Io c'ho 'l scooter

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2021.

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Errepi60
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Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Errepi60 »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Breve nota. Mi sono laureato in Farmacia decenni fa. Nel lavoro mi sono ritrovato sempre ad avere come capo e colleghi dei laureati in chimica, mi hanno fatto sempre sentire come una simpatica pecora nera, da cui quanto segue.


Sono sempre stato un possessore di scooter, un po' per esigenza ed un po' per scelta. Quando acquistai il primo credetti di aver fatto un buon affare, non ottimo ma buono. Non era una moto e non mi importava, desideravo un mezzo a due ruote dotato di motore, per muovermi in libertà.
In quel periodo, dove vivevo, solo pochi avevano la moto poiché non c'erano concessionari nella mia città e neppure in quelle vicine e poi costava di più, molto di più.
Giudicavo il mio scooter come un ottimo mezzo e avevo imparato a guidarlo bene, almeno a detta di coloro che erano venuti in strada con me, che fossero scooteristi o motociclisti, anche se questi ultimi mi dicevano spesso: - tu hai un buon mezzo, guidi bene e sei di buona compagnia, ma, ma… ma non è una moto."-
A volte pensavo, senza mai esprimerlo chiaramente, che se uno ha lo scooter magari di buona cilindrata e lo sa guidare, forse può fare più strada e magari anche in meno tempo di uno che ha una moto, ma erano mie considerazioni, di fatto era vero, io non guidavo una moto. Ero un motociclista acquisito, non puro.
Poco dopo aver acquistato il mio scooter mi ritrovai a fare delle uscite con un gruppo di dueruotisti della mia zona. Il capogruppo era un tipo piuttosto strano; non era troppo simpatico, aveva una grossa Harley e la guidava davvero bene. Quando affrontava una curva piegava e piegava ancora finché le pedane scintillavano al contatto con l'asfalto ma lui non perdeva mai il controllo del mezzo. Il rombo cupo e potente della sua moto sembravano descriverlo minuziosamente ancor prima di vederlo.
Dopo qualche uscita insieme mi fece capire che veniva volentieri con me; ero un pochino lento ma si trovava bene. Pensava fossi divertente, ma era stato subito chiaro: - dove andiamo lo decido io perché sono più anziano, conosco meglio le strade e poi perchè tu hai uno scooter e starai sempre in fondo al gruppo. -
Nonostante io fossi abbastanza orgoglioso del mio bicilindrico accettai lo stato di motociclista di serie B. A quel tempo la cosa più importante era far parte di un gruppo che uscisse ogni settimana, per poter vedere posti nuovi e strade nuove e quel 'capo' era duro ma gli piaceva insegnare ai giovani. Leggendo una cartina sapeva sempre quale tragitto scegliere per trovare poco traffico e strade panoramiche e io ero felice di poter guidare in sua compagnia.
Nel tempo si unirono a noi altri personaggi, tutti con la moto e io, invariabilmente, chiudevo la colonna. Alcuni di coloro che avevano le moto guidavano male, rallentavano eccessivamente a centro curva, non conoscevano bene neppure la segnaletica stradale, ma tant'è io ero sempre quello che chiudeva la fila e che alle volte doveva fare strane manovre per evitare di tamponare quei guidatori incapaci, che tuttavia erano considerati migliori di me perchè guidavano la moto.
Però quando quei personaggi divennero troppi, Il gruppo, pian piano si trovò in disaccordo. Troppi guidatori improvvisati che con moto performanti pensavano di meritarsi le prime file.
Giusto per dire la mia, non puoi essere il leader di un gruppo di dueruotisti e per principio fare stare in testa coloro che guidano le moto, perché se i guidatori non sono capaci, si mette a rischio l'incolumità dell'intero gruppo. Accettavo che i motociclisti mi stessero davanti, ma qualcuno di loro proprio non poteva, che guidasse la moto o meno. Uno di loro, che pretendeva di stare nelle prime posizioni, quando ci fermavamo a fare benzina, solo per estrarre la pistola e inserirla nel serbatoio impiegava lo stesso tempo che tutto il resto del gruppo impiegava per fermarsi, fare rifornimento e ripartire. Era difficile, ogni volta, dover aspettare quell'incapace e poi dover guidare dietro a lui, rischiando ad ogni curva di investirlo a causa del suo stile di guida. Così, avendo lo scooter e dovendo stare sempre dietro a tutti, decisi di cercare altri compagni di uscite.
Alla fine, dopo qualche tempo trovai una nuova squadra. In realtà, all'inizio, era formato da una sola persona, un motociclista con decine di migliaia di chilometri alle spalle e con una grossa1200 da enduro con la quale girava l'Italia in lungo e in largo. Era stato anche nel Nord Europa e in Spagna, aveva un curriculum di viaggiatore di tutto rispetto. Si era trasferito da poco nella mia zona e cercava di formare un nuovo gruppo.
Quando mi accettò mi disse che di fatto c'era un altro motociclista, con una moto piccola ma che guidava molto bene e quindi che presto si sarebbe unito al gruppo. Nonostante mostrasse un certo interesse per il mio arrivo, ci tenne a puntualizzare, immediatamente: - però ricorda che guidando uno scooter starai nelle posizioni di retroguardia. -
Non mi ci volle molto a capire il senso, leader nuovo frase vecchia. Non importa che scooter hai o come e se lo sai guidare, se viaggi con chi ha la moto tu rimani sempre quello con lo scooter.
Nel nuovo gruppo mi trovai fin da subito molto bene. In effetti eravamo spesso in tre e con le stesse idee, gli itinerari erano graditi a tutti in ugual misura e ogni domenica uscivamo insieme e insieme tornavamo a casa la sera felici della giornata trascorsa a guidare i nostri mezzi. Alle volte, quando l'itinerario ci portava verso Ovest, incontravamo altri motociclisti, tutti toscani, tutti con la moto; chi di grossa cilindrata, chi meno ma andavamo d'accordo, io chiudevo sempre il gruppo ma ero contento. Sotto la guida del capo viaggiavamo insieme, lui sapeva come fare: teneva un'andatura che mi si addiceva molto e il gruppetto viaggiava compatto e ravvicinato, tanto che spesso potevamo indicare l'un l'altro una vista particolare solo allungando un braccio in quella direzione. Eravamo un gruppo unito e a pranzo mangiavamo sempre assieme.

