Dicembre - (autore: Matteo Indemini Tardy*aka Teo Tardy)

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Dicembre - (autore: Matteo Indemini Tardy*aka Teo Tardy)

Messaggio da leggere da Il Guru »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Era una sera, una fredda sera di Dicembre, una di quelle sere in cui la neve scende lenta e ti fermi ad ammirarla.
L’ammiri mentre cade leggera e svanisce nel nulla senza dare mai un accenno di dolore nel suo cadere, come se sapesse andare via senza sofferenza.
Era una di quelle sere che avrei sognato di passare con lei, una di quelle sere in cui avremmo guardato un film sotto le coperte, con una tisana calda, una di quelle sere in cui avremmo riempito di popcorn il divano.
Invece ero solo a guardare un film natalizio, sotto le coperte, con le luci colorate di Natale che mi illuminavano la stanza ed in sottofondo, c’era anche una strana puzza di gas che aveva ormai permeato il mio bilocale, però non sapevo come farla uscire, dato che fuori faceva parecchio freddo e non volevo aprire una finestra…

Erano ormai passati cinque anni da quando Maria mi aveva abbandonato, mi aveva abbandonato così come avevano fatto tutti gli altri, così come aveva fatto mio padre quella mattina d’inverno, come aveva fatto il mio migliore amico, Claudio, che, senza nemmeno accorgersene, mi aveva sostituito coi suoi nuovi amici.
Quando Maria se ne era andata non mi aveva nemmeno ferito troppo, quando impari a conoscere il dolore dell’abbandono non lo distingui nemmeno più dalla sensazione normale e inizi a vivere in una cinica realtà senza fiducia , ti condanni a una solitudine che senti di aver meritato.
Aveva preferito un altro ragazzo a me e senza accorgersene era svanita come la fiamma di una candela che ormai non ha più cera.
Era svanita un po ' come tutti ed io avevo avuto la presunzione di pensare che non se ne sarebbe mai andata, avevo avuto la presunzione di credere che io sarei stato la persona che ogni mattina le avrebbe fatto comparire un sorriso sul volto.

Mi sono sempre chiesto se in realtà non avesse fatto bene ad abbandonarmi, in quei cinque anni effettivamente aveva raggiunto la felicità ed era l’unica cosa che davvero volevo per lei .
Era diventata un ottimo ingegnere (o un’ottima ingegnera non so bene quale sia giusto nel 2032) ed aveva anche ottenuto il lavoro che tanto desiderava ed io, che Dio non sono, non posso proprio sapere se questa felicità con me l’avrebbe avuta, con me che sono così permaloso, geloso e impulsivo, con un me che tanto odio.
Col tempo in sostanza ho imparato ad odiarmi, a comprendere che forse è colpa mia se le persone mi abbandonano, forse, mi trovavo semplicemente nel momento sbagliato.
Paradossalmente ero felice, felice perchè a lei avrei dato tutto e ora, il tutto, lo aveva, ero felice perchè anche mio padre era felice con un altro figlio, felice perchè anche Claudio era felice con i suoi nuovi amici; insomma avevano tutti una felicità che probabilmente con me non avrebbero avuto.

Mi ricordo quanta gioia mi dava vedere, quando ero con lei , il suo sorriso e i suoi occhi brillare per le semplici cose, vedere quella magia che veramente sembrava uscire dal suo viso, qualcosa che sembrava essere stato creato per un cartone, una felicità che ti riempiva il cuore ed ora non posso che sentirmi bene se la immagino così, con quel viso illuminato dalla magia della felicità.

All’improvviso sentii un forte botto, immaginai fosse qualcuno fuori dalla porta e andai ad aprirla, nell’alzarmi dal divano mi sembrava quasi di volare, sentivo che stava succedendo qualcosa di quasi magico, aprii la porta e..

C’era lei cresciuta, bellissima come cinque anni prima, accompagnata dal suo buonissimo profumo che a me sa tanto di casa, immediatamente mi abbracciò, proprio come un tempo, il cuore iniziò a battermi fortissimo e pensai a tutte le volte in cui mi guardava e mi diceva “sento il tuo cuore” e poi mi stringeva più forte, mi sentivo quasi male, sentii di nuovo quel profumo e mi appoggiai ai suoi morbidi capelli, mi sembrava di stare in un sogno ed avrei pagato un’intera vita per rivivermi quel momento e forse, quella sera, lo stavo davvero vivendo.

