Due pensionati ottuagenari

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2022/2023.

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Roberto Di Lauro
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Due pensionati ottuagenari

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Su di un promontorio di un'isola italiana, c'è un bel luogo dove sono previste le elezioni amministrative comunali. Questo comune è formato da molte frazioni, alcune più popolose di altre. Essendo una meta turistica, con un'offerta non solo di posti ameni e di tanto mare, ma anche di prodotti locali come olio e vino, numerosi sono gli stranieri residenti. Tra i residenti ci sono: il gruppo italiano, rappresentato più da persone anziane che da giovani; il gruppo degli stranieri divisi tra varie etnie, tra cui tedeschi benestanti ed extracomunitari dal reddito medio-basso.
Nella piazza della frazione principale, a pochi passi dalla sede del Comune e dalla Chiesa, viene allestito un palco con alcune sedie, un microfono e nello spiazzo antistante tante sedie per gli astanti, con degli altoparlanti.
Il programma degli incontri prevede interventi giornalieri spalmati su tre giornate, con inizio nel primo pomeriggio e fino a quando i candidati avranno voglia e forza di esporre le loro idee ai presenti, intervistati da un giornalista.
I figli degli extracomunitari, nati in Italia e con cittadinanza italiana, partecipano attivamente alla politica locale, approfittando della penuria di giovani italiani capaci.

Un mercoledì, di pomeriggio, nella piazza principale del paese ci sono i preparativi per la tre giorni dei candidati. C'è molta curiosità intorno a questa iniziativa. Tra la folla normalmente frequentante la piazza del paese, spiccano due pensionati ottuagenari italiani. Uno è Antonio, 82enne, professore di Matematica in pensione, si distingue da tutti gli altri per il suo abbigliamento elegante, da alta società. L'altro pensionato è Giuseppe, 81enne, Peppino per gli amici, ex-operaio metalmeccanico con trascorsi da sindacalista.

Giovedì pomeriggio, primo giorno di presentazione dei candidati. C'è un'aria un po' umida, con un sole che appare e scompare a causa di nubi passeggere.
– Per fortuna non piove. – dice Antonio.
– Mettiamoci comodi nella nostra ultima fila. – gli fa eco Giuseppe.
I due pensionati si mettono subito all'ascolto dei primi giovani. Per questo pomeriggio ce n'è uno di origine polacca ed un altro rumeno. Gli argomenti proposti riguardano, principalmente, il lavoro nero da regolarizzare e più attenzione alla sicurezza dei lavoratori. Iniziano a parlare, intervistati dal giornalista.
Dopo un po', Giuseppe, con un passato da sindacalista, commenta: – Anto', quando lavoravo nel sindacato e poi anche in fabbrica come operaio, ne ho conosciuti di lavoratori extracomunitari. Erano, fondamentalmente, dei bonaccioni. Anche difronte al pericolo non si tiravano mai indietro. Purtroppo a essere troppo coraggiosi si rischia la pelle, e ne ho visti di morti sul lavoro.
– L'argomento è interessante, ma questi due sul palco sembrano un po' impacciati. Circa il coraggio, io direi che a fare l'imprenditore con lavoratori, a volte in nero, carichi di coraggio come dici tu, è un po' da folli. Non saprei chi è più coraggioso, il lavoratore o l'imprenditore.
– Antonio, sicuramente, ma difronte a una situazione di pericolo segnalata come mortale, alcuni di quelli che ho conosciuto io, non si tiravano mai indietro. Era come se la paura di morire non li riguardasse.
– Peppino, quella non era mancanza di paura verso la morte, ma paura di non mangiare, per loro e le rispettive famiglie. Finalmente il nostro giovane polacco dice qualcosa di interessante, secondo lui in paese ci vuole più attenzione per le famiglie dei lavoratori immigrati, perché migliorando la loro vita qui, poi potranno essere più produttivi. Peppino cosa ne pensi?
– Penso che se il controllo della produttività di quei lavoratori lo lasciano fare a me, lo voto. Scherzi a parte, non puoi sapere quanti personaggi ho conosciuto che si lamentavano di tutto, chiedevano aiuto per ogni cosa, sul lavoro e non, poi la produttività sul lavoro rimaneva scarsa.
– Ecco il nostro giovane rumeno. Sta dicendo che per la lotta al lavoro nero servirebbero più controlli incrociati tra le forze dell'ordine e gli ispettori del lavoro. Però, a me questo discorso sembra un po' stantio, cioè sono anni che c'è quella collaborazione. Forse le cause del lavoro nero sono altre, e il nostro campione sul palco non lo sa? – dice Antonio con una punta di delusione mista a rabbia.
