La vita è meravigliosa?

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Andr60
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La vita è meravigliosa?

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La vita è meravigliosa?


1.
Lo sentì arrivare da lontano, il passo incerto e poi delle improvvise fermate, per pensare a cosa dire al suo capo nonché fratello maggiore. Poi, da dietro il vetro della porta, lo vide afferrare la maniglia dopo due tentativi andati a vuoto per avere mancato la presa. Un totale incapace, ecco chi era suo fratello; a volte, Alan pensava che ci fosse stato uno scambio nelle culle del reparto maternità.
Di sicuro, si era sempre pentito di non averlo ucciso, quando per sbaglio (?) gli era scivolato, la prima volta che l'aveva preso in braccio.
E invece no, gli era andata male; da allora, era sempre stato lui, Alan, a occuparsi di Felix. A lavarlo, vestirlo, accompagnarlo a scuola e fargli fare i compiti. La madre, abbandonata dal marito e padre dei due figli, era sempre occupata con quei lavoretti di merda pagati pochissimo ma indispensabili per farli sopravvivere.
Poi Alan, poco per volta aveva fatto carriera nella fabbrica di vernici di Hillsvalley e le loro condizioni erano nettamente migliorate: una bella casa, auto e vestiti di lusso per sé e i suoi familiari, ma il puzzo del sottoproletariato non te lo togli mai di dosso, Alan lo scoprì presto.
Guardò il fratello negli occhi, e quello come al solito abbassò lo sguardo in segno di sottomissione e di senso di colpa, segno che ne aveva combinata una delle sue: - Felix, che altro c'è? - chiese, esasperato.
- Ecco, ci sarebbe un'altra cosa...
- Ah, sentiamo.
- L'ultimo ordine per gli inglesi è già partito, ma non era completo; dev'essere integrato... - mormorò, a bassa voce.
- Lo sai, vero, quanto ci costa fare un'altra spedizione?
- Mi dispiace molto, non ho confrontato la bolla d'uscita con l'ordine originale.
- Certo, come al solito. – gli occhi di Alan erano ridotti a due fessure – Va', ci penso io. – e lo congedò.
Eccolo qua, il Direttore del Reparto Spedizioni... non era solo un incapace, era anche pericoloso per il buon nome della ditta; se solo non l'avesse promesso alla madre in punto di morte, se ne sarebbe sbarazzato da un pezzo, del suo fratello minore se non minorato.
- Dorothy! - urlò, all'indirizzo della segretaria tuttofare, – Mi deve preparare una lettera di scuse per il cliente inglese.
- Sissignore – fece lei, e ad Alan ricordò un sergente della Guardia Nazionale del suo vecchio reparto.

2.
- Signor Greenspan, la sua fabbrica è una bomba ecologica. - il tono accusatorio dell'ispettore della EPA non lo turbò minimamente.
- Non so davvero a cosa si riferisca; tutti i rifiuti, liquidi e solidi, sono regolarmente inviati a impianti di smaltimento con regolari bolle di uscita.
- Ho visto le bolle, – rispose deciso l'uomo, – quello che mi lascia perplesso è la quantità totale, nettamente inferiore a quanto dovrebbe essere.
- Abbiamo diminuito la produzione negli ultimi mesi, se è a questo che si riferisce. – ribatté prontamente Alan. – Sa, la crisi ha colpito duro anche qui.
- Sarà così, però non mi convince. Faremo ulteriori controlli. - così disse, e si congedò.
Vai pure, brutto stronzo - si disse Alan - Se credi che io debba sborsare migliaia di dollari per buttare l'immondizia, non mi conosci bene.
In effetti Alan si rivolgeva da anni a imprese molto allegre nel trattamento dei rifiuti, che possedevano l'irresistibile caratteristica di proporre il cinquanta per cento delle tariffe abituali; in cambio, chiedevano al cliente di non fare troppe domande, e Alan non si era mai interessato troppo all'argomento.

3.
Si svegliò intontito, non si sentiva molto bene. La tisana che prendeva abitualmente prima di coricarsi, anziché rilassarlo, gli aveva lasciato in bocca uno strano sapore metallico e ora aveva un senso di nausea misto a smarrimento mentale.