Mi ricordai di quella volta in cui nessuno mi avrebbe mai saputo aiutare perchè avevo fatto schifo a tutti gli esami e lei invece era l’unica lì pronta ad abbracciarmi, l’unica che quando non sapevo come gestire le mie paranoie sapeva sempre trovare un modo, l’unica che quando il mio cane era morto ed io non sapevo come consolare mia madre mi abbracciò e mi fece capire che l’amore è la cura a tutto, l’unica che quando mio nonno se ne andò venne con me al funerale e quando iniziai a piangere mi strette forte la mano, facendomi capire che non ero solo.
Lei era stata l’unica ad accompagnarmi in quella grigia aula di tribunale a combattere la mia battaglia, una battaglia contro lo stesso abbandono, l’abbandono di mio padre e i danni che mi aveva creato, l’unica che quando il giudice pronunciò la parola “condanno” corse verso di me, spinse il mio avvocato e mi guardò dritto negli occhi “abbiamo vinto”; quella era diventata anche la sua battaglia ed avevamo vinto insieme perchè lei era l’unica ad amarmi, forse nel senso sbagliato, ma da prendersi tutto quel peso e vincere con me, l’unica che mi aveva fatto sentire non un io ma un noi, l’unica con cui avevo sconfitto l’abbandono.
Lei era l’unica che mi aveva regalato tutto questo senza chiedere mai nulla in cambio, lei la amavo .
Lei si accorse che non amava me e questa è stata l’unica goccia che non ha riempito quel vaso pieno di sogni che mi aveva donato.
Quella goccia mi aveva distrutto, lei era diventata il mio tutto e quando avevo iniziato a rendermi conto che non avrei mai potuto darle tutto quello che avrei voluto darle, capii che quello era il mio momento, quello in cui a breve mi sarei dovuto scansare per qualcun altro che potesse ricevere tutto quello ma dare anche altrettanto, sapevo che mi avrebbe abbandonato per questo .

Quell’abbraccio, quel singolo abbraccio mi diede tutto questo.
Ma forse si era solo rotta una tubatura del gas e quelli erano gli ultimi sogni prima di svenire per sempre, gli ultimi deliri di un anima spezzata dall’abbandono, il desiderio finale di un uomo che si è condannato da solo.

Le fiamme mi avvolsero il volto, il calore iniziò a pungermi la pelle e il fiato cominciò a mancare, gli occhi si chiusero lentamente e realizzai che avevo appena vissuto nell’ultimo secondo il sogno di una vita intera, l’unica cosa che avevo sempre aspettato: il calore dell’amore di una vita, l’ultimo saluto di una donna speciale, la felicità.
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Re: Dicembre-commento 1

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“Abbandono” e “abbandonare” si ripetono troppo spesso, l’effetto è ridondante.

Ci sono troppe disgiunzioni superflue.

“Perché”, non “perchè”.

Il protagonista è un uomo solo e la tristezza della solitudine è resa bene dall’immagine iniziale dell’appartamento. Lui vive la sua lolitudine come una colpa e forse, in parte, ha ragione. Quando tutti ci scansano due domande sul perché dovremmo farcele.

La carenza d’affetto porta a ingigantire i piccoli gesti comuni che nell’amarezza dei ricordi diventano speciali. Maria era veramente l’unica persona ad amarlo o è lui a crederlo e a convincersi che quello fosse un grande amore?

L’improvviso ritorno della ragazza sembra del tutto irreale, il finale (che è la parte migliore del racconto) mette poi le cose in ordine.

Nel complesso un racconto senza infamia e senza lode, che acquista un punto in più grazie al finale.

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Re: Dicembre-commento 2

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Dà l’idea di essere stato scritto di getto, con tutte quelle ripetizioni e la mancanza di cura nei particolari (esempio: perché ambientarlo in un futuro così simile al presente?). Spesso è un bene lasciar scorrere la penna ma poi ci si dovrebbe soffermare sulla forma. Peccato. Le basi malinconiche del racconto ci sono, ma si perdono via via, con quell’ossessivo refrain del piangersi addosso.

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Re: Dicembre - commento 3

Messaggio da leggere da Il Guru »

Benché il racconto voglia narrare le vicende di solitudine del protagonista e di fragilità che sente appartenergli come una condanna (non mette in atto riflessioni costruttive, tutto verte all'autodistruzione), fino al finale estremo, è retto da una struttura narrativa debole sia nella ricerca delle parole (molte si ripetono nei righi), sia nell'uso dei verbi (strette la mano, non è corretto).

