Grazie mille.Liliana Tuozzo ha scritto: ↑05/11/2020, 10:07 Inizialmente sembrava un trattato di ingegneria, poi si è manifestato con tutte le sue sfaccettature di racconto di fantascienza. Il racconto è condotto in maniera eccellente e ne sono rimasta affascinata, un ascensore che inizia a coltivare sentimenti è un'idea molto interessante, che voglia anche aiutare l'uomo lo è ancora di più. La saggezza dovuta sia all'intelligenza artificiale che alla umanità del protagonista ne fa un personaggio unico. Il finale è come una premessa per una nuova storia, ne potresti trarre un romanzo.
Paura di salire
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Io non sono d'accordo.
Questo racconto è stupendo! Mi piace come è scritto, mi piacciono i dialoghi: non sono solo scritti bene, ma sono interessanti! Non parlano con frasi semplici ma sono pensieri veri , che mi fanno sembrare quest'assurda vicenda molto più credibile di tante altre molto più terrene.
Quà e là ci sono giochi di parole e strizzatine d'occhio che fanno sorridere. MA non solo: il tuo racconto ha del contenuto. Fa riflettere senza farsi scervellare su questa macchina costretta a ricevere dall'umo quel difetto (la paura) che lo porta fuori dagli schemi e lo fa allontanare dalle minaccie.
Ed il tutto è reso alla perfezione. La macchina è logica, il professore anche. La soluzione impossibile.
L'imprevisto ci regala un finale agrodolce, con quell'humor, quasi inglese, che ci fa sorridere delle sventure che capitano dall'assurdo e dal nonsense.
Credo che il tuo racconto meriti molto, ome si evincerà dal mio voto.
Complimenti!
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Qualche nota.
"Gli mancava l'aria e non si sentiva un granché bene, sempre che si potesse parlare in questi termini di un ascensore." Secondo me questa proposizione non funziona. Va da sé che a un ascensore non possa mancare l'aria, perché non respira in quanto non vive. Dunque è una sensazione non vera di un ascensore che sembra pensare. Dunque nella prima parte, fino alla virgola, riporti la sensazione dell'ascensore, nella seconda una impressione dell'autore messa in bocca alla voce narrante.
Dovresti, a mio avviso, separare le due parti con un segno di interpunzione più pesante perché insieme non funzionano.
Inizia poi una lunga descrizione in verità alquanto didascalica delle proprietà tecniche della macchina in questione. Abbastanza ben scritta, tanto da far pensare che tu abbia qualcosa a che fare con questo campo di ricerca magari solo a livello di pura passione, e senza errori da rilevare.
Solo questa locuzione: "apprendimento profondo" mi chiedo che significato abbia. Esiste un apprendimento di superficie?
"In breve la rete si sarebbe trovata invasa" qui non capisco il condizionale. La voce narrante sta parlando di cose già avvenute non che potrebbero avvenire, quindi l'indicativo.
Qui un refuso: "sottoforma " va staccato.
Per il resto nulla da segnalare, il racconto è ben strutturato.
Quanto alla sostanza, la narrazione mi è sembrata volutamente surreale, soprattutto nel dialogo con lo psicologo, e ho avuto l'impressione che l'autore abbia voluto proporre una qualche sua tesi sulla questione della tecnica e delle macchine, ma non sono riuscito a capire quale dovrebbe essere questa sua posizione.
Il finale resta a mio avviso criptico, non si capisce appunto dove si voglia andare a parare, fattore che sega le gambe all'intero racconto.
Alcune riflessioni personali sull'argomento che esulano dalla tua gradevole narrazione.
Da sempre l'uomo costruisce utensili, da quando nemmeno era un uomo. E anche altri animali su questa Terra lo fanno.
Le macchine non sono altro che utensili molto sofisticati, ma restano comunque quello: una estensione del nostro corpo, amplificano le nostre possibilità di intervenire e modificare la realtà che ci circonda per assecondare i nostri bisogni.
Un ascensore non ha corpo e l'intervento dello psicologo mi fa capire che il dualismo platonico tra anima e corpo, e quello cartesiano tra res cogitans e res extensa sono ben lungi dall'esser stati superati, che entrambi si trovano dentro il nostro modo di pensare e di decifrare il mondo che ci circonda.
E quindi anche il discorso sulle macchine rispecchia questa immagine del mondo: possono avere sentimenti, emozioni, ma non è necessario che abbiano corpi, perché il corpo in fondo è una cosa, un ostacolo. Ne prendo atto, ma bisognerebbe anche porsi la domanda se ciò sia vero, se l'intelligenza possa esistere senza un corpo.
E oltre, i sentimenti preesistono alla ragione. Dal punto di vista neurologico solo collocati nel cervello rettiliano, quello primitivo di cui sono dotati tutti i vertebrati. Anche un pappagallo ha dei sentimenti, anche un serpente. Figuriamoci qualsiasi altro mammifero più evoluto.
Dall'incontro scontro tra il cervello primitivo e quello moderno situato nella corteccia frontale, nascono, molti sostengono, i disturbi della personalità, dell'essere.
A esempio, il corto circuito tra istinto di fuga determinato dalla paura e la necessità di rimanere causato da un calcolo razionale può portare una infinita gamma di disturbi, sino alla follia.
Ma sia l'uomo che i nostri fratelli viventi possediamo un corpo, che rappresenta l'apertura originaria al mondo attraverso cui il corpo dialoga e interagisce con il mondo.
Il corpo di una macchina qual è? L'involucro che lo contiene? La sua apertura al mondo qual è? Il cloud?
La mia impressione è che l'intelligenza artificiale, i computer quantistici, non facciano altro che portare all'ennesima potenza la capacità di calcolo. E si tratta sempre di quantità, in modo non diverso da un pallottoliere, non di qualità.
Il mio gatto sarà sempre più intelligente di qualsiasi macchina.
A meno che le macchine non diventino corpi...
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Marcello Rizza ha scritto: ↑25/11/2020, 12:55 Pur non condividendo alcuni aspetti della incredibile e eccezionale analisi di Namio, in ogni caso...ora a rispondergli sono (omissis) tuoi.
Lo farò a breve.
Intanto lo ringrazio per gli spunti di riflessione tecnica che mi ha offerto con il suo puntuale e graditissimo commento.
commento
Anch'io vorrei sapere perchè l'equipaggio non ritorna.
Non conosco Asimov e non leggo libri di letteratura fantascientifica, ma frequentando i vari racconti di queste gare mi è venuta voglia di farlo.
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Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Un lavoro Fantastico
Antologia di opere ispirate a lavori inventati e ai mestieri del passato riadattati al mondo attuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gabriele Laghi, Alessandro Mazzi, Isabella Galeotti, Marco Bertoli, Carlo Ragonese, Stefania Paganelli, Elegant Stork, Selene Barblan, Domenico De Stefano, Andrea Teodorani, Eliana Farotto, Andrea Perina, Gabriella Pison, F. T. Leo, Ida Dainese, Lisa Striani, Umberto Pasqui, Lucia De Falco, Laura Traverso, Valentino Poppi, Francesca Paolucci, Gianluca Gemelli.
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Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 62 - La famiglia
A cura di Massimo Tivoli.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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