Gli sembrava di galleggiare su onde di gommapiuma, e non riusciva a muovere un muscolo.
Nell'ombra, davanti a sé, si materializzò improvvisamente il motivo del suo risveglio: una figura mascherata da clown, vestita di un grosso mantello scuro che frusciava rumorosamente a ogni suo movimento.
- Chi sei, cosa vuoi? - chiese impaurito, con la lingua impastata.
- Sono la tua coscienza, quella che hai nascosto per tutta la vita.
- Non è possibile, sei un'allucinazione.
- Forse, ma sono la tua allucinazione, la proiezione della tua coscienza.
- Ah, sì? - fece Alan, scettico ma con la voce tremolante, – E cosa sei venuta a dirmi?
- Che è tempo che ti levi di mezzo, il mondo può fare benissimo a meno di Alan Greenspan.
- E tu saresti la mia coscienza? - chiese lui, beffardo; gli attacchi personali avevano il potere di caricarlo, anche se si sentiva male. – Se tu lo fossi davvero, sapresti che io sono un mecenate, e che ho fatto solo del bene a tutti. Ho portato il benessere in questa comunità, sono stimato e rispettato, e senza di me mio fratello sarebbe un poveraccio e dormirebbe per strada.
- Come ti sbagli, Alan! - il tizio mascherato, anziché sentirsi smontato dalla sua replica, rincarò la dose. - E te lo dimostro subito.
Dalla bocca di quell'essere uscì un fascio di luce che colpì la parete alla sinistra del letto; lentamente, la luce si materializzò in figure umane che Alan riconobbe, dopo un po'.
- Ma quella è… mia madre! Dio, com'era giovane e bella. E quel bambino è…
- Sì, è Felix, tuo fratello.
- Ma… sta andando a scuola da solo. E io, dove sono?
- Non ci sei, non sei mai esistito. Felix è figlio unico, ha imparato presto a responsabilizzarsi, perché non c'eri tu che lo umiliavi ogni volta che sbagliava qualcosa.
- Non è così, lo facevo per il suo bene, perché imparasse che la vita non è una passeggiata.
- Oppure lo facevi perché ti divertivi a tormentarlo.
Alan non disse nulla; i ricordi di lui che dava dei pugni in testa al fratellino quando lo contraddiceva erano ancora vividi.
La scena cambiò; ora Felix era un giovanotto, ed era vestito in un modo strano.
- Perché è vestito così? - chiese subito Alan.
- Lo scoprirai tra poco. – disse la voce dietro la maschera, oppure era dentro se stesso?
Felix stava camminando su un palco, soltanto la sua figura era illuminata; si avvicinò a un pianoforte, si sedette e iniziò a pigiare i tasti dello strumento.
La musica riempì la camera da letto di Alan, che ascoltava estasiato un notturno di Chopin suonato divinamente dal fratello incapace.
Al termine dell'esecuzione, Alan, con voce rotta dall'emozione, chiese, in tono aggressivo: - E con questo, cosa vuoi dimostrare? Che Felix sarebbe stato un grande artista e che non lo è diventato a causa mia?
- Non voglio dimostrare nulla, soltanto farti vedere come sarebbe stato il mondo senza di te.
- È un cumulo di stronzate! - urlò Alan, rivolto più a se stesso che allo spettro mascherato.
- Certo, puoi credere ciò che vuoi. Però non ho finito, ho appena iniziato. - disse la voce nella maschera.
E fu di parola.

4.
L'astronauta, saltellando a causa della ridotta gravità, si muoveva con una certa difficoltà; tuttavia riuscì a piantare la bandiera a stelle e strisce e poi a fissarla sul supporto.
- E quello chi è, sempre mio fratello che dopo la carriera musicale è diventato un eroe dello spazio? - chiese Alan, in tono sarcastico ma sempre meno sicuro di sé.
- Aspetta, presto lo saprai.