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Re: Dicembre - commento 4

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Racconto contraddistinto da refusi, spazi prima della virgola, vocaboli ripetuti a mio giudizio troppe volte, in alcuni casi sarebbe stato opportuno utilizzare dei sinonimi o delle perifrasi per esprimere il medesimo concetto. Ho trovato il finale un po’ banale. Allo stesso tempo viene presentato in modo efficace, attraverso i suoi ricordi, il vuoto interiore del protagonista. Nel complesso si lascia leggere.

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Re: Dicembre - commento 5

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Il tema sarebbe anche interessante, ma dobbiamo fare i conti con refusi ed errori vari. Segnalo, ad esempio, le correzioni per quelli che ricorrono più spesso: i puntini di sospensione sono sempre tre, non due, la virgola o il punto sono sempre attaccati alla parola che precede e staccati da quella che segue. Sono presenti quarantanove “che” in ottantatré righe.

- Lei era stata l’unica ad accompagnarmi in quella grigia aula di tribunale a combattere la mia battaglia, una battaglia contro lo stesso abbandono, l’abbandono di mio padre e i danni che mi aveva creato, l’unica che quando il giudice pronunciò la parola “condanno” corse verso di me, spinse il mio avvocato e mi guardò dritto negli occhi “abbiamo vinto”; quella era diventata anche la sua battaglia ed avevamo vinto insieme perchè lei era l’unica ad amarmi, forse nel senso sbagliato, ma da prendersi tutto quel peso e vincere con me, l’unica che mi aveva fatto sentire non un io ma un noi, l’unica con cui avevo sconfitto l’abbandono.-

Un'unica frase lunghissima, che andrebbe spezzata con dei punti e virgola. Il punto e virgola. I tempi verbali non sono concordi. Propongo:

- Lei era stata l’unica ad accompagnarmi in quella grigia aula di tribunale; l’unica a combattere la mia battaglia, una battaglia contro l’abbandono di mio padre e i danni che mi aveva creato; l’unica che quando il giudice aveva pronunciato la parola “condanno” , era corsa verso di me, aveva spinto il mio avvocato e mi aveva guardato dritto negli occhi dicendo “abbiamo vinto”. Quella era diventata anche la sua battaglia ed avevamo vinto insieme perché lei era l’unica ad amarmi, anche se forse nel senso sbagliato, al punto di prendersi tutto quel peso e vincere con me. Era l’unica che mi aveva fatto sentire non un io, ma un noi, l’unica con cui avevo sconfitto l’abbandono.-

- Quella goccia mi aveva distrutto, lei era diventata il mio tutto e quando avevo iniziato a rendermi conto che non avrei mai potuto darle tutto quello che avrei voluto darle, capii che quello era il mio momento, quello in cui a breve mi sarei dovuto scansare per qualcun altro che potesse ricevere tutto quello ma dare anche altrettanto, sapevo che mi avrebbe abbandonato per questo .-

Questa frase è di difficile comprensione, deve essere completamente rivista.

Il soggetto è interessante, ma è l’unica cosa che si può apprezzare.

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Re: Dicembre-commento 6

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un racconto interessante ma alla prima lettura piuttosto pesante, con cui mi sono riappacificata alla seconda/terza rilettura; alla mancanza di dialoghi ha ben sopperito la suddivisione in capitoletti.

Comunque, caro autore, stabilire un voto è stato ostico.

Dietro ogni racconto c’è sempre molta fatica e molta ricerca, che va rispettata e apprezzata anche quando il racconto non arriva alle nostre corde.

Una medaglia con due facce, questo testo, con un personaggio complesso e al contempo semplice nei suoi stati d’animo, quasi tutti negativi, quando messi ben in fila; una moglie che ha dato, ha ricevuto ma forse a un certo punto necessitava di quel qualcosa in più che lui, con un essere così complicato, non era in grado di darle.

La scelta di scrivere in prima persona è sempre un azzardo: necessita di tanto equilibrio e tanto esercizio per trovare, scusate la ripetizione, il giusto equilibrio. Se da un lato si vuole dialogare con lettore per meglio “capirsi”, dall’altro porta a ripetere per essere certi di essere stati compresi, ottenendo l’effetto di allontanare il lettore.

Prima di arrivare a quel finale così drammatico, quello che nell’ultimo attimo - c’è tutta una letteratura anche medica - l’intera vita passa davanti agli occhi, avrei detto l’io parlante alle prese con una o più sedute dallo psicanalista, e allora avrebbero avuto senso quelle ripetizioni, affidate anche a tanti “perché”, “mi”, “sembrava”, “unica” negli stessi periodi.

E quindi lo stile adottato ci starebbe.