– Hai ragione Antonio, l'argomento del lavoro nero andrebbe affrontato un po' meglio, e per la sua soluzione andrebbe capito se: è meglio agire dal lato della domanda di lavoro, aiutando i lavoratori ad avere una qualifica che aiuti a essere assunti e ben pagati, o è meglio agire dal lato dell'offerta di lavoro, aiutando le imprese con sgravi all'assunzione o riducendo il cuneo fiscale. Secondo me, quest'argomento è stato tirato in ballo a sproposito, cioè è un argomento da politica regionale, mentre noi abbiamo difronte le elezioni comunali. Questo giovane rumeno vuole farsi conoscere con argomenti più grandi di lui? Punta alle elezioni regionali? Non sarebbe meglio concentrarsi sui problemi del comune?
– A proposito di come combattere il lavoro nero, è sicuro che avere una qualifica ti aiuta a stare lontano dal lavoro nero? – chiede dubbioso Antonio.
– Almeno se sei un lavoratore qualificato, e vedi che il tuo datore di lavoro pretende che tu lavori in nero, puoi cercare altrove. Quando stavo al sindacato, abbiamo sempre aiutato i lavoratori ad avere una qualifica ed un impiego migliore.
Mentre i due ottuagenari chiacchieravano, il giornalista aveva finito d'intervistare i due giovani, e per quel pomeriggio non erano previsti altri interventi.
Antonio, alzatosi dalla sedia con un po' di fatica, e un leggero tremore alla mano sinistra, prontamente coperto dalla giacca piegata e appoggiata sul braccio sinistro, chiede a Giuseppe: – Peppi', e per stasera come giudichi questi giovani?
– Anto', non mi sembrano molto … come dire … non sono operai, non è gente che ha sofferto. Ad essere sincero, anche se rispetto il sacrificio dei loro genitori, se dovessi mettermi nelle mani dei giovani sentiti stasera … ci penserei!
I due amici si salutano e si danno appuntamento per il pomeriggio successivo.

Venerdì pomeriggio, secondo giorno di presentazione dei candidati. Antonio, fermo fuori il bar antistante la piazza, vede Giuseppe e lo invita a venire al bar.
– Prendi qualcosa, offro io.
– No, grazie Antonio. È da un po' che soffro di cattiva digestione.
– Allora ti offro una bevanda speciale. In questo bar preparano il succo di mela con kuzu, fa al caso tuo. Provalo!
– Va bene, vediamo com'è.
– Almeno stiamo un po' qui in buona compagnia, … – dice Antonio, alludendo con lo sguardo alla bella signorina che serve i clienti, e poi prosegue – … sul palco non c'è ancora nessuno.
– Come la vedi questa competizione elettorale? – chiede Giuseppe.
– Finora, tra quello che abbiamo sentito e il movimento che c'è nei circoli, tra gli amici e parenti, c'è un po' di fermento, soprattutto nei confronti di alcuni giovani impegnati nel sociale. Poi ci sono le solite voci intorno alla creazione di locali per noi ottuagenari. A me va anche bene, ma mi chiedo: i nostri giovani rimarranno con noi? O saranno costretti ad andar via perché qui non avranno sufficiente reddito?
Dopo poco sul palco arrivano i giovani con il giornalista. I due pensionati si sistemano nell'ultima fila, pronti a seguire i lavori.
Si presentano alcuni giovani italiani. Parlano di come vorrebbero aiutare l'economia locale, parlano tanto di spesa pubblica corrente, ma nessun accenno a come coprirne le spese.
Giuseppe, molto attento, commenta a voce bassa: – Questi sanno quello che dicono?
Il commento non sfugge ad Antonio che interviene: – Questi qui non sanno niente. Spesa pubblica corrente? E con quali soldi? Io non sono un economista, ma ho letto di alcuni articoli della nostra bellissima Costituzione che parlano del bilancio dello Stato, di entrate e uscite, di finanza locale. Ma dai nostri campioni sul palco non ne sento alcun accenno.
– Antonio, oggi si mette male. Ieri, almeno, quegli argomenti hanno suscitato un certo dibattito, ma oggi, con questi due giovani … sto senza parole!
– Sono d'accordo Giuseppe … senza parole. Che delusione!
Intanto, la discussione sul palco prosegue con il giornalista che mette in difficoltà i suoi interlocutori su alcuni punti, ma il livello qualitativo dei discorsi ormai è scaduto. Se ne accorgono un po' tutti. La gente va via delusa, mentre al giornalista non resta che chiudere anticipatamente i lavori.
