Stessi gusti (autore: Ilario Brunner)

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Stessi gusti (autore: Ilario Brunner)

Messaggio da leggere da Il Guru »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Pozzanghera. Riflesso dei miei stivali luccicanti. Rumore dei tacchi. Odore di asfalto fradicio. Riflesso nella vetrina: capelli spettinati, cappotto gonfio. Ombrello contro il muro. Porta a vetro: spingere. Quindi dentro ci sarà scritto tirare. Vampata di caldo. Profumo di pulito. Pop in sottofondo. Specchio: non per me, non adesso. Premura, comprare, andarmene. Scaffale, spazzolino, prendere, affrettare passo, cassa… cassiera…

Troppo bella. Prendere tempo. Troppo poco tempo, osservare, mandare a mente: capello lungo a destra, rasato a sinistra, corvino, nulla sul viso, labbra sottili, viso triangolare, collo lungo, troppo poco tempo, orecchio stretto, mio stesso profumo, occhi, occhi, occhi, troppo poco tempo, troppo verdi, troppo verdi, troppo. Per un istante “quello” sguardo. Forse mi sono sbagliata. Labbra si muovono.

“Come scusi?”

“Sono tre euro e cinquanta”

Borsa. Mano trema. Portamonete. Troppo poco tempo: voglio sapere tutto, chi sei? dove vivi? sei single? ti piaccio? mi piaci, cellulare? bacio su collo? posso? Ti prego, sorridi. Troppo poco tempo. Mani grandi, dita lunghe, molto, posso tenerle fra le mie? Già le sento sulle spalle, lungo le braccia, respiro sul mio.

“Grazie, arrivederci”

“A te, grazie”

Stupida, stupida, stupida, stupida. L’amore della tua vita. Collo da cigno, dio quanti baci. Occhi verdi, troppo. Devo rivederti, devo. Presto. Passi veloci. Quando? Ora. No! Sono un cesso! Non mi ha guardata, devo mettermi meglio. Ma forse non le piacciono le donne? No, non piaccio io. Di corsa a casa, rimettermi a nuovo.

Specchio, ora sì, serve. Capelli: fon? No, bagnati, la bionda dai capelli bagnati. Profumo: Alien, stessi gusti. Trucco: fondotinta. No, lei non lo usa. Ma forse le piace? Oddio, che faccio? Contorno occhi. Troppo marcato, a lei piace semplice, scommetto. O no? Acqua tiepida, lavo via. Occhio nello specchio, mie iridi nere, le sue verdi, tremendamente verdi. Che faccio? Nulla, sei bella così Fra. No, sei un cesso. Completo: grigio, quello con il tanga. Coppe vistose. Verde, culotte, troppo pizzo. Bianco, no, troppo classico. Dio, già mi vedo a farmi spogliare e non ho chiesto nemmeno il nome o il numero. Come si chiamerà? Elena, no, Selena! Bella come la luna, semplice e misteriosa. . Mi guarderà stavolta? Cosa le dico? “Ciao, eccomi di nuovo qui”. Frase idiota. Tu sei idiota. Non sei mai stata brava a rimorchiare, neanche i ragazzi, figurati le ragazze. Come si fa a rimorchiare una così? E se mi sono sbagliata? No, dai, era “quello” sguardo. O forse no? Dio, Francesca, ti fai un film da mezzo sguardo, magari ti sei sbagliata, magari stava pensando alla sua lei, o, peggio, al suo lui. La mia iride nello specchio, così nera. Una lacrima. Perché piangi, cretina?

Pozzanghera, più piccola, non piove più. Passi lenti, tacchi alti, rumorosi. Odore di asfalto umido. Di nuovo il riflesso nella vetrina: boccoli sulle spalle, cappotto stretto in vita, troppo. Porta a vetro: spingere. Non ho visto cosa c’è scritto dall’altra parte, avevo altro per la testa. Vampata di caldo. Profumo di pulito. Radiogiornale: primo presidente del consiglio donna. Specchio: dio, devo guardare? No, sì, sì. Scarpa nera, ben scollata. Calza nera, affina bene. Polpaccio alto, coscia segnata, bella linea del muscolo. Cappotto nero, mi fa il sedere grande? Oddio, tutto a nero, mi prenderà per una maniaca! Ma che stai facendo Fra? Vedi una cassiera bellissima, non sai se ti sei innamorata o se la vuoi solo portare a letto, voli a casa, ti vesti da preda, vuoi essere catturata. Ma se hai sbagliato tutto? Cuore a mille. Scaffale, salva slip. Cassa… cassiera…

