
“Due. Tu ci dai una mano e quando torniamo qui all’osteria vado dentro io a prendertele perché tu è meglio che non ti fai vedere al bancone a comprare la grappa…la moglie del Mario lo dice sicuramente alla Mariella e sono dolori…vado dentro io e te le prendo.”
Il Sandrun ci pensò per bene.
“Come faccio a sapere che mi dici la verità? Non è che mi state prendendo in giro?”
“Uè Sandrun va che io non prendo in giro nessuno, ho appena preso la paga in ditta e i soldi li ho qui in tasca, guardali…”
Il nonno aveva effettivamente in tasca quattro mila lire e gliele mostrò al Malversi.
“Va ben!” disse l’uomo alzandosi dal tavolino, “Ma quando torniamo io non mi muovo da qui se non mi porti fuori 2 bottiglie di grappa, siamo intesi?”
“Certo certo stai tranquillo te la diamo la grappa”.
Sta di fatto che i tre si misero al lavoro. O meglio, misero al lavoro il forzuto Malversi. Legarono il paraurti anteriore dell'auto con una corda e il Sandrun doveva tirare come un mulo, trainando di fatto l’auto capricciosa. Nel mentre il Rez era alla guida nell’abitacolo per fare le svolte governando il volante ed i freni; il nonno faceva finta di spingere da dietro.
Portato il rottame a destinazione i tre tornarono a piedi all’osteria.
Il Malversi era abbastanza provato e abbondantemente sudato. Il Rez ovviamente no e nemmeno il nonno.
“Allora adesso mi devi pagare.” Disse perentorio il Sandrun ansimando ancora per il fiatone.
Mio nonno annuì ed entrò in osteria per uscirne dopo pochi minuti con una borsa contenente due belle unità di distillato, in due bottiglie trasparenti e con tappo di sughero ben chiuso.
Il nonno mise la borsa in mano al creditore e gli disse avvicinandosi:
“Vai Sandrun, portale a casa senza farti vedere, sbrigati, lasciale nella borsa così la gente non le vede, vai, vai ciao…”
L’uomo che aveva una gran paura del fatto che lo vedessero armeggiare con bottiglie e contenitori vari, per il semplice motivo che in paese tutti sapevano che la moglie Mariella non voleva che si portasse in giro bottiglie di alcun tipo. Se voleva bere doveva stare all’osteria e bere li. Se non lo faceva tanto meglio. Così almeno nel caso gli avrebbero telefonato a casa che il marito non si reggeva in piedi la moglie sapeva sempre dove trovarlo.
Diede un’occhiata furtiva dentro la borsa e sembravano belle piene. Girò i tacchi e a testa bassa, con la sua ingente ricompensa, si diresse verso casa.
La sera stessa verso le 22 il Sandrun, lasciata andare la moglie a dormire, tirò fuori le bottiglie debitamente nascoste ore prima. Era deciso a rifarsi la bocca con quel nettare, distillato di contrabbando dalle sapienti mani del Mario dell’osteria, con vinaccia di prima qualità provenienti dalle vigne vicine. Tutta roba buona, tuta roba nostrana e naturale. Non vedeva l’ora, era tutta la sera che aveva il pensiero fisso.
Qualche minuto dopo le 22 tutto il quartiere fu nello sconquasso più totale per via delle urla a squarcia gola del Malversi, che appostatosi sul balcone in canottiera e mutande, agitando i pugni, inveiva ed insultava mio nonno ed il Rez, con la Mariella in vestaglia che cercava invano di calmarlo. Le urla arrivarono fino alla stazione dei carabinieri dove il Maresciallo Carniti, udito il delirio, mandò due militari a casa del Malversi.
Tutto il quartiere era in subbuglio. Solo due case erano tranquille: quella del nonno e quella del Rez. Erano a letto tranquilli e che se la ridevano pure, poiché sapevano bene il motivo di tutto quel trambusto: nelle due bottiglie, per il Sandrun, era stato messo del buonissimo distillato di acqua del rubinetto del bagno dell’osteria.
Dedico questo racconto a mio nonno Angelo a cui ho voluto molto bene nel ricordo delle divertenti storie che mi raccontava quando ero bambino.
Il nonno mi raccontò molte altre sue avventure prima di lasciarci, ma questa, è un’altra storia.