Dicembre - (autore: Matteo Indemini Tardy*aka Teo Tardy)
Moderatore: Il Guru
Dicembre - (autore: Matteo Indemini Tardy*aka Teo Tardy)
Re: Dicembre-commento 1
Ci sono troppe disgiunzioni superflue.
“Perché”, non “perchè”.
Il protagonista è un uomo solo e la tristezza della solitudine è resa bene dall’immagine iniziale dell’appartamento. Lui vive la sua lolitudine come una colpa e forse, in parte, ha ragione. Quando tutti ci scansano due domande sul perché dovremmo farcele.
La carenza d’affetto porta a ingigantire i piccoli gesti comuni che nell’amarezza dei ricordi diventano speciali. Maria era veramente l’unica persona ad amarlo o è lui a crederlo e a convincersi che quello fosse un grande amore?
L’improvviso ritorno della ragazza sembra del tutto irreale, il finale (che è la parte migliore del racconto) mette poi le cose in ordine.
Nel complesso un racconto senza infamia e senza lode, che acquista un punto in più grazie al finale.
VOTO: 3
Re: Dicembre-commento 2
VOTO: 2
Re: Dicembre - commento 3
Voto: 2
Re: Dicembre - commento 4
Voto 3
Re: Dicembre - commento 5
- Lei era stata l’unica ad accompagnarmi in quella grigia aula di tribunale a combattere la mia battaglia, una battaglia contro lo stesso abbandono, l’abbandono di mio padre e i danni che mi aveva creato, l’unica che quando il giudice pronunciò la parola “condanno” corse verso di me, spinse il mio avvocato e mi guardò dritto negli occhi “abbiamo vinto”; quella era diventata anche la sua battaglia ed avevamo vinto insieme perchè lei era l’unica ad amarmi, forse nel senso sbagliato, ma da prendersi tutto quel peso e vincere con me, l’unica che mi aveva fatto sentire non un io ma un noi, l’unica con cui avevo sconfitto l’abbandono.-
Un'unica frase lunghissima, che andrebbe spezzata con dei punti e virgola. Il punto e virgola. I tempi verbali non sono concordi. Propongo:
- Lei era stata l’unica ad accompagnarmi in quella grigia aula di tribunale; l’unica a combattere la mia battaglia, una battaglia contro l’abbandono di mio padre e i danni che mi aveva creato; l’unica che quando il giudice aveva pronunciato la parola “condanno” , era corsa verso di me, aveva spinto il mio avvocato e mi aveva guardato dritto negli occhi dicendo “abbiamo vinto”. Quella era diventata anche la sua battaglia ed avevamo vinto insieme perché lei era l’unica ad amarmi, anche se forse nel senso sbagliato, al punto di prendersi tutto quel peso e vincere con me. Era l’unica che mi aveva fatto sentire non un io, ma un noi, l’unica con cui avevo sconfitto l’abbandono.-
- Quella goccia mi aveva distrutto, lei era diventata il mio tutto e quando avevo iniziato a rendermi conto che non avrei mai potuto darle tutto quello che avrei voluto darle, capii che quello era il mio momento, quello in cui a breve mi sarei dovuto scansare per qualcun altro che potesse ricevere tutto quello ma dare anche altrettanto, sapevo che mi avrebbe abbandonato per questo .-
Questa frase è di difficile comprensione, deve essere completamente rivista.
Il soggetto è interessante, ma è l’unica cosa che si può apprezzare.
Voto: 1
Re: Dicembre-commento 6
Comunque, caro autore, stabilire un voto è stato ostico.
Dietro ogni racconto c’è sempre molta fatica e molta ricerca, che va rispettata e apprezzata anche quando il racconto non arriva alle nostre corde.
Una medaglia con due facce, questo testo, con un personaggio complesso e al contempo semplice nei suoi stati d’animo, quasi tutti negativi, quando messi ben in fila; una moglie che ha dato, ha ricevuto ma forse a un certo punto necessitava di quel qualcosa in più che lui, con un essere così complicato, non era in grado di darle.
La scelta di scrivere in prima persona è sempre un azzardo: necessita di tanto equilibrio e tanto esercizio per trovare, scusate la ripetizione, il giusto equilibrio. Se da un lato si vuole dialogare con lettore per meglio “capirsi”, dall’altro porta a ripetere per essere certi di essere stati compresi, ottenendo l’effetto di allontanare il lettore.
Prima di arrivare a quel finale così drammatico, quello che nell’ultimo attimo - c’è tutta una letteratura anche medica - l’intera vita passa davanti agli occhi, avrei detto l’io parlante alle prese con una o più sedute dallo psicanalista, e allora avrebbero avuto senso quelle ripetizioni, affidate anche a tanti “perché”, “mi”, “sembrava”, “unica” negli stessi periodi.
E quindi lo stile adottato ci starebbe.
L’altra faccia, che meno garberà all’autore: pare un racconto in cui sia stato messo nero su bianco tutto quello di cui voleva parlare, anche ripetendosi, e poi non ha avuto il coraggio di sfrondare. Forse non ha avuto il tempo. Diciamo che è un racconto - a mio parere - da riorganizzare e alleggerire per cogliere l’obiettivo di rendere i sensi di solitudine, disillusione, poca autostima, abbandono subito e abbandono fatto ad altri, dolore, sensi di colpa... E non da ultimo la consapevolezza da parte del protagonista che questo insieme di negatività mai affrontate e lasciate alle spalle gli hanno condizionato la vita.
