La vita è meravigliosa?
Inviato: 29/03/2021, 12:51
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La vita è meravigliosa?
1.
Lo sentì arrivare da lontano, il passo incerto e poi delle improvvise fermate, per pensare a cosa dire al suo capo nonché fratello maggiore. Poi, da dietro il vetro della porta, lo vide afferrare la maniglia dopo due tentativi andati a vuoto per avere mancato la presa. Un totale incapace, ecco chi era suo fratello; a volte, Alan pensava che ci fosse stato uno scambio nelle culle del reparto maternità.
Di sicuro, si era sempre pentito di non averlo ucciso, quando per sbaglio (?) gli era scivolato, la prima volta che l'aveva preso in braccio.
E invece no, gli era andata male; da allora, era sempre stato lui, Alan, a occuparsi di Felix. A lavarlo, vestirlo, accompagnarlo a scuola e fargli fare i compiti. La madre, abbandonata dal marito e padre dei due figli, era sempre occupata con quei lavoretti di merda pagati pochissimo ma indispensabili per farli sopravvivere.
Poi Alan, poco per volta aveva fatto carriera nella fabbrica di vernici di Hillsvalley e le loro condizioni erano nettamente migliorate: una bella casa, auto e vestiti di lusso per sé e i suoi familiari, ma il puzzo del sottoproletariato non te lo togli mai di dosso, Alan lo scoprì presto.
Guardò il fratello negli occhi, e quello come al solito abbassò lo sguardo in segno di sottomissione e di senso di colpa, segno che ne aveva combinata una delle sue: - Felix, che altro c'è? - chiese, esasperato.
- Ecco, ci sarebbe un'altra cosa...
- Ah, sentiamo.
- L'ultimo ordine per gli inglesi è già partito, ma non era completo; dev'essere integrato... - mormorò, a bassa voce.
- Lo sai, vero, quanto ci costa fare un'altra spedizione?
- Mi dispiace molto, non ho confrontato la bolla d'uscita con l'ordine originale.
- Certo, come al solito. – gli occhi di Alan erano ridotti a due fessure – Va', ci penso io. – e lo congedò.
Eccolo qua, il Direttore del Reparto Spedizioni... non era solo un incapace, era anche pericoloso per il buon nome della ditta; se solo non l'avesse promesso alla madre in punto di morte, se ne sarebbe sbarazzato da un pezzo, del suo fratello minore se non minorato.
- Dorothy! - urlò, all'indirizzo della segretaria tuttofare, – Mi deve preparare una lettera di scuse per il cliente inglese.
- Sissignore – fece lei, e ad Alan ricordò un sergente della Guardia Nazionale del suo vecchio reparto.
2.
- Signor Greenspan, la sua fabbrica è una bomba ecologica. - il tono accusatorio dell'ispettore della EPA non lo turbò minimamente.
- Non so davvero a cosa si riferisca; tutti i rifiuti, liquidi e solidi, sono regolarmente inviati a impianti di smaltimento con regolari bolle di uscita.
- Ho visto le bolle, – rispose deciso l'uomo, – quello che mi lascia perplesso è la quantità totale, nettamente inferiore a quanto dovrebbe essere.
- Abbiamo diminuito la produzione negli ultimi mesi, se è a questo che si riferisce. – ribatté prontamente Alan. – Sa, la crisi ha colpito duro anche qui.
- Sarà così, però non mi convince. Faremo ulteriori controlli. - così disse, e si congedò.
Vai pure, brutto stronzo - si disse Alan - Se credi che io debba sborsare migliaia di dollari per buttare l'immondizia, non mi conosci bene.
In effetti Alan si rivolgeva da anni a imprese molto allegre nel trattamento dei rifiuti, che possedevano l'irresistibile caratteristica di proporre il cinquanta per cento delle tariffe abituali; in cambio, chiedevano al cliente di non fare troppe domande, e Alan non si era mai interessato troppo all'argomento.
3.