Troppo bella. Tutto come prima, risvolto sul polso, tatuaggio! Si, forse non mi sono sbagliata! Parlale, parlale! Profumo, capelli, collo, occhi, occhi, occhi. Sono tornata per te, ti posso invitare a cena? prenota tu dove vuoi, ti passo a prendere io? voglio vedere le tue labbra sorseggiare un calice di vino bianco, ti piace il vino vero? lo sapevo, abbiamo gli stessi gusti, in tutti i sensi, non solo il profumo, non solo quel profumo, voglio vedere le tue labbra su quel vetro, voglio sentirle sulle mie.

“Sono quattro euro e dieci”

“Si certo, li avevo già preparati, per non farle perdere tempo. Me li ero dimenticata stamattina, si ricorda, sono passata anche stamattina”

Dio, ma che stai dicendo? Sei proprio una frana Fra. Stai facendo una figura grigia. Guarda, sorride! Sorride davvero?

“Certo che mi ricordo di lei, professoressa Alci”

Cosa? Come fai a sapere il mio nome? Anzi, il mio cognome? No, non ci credo, ci siamo già conosciute? dove? quando? non è possibile che non mi ricordi! anche se una sera posso aver bevuto mezzo bicchiere in più, non potrei mai dimenticare quegli occhi! dio, come fai a conoscermi, perché non ti conosco?

“Cosa? Come? Ci… Dove?”

Labbra si muovono. Grande sorriso. Bocca grande, denti grandi e perfetti. Occhi che luccicano! Occhi che luccicano! Esiste sorriso più bello?

“Mi scusi, non volevo metterla in imbarazzo.”

La mano a portare la ciocca di capelli dietro l’orecchio, come faccio sempre io. Non le sono indifferente. Spero.

“L’ho riconosciuta dalla foto della bacheca on line del liceo. Lei è la professoressa di latino di mio figlio, Giusti Aharon.”

Una mamma. Aharon, bravo ragazzino, con papà enorme: due metri, culturista, oggetto di desiderio di tutte le colleghe, e colleghi. Questa è la mamma. Che coppia. Ho sbagliato tutto. Tutto. Fra sei una deficiente. Via a casa, a piangere, scompari, eclissati. Idiota. Tutta in tiro, di certo ho capito bene, farò colpo, pensavo... Ma chi ti vuole, invece!

“Ah, sì, sì, certo. Beh, devo scappare. Ci vedremo certamente ai colloqui. Saluti”

Che figura Fra, che figura! E se ha capito che ci volevi provare? Dio, che vergogna. Afferra sacchetto. Passo svelto, mannaggia alla gonna stretta! Tutta in tiro, per chi?

“Arrivederci. A proposito, buonissimo il suo profumo. Mi sa che abbiamo un po’ gli stessi gusti!”

Lo ha detto davvero? E con “quello sguardo”? Forse non mi sono sbagliata. Saluto, sorrido.

Sorrido. Uscita: sì, c’è scritto tirare. Ombrello. Pozzanghera. Vetrina: il mio riflesso. Sorriso.
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Re: Stessi gusti - commento 1

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Un racconto che si legge benissimo, con un ottimo uso della punteggiatura per consegnare un ritmo (in questo caso dei pensieri della protagonista) in un crescendo anche di emozioni intrise quasi di ossessione. Gesti e abitudini comuni, entrare e comprare qualcosa in un market, talmente descritti bene i passaggi che sembra di esserci dentro, così come l'incontro che innesca un boomerang di autocritiche e parole dette a se stessa, non esplicitate, ma vere sul sentirsi e vedersi (come dal fuori). Le righe in cui la protagonista parla con se stessa, potevano apparire pesanti, forse fin troppo, sfiorando appunto quasi il vaneggiare, ma l'uso della punteggiatura consegna invece dei pezzi "fotografici" di ambientazione e fatti che passano come fotogrammi nella lettura. I dialoghi diretti, pochi, sono precisi e appartengono proprio al comune parlare, quindi realistici. Ottimo il riferimento al "premier donna" che cala lo scritto dentro questo tempo storico e lo rende ancora più concreto e vicino al lettore.