Nel corso degli anni il gruppo cambiò; arrivarono nuove persone, tutte con la moto, dopotutto quello era un motoclub non uno scooterclub, ma io venivo ancora accettato con simpatia. Essendo uno scooterista, ero considerato un amante delle due ruote a corto raggio. L'idea era che, avendo uno scooter, non potessi coprire grandi distanze in tempi relativamente brevi, per questo motivo non potevo aspirare a niente di più che viaggiare in coda. Sapevo che in altri motoclub scooteristi con mezzi di cilindrata inferiore al mio, erano invitati a fare viaggi internazionali e qualcuno di loro, addirittura guidare il gruppo di cui facevano parte ma quello non era contemplato nello statuto del mio motoclub. Nonostante ciò ero felice lo stesso, quindi pur viaggiando sempre in ultima posizione ero contento così. Nessuno mi aveva mai promesso che avrei viaggiato in testa o che avrei deciso io dove andare.
Tutti i nuovi adepti del nostro motoclub, di fatto avevano la moto, alcuni di loro di piccola o piccolissima cilindrata, altri che non conoscevano né le strade né sapevano guidare, ma come nel mio primo motoclub io venivo dopo di loro perché… io c'avev 'l scooter.

Trascorsi alcuni anni il vecchio capo abdicò in favore del suo secondo e lì iniziarono i problemi. Il nuovo leader guidava bene e all'inizio aveva mantenuto le stesse gerarchie nonostante, spesso, avesse criticato alcuni componenti. C'era quello che affrontava qualsiasi curva ad una velocità ridotta, c'era quello che frenava troppo presto per non parlare di uno degli ultimi, questa volta non io, che spesso, negli incroci, senza ascoltare nessuno, prendeva la strada sbagliata e bisognava perdere un sacco di tempo per farlo tornare in gruppo. Io, come ultimo della fila, ero spesso 'accusato' di non tenerlo abbastanza d'occhio, vista la giovane età di quel motociclista, ma dovetti ribattere che, nonostante in certi incroci mettessi la freccia ben prima del momento, lui, comunque prendeva un'altra via.