L'astronauta entrò nel modulo e si tolse il casco, aiutato dal suo compagno che aveva ripreso la scena con una minicamera. Aveva una faccia che ad Alan ricordava qualcuno, poi: - Ma quello è… Timmy! No, è impossibile! È morto di leucemia quando aveva dodici anni...
- Sì, è proprio lui. Però non è morto, a causa degli sversamenti illegali della tua fabbrica che lo hanno fatto ammalare. È diventato ingegnere, e poi un astronauta che ha fatto parte della missione americana tornata sulla Luna, dopo decenni.
Alan rimase in silenzio per alcuni minuti, giusto il tempo di vedere la sua Hillsvalley e di come si era trasformata, senza la fabbrica che ne aveva inquinato la falda e distrutto il paesaggio: un'incantevole località turistica, con la popolazione impiegata non nella lavorazione di sostanze tossiche bensì in attività commerciali e di supporto ai turisti che affollavano la cittadina e i dintorni, ricchi di fauna selvatica e di boschi.
Alan era distrutto, annientato: ripassò mentalmente tutta la sua vita, e la vide per ciò che era stata nella realtà e non nella sua mente. Una lunga corsa verso il nulla, una ricchezza basata sulle sofferenze altrui e il beneficio di pochissimi – se stesso, in primis – a scapito della Natura e della salute dei suoi concittadini, e di suo fratello.
La luce del proiettore si spense, e la voce disse: - La tua vita non è stata solo inutile, è stata dannosa per tutti quelli che ti circondano. Ora sai cosa fare.
Lo spettro mascherato uscì dalla stanza con un ultimo fruscìo del lungo mantello nero, lasciandolo solo. Alan aprì il primo cassetto dell'abat-jour e tirò fuori la pistola, che teneva pronta per ogni evenienza. Non avrebbe mai immaginato che il primo colpo sparato da quell'arma sarebbe stato anche l'ultimo.

5.
La cerimonia fu toccante; sia il sindaco che il parroco della cittadina tesserono le lodi di Alan, di come era sempre stato un vero benefattore per le casse comunali e della parrocchia, tralasciando il fatto che era stato accusato – con prove inconfutabili – di traffico illecito di rifiuti tossici, insider trading ai danni di molti operatori di Borsa e minacce e ricatti contro i pochi sindacalisti che avevano osato mettergli i bastoni tra le ruote.
Tutti resero omaggio a Felix, il successore in pectore dell'azienda, anche se ugualmente tutti erano a conoscenza della scarsa opinione del defunto nei suoi riguardi.
Al termine della sepoltura e del successivo rinfresco, gli ultimi invitati uscirono dalla villa che Felix divideva con Alan, dopo il ricovero della seconda moglie del capo dell'azienda in una clinica per alcolisti in riabilitazione e il suo successivo suicidio.
- Era un tipo insopportabile, però mi mancherà. – fece Dorothy, la segretaria, l'unica che sembrasse davvero addolorata.
- Sì, la capisco. – fece Felix – Lascia un gran vuoto, in questa casa. Credo che la venderò.
- C'è una cosa che non mi spiego, – disse la donna, – Alan non era come Phyllis, non mi sembrava il tipo da suicidio, inoltre non era depresso, o almeno non ne ho mai avuto l'impressione.
- Era molto introverso, era convinto che mostrare le proprie emozioni fosse un segno di debolezza.
- Tutto il contrario di lei, Felix. Ancora mi ricordo quando si è mascherato da clown per i bambini dell'ospedale. È stato un gesto bellissimo. E ora, cosa farà? Continuerà con l'azienda, o metterà a frutto il corso di imaging virtuale aprendo un'altra attività?
- Non so, vedremo. – disse lui, accennando un fugace sorriso.
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Roberto Virdo' ha scritto: 29/03/2021, 13:21 Grande, Andr. Bravo, bravo. Stupito per la fantasia, come hai immaginato ciò che poteva essere, quanto abbiamo perso. L'astronauta sulla Luna… !!! E la possibile critica, che magari si sarebbe annullato anche qualcosa di "negativo" (un possibile criminale?) non può reggere di fronte alla quantità del bene distrutto. La trovata del clown è a dir poco Kubrickiana, complimento che riservo a pochi.