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Re: Stessi gusti - commento 2

Messaggio da leggere da Il Guru »

Che stile! Non sempre ci soffermiamo sull’intera sequenza di azioni che compiamo ogniqualvolta facciamo anche la più semplice delle cose. O perlomeno ne abbiamo una percezione molto sintetica, un riassunto da cui ne sfuggono parecchie tanto sono scontate.

All’inizio ero rimasta un po’ sorpresa per lo stile narrativo non usuale - o almeno io non ho letto niente di simile fin’ora - , ma una volta entrata nello schema, il racconto si è lasciato leggere velocemente e al contempo lentamente, col tempo di visualizzare ogni istante.

Una storia particolare quella di una donna non giovanissima che decide di vivere il suo essere, di provare l’ebrezza di una conquista, di godersi il momento che arriva dopo tentennamenti, dubbi, guardarsi allo specchio soprattutto sminuendosi. E il sollievo per un finale che potrebbe precludere a momenti appaganti.

Bel lavoro, lo studio del personaggio non è superficiale: sono passaggi in cui ci si ritrova o ci si è ritrovati e i pensieri penso siano comuni a tante persone.

Direi che come prova sia superata.

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Re: Stessi gusti - commento 3

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Il pregio maggiore di questa storia è che tutti possono riconoscersi nella professoressa, ognuno ricorderà per forza di essersi fatto simili flash durante la propria vita.

L’aspetto sul quale puntava maggiormente chi ha scritto il racconto è sicuramente lo stile poco ortodosso della sua stesura, ma proprio non riesco a farmelo piacere. Il tentativo è da lodare, ma non mi ha convinto. Per questo motivo non posso premiare a pieni voti il lavoro.

Il riferimento alla prima donna a capo della Presidenza del Consiglio è buttato là all’improvviso, apposta per essere colto dal lettore. Il risultato è che alla della storia fine mi è rimasto in mente quello più di tutto, con la domanda: “Cioè? Che ci volevi dire?” No, perché di femministe che dicono “finalmente una donna” ce ne sono tante e di donne che dicono “malgrado sia donna lei non va bene” ce ne sono pure di più.

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Re: Stessi gusti - commento 4

Messaggio da leggere da Il Guru »

Ritmo serrato, incalzante, in un crescendo che sembra portare la protagonista ad andare fuori di testa. Ma, come le maree, le sue fisime crescono e si ritraggono, con alcune pause durante le quali ritrova almeno un minimo di razionalità. Ma, poi, i pensieri ossessivi tornano a tormentarla, nonostante tutti i suoi tentativi di dominarli. Ammetto che subito sono rimasto spiazzato dalla scelta stilistica di utilizzare brevi frasi inframmezzate dalle virgole ma, nel corso della lettura, mi sono convinto che sia stata una scelta vincente. Originale l’idea, molto buona la realizzazione sul piano narrativo. Confesso che il genere di per sé non è tra i miei preferiti, e che, in altre parole, non ho gli stessi gusti dell’autore/autrice… Ma allo stesso il racconto mi è piaciuto molto.

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Re: Stessi gusti - commento 5

Messaggio da leggere da Il Guru »

È un racconto frizzante, tutto incentrato sul ritmo della narrazione e sul sussuguirsi di parole, a volte sottolineate con le virgolette (adoperate anche per delimitare i brevi dialoghi finali e frasi spezzate anche da una punteggiatura insistente adoperata come una batteria per dare il ritmo. Forse troppo spezzate, come, a esempio: " Forse mi sono sbagliata. Labbra si muovono." Labbra si muovono che vuol dire? Un che glielo avrei messo, dopotutto l'italiano non è l'inglese. 

E poco sotto: "Borsa. Mano trema. Portamonete. Troppo poco tempo: voglio sapere tutto, chi sei? dove vivi? sei single? ti piaccio? mi piaci, cellulare? bacio su collo? posso? Ti prego, sorridi. Troppo poco tempo. Mani grandi, dita lunghe, molto, posso tenerle fra le mie? Già le sento sulle spalle, lungo le braccia, respiro sul mio."