L’altra faccia, che meno garberà all’autore: pare un racconto in cui sia stato messo nero su bianco tutto quello di cui voleva parlare, anche ripetendosi, e poi non ha avuto il coraggio di sfrondare. Forse non ha avuto il tempo. Diciamo che è un racconto - a mio parere - da riorganizzare e alleggerire per cogliere l’obiettivo di rendere i sensi di solitudine, disillusione, poca autostima, abbandono subito e abbandono fatto ad altri, dolore, sensi di colpa... E non da ultimo la consapevolezza da parte del protagonista che questo insieme di negatività mai affrontate e lasciate alle spalle gli hanno condizionato la vita.

Ripeto: l’idea di fondo è molto buona, ma una solida rilettura, col coraggio di tagliare, gioverebbe davvero molto a questo racconto, che dovrebbe incalzare il lettore, facendolo star male come il protagonista, affidandosi a frasi più sintetiche ma che lo portino a quel finale metaforicamente senza fiato.

Ho rilevato alcuni spazi prima della punteggiatura: essendo sporadici forse sono frutto di qualche aggiustamento. Si notano ma non sono determinanti.

Non sono riuscita a inserire nel racconto il 2032.

“la neve scende lenta e ti fermi ad ammirarla”: mi piace questa frase, molto realistica.

voto: 4
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Re: Dicembre-commento 7

Messaggio da leggere da Il Guru »

Bello, bello, bello, bello… potrei continuare così fino a riempire i 200 caratteri necessari a convalidare il commento, perché il dolce ricordo che lascia questo racconto permette di sorvolare su qualche piccola imprecisione, sbavatura o punteggiatura scorretta che ho incontrato. Chiarissima l’esposizione, non si lasciano punti in sospeso e tutto resta perfettamente impresso nella mente già ad una prima lettura. L’autore è di certo padrone della tecnica, le “d” eufoniche abbondano ma forse, nel 2032, chissà, potrebbe tornare di moda… La storia d’amore (storia è davvero il termine giusto) passa attraverso ricordi ben posizionati, flash-back che si sovrappongono molto bene con il presente, che fa da sfondo a tutto. Molto ben costruito, insomma.

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Re: Dicembre-commento 8

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il racconto, a mio parere, da l'impressione di essere buttato giù di getto, senza revisione.
Dopo diverse volte, la lettura mi è risultata molto distesa. Poi ne ho capito il motivo.
Era il contenuto! Il testo è una dichiarazione d'amore. Mi ha fatto dimenticare refusi, errori e manchevolezze del modo di scrivere.
D'altra parte, è anche questo che chiedo a un brano. Scordare tutto quello che ho intorno e immergermi.
Mi interessa anche (troppi anche) il linguaggio e la punteggiatura.
In alcuni passaggi (quelli relativi alla neve) molto curato quest'ultimo.
L'autore o autrice ha una maniera molto diretta di esprimersi e ha scritto il finale, inserendo nel testo i richiami.
Per queste ragioni ho dato tre.
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Re: Dicembre-commento 9

Messaggio da leggere da Il Guru »

Purtroppo non trovo molto da dire di positivo riguardo questo racconto. Tutto sembra un po’ costruito, poco “parlante”; l’apertura iniziale poetica che però non ha quel guizzo di originalità che colpisce, i nomi dei personaggi, il tema del dolore che però è lontano, non lo si sente davvero sulla pella quando lo si legge. E ci sono davvero delle difficoltà nella stesura:



Dicembre si scrive in minuscolo

“le luci colorate che mi illuminavano la stanza”, toglierei quel mi

“Erano ormai passati cinque anni da quando Maria mi aveva abbandonato, mi aveva abbandonato così come avevano fatto tutti gli altri, così come aveva fatto mio padre quella mattina d’inverno, come aveva fatto il mio migliore amico, Claudio, che, senza nemmeno accorgersene, mi aveva sostituito coi suoi nuovi amici.” Troppe ripetizioni, andrebbe riformulato o cambiata la punteggiatura.

Sono da rivedere le spaziature.

Ci sono troppe ripetizioni.

“Era diventata un ottimo ingegnere (o un’ottima ingegnera non so bene quale sia giusto nel 2032) ed aveva anche ottenuto il lavoro che tanto desiderava ed io, che Dio non sono, non posso proprio sapere se questa felicità con me l’avrebbe avuta, con me che sono così permaloso, geloso e impulsivo, con un me che tanto odio.” Toglierei tutta la parentesi o in ogni caso manca la parola “termine”, ci sono troppi ed ..ed..