– Antonio, io rincaso. Mia moglie stasera vuole uscire un po'. Con il bel tempo e questo fresco che abbiamo la sera, ha voglia di fare quattro passi. Poi andremo a trovare mio figlio che ha un problema con mia nipote.
– Raccontami cosa è successo.
– Niente di strano, ma dopo una lezione di scuola vista online, oggi la chiamano dad, mia nipote si è sentita un po' scossa dal contenuto di una tesina di un suo compagno, incentrata sul servilismo in certi ambienti.
Antonio, vedendo l'espressione dell'amico non proprio felice, e volendo approfondire l'argomento per aiutarlo, gli dà appuntamento, ad un'ora più tardi, in un locale della frazione più popolosa del comune, quella in riva al mare.
– Peppino, io arrivo un attimo a casa, poi mi faccio portare giù al locale. Tu lo conosci, giusto?
– Si, credo di aver capito. A dopo.
Giuseppe, sapendo del poco tempo a disposizione, tra questo impegno e quelli successivi, si dirige verso la piazza del paese in cerca di un amico.
– Aldo, dammi un passaggio giù in paese, in riva mare. Devo fare una commissione.
– Subito Peppino! Prendo la macchina al parcheggio ed andiamo.
Durante la passeggiata, Aldo non manca di imprecare per le buche presenti in strada, in tal numero e profondità da provocare dei sobbalzi alle ruote, e meccanismi connessi, della sua utilitaria.
Giuseppe non manca di sottolineare – Queste strade fanno schifo. Ci vorrebbe manutenzione. Qualche volta di queste lo faccio io un comizio in paese, per farmi sentire dal sindaco.
– A proposito, il sindaco l'ho visto tra la folla, a seguire i lavori – dice Aldo con aria quasi divertita.
– Ah si! E come l'hai visto? chiede Giuseppe.
– Mah! Non molto felice, a dire il vero. – risponde Aldo.
– Sicuramente, teme per il suo partito. Ma si sa, quando non sai amministrare, che vuoi dalla gente?
– Peppino, siamo arrivati.
– Aldo, aspettami in piazzetta, torno tra un po'.
– OK.
All'ora stabilita Giuseppe trova Antonio in una saletta interna del locale, sempre elegante con un completo blu scuro, camicia bianca e cravatta rosso scuro, che se ne sta seduto a godersi l'ambiente ameno. Comodamente adagiato allo schienale di un divano in pelle nera, guarda i colori creati dalla luce della stanza sul dorso screziato di prismi di un bel bicchiere, nella sua mano destra, mentre la mano sinistra, leggermente tremolante, la tiene appoggiata al bracciolo del divano. La stanza è arredata con un grande tappeto persiano al centro della saletta su cui si trovano due divani, con mobili, sedie e mensole in legno di ciliegio, dal caratteristico colore rosso scuro. È addobbata come se si dovesse fare una festa, con sui tavoli tessuti di colore rosso sgargiante, con un piccolo abete di plastica con decorazioni e luci e sulle mensole piante di photos che debordando dai vasi creano un effetto cascata di foglie e rami verdi. La luce nella stanza è assicurata da quattro faretti nei quattro angoli della stanza, dove in ogni angolo si rinviene un vaso lungo e sottile pieno d'acqua dove prosperano piante di Dracaena sanderiana (o bambù della fortuna).
Giuseppe entra nella saletta – Antonio, si può? È permesso?
Antonio si desta dal suo riposo: – Prego entra, ti stavo aspettando. Mettiti comodo. – e poggiato il bicchiere su un tavolo vicino il divano, rivolgendosi a Giuseppe, gli spiega: – Ti ho portato qui, in questo ambiente, caldo e accogliente perché i ricordi rimangono ben in presso, e a lungo, nella memoria, se il luogo dove si formano è accettato come bello dalla mente di chi deve ricordare.
Giuseppe rimane ben impressionato e dice – oltre a matematica, ti interessi anche di psicologia?
– No, non sono uno psicologo. Il fatto è che sto in pensione, devo passare il tempo in qualche modo, e allora mi metto a leggere, a studiare quando posso. – dice Antonio con un tono basso, rauco e leggermente tremolante, e poi prosegue: – Considerato che ti devo dire cose importanti, meglio un posto come questo, utile allo scopo, piuttosto che stare in strada, e rischiare di cadere nei pettegolezzi della gente.
– Il posto mi piace, forse un po' ovattato, ma comodo per parlare in pace. – dice Giuseppe apprezzando gli arredi della saletta.
Giuseppe si mette comodo sulla poltrona, e con aria un po' rattristata inizia ad esporre la sua situazione familiare.