Mano trema che vuol dire? Mano che trema al più: e quel respiro sul mio? E poi quei punti di domanda adoperati come virgole, senza maiuscola dopo. Il tutto rende l'impressione di un linguaggio un po' da chat di what's app. E alla fine ecco le maiuscole dopo il punto di domanda. Perché il linguaggio dell'autore attinge a quello delle chat e lo fonde nel discorso narrativo senza metter dei paletti. 

Il racconto è tutto un po' così, un monologo interiore molto veloce e abbastanza nevrotico, tanto da far apparire simpatica la sedicente professoressa di latino. Ai miei tempi avevano cento anni e quanto ti guardavano ti gelavano il sangue nelle vene. Adesso, a quanto pare, sono delle ragazzotte incasinate e imbranate a caccia di avventurette con le commesse di turno. 

Il racconto si chiude con un breve dialogo, dove la spumeggiante punteggiatura della fase iniziale diventa invece insufficiente: “Certo che mi ricordo di lei, professoressa Alci” o “Ah, sì, sì, certo. Beh, devo scappare. Ci vedremo certamente ai colloqui. Saluti”

Le virgolette sono adoperate un po' per tutto, giusto per non confondersi.

Questo inciso poi: "Una mamma. Aharon, bravo ragazzino, con papà enorme: due metri, culturista, oggetto di desiderio di tutte le colleghe, e colleghi. Questa è la mamma. Che coppia."

Dove l'indicazione di quel nome, Aharon, e del papà culturista alto due metri idolo delle mamme, non lo so, mi riporta a qualche pellicola sugli ambienti coatti della capitale, forse un po' troppo stereotipati da tanto cinema contemporaneo. Il che finisce per rendere anche la protagonista un tipo comune come loro e quindi alla fine a risultare poco empatica. 

Apprezzato, il racconto, compreso alla fine l'aggancio con il profumo identico della commessa e gli stessi gusti del titolo; ma nel complesso, se la macchina narrativa funziona, i contenuti rimangono deludenti, come il climax, che si spegne con l'incontro al negozio e quegli stessi gusti che lasciano presagire chissacché. Ma la professoressa ha capito che quella donna è maritata con figli oppure no? Quindi deboluccio anche il finale, che getta un'ombra sulla sanità mentale della professoressa. 

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Re: Stessi gusti - commento 6

Messaggio da leggere da Il Guru »

La trama ha attirato la mia curiosità. La lettura va spedita e mi ha
incollato gli occhi fino alla fine. Oltre alla storia c'è anche la
scrittura. Quei pensieri alternati ai dialoghi dimostrano che
l'autore\autrice ha visto, finalmente mi viene da dire, che scrivere è
diverso da saper scrivere. Affrontare la pagina è anche ricerca.
Dimostrare con lo scritto di essere in grado, oltre a padroneggiare
la lingua anche di saper trasferire, attraverso il testo, insomma
essere in condizione di esprimere quello che si vuole con delle
tecniche narrative. I verbi, uno di fila all'altro, danno l'idea di
movimento, cioè danno ritmo alla narrazione, la simmetricità (anche in
prosa, importante), ecc. ecc.
Il racconto contiene molte caratteristiche ma non tutte.
Non ci ho trovato le finezze ( labbra si muovono, mano trema,ad es.).
Ci ho trovato giudizi. Chi ha raccontato può fare di meglio e non è
questione di gusto personale.

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Re: Stessi gusti - commento 7

Messaggio da leggere da Il Guru »

L’ironia impera ma purtroppo non riesce a stare al passo con lo stile troppo schematico. Ora va bene che sia un racconto ma, sul lungo percorso, uno stile simile finirebbe col far mollare la storia. Dettagli su dettagli che aggiungono sì particolari del personaggio ma non lo scavano; la triade “soggetto-predicato-complemento” non andrebbe mai accantonata.

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Re: Stessi gusti - commento 8

Messaggio da leggere da Il Guru »

Questo racconto mi ha tenuto col fiato sospeso dall’inizio alla fine; il ritmo serrato, il vortice di sensazioni, i pensieri così sinceri, reali, trovo che ci sia dietro un lavoro davvero preciso di analisi di ciò che accade in pochi istanti nella propria mente. Lo stile, così particolare e intenso, si fa ricordare, fa emozionare. E anche se sembra “trafelato” si nota come sia in realtà davvero molto studiato, calibrato e confezionato per creare tutta questa ondata crescente di coinvolgimento. Non saprei dire altro se non che mi è piaciuto davvero molto, è quello che più mi ha colpito tra quelli in gara.