Colpo di scena finale che ti confesso, non mi aspettavo e fa anche piazza pulita di altri possibili appunti. Hai reso giustizia a Hillsvalley e a tutti noi, di fronte ai crimini che purtroppo vengono spesso alla ribalta, quelli che hai voluto evidenziare. Un solo colpo per annientare l'egoismo puro. Lineare, conciso, spietato. Di nuovo mi sorprendi, sarà che questo tuo modo di scrivere mi "acchiappa", evidentemente. Scusa lo sforamento romanico. Ti darò il massimo ma un po' di pazienza, voterò dopo la pubblicazione del mio testo. A rileggerti volentieri.
Ti ringrazio dei complimenti, doppiamente graditi poiché anch'io apprezzo parecchio i tuoi scritti.
Il titolo e la trama è ovviamente dal film di F. Capra: ricordo che già quando lo vidi la prima volta (parecchi anni fa) mi venne in mente la possibilità opposta. Forse mi rendevo conto inconsciamente che la vera felicità non è nella moltiplicazione (dei beni) ma è nella sottrazione (di bisogni inutili e di persone malsane).
Un quiz: la trama prende spunto anche da un racconto, quale?
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Scrivo di getto e mi vien da dire che il titolo più appropriato al tuo racconto poteva essere "Morte di uno s...". Il titolo da te scelto non mi pare troppo adatto, ma è solo la mia impressione. Circa il testo riporta ai tanti furbastri che "galleggiano" nella nostra società: nulla di nuovo. La figura del fratello minore/voce della coscienza del furbastro, è molto ben costruita. Soprattutto il suo travestimento con le "tragiche" conseguenze è originale e ben raccontato. Un fatto, però, leggermente stride, e cioè la parte del suicidio. Mi spiego, gentaglia come quella del "furbo" è difficile che abbia barlumi di rimorsi di coscienza. Certo, doveva schiattare per dar giustizia, finalmente, al povero e maltrattato Felix. Ma lo avrei fatto morire in altro modo, (magari spaventato dalle visioni proiettate, fuggire e accidentalmente, in preda al panico, andare a finire, che ne so, nello stritola-rifiuti...ad esempio). In fondo il suicidio è una redenzione che il tipo non si merita, gente così non si pente...Comunque sei stato bravo ad avere parlato, con anche una bella fantasia, del problema.
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Laura Traverso ha scritto: 29/03/2021, 17:17 Scrivo di getto e mi vien da dire che il titolo più appropriato al tuo racconto poteva essere "Morte di uno s...". Il titolo da te scelto non mi pare troppo adatto, ma è solo la mia impressione. Circa il testo riporta ai tanti furbastri che "galleggiano" nella nostra società: nulla di nuovo. La figura del fratello minore/voce della coscienza del furbastro, è molto ben costruita. Soprattutto il suo travestimento con le "tragiche" conseguenze è originale e ben raccontato. Un fatto, però, leggermente stride, e cioè la parte del suicidio. Mi spiego, gentaglia come quella del "furbo" è difficile che abbia barlumi di rimorsi di coscienza. Certo, doveva schiattare per dar giustizia, finalmente, al povero e maltrattato Felix. Ma lo avrei fatto morire in altro modo, (magari spaventato dalle visioni proiettate, fuggire e accidentalmente, in preda al panico, andare a finire, che ne so, nello stritola-rifiuti...ad esempio). In fondo il suicidio è una redenzione che il tipo non si merita, gente così non si pente...Comunque sei stato bravo ad avere parlato, con anche una bella fantasia, del problema.
Hai ragione, tipi come Alan Greenspan molto raramente si suicidano, anche perché sono intimamente convinti di essere brave persone.
Però il protagonista era stato drogato da Felix (forse non è molto evidente, nel testo), quindi si poteva muovere a malapena, giusto il prendere la pistola dal cassetto poteva fare...
Sul titolo non ho mai avuto dubbi: voleva essere una rielaborazione del film di Capra, solo che stavolta l'avaro Potter ha avuto ciò che si meritava.
