I passeri
Inviato: 30/03/2021, 18:15
Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.
Il telefono squilla per pochi secondi. La fastidiosa musichetta viene interrotta alle prime note dal dito di Sara che striscia verso destra sullo schermo. L’orario è sempre lo stesso, puntuale come la morte. È diventato un appuntamento fisso, qualcosa che ti aspetti ma che non desideri realmente.
Sara rimane muta. Come di consueto non dirà una parola; lascerà che sia la voce all’altro capo della conversazione a parlare, a ripetere per la centesima volta le stesse identiche cose.
Sarà davvero la telefonata numero cento? Non ne è poi così sicura; non le ha mai contate ma di certo sono passati tre mesi da quella prima volta. E da allora il suo smartphone ha squillato inesorabilmente ogni giorno.
Una voce maschile, calda e profonda le giunge all’orecchio; le parla di uccelli, passeri per la precisione, e del loro inquieto muoversi in circoli nel cielo.
La ragazza non dice nulla, sa che non ce n’è di bisogno. La linea cade all’improvviso e nemmeno quella è una sorpresa, anzi si tratta ormai di quotidiana routine.
Sua madre entra nella stanza, osserva la figlia stringere in mano il cellulare.
- Ancora lui? - domanda rivolgendosi alla giovane seduta contro il vetro della finestra.
Sara non risponde. Ci pensano le lacrime a parlare per lei; scorrono rapide lungo i lineamenti del viso pallido sussurrando un “si” troppo amaro per trovar voce.
Giampaolo si appoggia al cancello di ferro. Intorno a lui tutto sembra muoversi al rallentatore. Si sente sospeso in un limbo di irrealtà.
Le acque dell’Adige scorrono inesorabili e tumultuose, mentre una carovana di bianche nubi si sposta al piccolo trotto in un cielo più azzurro che mai.
Lo sguardo dell’uomo si perde nello spettacolo che lo sovrasta. I suoi occhi sono tristi e velati, colmi di ansia. È un uomo stanco, quasi incapace di reggersi sulle proprie gambe; cerca un sollievo lontano, forse irraggiungibile.
Uno stormo di passeri fluttua nervosamente sopra la sua testa. È il segnale che attende, la sua occasione. Prende il telefono e con un paio di tocchi delle dita è in attesa di comunicare con sua figlia. L’uso del cellulare per lui ormai si riduce a quella banale azione.
Un paio di squilli, questione di pochi secondi ed è in comunicazione con la ragazza. C’è un momento di silenzio, quell’attimo in cui ci si aspetterebbe di udire un “pronto”, e invece nulla.
- Sara, che significa quando i passeri girano in cerchio? Sono tantissimi, lì vedo sulla mia testa. Cercano qualcosa? - domanda l’uomo a voce bassa.
La voce della figlia non arriva alle sue orecchie. La comunicazione si interrompe come di consueto.
Il volto di Giampaolo è disteso nonostante sembri che l’uomo si stia lentamente consumando in una vana attesa.
Gli sciami nel cielo intanto si muovono in balia della debole brezza primaverile. Volteggiano e creano figure vagamente riconoscibili. La forma di un uomo …
I passeri sono tornati alla finestra. Sara li osserva muta. La sua mente è un tumulto di pensieri ed emozioni. È incapace di esprimersi, fatica a esternare i propri stati d’animo e le lacrime sono il suo unico sfogo, quasi fosse una pentola a pressione sul punto di esplodere.
Sua madre le sta accanto, le posa una mano sulla spalla. Da tempo cerca di aiutare la figlia quattordicenne ad aprire lo scrigno del cuore barricato.
- Forse è tempo che lo lasci andare – sussurra la donna all’orecchio della ragazza.
Sara abbassa lo sguardo; all’improvviso sente di non riuscire più a reggere la vista di tutti quei passeri sul muro esterno della finestra.
- Sono passati tre mesi, Sara. Tre mesi non sono nulla in confronto a tutta la vita che hai davanti. Trova la forza che ti serve …
La frase si spegne di colpo nel silenzio della stanza. Sara singhiozza piano, quasi a non volersi far sentire.
Tre mesi dall’inizio delle chiamate, dalla comparsa dei passeri, dalla morte che ti strappa via ogni certezza.
Il becco di un uccello gratta contro il vetro producendo un fastidioso rumore che gela il sangue nelle vene di Sara. Quel suono arriva dritto al cuore della giovane, si condensa nell’aria e si traduce in parole umane.
- Liberami da questo tormento – piagnucola una voce familiare nella sua mente
Passano ventiquattro ore e il telefonino squilla di nuovo. La reazione della ragazza è fulminea, forse più del solito.
La stessa domanda di ogni giorno riecheggia nelle orecchie, si propaga fino a raggiungere il cervello, risvegliando e scuotendo ogni organo del corpo.
Sara trema: sa che non le resta molto tempo prima che la comunicazione si interrompa. Ma oggi è diverso, è decisa a chiudere questa storia.
Con voce ferma e decisa risponde per la prima volta.
- Ti voglio bene, papà. Scusa se non te l’ho mai detto prima. Ora è tempo di dirsi addio. -
Il fiato si spezza in gola e quel crac immaginario genera un’esondazione di lacrime. La diga che ostruiva il cuore è finalmente abbattuta; emozioni contrastanti bagnano il viso di Sara.
Sua madre l’abbraccia. È fiera di sua figlia, sa che ha compiuto un importante passo nel tortuoso cammino della vita.
Dall’altra parte del telefono giunge un lieve sospiro, poi uno sbattere d’ali frenetico sovrasta ogni cosa col suo rumore. La conversazione termina per l’ultima volta.
In un posto remoto e imprecisato, un uomo di nome Giampaolo, padre di una figlia chiamata Sara si sta lasciando andare al flusso inesorabile del destino.
Stormi di passeri lo avvolgono, coprendolo interamente. Lo sollevano in alto e piano piano si dileguano nel rossore del crepuscolo serale. Dell’uomo non resta traccia.
Gli occhi umidi di Sara risplendono del colore caldo del cielo. Gli uccelli disegnano una forma vagamente umana e si disperdono in una danza armoniosa, svanendo dietro l’orizzonte.
- Non torneranno più – mormora Sara, guardando la madre seduta vicino a lei.
La donna accarezza i lunghi capelli biondi della figlia, che le pone un’ultima domanda.
- Cos’erano quei passeri, mamma? - chiede in tono dubbioso, sapendo che sua madre ha sempre una risposta a tutto.
- Qualcuno li chiama psicopompi. Traghettano nell’aldilà le anime inquiete che faticano a trovar pace. Con le tue parole hai liberato tuo padre, gli hai dato l’ultima cosa che lo legava a questa esistenza terrena. -
Sara dà un’ultima occhiata alla finestra: probabilmente non riceverà più quelle telefonate. Gli uccelli se ne sono andati per sempre e con loro anche suo padre.
Mentre gli ultimi bagliori di luce nel cielo svaniscono, la ragazza si lascia andare al fiume in piena delle sue emozioni. Sa che almeno quelle rimarranno.