L'indovino
Inviato: 14/01/2021, 10:38
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-Ma quali carte e carte- esclamò Anacasmo Donizetti addentando con furia la seconda costoletta d’agnello, –dovresti vergognarti di fare richieste simili ad un onest’uomo che lavora giorno e notte… per te.-
-Appunto!- ribatté la moglie Adelasia Ronzoni, stanca di sopportare le bisettimanali assenze notturne del suo uomo.
-Appunto lo dico io- sussultò l’uomo.
-Schifoso! Torni a casa tutto profumato e pettinato, caldo di letto e mi abbracci.-
-Io lavoro duramente per poterci comprare una casa. -
-Tu hai un’altra! Confessalo.-
Anacasmo tacque irritato.
-Chi tace acconsente, recita il proverbio – fece lei.
-Chi tace ha le scatole rotte. Io lavoro e basta. Il resto non ti riguarda. La fiducia è merce che non si compra.-
-Mi riguarda eccome. E la fiducia va meritata! Dimmi dove lavori allora.-
-Non posso- rantolò il pover’uomo anelando una tregua, roteando gli occhi come un’animale in gabbia alla ricerca di una via di fuga.
-Voglio la prova che tu non mi tradisci.-
-La prova? Un regalo…- mormorò l’uomo, pensando, per un attimo, di potersela cavare con una donazione.
-Anacasmo- trillò la donna e lui riconobbe di essere nei guai, perché non era mai buon segno quando lei lo chiamava per nome.
-Adelasia- mormorò di rimando.
-Dall’indovino! Domani. Se lui non troverà in te la colpa, io ti perdonerò.-
-Non ho fatto niente- supplicò ancora Anacasmo, -dall’indovino no.-
-Se non hai niente da nascondere, perché avere paura?- Decretò la donna.
Il giorno seguente si recarono dall’indovino di corso Magenta, il quale non chiese loro nulla e subito li condusse in una stanza scura resa tetra da un abat jour che sussurrava alle pareti una tenue luce azzurrognola. Fece mischiare i tarocchi ad Anacasmo, poi dispose le carte sopra un panno viola e rivelò loro: –Le carte indicano il porco. E a contorno vedo pelle rosa - si corresse subito. - Anzi, uomini e donne nudi. Orge di sesso, escrementi, tanti escrementi, e infinite abbuffate. Non ci sono dubbi- aggiunse, dopo un istante in cui sembrò sul punto di ritornare sui propri passi.
–No, non c’è dubbio. Lei è il porco.-
-Disgraziato. Traditore. Mi fai solo schifo.- lo apostrofò Adelasia inviperita. –La mamma me lo aveva detto…-
-Non è come credi- annaspò Anacasmo, distrutto.
-Sei colpevole. Dove vai la sera?- Lo rintuzzò lei piangendo.
-Hai ragione- confessò Anacasmo –ti tradisco due volte a settimana. Faccio le orge di sesso e cibo- ammise.
Adelasia lo lasciò solo, con l’indovino da pagare e il cane Agamennone al guinzaglio, portandosi via anche la macchina. Lui, Anacasmo Donizetti, preferì confessare un tradimento inesistente piuttosto che ammettere di lavorare due notti a settimana in una porcilaia, sfamando porci e scrofe, spalando via la merda che s’accumulava in terra tra orge di sesso animale.
-Lei è proprio bravo- si complimentò con l’indovino, dopo averlo pagato. Dopotutto ha visto davvero tutto, pensò.