Al teatro degli sconosciuti
Inviato: 19/11/2020, 19:03
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Possiamo entrare sempre di più nella vita degli altri, anche se non lo vogliono. Immaginare come siano quelle vite è diventato quasi un passatempo, crudele o divertente; spesso dipende da come usciamo dal confronto.
Può succedere di guardare fuori in una sera qualunque, mentre sento il suono di una sirena e curioso spero non sia un’ambulanza. Quando il suono finisce, resto fisso, per non pensare a niente ma sapendo di aspettare qualcosa.
La mia finestra ha tende bianche e grigie, raccolte a tre quarti da un nastro che le trasforma nelle vele di una barca, al vento. Nel vetro che resta compaiono la ragazza bionda del quarto piano e l’uomo del secondo. Entrambi affacciati; la prima alla finestra, il secondo al balcone del palazzo di fronte.
Non sanno di essere insieme, alla stessa ora. Io sì e sorrido all’idea di custodire il piccolo segreto del quotidiano di altri, sconosciuti, in questi mesi diventati familiari.
Incuriosito e impaziente, chiudo gli occhi per vedere meglio cosa succede, se stasera sarà un gesto nuovo a farmeli conoscere meglio. O forse arriverà qualcun altro ad arricchire la storia.
Lei parla al telefono, Lui discute con la madre, ad ampi gesti. La mano di Lei è tagliente e determinata, quella di Lui disegna cerchi d’aria che, accompagnati verso l’alto, diventano un vortice.
Segna il sentiero del mio sguardo fino a ritrovare la ragazza, mentre abbandona un palmo sulla maniglia di ottone. Avvicina alla finestra anche le spalle, gli occhi si chiudono. Il contatto col vetro raffredda le gote rosse che perdono vigore come l’animo, rassegnato. Succede tutto in poco, mi scuoto per la potenza delle parole di chi ha parlato, dall’altra parte del telefono. Sono dentro una nuova storia, lo dice il brivido che corre lungo la schiena.
La ragazza scompare, la ricordo mentre in primavera curava i fiori, appoggiati al davanzale.
Lui, due piani più sotto, adesso incede deciso, le dita sono unite, il braccio si muove di scatto come alcuni giocattoli della mia infanzia. Temo possa rompere qualunque cosa tocchi, per istinto sono io a fare un passo indietro.
La madre Lo ascolta seduta alla sedia di paglia e accarezza un amico fedele; la fa sentire meno sola di fronte alla furia del figlio. Con un gesto deciso Lui impugna un guinzaglio, il cane lo segue, senza discutere.
Torno due piani più su, ma vedo solo il ricordo malinconico della primavera: i fiori sono appassiti, neri come il buio della stanza senza luce. Vorrei sapere tutto di Lui e di Lei.
Sono fortunato nel custodire il loro segreto non svelato; sorrido deluso, avrei voluto sapere tutto di gesti e parole.
Mentre cerco altro che attiri l’attenzione, il cane da caccia appare in strada, seguito dal padrone con una sigaretta già accesa. Continuo a raccogliere indizi per creare la mia storia. Un autobus di linea alla fermata oscura la scena e rinnova la mia curiosità pungente.
Quando il paesaggio è di nuovo libero, compare la ragazza bionda senza nemmeno avere avuto il tempo di arrotolare al collo una sciarpa rossa. Rincorre l’uomo sul marciapiede, Il cane ne ha già sentito i passi e il profumo. Lei veloce oltrepassa Lui, prima con lo sguardo fiero e le guance, tornate rosso fuoco, annunciano uno schiaffo che lascia il segno.
Mi sento vibrare, la vita mi sta stupendo ancora una volta.
Lei non ha tempo per altro e prosegue la corsa; il cane adesso strattona Lui, dalla parte opposta. Dopo un ultimo tiro veloce ma profondo, la sigaretta scompare spenta sotto la scarpa.
Desidero che Lui la segua. Lei sembra leggermi nel pensiero e dopo qualche metro si ferma, tra le lacrime. Le braccia lungo il corpo finiscono in pugni stretti. Finalmente l’uomo tira il guinzaglio e il segugio da caccia diventa cane da slitta. Tira deciso; è la ragazza bionda a sentire i passi e il profumo, come se i sensi arrivassero sempre prima di tutto il resto. Il corpo li segue fedele, il viso si inarca all’indietro, poi le spalle, il bacino e le gambe. Lei e Lui, poco prima affacciati nelle proprie case si ritrovano l’una davanti all’altro. Gli istanti sembrano durare minuti interi.
Il cane abbaia per vendicare il padrone. Vicini, Lei prova a resistere, le sue mani incontrano il petto di Lui, più forte dei vetri della finestra e il palmo questa volta scivola. Si sfidano col telefono in mano, urlano per scoprire chissà quali storie, custodite da un codice segreto.
Cosa cercano? Chi c’è in quelle conversazioni? Forse un giorno potremo tutti non essere più capaci di parlarci.
Lui le allunga la scatoletta nera, Lei legge ingorda, fino a nuove lacrime che bagnano un sorriso. La sciarpa rossa, nel bacio profondo che segue, si appoggia sulle loro spalle e da sola trova la via per legarli.
Il cane, seduto ai piedi del padrone, mi scopre affacciato e indaga. Intorno la vita scorre ma per me il tempo si è fermato. Non mi allontano, tirato dal mio guinzaglio in direzioni impreviste nelle vite degli altri. Il respiro riprende.
Restiamo io e il segugio, spettatori non paganti al teatro degli sconosciuti.