Nel determinare le posizioni dei vari dueruotisti, dietro il capo nuovo erano stati 'sistemati' due pilotini rampanti con due 750 cc. Le due moto erano della stessa marca e modello, solo pochi mesi e pochi chilometri le differenziavano una dall'altra, ma la vera differenza era nei due guidatori. Il primo aveva una guida tutta on-off, un'accelerata e una frenata, il movimento che ne derivava era un beccheggio continuo che sembrava rendere il mantenimento della traiettoria piuttosto difficile, ma il motociclista aveva il merito di mantenerla sempre nella giusta traiettoria.
Il secondo era davvero un gran pilota, spesso si distraeva e si ritrovava quasi al mio fianco, magari scambiava anche qualche gesto o qualche parola con me, ma quando decideva di tornare al suo posto in formazione, allora scendeva in piega come nessuno e in due curve aveva recuperato tutti.

Ma quello che era cambiato, purtroppo, era lo spirito di gruppo, se di solito eravamo dispersi in circa 500 metri, col cambio di guida, la distanza tra il leader e me era di oltre tre chilometri. Quando arrivavamo alla trattoria prescelta, in ordine sparso e nell'arco di una decina di minuti e trovavamo il leader in compagnia di un altro paio di ragazzi, seduti ad un tavolo apparecchiato e pronti a mangiare, mentre io e gli altri 3 o 4 dovevamo trovare un accordo con il ristoratore. Loro mangiavano subito, noi quando gli altri già bevevano il caffè.
Le uscite si fecero sempre più rade e dovunque andassimo e per quanto tempo guidassimo non c'era modo di pranzare tutti assieme. Il capogruppo incontrava sempre qualcuno con cui condividere il tavolo, ma non eravamo più noi. Io per parte mia, dopo un paio di 'stranezzè mi ero chiamato fuori portandomi il pranzo da casa e consumandolo in tranquilla solitudine a bordo strada.
Per tutto quel periodo il vecchio leader guardava e non parlava, sembrava che una parvenza di tristezza aleggiasse sul suo volto ma non proferì mai parola. Di tanto in tanto, quando gli andava di mangiare un panino, saltava la tavolata, ne acquistava uno e mi chiedeva di raggiungerlo per mangiare insieme, io e lui. Ogni tanto, scherzando, mi diceva che del vecchio gruppo eravamo rimasti io e lui. Due vecchi dinosauri.
Se avessi avuto nei fatti, tutto l'apprezzamento ricevuto a parole sarei stato un leader, scooter o meno, ma tra le parole e i fatti certi personaggi ci mettono in mezzo un oceano. Comunque quelle parole e la scelta di trascorrere con me il tempo del pranzo mi inorgoglivano, ma mi sbagliavo, la sua non era stima ma qualcos'altro che non so definire. Nei fatti continuò sempre a sostenere che siccome avevo lo scooter dovevo stare indietro, davanti ci stanno quelli con le moto. Un dogma!

Dopo molto tempo, quando del motoclub rimaneva ormai solo il nome e poco altro, il vecchio leader in un moto di amarcord convocò tutti coloro che ancora ne facevano parte per una uscita -l'ultima per me -, disse quasi con le lacrime agli occhi.
- Vi vorrei tutti con me, su un vecchio percorso, sotto la mia guida. Per una volta ancora. -Un'uscita che forse avrebbe ricompattato il gruppo verso nuove gite domenicali, quando fui convocato risposi così: - leader ti voglio bene, ma io sò quel sal scooter, e domenica mangio a casa mia -.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Dal racconto traspare la grande passione di chi scrive, ma, secondo me, questa non si trasforma in modo efficace per coinvolgere e catturare il lettore. Trovo il testo piuttosto ripetitivo e non trovo un significato a parte quello della “rivincita” finale. Per questo motivi mi è piaciuto pochino, voto 2.
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Re: Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Errepi60 »