Ciao e grazie della lettura
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Francesco Pino ha scritto: 31/03/2021, 12:17 Bravissimo Andr60, un racconto quasi eccellente. L'unica cosa che non mi è piaciuta molto è la suddivisione in punti numerati, ma è una questione di gusto che non incide affatto sul giudizio complessivo.
Ognuno di questi ceffi farà i conti con la propria coscienza (spero) e tu hai materializzato quella coscienza, dandogli la forma del silenzioso giustiziere stanco delle angherie subite. Il racconto poi scorre senza intoppi e si legge tutto d'un fiato, complimenti!
Ti ringrazio della lettura e del giudizio; sì, la suddivisione in mini-capitoli (anche di lunghezza diversa) è un po' una mania, un'abitudine. Come tutte le persone anziane, i cambiamenti mi mettono a disagio..
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Credo che il fatto che sia la rielaborazione della trama di un film che non ho mai visto sia la ragione principale per cui non mi ha entusiasmato. Come racconto funziona (anche se alcuni dettagli anche molto importanti sono accennati così sottilmente da sfuggire facilmente all'attenzione, il che non è un male ma può nascondere una profondità che invece c'è), lo schema da "canto di Natale" è utilizzato in maniera non banale, ma forse a Felix viene dato poco spazio, rendendo il tutto più didascalico di quanto troverei raccomandabile.
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Ishramit ha scritto: 31/03/2021, 23:56 Credo che il fatto che sia la rielaborazione della trama di un film che non ho mai visto sia la ragione principale per cui non mi ha entusiasmato. Come racconto funziona (anche se alcuni dettagli anche molto importanti sono accennati così sottilmente da sfuggire facilmente all'attenzione, il che non è un male ma può nascondere una profondità che invece c'è), lo schema da "canto di Natale" è utilizzato in maniera non banale, ma forse a Felix viene dato poco spazio, rendendo il tutto più didascalico di quanto troverei raccomandabile.
Anche se non hai visto il film originale, sicuramente conoscerai "Ritorno al futuro, parte II", che è una scopiazzatura (opps, volevo dire, rielaborazione) del film di Capra.
Ho preferito lasciare il povero Felix nell'ombra, in modo da farlo risaltare di più alla fine.
Grazie del commento.
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Loredana De Luca ha scritto: 01/04/2021, 11:18 Un bel racconto scritto bene. E non è poco.
Tuttavia, qualcosa non mi convince. Forse mi sono persa qualcosa, perciò non riesco ad apprezzarlo veramente, mentre leggo molte recensioni positive.
Sicuramente non mi convincono i personaggi, soprattutto il "cattivo". Perché? Perché il nero è nero e il bianco è bianco. Il cattivo è cattivo e basta, non c'è spazio per le sfumature.
Credo che ciò che rende credibile un personaggio, ciò che permette di entrare nei suoi panni, di essere con lui, o contro di lui, di pensare "come farò quando avrò finito il libro a stare senza…", ciò che rende la sua immagine vivida nella nostra memoria sono le sue contraddizioni, le tante sfaccettature del suo carattere, della sua personalità, che non spetta all'autore sciorinare, come se stesse scrivendo un abstract del libro. Niente descrizioni didascaliche quanto piuttosto il dire e il fare del personaggio che ci fanno intuire chi è veramente. Ne La vita è meravigliosa il lettore apprende mentre il racconto si svolge che Alan è cattivo fin nel profondo dell'anima.
Ed è proprio quello che risulta molto, molto ben riuscito in questo racconto, ma che tuttavia non rappresenta un vero punto di forza, perché scena dopo scena, dialogo dopo dialogo, si delinea sempre più netta un'immagine di avidità, egoismo, insensibilità, a cui si aggiunge una colpevole noncuranza nell'aggirare regole e leggi, che rende il personaggio rigido e, forse, meno credibile. Alan è troppo cattivo, è malvagio, di una malvagità che non conosce tentennamenti. Secondo me, il racconto sarebbe stato più coinvolgente e più efficace se il carattere e la personalità di Alan avesse mostrato più sfaccettature: il lettore deve poter scorgere uno spiraglio per riuscire a percepire l'umanità del personaggio, una microscopica fessura attraverso cui intravedere e intuire che quell'uomo ha le sue contraddizioni, che c'è uno spessore non visibile forse neppure a lui stesso che gli fa provare se non un senso di colpa o di rimorso, perlomeno un'esitazione, un dubbio, un'incertezza, una debolezza nel compiere tutte le azioni riprovevoli che compie. Perché nonostante le sue bassezze ha una sua umanità. Deve averla, se vogliamo imprimere forza al personaggio e renderlo autentico.