Ripeto: l’idea di fondo è molto buona, ma una solida rilettura, col coraggio di tagliare, gioverebbe davvero molto a questo racconto, che dovrebbe incalzare il lettore, facendolo star male come il protagonista, affidandosi a frasi più sintetiche ma che lo portino a quel finale metaforicamente senza fiato.
Ho rilevato alcuni spazi prima della punteggiatura: essendo sporadici forse sono frutto di qualche aggiustamento. Si notano ma non sono determinanti.
Non sono riuscita a inserire nel racconto il 2032.
“la neve scende lenta e ti fermi ad ammirarla”: mi piace questa frase, molto realistica.
voto: 4
Re: Dicembre-commento 7
VOTO: 5
Re: Dicembre-commento 8
Dopo diverse volte, la lettura mi è risultata molto distesa. Poi ne ho capito il motivo.
Era il contenuto! Il testo è una dichiarazione d'amore. Mi ha fatto dimenticare refusi, errori e manchevolezze del modo di scrivere.
D'altra parte, è anche questo che chiedo a un brano. Scordare tutto quello che ho intorno e immergermi.
Mi interessa anche (troppi anche) il linguaggio e la punteggiatura.
In alcuni passaggi (quelli relativi alla neve) molto curato quest'ultimo.
L'autore o autrice ha una maniera molto diretta di esprimersi e ha scritto il finale, inserendo nel testo i richiami.
Per queste ragioni ho dato tre.
Voto 3
Re: Dicembre-commento 9
Dicembre si scrive in minuscolo
“le luci colorate che mi illuminavano la stanza”, toglierei quel mi
“Erano ormai passati cinque anni da quando Maria mi aveva abbandonato, mi aveva abbandonato così come avevano fatto tutti gli altri, così come aveva fatto mio padre quella mattina d’inverno, come aveva fatto il mio migliore amico, Claudio, che, senza nemmeno accorgersene, mi aveva sostituito coi suoi nuovi amici.” Troppe ripetizioni, andrebbe riformulato o cambiata la punteggiatura.
Sono da rivedere le spaziature.
Ci sono troppe ripetizioni.
“Era diventata un ottimo ingegnere (o un’ottima ingegnera non so bene quale sia giusto nel 2032) ed aveva anche ottenuto il lavoro che tanto desiderava ed io, che Dio non sono, non posso proprio sapere se questa felicità con me l’avrebbe avuta, con me che sono così permaloso, geloso e impulsivo, con un me che tanto odio.” Toglierei tutta la parentesi o in ogni caso manca la parola “termine”, ci sono troppi ed ..ed..
“Col tempo in sostanza ho imparato ad odiarmi, a comprendere che forse è colpa mia se le persone mi abbandonano, forse, mi trovavo semplicemente nel momento sbagliato.” Trovo che quel “mi trovavo semplicemente nel momento sbagliato” messo così non ha senso,… non è coerente col resto della frase.
“Paradossalmente ero felice, felice perchè” – perché (anche dopo)
“qualcosa che sembrava essere stato creato per un cartone” cartone animato, altrimenti sembra che si parli del materiale
Ci sono immagini davvero troppo stereotipate.
Troppi puntini di sospensione.
“C’era lei cresciuta” in che senso cresciuta? Era una bambina?
“bellissima come cinque anni prima, accompagnata dal suo buonissimo profumo” troppi superlativi
“che a me sa tanto di casa, immediatamente mi abbracciò, proprio come un tempo, il cuore iniziò a battermi fortissimo e pensai a tutte le volte in cui mi guardava e mi diceva “sento il tuo cuore” e poi mi stringeva più forte, mi sentivo quasi male, sentii di nuovo quel profumo e mi appoggiai ai suoi morbidi capelli, mi sembrava di stare in un sogno ed avrei pagato un’intera vita per rivivermi quel momento e forse, quella sera, lo stavo davvero vivendo.” Frase davvero lunghissima, come anche le successive.
“l’unica che mi aveva fatto sentire non un io ma un noi,” metterei “io” e “noi” tra virgolette.
Trovo anche poco realistico sia il quantitativo di sfortuna di questo uomo, così come anche i sentimenti, troppo eccessivi e stereotipati. Penso che andrebbe ristrutturato per supportare una trama che potrebbe essere interessante.
Dato che sia la scrittura sia la narrazione non mi hanno convinto mi sento di dare un voto basso.
Voto 2
Re: Dicembre-commento 10
Voto 3
Re: Dicembre-commento 11
Voto: 2
Re: Dicembre-commento 12
Il protagonista riflette sulla propria condizione di solitudine fino alla sua morte, non si capisce se accidentale o auto inflitta.
Manca un vero e proprio schema narrativo, un antefatto, un climax, un epilogo, assente ogni tipo di sequenza, compresi i dialoghi.
Frequenti errori di consecutio temporum rendono la lettura ardua, a tratti sgradevole.
Da rivedere.
Voto: 1
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 63 - Treni e stazioni
A cura di Ida Dainese.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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La Gara 6 - Un racconto in una fotografia
A cura di Alessandro Napolitano e Dafank.
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