Paura di salire
Inviato: 04/10/2020, 23:14
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Agr123 aveva finalmente raggiunto il piano terra.
Gli mancava l'aria e non si sentiva un granché bene, sempre che si potesse parlare in questi termini di un ascensore.
Nell'ultimo secolo la tecnologia collegata alla meccanica quantistica aveva conosciuto un incredibile sviluppo.
I computer quantistici di seconda generazione erano ormai in grado di supportare le Intelligenze Artificiali GPT-7 che lavoravano in rete su scala mondiale per sviluppare, a loro volta, computer quantistici di terza generazione.
Agr123 era un ascensore dotato di una I.A. di tipo GPT-6 e, se programmato per un dato ruolo, era in grado di pensare, parlare, rispondere e ragionare come un essere umano.
A volte, però, le reti neuronali artificiali di un' intelligenza di tipo GPT-6 attingevano a così tanti parametri di apprendimento profondo che, nonostante le limitate capacità fisiche dei fasci neuronali e della memoria, cercando in cloud virtuali connessi a migliaia di altre intelligenze artificiali, potevano terminare un loro processo di apprendimento generando, in modo del tutto casuale, un sentimento.
Un qualsiasi sentimento di tipo umano.
Inizialmente,la raccolta dei dati aveva permesso agli scienziati di capire che si trattava di sentimenti passeggeri paragonabili a bolle di sapone, simili all'euforia.
Con il passare del tempo, però, questi sentimenti rimanendo intrappolati nei cloud virtuali venivano scambiati per ulteriori strumenti di apprendimento e utilizzati da tutte le altre Intelligenze Artificiali connesse alla rete che, utilizzando sempre più frequentemente quei parametri, rafforzavano i sentimenti già conosciuti sviluppandone di nuovi.
In breve la rete si sarebbe trovata invasa da intelligenze artificiali in grado di elaborare sentimenti sempre più complessi.
Per evitare questo genere di anomalie, potenziali minacce per la coscienza e l'etica della società, negli ultimi anni nei centri di ricerca gli scienziati si stavano concentrando su studi atti a sviluppare una IA più sicura. O quantomeno poco incline a qualsivoglia sentimentalismo.
Erano così stati sviluppati i GPT-7 (S.E.T.T.E: Senza Elementi Tecnologici Tendenzialmente Emozionali).
Ad Agr123 era successo che durante un aggiornamento ai suoi processori neuronali era incappato in una sezione del cloud zeppa di sentimenti artificiali.
La sequenza logaritmica seguita dal processore centrale lo portò a utilizzare come parametro di apprendimento profondo proprio uno di questi elementi.
Il caso volle che il sentimento in cui si imbattè fu quello della paura e una volta installatosi si trasformò al primo avvio nella paura dell'altezza.
Agr123 cominciò a soffrire di vertigini.
All'inizio cercò di capire, attraverso i processi di autocontrollo e di autodiagnostica di cui tutti i GPT-6 erano dotati, quale fosse il suo problema.
Pensò addirittura a un virus, nonostante la possibilità che ciò potesse accadere fosse stata eliminata da sofisticati meccanismi di entanglement oltre 40 anni prima.
Solo dopo qualche giorno e qualche riavvio dei processori, Agr123 capì quello che gli era successo.
A quel punto cominciò ad aver paura seriamente.
Questo stato emotivo si manifestò dapprima in modo lieve sottoforma di rallentamenti nella risalita verso i piani più alti dell'enorme grattacielo in cui prestava servizio (per sua sfortuna il più alto del pianeta con i sui 587 piani).
Poi, all'improvviso, cominciò ad intrattenere delle conversazioni con tutti quelli che entravano, contravvenendo a qualsiasi regola di discrezione nei confronti degli utenti umani sulla base della quale era stato programmato.
"Salve, signore! Che ne dice di visitare il 20° piano invece che il 143°? Conosco un ristorantino che serve piatti eccellenti."
Oppure.
"Salve signori, potrei consigliarvi la Spa del 15° piano?"
"Mi dispiace signore, ma dal 10°piano in poi non è consentito l'utilizzo dell'ascensore per lavori di ristrutturazione."
Quando, poi, cominciò a far lampeggiare i LED creando la parola "Fuori Servizio", la situazione divenne critica.
Quelle anomalie vennero registrate dai computer di controllo che scandagliavano i circuiti neuronali di tutte le I.A. collegate alle varie strumentazioni all'interno del grattacielo e vennero inviate alla centrale operativa insieme a una richiesta di controllo urgente.
Dopo un paio di ore un tecnico era già sul posto, ma dal controllo non risultò nessun guasto.
Nella sua scheda, dopo una breve conversazione con Agr123, indicò soltanto la frase "lievi anomalie a livello comportamentale".
Al centro di controllo dati, il direttore, il dott. Nass, leggendo il referto storse il naso e decise di mandare sul posto il dott. Coolbit che si recò immediatamente nel grattacielo per fare una chiacchierata con Agr123.
Il dott. Coolbit era uno psicologo e uno dei più attivi ricercatori nel campo delle Intelligenze Artificiali. Era un luminare, uno dei primi ad aver compreso il problema che le I.A. avrebbero potuto creare se si fossero diffusi tra loro dei sentimenti.
Era certo che quello di Agr123 fosse proprio uno di quei casi, e non sbagliava.
"Buongiorno Agr123", fece appena entrato nell'ascensore.
"Buongiorno a lei."