Si svegliò intontito, non si sentiva molto bene. La tisana che prendeva abitualmente prima di coricarsi, anziché rilassarlo, gli aveva lasciato in bocca uno strano sapore metallico e ora aveva un senso di nausea misto a smarrimento mentale.
Gli sembrava di galleggiare su onde di gommapiuma, e non riusciva a muovere un muscolo.
Nell'ombra, davanti a sé, si materializzò improvvisamente il motivo del suo risveglio: una figura mascherata da clown, vestita di un grosso mantello scuro che frusciava rumorosamente a ogni suo movimento.
- Chi sei, cosa vuoi? - chiese impaurito, con la lingua impastata.
- Sono la tua coscienza, quella che hai nascosto per tutta la vita.
- Non è possibile, sei un'allucinazione.
- Forse, ma sono la tua allucinazione, la proiezione della tua coscienza.
- Ah, sì? - fece Alan, scettico ma con la voce tremolante, – E cosa sei venuta a dirmi?
- Che è tempo che ti levi di mezzo, il mondo può fare benissimo a meno di Alan Greenspan.
- E tu saresti la mia coscienza? - chiese lui, beffardo; gli attacchi personali avevano il potere di caricarlo, anche se si sentiva male. – Se tu lo fossi davvero, sapresti che io sono un mecenate, e che ho fatto solo del bene a tutti. Ho portato il benessere in questa comunità, sono stimato e rispettato, e senza di me mio fratello sarebbe un poveraccio e dormirebbe per strada.
- Come ti sbagli, Alan! - il tizio mascherato, anziché sentirsi smontato dalla sua replica, rincarò la dose. - E te lo dimostro subito.
Dalla bocca di quell'essere uscì un fascio di luce che colpì la parete alla sinistra del letto; lentamente, la luce si materializzò in figure umane che Alan riconobbe, dopo un po'.
- Ma quella è… mia madre! Dio, com'era giovane e bella. E quel bambino è…
- Sì, è Felix, tuo fratello.
- Ma… sta andando a scuola da solo. E io, dove sono?
- Non ci sei, non sei mai esistito. Felix è figlio unico, ha imparato presto a responsabilizzarsi, perché non c'eri tu che lo umiliavi ogni volta che sbagliava qualcosa.
- Non è così, lo facevo per il suo bene, perché imparasse che la vita non è una passeggiata.
- Oppure lo facevi perché ti divertivi a tormentarlo.
Alan non disse nulla; i ricordi di lui che dava dei pugni in testa al fratellino quando lo contraddiceva erano ancora vividi.
La scena cambiò; ora Felix era un giovanotto, ed era vestito in un modo strano.
- Perché è vestito così? - chiese subito Alan.
- Lo scoprirai tra poco. – disse la voce dietro la maschera, oppure era dentro se stesso?
Felix stava camminando su un palco, soltanto la sua figura era illuminata; si avvicinò a un pianoforte, si sedette e iniziò a pigiare i tasti dello strumento.
La musica riempì la camera da letto di Alan, che ascoltava estasiato un notturno di Chopin suonato divinamente dal fratello incapace.
Al termine dell'esecuzione, Alan, con voce rotta dall'emozione, chiese, in tono aggressivo: - E con questo, cosa vuoi dimostrare? Che Felix sarebbe stato un grande artista e che non lo è diventato a causa mia?
- Non voglio dimostrare nulla, soltanto farti vedere come sarebbe stato il mondo senza di te.
- È un cumulo di stronzate! - urlò Alan, rivolto più a se stesso che allo spettro mascherato.
- Certo, puoi credere ciò che vuoi. Però non ho finito, ho appena iniziato. - disse la voce nella maschera.
E fu di parola.
4.
L'astronauta, saltellando a causa della ridotta gravità, si muoveva con una certa difficoltà; tuttavia riuscì a piantare la bandiera a stelle e strisce e poi a fissarla sul supporto.