Salve Francesco,
grazie di aver letto questo breve scritto e per le giuste critiche. Sono felice di trovare qualcuno che la pensa come te riguardo scooter e moto, purtroppo non è per tutti così.
Francesco Pino ha scritto: 26/06/2021, 18:05 Ci sono alcuni errori di forma (probabilmente dovuti al fatto di non aver riletto bene prima di pubblicare) e la premessa è del tutto superflua. Ho letto il racconto con un certo interesse perché ho sempre adorato le due ruote e volevo vedere come finiva la storia, che pero' ho trovato eccessivamente semplice, troppo in "stile diario" piuttosto che un racconto vero e proprio.
Opinione esterna al giudizio: secondo me anche chi gira col SI Piaggio è un motociclista.
Francesco Pino ha scritto: 26/06/2021, 18:05 Ci sono alcuni errori di forma (probabilmente dovuti al fatto di non aver riletto bene prima di pubblicare) e la premessa è del tutto superflua. Ho letto il racconto con un certo interesse perché ho sempre adorato le due ruote e volevo vedere come finiva la storia, che pero' ho trovato eccessivamente semplice, troppo in "stile diario" piuttosto che un racconto vero e proprio.
Opinione esterna al giudizio: secondo me anche chi gira col SI Piaggio è un motociclista.
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Errepi60 »

Salve Selene,
la ringrazio per aver letto il racconto e soprattutto per le critiche, che fanno sempre bene.
In effetti non sono riuscito a trasmettere il significato che volevo attribuirgli.

Selene Barblan ha scritto: 27/06/2021, 18:59 Dal racconto traspare la grande passione di chi scrive, ma, secondo me, questa non si trasforma in modo efficace per coinvolgere e catturare il lettore. Trovo il testo piuttosto ripetitivo e non trovo un significato a parte quello della "rivincita" finale. Per questo motivi mi è piaciuto pochino, voto 2.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Racconto divertente, un po' da "calimero". Inizia dall'incipit, questa condizione, dove il protagonista racconta un aneddoto della sua laurea in cui si è sentito un po' "pulcino nero". Situazione che si ripete anche nell'ambito delle due ruote. E" ben descritta la differenza tra scooteristi e motociclisti. Non so se nella realtà ciò corrisponda al vero, comunque per me il racconto è gradevole e si lascia senz'altro leggere.
Errepi60
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Errepi60 »

Salve Laura,
grazie di aver letto il racconto e delle belle parole a commento.
Colgo l'occasione per cercare di spiegare che la nota doveva, nel mio intento, servire a spiegare il testo. In realtà il racconto non parla di scooter e moto ma di una vita lavorativa trascorsa sempre in coda al gruppo di lavoro solo per essere in possesso di una laurea non in chimica. Gli scooteristi, quasi sempre, allo stesso modo, sono considerati non motociclisti.
Non importa quanto puoi essere 'sveglio' o 'brillantè la laurea conta più delle persone e lo stesso vale per gli scooter. Non importa quanto bravo sei nella guida o quanto ti intendi di meccanica e viaggi. Non sei un motociclista.
Grazie ancora per avermi dato modo di spiegare.

Laura Traverso ha scritto: 29/06/2021, 20:17 Racconto divertente, un po' da "calimero". Inizia dall'incipit, questa condizione, dove il protagonista racconta un aneddoto della sua laurea in cui si è sentito un po' "pulcino nero". Situazione che si ripete anche nell'ambito delle due ruote. E" ben descritta la differenza tra scooteristi e motociclisti. Non so se nella realtà ciò corrisponda al vero, comunque per me il racconto è gradevole e si lascia senz'altro leggere.
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Messaggio da leggere da Temistocle »

Bel racconto 'diaristico', che tra l'altro mi ha fatto conoscere le dinamiche dei gruppi di motociclisti che s'incontrano per strada. D'ora in poi farò più caso a come sono sistemati e ne capirò il perché… Non c'è una storia vera e propria, ma il testo si lascia leggere bene. Forse avrei spostato quella che è l'introduzione alla fine del testo (o ne avrei fatto un cenno ad un certo punto) per un parallelismo più comprensibile.
Ultima modifica di Temistocle il 03/07/2021, 15:02, modificato 1 volta in totale.
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Massimo Baglione
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Re: Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" come titolo del messaggio usato per commentare le opere in Gara (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Messaggio da leggere da Ishramit »