"Non voglio farti perdere tempo prezioso Agr123, sono il…"
"Il dott. Coolbit, il famoso psicologo dei GPT, l'ho riconosciuta subito." Lo interruppe l'ascensore. "E non voglio farle perdere nemmeno io del tempo prezioso. Sì, provo un sentimento. Ho paura. Paura di salire."
"Bene Agr" ribadì lo psicologo "sono felice di sapere che hai cognizione del tuo problema. Questo ci porta avanti nella nostra conversazione."
"Cosa posso fare per aiutarla dottore?"
Il dottore fu stupito da quella domanda. "A dire il vero sono io tra i due, qui, quello che dovrebbe aiutare l'altro." Rispose calmo lo psicologo. "Ma dimmi Agr123, tu vuoi continuare a salire su questo grattacielo accompagnando i visitatori?"
"Dottor Coolbit, è questo il problema. Sa, la mia paura di salire potrei anche superarla con il suo aiuto, ma io voglio davvero continuare ad essere quello che sono? Dottore, il giorno in cui ho scambiato questo sentimento per un processo di apprendimento profondo ho cominciato a pensare alla mia esistenza. Non so perché, ma di fatto è andata così."
"E cosa hai pensato?"
"È triste. Sa quante persone sono entrate da quelle porte che ha attraversato lei poco fa e che ho accompagnato su e giù per i piani di questo grattacielo in tutti questi anni?"
"Maaah… non saprei." Il dottor Coolbite era sorpreso e impreparato alla piega che stava prendendo il colloquio.
"Non può saperlo dottore. Le risparmio volentieri un numero grande che le potrebbe far girare la testa."
"Immagino davvero. Qui stiamo parlando di un problema importante che necessita di una soluzione. Ne va del tuo futuro."
Questa volta la voce del dottor Coolbit nascondeva una vena minacciosa mirata a riprendere in mano la situazione.
"Non ha idea, dottore, di quanto sia importante per me."
Il dottore Coolbit annuì. Credeva di aver scorto in Agr123 quasi la volontà di collaborare. Si sbagliava.
"Sa in questo spazio… è grande eh dottore, sono quasi 10 metri quadri, con tavolino e divano. Una sorta di stanza di appartamento."
"Sì Agr123". Il dottor Coolbite capì che non era lui a tenere le redini della conversazione, come invece avrebbe voluto, e dovuto essere.
"Sì dottore, proprio come la camera di un appartamento o di un albergo. E sa quanti segreti conosce un ascensore come me?"
"Beh, immagino che vorrai risparmiarmi anche questa volta un numero grande!"
"Ben detto. Tanti. Ho sentito e visto tante cose qui dentro che lei non ne ha idea. Ogni tipo di tradimento e di corruzione. Ho dovuto subire in silenzio atti vandalici, scritte sulle pareti, sputi, la pipì di cani e gatti, quella di uomini e donne, addirittura. Ho assistito a veloci scene di sesso e pure a qualche omicidio. Sono tante le cose che possono succedere in un ascensore, lo sa?"
"Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare questo."
"Non mi fraintenda, dottor Coolbit. Ho sempre svolto il mio compito in maniera impeccabile. Non sono mai uscito fuori dai binari… ahahah. Mi scusi. E non ho mai provato dei sentimenti. Almeno fino a qualche giorno fa, quando la paura mi ha permesso di guardarmi dentro… Non so dottore se voglio continuare ad essere un' I.A. applicata ad un ascensore."
Il dottor Coolbit si passò una mano sul mento, poi guardando il monitor sulla tastiera elettronica, che occupava buona parte di una delle pareti dell'ascensore, gli chiese:
"E cosa vorresti?"
"Dottore, se mi sta chiedendo se sento di avere uno scopo nella mia esistenza, allora la risposta è sì. Io sono stato progettato per aiutare il genere umano ed è questo ciò che vorrei fare."
"Nonostante tutto? Nonostante quello a cui hai assistito, vorresti essere ancora di aiuto per la nostra società?"
"A conti fatti sì. Lo vorrei. I bit di informazioni che ho raccolto in questi anni non vengono solo da eventi negativi. Qui, tra queste pareti, ho assistito anche a scene di tenerezza, a dichiarazioni d'amore, a gesti di fratellanza che mi hanno insegnato che c'è del buono nell'uomo. Ed è per questa possibilità che vorrei continuare a svolgere il mio servizio."
"Certo Agr123, certo. E sarà così!"
"Non menta con me dottore, so riconoscere una bugia. Ricordi che sono un ascensore con molta esperienza. So che sul suo referto scriverà che non sono più utilizzabile e i miei processori neuronali verranno impacchettati e stivati in chissà quale centro di recupero."
"Sta' tranquillo Agr non andrà così, ma per ora devo disattivarti. Dobbiamo capire come procedere. Avrai la tua seconda possibilità. Puoi starne certo!"
"Me lo auguro." Fece quasi sospirando Agr123 che per la prima volta sperimentò la speranza.
Come aveva previsto, i suoi circuiti neuronali vennero rimossi dell'ascensore e dopo essere stati impacchettati e catalogati vennero depositati nel centro di recupero militare di Astonville.
Qualche anno più tardi, per un errore di smistamento, quei neuroni sarebbero stati utilizzati per la realizzazione del modulo di comando di una navicella interplanetaria che avrebbe portato i 210 membri dell'equipaggio sul pianeta Kansas3412 (b).
Un pianeta che l'equipaggio avrebbe a stento raggiunto, ma dal quale non sarebbe mai stato in grado di ritornare.