Cara Loredana, capisco quello che intendi ma non sono d'accordo, e ti spiego perché.
Alan, e come lui decine (se non centinaia, migliaia... aggiungi tu un numero a piacere) di altre persone, uomini per lo più ma anche donne, sono intimamente convinti di fare la cosa giusta. Alan è sinceramente convinto di essere un benefattore della comunità. E' solo quando lo spettro/clown gli sbatte in faccia la verità, che si rende conto che non è così, ed è solo allora che (ri)acquista la sua umanità.
Naturalmente questo è solo un racconto (didascalico senz'altro, come già detto in altro commento), visto che nessun Alan vero si ucciderebbe, anzi.
Alan assomiglia molto ai masters of universe, che non sono soltanto personaggi dei fumetti ma i super-miliardari che governano le nostre vite (la definizione è di Stiglitz, non un tipo qualunque) e che spostando miliardi da un continente all'altro decidono la sorte di milioni di altri esseri umani, cioè se saranno poveri e analfabeti, oppure meno poveri e un po' meno analfabeti.
Oppure ancora se faranno la DAD e riceveranno la tanto agognata dose di un vaccino sperimentale con effetti a lungo termine sconosciuti.
Grazie del commento, e a rileggerti
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Una storia che colpisce molto.Il fratello fragile e imbranato, diventa giustiziere nei confronti del fratello che ha costruito la sua fortuna a discapito della natura e umiliando il fratello stesso. Certo il fratello giustiziere facendo leva sulla coscienza del fratello arrivista doveva conoscerlo bene perchè riesce nel suo intento così si invertono i ruoli il cattivo si riscatta e il buono diventa cattivo. Un racconto intenso che si segue bene. Un buon lavoro.
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Liliana Tuozzo ha scritto: 02/04/2021, 23:14 Una storia che colpisce molto.Il fratello fragile e imbranato, diventa giustiziere nei confronti del fratello che ha costruito la sua fortuna a discapito della natura e umiliando il fratello stesso. Certo il fratello giustiziere facendo leva sulla coscienza del fratello arrivista doveva conoscerlo bene perchè riesce nel suo intento così si invertono i ruoli il cattivo si riscatta e il buono diventa cattivo. Un racconto intenso che si segue bene. Un buon lavoro.
Sì, Felix conosceva bene Alan ma ha dovuto drogarlo, per indurlo a farsi un esame di coscienza. Grazie del commento
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Anche il tuo racconto (come la maggior parte degli altri), nel suo genere, mi è piaciuto molto. Infatti, mi ha subito catturato la trama e la fantasia delle situazioni. Sono stato fortunato a trovare questo sito: mi offre la possibilità del confronto con tanti bravi autori e recensori. Mentre in altri siti ho trovato della gran spazzatura pseudo-letteraria.
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Re: La vita è meravigliosa?

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Egidio ha scritto: 23/04/2021, 8:45Sono stato fortunato a trovare questo sito: mi offre la possibilità del confronto con tanti bravi autori e recensori. Mentre in altri siti ho trovato della gran spazzatura pseudo-letteraria.
Grazie per la stima verso il sito, ci tengo molto a che la qualità dei contenuti venga notato e valorizzato.
Buona continuazione!
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Re: La vita è meravigliosa?

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Egidio ha scritto: 23/04/2021, 8:45 Anche il tuo racconto (come la maggior parte degli altri), nel suo genere, mi è piaciuto molto. Infatti, mi ha subito catturato la trama e la fantasia delle situazioni. Sono stato fortunato a trovare questo sito: mi offre la possibilità del confronto con tanti bravi autori e recensori. Mentre in altri siti ho trovato della gran spazzatura pseudo-letteraria.