Io dalla premessa avevo capito subito che il racconto sarebbe stata un'allegoria della condizione lavorativa dei laureati in farmacia, e l'idea mi sembra buona. Funziona anche direi, finché l'intento è quello di esprimere la frustrazione per un'integrazione impossibile persino quando i rapporti personali sembrano buoni, a causa di un pregiudizio di superiorità fondato sul nulla (cosa che senza conoscere gli ambienti da dentro mi pare più ovvia nell'ambito accademico, magari gli scooter hanno davvero dei limiti che rende preferibile tenerli dietro... O no? Mai guidato una moto io :D ). Però a livello narrativo non funziona altrettanto bene, per lo meno con chi non sente sulla pelle l'emozione del viaggio in moto, o su chi non ha gli strumenti per collegare i personaggi del racconto (anche quelli immagino allegorici) con i tuoi colleghi di lavoro. Forse c'è un modo per permetterci di entrare meglio dentro la storia, "sentirla" di più. Però rimane un esperimento letterario interessante.
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Re: Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Errepi60 »

salve Ishramit,
grazie per aver letto il racconto. Non si tratta di frustrazione, solo la descrizione di un modo di pensare che mi sembra riduttivo, tutto qui.
È incredibile, invece, l'anologia tra le due situazioni. Ho avuto sia moto che scooter e se viaggi con la prima i moociclisti ti salutano con il classico gesto della mano, se guidi lo scooter solo qualcuno di loro lo fa (pochissimi). Non importa chi sei importa cosa guidi.
Un saluto.
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Alberto Marcolli
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Commento - Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Per i racconti più lunghi preferisco prima sfruttare la lettura ad alta voce del testo. Sappiamo che non è perfetta ma il ritmo di lettura, dettato dalla punteggiatura, lo trovo molto buono. Anche le varie consecutio si colgono bene se si ascolta con attenzione.
Tutto ciò premesso, questo racconto ha superato brillantemente questa prova, a differenza di tutti gli altri racconti, mio compreso, che “scricchiolano” qua e là.
Voto dunque ottimo, ma non me la sento di assegnare un cinque per l’argomento scelto e la narrazione che alla fine ho trovato, sempre buona, intendiamoci, ma un po’ ripetitiva.
Prima o poi mi aspettavo, che so, un incontro, un contrattempo eccitante, un colpo di teatro, insomma, e quando già speravo che sarebbe arrivato, tutto si è chiuso con quel “mangio a casa mia” punto. Proprio da qui, invece, ci avrei visto bene l’introduzione di una nuova finestra, con avvenimenti, magari anche un po’ “piccanti”, rimanendo sempre in tema motoristico, ma con altre prospettive.
Voto, a malincuore, 3
Ultima modifica di Alberto Marcolli il 18/09/2021, 9:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: Commento Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Eleonora2 »

Dalla premessa avevo capito.... il testo. scritto bene, davvero bene, non arriva a me, lettrice, se non come cronaca. Poco diverso dagli altri, se non per il linguaggio e l'esposizione, dai discorsi da bar. Cosa ha quindi di differente? Come già detto, il modo di porre le questioni. Sai scrivere, e anche bene, forse ti manca quello sforzo che rende un testo diverso da un altro o forse sono io a non capire, perché l'argomento non mi interessa. il 3 non è un brutto voto. Hai detto tu di non essere riuscito a rendere la metafora! Bravi Autori non è un sito di professionisti e, proprio per questa ragione, al di là dei complimenti, mi piacerebbe che i miei scritti venissero giudicati. Buona giornata.
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Re: Io c'ho 'l scooter

Messaggio da leggere da Errepi60 »

Salve,
sono stato assente per qualche giorno e colgo l'occasione per ringraziare con un solo messaggio sia Eleonora2 che Alberto. Grazie di aver letto lo scritto e grazie per i voti. 3 è un buon voto, sono d'accordo.
Un saluto ad entrambi.
Lucia De Falco
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Anche se l'argomento forse è un po' più maschile, il racconto mi ha interessato, perché ha un certo ritmo, non stanca. Ho immaginato con piacere quelle gite in scooter. Si dà anche molta importanza allo spirito del gruppo, che verso la fine si perde. Non mi è molto chiaro il finale. È una sorta di ribellione del protagonista per l'emarginazione a cui è sempre stato sottoposto per avere lo scooter e non la moto?
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Errepi60 »