(unica nota: ci sono diverse parole che andrebbero scritte in maiuscolo)

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Re: Stessi gusti - commento 9

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un racconto dalla scrittura inconsueta, fatta di piccole frasi così immediate, una dopo l’altra, a volte composte solo di una parola. Alla prima lettura, si scivola via per il susseguirsi di immagini veloci intervallate ai pensieri della protagonista, ancora più svelti e difficili da seguire, soprattutto perché non siamo noi a pensarli. Una seconda lettura permette di rallentare per riuscire a elaborare quanto sta succedendo e comprendere l’ansia di questa donna nel tentare un approccio, nel prepararsi a un contatto e poi la sua angoscia quando si rende conto di aver frainteso.

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Re: Stessi gusti-10

Messaggio da leggere da Il Guru »

Devo essere sincero: il racconto, per quanto strano, è decisamente originale e pertanto l’idea va premiata. Nonostante lo stile utilizzato i particolari emergono, anzi risaltano, proprio grazie all’inserimento nei posti giusti. La storia non è una novità ma forse proprio grazie al tipo di scrittura appare divertente e simpatica, strappando un sorriso anche laddove sta nascendo un (piccolo) dramma. Il limite sta forse proprio nell’aver tirato troppo a lungo il tutto, alla fine un testo così “stanca”. Personalmente avrei evitato, ad esempio, il fatto che la signora ritorni due volte al negozio oppure avrei comunque accorciato il tutto. Il tema della donna omosessuale è decisamente abusato, ultimamente, ma qui mi pare che si calchi un po’ troppo la mano: la protagonista da quasi per scontato che la cassiera abbia le sue stesse tendenze, pur non conoscendola, mentre nella realtà penso che succeda esattamente il contrario… però fantasticare non costa niente!

Nel complesso voglio premiare l’originalità

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Re: Stessi gusti - commento 11

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un testo che funziona in ogni suo aspetto, forse l'unica piccola critica è la grande abbondanza di dettagli che a volte stroppia ma sinceramente non è rilevante.
Racconto scorrevole e avvincente che ti tiene incollato per tutto il tempo con il grande dubbio di cosa mai possa succedere e alla fine succede qualcosa che comunque non avresti mai immaginato.
Gran bel lavoro , posso solo complimentarmi , mi piace pensare che la persona che ha scritto un simile testo abbia apprezzato anche il mio perchè ne sarei onorato , combinazione di stile , tecnica ed immaginazione impressionante
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Re: Stessi gusti - commento 12

Messaggio da leggere da Il Guru »

Racconto interessante, che porta una firma distinguibile (e questo dovrebbe costare almeno due voti, visto che l’anonimato è un presupposto fondamentale e che chi ha scritto poteva camuffarsi). La tecnica usata è coraggiosa anche se non nuova, e la Penna ci si muove abbastanza bene e efficacemente. La prima lettura, oltre a farmi immediatamente pensare alla persona autrice, sia per stile che per argomento, mi ha stordito, una sorta di inseguimento tra immagini e sensazioni. Anche l’uso azzardato, ma a mio parere azzeccato, di riprendere con la minuscola dopo un segno di interpunzione, assieme alla mancanza del predicato verbale in grandissima parte del testo, crea quell’affanno e l’urgenza passionale che è voluta e, seppure non è propriamente nelle mie corde, e non sempre condotto il tutto nel migliore dei modi, ha una efficacia indiscutibile. L’argomento, a prescindere dalla passione omosessuale che diventa proposizione e che “attira “, non è per niente originale, ma la Penna non puntava, a mio parere, a “inventare”, piuttosto intendeva creare un affanno cinematografico dove la telecamera arranca e sfreccia non in un inseguimento e sparatoria, ma in un tourbillon erotico interiore. Ma il bello di un racconto così sta nell’effetto sorpresa e in quel sentire mancare il fiato da parte del lettore. Una seconda lettura, per poter poi commentare efficacemente il lavoro, fa perdere molto dell’effetto voluto. Il titolo è valido, attinente al testo, anche provocatore con gusto. Nel votare questo lavoro avrei preferito non individuare con certezza la Penna, circostanza che mi imbarazza e che certamente, per quanto mi sforzi di essere obiettivo, mi condiziona.
Voto 4
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