Ti ringrazio del commento; per quanto mi riguarda, non ho la minima pretesa letteraria, il mio modello sono i romanzi di Urania...
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Il titolo mi aveva un pochino spiazzato. Non sapevo come interpretarlo. Poi leggendo il racconto dico che è azzeccato.
L'originalità e l'articolazione della trama si srotolano divinamente davanti hai mei occhi, che con
avidità vogliono arrivare alla fine.
Il Personaggio di Alan è un criminale, imprenditore senza scupoli, anche verso suo fratello.
Il personaggio di Felix, credo sia poco delineato, certo il nocciolo della questione poi il lettore lo leggerà più avanti, comunque credo che tramite altri due o tre dialoghi si poteva caraterizzare meglio.
La trama come scritto sopra si sviluppa bene, ma quello che non ho capito, allora da dipendente
è diventato il proprietario, oppure ha aperto una sua azienda di vernici? Certo è che la lettura
coinvolge tanto, da non accorgersi di questo cavillo. Oppure mi è sfuggito qualche cosa?
Registro narrativo numerato, io avrei semplicemente lascio doppia o tripla interlinea. I numeri potrebbero distrarre il lettore
Comunque una buona lettura.
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Isabella Galeotti ha scritto: 08/05/2021, 16:00 Il titolo mi aveva un pochino spiazzato. Non sapevo come interpretarlo. Poi leggendo il racconto dico che è azzeccato.
L'originalità e l'articolazione della trama si srotolano divinamente davanti hai mei occhi, che con
avidità vogliono arrivare alla fine.
Il Personaggio di Alan è un criminale, imprenditore senza scupoli, anche verso suo fratello.
Il personaggio di Felix, credo sia poco delineato, certo il nocciolo della questione poi il lettore lo leggerà più avanti, comunque credo che tramite altri due o tre dialoghi si poteva caraterizzare meglio.
La trama come scritto sopra si sviluppa bene, ma quello che non ho capito, allora da dipendente
è diventato il proprietario, oppure ha aperto una sua azienda di vernici? Certo è che la lettura
coinvolge tanto, da non accorgersi di questo cavillo. Oppure mi è sfuggito qualche cosa?
Registro narrativo numerato, io avrei semplicemente lascio doppia o tripla interlinea. I numeri potrebbero distrarre il lettore
Comunque una buona lettura.
Alan è il tipico sgobbone che vive per l'azienda e fa carriera scalando posizione su posizione aumentandone i profitti, in modo spesso truffaldino. Alla fine, ne diventa il capo (il racconto non lo spiega, ma lascia intendere che anche questo avvenga in modo piuttosto opaco).
Ho lasciato nell'ombra il povero Felix, in modo che, alla fine, la sua vendetta giunga più inaspettata. Il ruolo principale è di Alan, che ha una personalità opposta a quella del protagonista del film di Capra.
Grazie del commento
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È una vita meravigliosa o la vita è meravigliosa? Ribalti l'oramai quasi centenaria pellicola di Capra e il protagonista diventa lui il cattivo e il fratello il buono, anche se nel film non funziona proprio così. Il messaggio di Capra è che il bene cambia il mondo, nel tuo il bene sembra un accidente casuale mentre il male è frutto di lavoro e sacrificio, e alla fine Alan rischia di essere pure simpatico. Occhio.
Quanto al protagonista, Alan Greenspan, governatore della FED voluto da Reagan e rimasto sul trono fin quasi all'era Obama, quindi per un ventennio buono. Ma come ti è venuto? Ma soprattutto, nel contesto del racconto, che significato assume? Il padre padrone del dollaro e del neoliberismo e il proprietario di una fabbrica di vernici mi pare non siano proprio sinonimi. Il finanzcapitalismo di Volcker, di Greenspan e compagnia cantante produce ricchezza, e quindi potere, dal nulla attraverso la leva finanziaria a beneficio di pochi e per condannare la maggioranza al lavoro, faticoso e sottopagato. Cioè Greenspan lavora per pepetuare la schiavitù dei tanti e il potere dei tuoi padroni. Il tuo Greenspan è invece comunque un imprenditore, cioè uno che comunque lavora per vivere. Anche se corrotto e inquinatore lui è comunque un prodotto del sistema, quindi a suo modo una vittima. Tra il vero Greenspan e il tuo, a mio modo di vedere, c'è la stessa differenza che esiste tra il burattino e il burattinaio.