“Col tempo in sostanza ho imparato ad odiarmi, a comprendere che forse è colpa mia se le persone mi abbandonano, forse, mi trovavo semplicemente nel momento sbagliato.” Trovo che quel “mi trovavo semplicemente nel momento sbagliato” messo così non ha senso,… non è coerente col resto della frase.

“Paradossalmente ero felice, felice perchè” – perché (anche dopo)

“qualcosa che sembrava essere stato creato per un cartone” cartone animato, altrimenti sembra che si parli del materiale

Ci sono immagini davvero troppo stereotipate.

Troppi puntini di sospensione.

“C’era lei cresciuta” in che senso cresciuta? Era una bambina?

“bellissima come cinque anni prima, accompagnata dal suo buonissimo profumo” troppi superlativi

“che a me sa tanto di casa, immediatamente mi abbracciò, proprio come un tempo, il cuore iniziò a battermi fortissimo e pensai a tutte le volte in cui mi guardava e mi diceva “sento il tuo cuore” e poi mi stringeva più forte, mi sentivo quasi male, sentii di nuovo quel profumo e mi appoggiai ai suoi morbidi capelli, mi sembrava di stare in un sogno ed avrei pagato un’intera vita per rivivermi quel momento e forse, quella sera, lo stavo davvero vivendo.” Frase davvero lunghissima, come anche le successive.

“l’unica che mi aveva fatto sentire non un io ma un noi,” metterei “io” e “noi” tra virgolette.

Trovo anche poco realistico sia il quantitativo di sfortuna di questo uomo, così come anche i sentimenti, troppo eccessivi e stereotipati. Penso che andrebbe ristrutturato per supportare una trama che potrebbe essere interessante.

Dato che sia la scrittura sia la narrazione non mi hanno convinto mi sento di dare un voto basso.

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Re: Dicembre-commento 10

Messaggio da leggere da Il Guru »

Questo mese non è piacevole da trascorrere per il protagonista, dato che lo trascina prima nel freddo della neve e poi nel calore di un’esplosione. Nel mezzo, gli manda un sogno che risveglia ricordi spiacevoli, traumi che hanno lasciato sofferenza, ferite mai guarite. Una lettura non molto scorrevole che porta il lettore a concentrarsi su quell’acredine, quel rancore ancora ben presente anche se solo elaborato nel sogno. Il finale, così in contrasto col tempo freddo dell’inizio, lascia un piccolo dubbio: davvero si sta ancora sognando o sta avvenendo qualcosa di pericoloso nella realtà che, si spera, riesca a svegliarlo in tempo?

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Re: Dicembre-commento 11

Messaggio da leggere da Il Guru »

È questo un racconto che, da subito, mi ha frenato. Appena comincia, da subito iu una sola frase compare per tre volte la parola “sera”. Mi dico di aspettare, che potrebbe essere una forma anche interessante, una scelta autoriale, ma poi proseguo e mi imbatto in troppe di queste “scelte”. Sempre ammesso che siano volute, forse per dar risalto a una persona ossessiva e in crisi, ciò nonostante così tante ripetizioni indispongono, perdono l’efficacia forse cercata. Altro momento che mi ha fatto sollevare il ciglio, stavolta carico di attese, leggo calata così d’improvviso, una data futura, e sorrido pensando che certamente l’intento autoriale è di sorprenderci con un finale che stravolge completamente il senso e che ti dà quel moto sano di voler rileggere il tutto per gustarlo con la nuova consapevolezza. E invece, quella data, si scoprirà in fondo, non attiene veramente al racconto, è un’informazione inutile, deviante, carica di promesse non mantenute. Non entro nemmeno nei diversi errori, nella punteggiatura, nei refusi, nei tempi verbali perché altri più capaci hanno già detto. Penso che dietro a un racconto ci sia una storia, una gioia o sofferenza, un impegno, e il voto minimo può scoraggiare l’animus dello scrittore, non darò mai quella valutazione, piuttosto ringrazio per averlo messo a disposizione nonostante il poco tempo che c’era per pubblicare in questo contest e presumo che tanti vulnus provengano proprio dall’urgenza di pubblicare in tempo.
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Re: Dicembre-commento 12

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un altro lungo monologo interiore, questa volta però accortamente si adopera l'io narrante.

Il protagonista riflette sulla propria condizione di solitudine fino alla sua morte, non si capisce se accidentale o auto inflitta.

Manca un vero e proprio schema narrativo, un antefatto, un climax, un epilogo, assente ogni tipo di sequenza, compresi i dialoghi.

Frequenti errori di consecutio temporum rendono la lettura ardua, a tratti sgradevole.

Da rivedere.
Voto: 1
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