- E quello chi è, sempre mio fratello che dopo la carriera musicale è diventato un eroe dello spazio? - chiese Alan, in tono sarcastico ma sempre meno sicuro di sé.
- Aspetta, presto lo saprai.
L'astronauta entrò nel modulo e si tolse il casco, aiutato dal suo compagno che aveva ripreso la scena con una minicamera. Aveva una faccia che ad Alan ricordava qualcuno, poi: - Ma quello è… Timmy! No, è impossibile! È morto di leucemia quando aveva dodici anni...
- Sì, è proprio lui. Però non è morto, a causa degli sversamenti illegali della tua fabbrica che lo hanno fatto ammalare. È diventato ingegnere, e poi un astronauta che ha fatto parte della missione americana tornata sulla Luna, dopo decenni.
Alan rimase in silenzio per alcuni minuti, giusto il tempo di vedere la sua Hillsvalley e di come si era trasformata, senza la fabbrica che ne aveva inquinato la falda e distrutto il paesaggio: un'incantevole località turistica, con la popolazione impiegata non nella lavorazione di sostanze tossiche bensì in attività commerciali e di supporto ai turisti che affollavano la cittadina e i dintorni, ricchi di fauna selvatica e di boschi.
Alan era distrutto, annientato: ripassò mentalmente tutta la sua vita, e la vide per ciò che era stata nella realtà e non nella sua mente. Una lunga corsa verso il nulla, una ricchezza basata sulle sofferenze altrui e il beneficio di pochissimi – se stesso, in primis – a scapito della Natura e della salute dei suoi concittadini, e di suo fratello.
La luce del proiettore si spense, e la voce disse: - La tua vita non è stata solo inutile, è stata dannosa per tutti quelli che ti circondano. Ora sai cosa fare.
Lo spettro mascherato uscì dalla stanza con un ultimo fruscìo del lungo mantello nero, lasciandolo solo. Alan aprì il primo cassetto dell'abat-jour e tirò fuori la pistola, che teneva pronta per ogni evenienza. Non avrebbe mai immaginato che il primo colpo sparato da quell'arma sarebbe stato anche l'ultimo.
5.
La cerimonia fu toccante; sia il sindaco che il parroco della cittadina tesserono le lodi di Alan, di come era sempre stato un vero benefattore per le casse comunali e della parrocchia, tralasciando il fatto che era stato accusato – con prove inconfutabili – di traffico illecito di rifiuti tossici, insider trading ai danni di molti operatori di Borsa e minacce e ricatti contro i pochi sindacalisti che avevano osato mettergli i bastoni tra le ruote.
Tutti resero omaggio a Felix, il successore in pectore dell'azienda, anche se ugualmente tutti erano a conoscenza della scarsa opinione del defunto nei suoi riguardi.
Al termine della sepoltura e del successivo rinfresco, gli ultimi invitati uscirono dalla villa che Felix divideva con Alan, dopo il ricovero della seconda moglie del capo dell'azienda in una clinica per alcolisti in riabilitazione e il suo successivo suicidio.
- Era un tipo insopportabile, però mi mancherà. – fece Dorothy, la segretaria, l'unica che sembrasse davvero addolorata.
- Sì, la capisco. – fece Felix – Lascia un gran vuoto, in questa casa. Credo che la venderò.
- C'è una cosa che non mi spiego, – disse la donna, – Alan non era come Phyllis, non mi sembrava il tipo da suicidio, inoltre non era depresso, o almeno non ne ho mai avuto l'impressione.
- Era molto introverso, era convinto che mostrare le proprie emozioni fosse un segno di debolezza.
- Tutto il contrario di lei, Felix. Ancora mi ricordo quando si è mascherato da clown per i bambini dell'ospedale. È stato un gesto bellissimo. E ora, cosa farà? Continuerà con l'azienda, o metterà a frutto il corso di imaging virtuale aprendo un'altra attività?
- Non so, vedremo. – disse lui, accennando un fugace sorriso.