A ogni modo, l'ho trovato buon racconto, Andr, con la tua solita, apprezzabile e condivisa, verve provocatoria.
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Namio Intile ha scritto: 24/05/2021, 18:14 È una vita meravigliosa o la vita è meravigliosa? Ribalti l'oramai quasi centenaria pellicola di Capra e il protagonista diventa lui il cattivo e il fratello il buono, anche se nel film non funziona proprio così. Il messaggio di Capra è che il bene cambia il mondo, nel tuo il bene sembra un accidente casuale mentre il male è frutto di lavoro e sacrificio, e alla fine Alan rischia di essere pure simpatico. Occhio.
Quanto al protagonista, Alan Greenspan, governatore della FED voluto da Reagan e rimasto sul trono fin quasi all'era Obama, quindi per un ventennio buono. Ma come ti è venuto? Ma soprattutto, nel contesto del racconto, che significato assume? Il padre padrone del dollaro e del neoliberismo e il proprietario di una fabbrica di vernici mi pare non siano proprio sinonimi. Il finanzcapitalismo di Volcker, di Greenspan e compagnia cantante produce ricchezza, e quindi potere, dal nulla attraverso la leva finanziaria a beneficio di pochi e per condannare la maggioranza al lavoro, faticoso e sottopagato. Cioè Greenspan lavora per pepetuare la schiavitù dei tanti e il potere dei tuoi padroni. Il tuo Greenspan è invece comunque un imprenditore, cioè uno che comunque lavora per vivere. Anche se corrotto e inquinatore lui è comunque un prodotto del sistema, quindi a suo modo una vittima. Tra il vero Greenspan e il tuo, a mio modo di vedere, c'è la stessa differenza che esiste tra il burattino e il burattinaio.
A ogni modo, l'ho trovato buon racconto, Andr, con la tua solita, apprezzabile e condivisa, verve provocatoria.
Caro Namio, hai ragione quando paragoni il vero Greenspan con quello del racconto: il mio, al confronto, è un dilettante. Se ho "battezzato" il protagonista del racconto con quel nome è stato solo per rimarcare il fatto che anche lui è molto apprezzato nella comunità in cui vive anzi, è un esempio di virtù. Essere il governatore della FED e il padrone di una fabbrica di vernici non è certo la stessa cosa, però entrambi (uno a livello globale, l'altro a livello locale) sfruttano il prossimo ed esternalizzano le perdite: il primo arricchisce i soliti noti facendo il Robin Hood all'incontrario, il secondo distrugge l'ambiente per il suo profitto.
E' anche lui un prodotto del sistema capitalista, ma ci sono molti esempi di capitalismo virtuoso (uno l'abbiamo avuto anche noi, Olivetti), e non c'è ragione perché si debba necessariamente agire in modo illegale per il benessere proprio, o collettivo.
Grazie del commento, stimolante come sempre
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Fausto Scatoli
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se devo essere sincero, non mi ha preso in modo particolare.
è esposto abbastanza bene, con semplici refusi di punteggiatura mentre le scene sono ben descritte, però non mi colpisce.
forse perché a mano a mano che avanzavo con la lettura davo per scontato quanto accadeva successivamente.
unica vera sorpresa è stato il suicidio, che non mi aspettavo proprio, visto il personaggio.
nel complesso si lascia leggere senza problemi
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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E' ben scritto e scorrevole, ma non mi ha convinto. Ho aspettato con ansia il finale, ma quando è arrivato mi ha deluso e non solo perchè persone così non si suicidano. Il processo di revisione della sua vita così come l'hai descritto è coerente con il resto del racconto, ma non è nelle mie corde. Mi spiace.
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"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
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