Lucia De Falco ha scritto: 04/08/2021, 16:07 Anche se l'argomento forse è un po' più maschile, il racconto mi ha interessato, perché ha un certo ritmo, non stanca. Ho immaginato con piacere quelle gite in scooter. Si dà anche molta importanza allo spirito del gruppo, che verso la fine si perde. Non mi è molto chiaro il finale. È una sorta di ribellione del protagonista per l'emarginazione a cui è sempre stato sottoposto per avere lo scooter e non la moto?
Salve Lucia,
è un pò come hai scritto nel commento. Quando ci sono preconcetti, più o meno giustificati, prima o poi lo spirito di gruppo va a farsi benedire.
grazie del bel commento.
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Messaggio da leggere da Antonino Trovato »

Il significato è evidente, ma non traspare appieno nel testo, che considero più una pagina di diario che un vero racconto. Si lascia leggere, al di là di alcune imperfezioni da curare, però anch'io l'ho trovato spesso ripetitivo, e non mi ha coinvolto più di tanto, ma forse perchè non mi sono trovato a mio agio con l'argomento.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

mah, sono un poco perplesso.
ho avuto la moto per 25 anni, quindi so cosa significa usare una due ruote.
venduta per problemi fisici, sono passato allo scooter, che ho tuttora.
c'è una bella differenza, è vero, ma è sempre un modo di andare con la faccia contro il vento.
il racconto di per sè non sarebbe male se fosse un po' più condensato.
nella sua attuale forma mi risulta monotono e ripetitivo.
e poi, in tutta sincerità, se non mi trovo bene in un gruppo me ne vado ben prima del protagonista e cerco altro.
ci sono errori e refusi da segnalare, tipo la mancanza di maiuscole nei dialoghi.
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Carino, molto autobiografico direi). Sincero, schietto. Anti-spettacolare quasi. In un certo senso non succede mai niente. Mi aspettavo almeno un finale più "forte". Veramente un po' troppo ripetuto il concetto dello scooter-Calimero. Non avendo mai avuto il motorino non mi ha coinvolto, però ho apprezzato il realismo nella descrizione delle dinamiche di gruppo, dinamiche che è possibile trovare anche altrove. In questo senso è azzeccato.
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MattyManf
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Messaggio da leggere da MattyManf »

Piu che un racconto è una cronaca, o un diario.
Fin qui è stile... Quello che secondo me non funziona è il fatto che tutto viene raccontato, ma non mostrato.
Qualche dialogo, la descrizone di uno sguardo, un paesaggio, una moto particolare.
Insomma, il materiale c'è, ma non è presentato nel più accattivante dei modi.
Ci tengo a dire che da come scrivi è chiaro che potresti realizzare la tua allegoria in maniera più efficace.
Comunque, la lettura è scorrevole e il testo curato.
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Verso la metà del racconto ho pensato: "ma perchè non se ne va e non cerca uno scooterclub, per essere tra pari? Posso capire il senso solo se considero il parallelismo con il lavoro. Come ha detto qualcuno prima di me, questo racconto appare più raccontato che mostrato e questo lo rende meno stimolante e accattivante. Però è scritto bene, a parte uno o due tempi verbali non precisi.
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antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana

A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwMarco Bertoli, Federico Mauri, nwEmilia Pietropaolo, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwUmberto Pasqui, Lidia Napoli, nwAlessandro Mazzi, Monica Galli, nwAndrea Teodorani, nwLaura Traverso, nwNicolandrea Riccio, nwF. T. Leo, Francesco Pino, nwFranco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, nwSelene Barblan, Caterina Petrini, nwFausto Scatoli, nwAndr60, Eliana Farotto.

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Fungo più, fungo meno...

Fungo più, fungo meno...

Nessuno li ha mai raccontati in maniera avvincente.

Cosa può accadere se una élite di persone geneticamente Migliore si accorge di non essere così perfetta come crede?
Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Biblioteca labirinto

Biblioteca labirinto

Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari

Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.

Contiene opere di: nwAlberto De Paulis, Monica Porta, nwLorenzo Pompeo, nwClaudio Lei, nwNunzio Campanelli, nwVittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui, nwDesirée Ferrarese.

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