– Prima ti stavo parlando di mia nipote, e aggiungerei anche quell'imbecille di mio figlio che non ha saputo aiutarla, limitandosi a fare solo una battuta e dare la sua benedizione a un viaggio della figlia. Certe volte penso che se potessi ritornare indietro … non farei certe scelte.
– Peppino! Ma che dici!? Non devi parlare così di tuo figlio. Spero che queste critiche te le tieni per te. Altrimenti rischi di rovinare la reputazione di tuo figlio. Sulla mia discrezione ci puoi contare, ma sta attento. Ma torniamo a tua nipote. Se ritieni che tuo figlio non abbia agito bene, va da loro, parla ad entrambi, e cerca di capire i dubbi di tua nipote, ma senza mettere a disagio tuo figlio, facendogli pesare il suo comportamento un po' superficiale. Se poi l'argomento è il servilismo, tu che sei un uomo tutto d'un pezzo, un ex operaio, di quelli che non si piegavano e piegano davanti a nulla, spiega loro come ci si comporta in una società piena di quella gente servile, di cui certo non ti puoi fidare, ma con cui bisogna convivere. Siamo tutti insieme in questo mondo, e cosa meglio del consiglio di un nonno può essere utile?
– Hai ragione Antonio. Però credo che il problema sia un po' più profondo, e i soli consigli non bastano. Il fatto che un paese abbia questa mentalità servile, può dipendere anche dal carattere della gente, non è solo opportunismo per fare soldi con i turisti; cioè se questa gente accetta di essere tale, la loro etica è quella. E allora devo dire a mia nipote che è nata nel posto sbagliato?
Secondo me, per risolvere il problema, va spiegato meglio, che il carattere di quelli che hai intorno è di quel tipo, hanno quella morale e tu dovrai essere più forte, più preparata per convivere con loro. Ma questo discorso è fattibile con una ragazza di 15 anni? A complicare le cose c'è il comportamento del padre, … di mio figlio, la sua superficialità, e il fatto che non voglio ripetere con mia nipote eventuali errori fatti con lui. Antonio … come se ne esce?
Nel frattempo entra nella stanza una bella signorina per l'ordinazione.
Giuseppe prende una bevanda all'ananas, mentre Antonio prende una bevanda di Tè Tamari-bancha.
Dopo la degustazione, Antonio inizia il suo discorso.
– Vediamo un po'. La nipotina ha 15 anni. Una volta ho letto un articolo, che non ricordo …
– Fa con calma Antonio, concentrati, finisci anche il tuo tè, abbiamo tutto il tempo, con calma ricorderai tutto.
Antonio si alza un attimo dal divano per togliersi la giacca dato il caldo che c'è nella saletta e, messosi comodo sulla poltrona, continua il discorso: – … fammi ricordare, sembra sia riconducibile a uno psicologo famoso, che continuo a non ricordare, ma in sintesi l'articolo diceva che un giovane, nell'età della crescita, cambia continuamente, non solo nel corpo ma anche nella psiche. Tua nipote si trova proprio in questa situazione, è in quell'età in cui il carattere si forma, e dall'oggi al domani ha cambiamenti nel corpo e nell'anima che non sono programmabili e/o prevedibili. Sta crescendo e affrontando il suo percorso nella società, sta conoscendo cose nuove, punti di vista non suoi che la possono turbare, ma è un percorso tutto suo. Quel che terrei sotto controllo sono i vari step della sua crescita, cioè le occasioni di cambiamento che affronterà, e da lontano, seguire la vicenda, senza interferenze che possano alterare la sua maturità. Ti preciso subito che "da lontano" va inteso non in senso letterale, ma nel senso di lasciarla libera di esprimersi.
– E se qualche esperienza le va male? – ribatte dubbioso Giuseppe.
Antonio, sempre comodamente adagiato sulla sua poltrona, continua: – devi separare un'esperienza negativa, di tipo psicologico, nel rapportarsi agli altri, dagli eventi negativi indotti da altri con comportamenti da bulli. Questi secondi eventi sono pericolosi, ma lì si agisce per vie penali contro i delinquenti che li mettono in atto.
Per il momento, il nostro discorso lo focalizzerei sul primo aspetto, cioè su quello psicologico. Credo che tu, Peppino, come nonno abbia il tempo e spero la salute per seguire tua nipote, come ho detto prima. Credo che lei abbia avuto una buona educazione in famiglia, tutto sommato, e non ha problemi di autostima quando è al centro dell'attenzione della gente che non conosce, e questo aiuta quando si deve agire "da lontano".
– Antonio, parlare con te è stato utile e piacevole. Mia nuora stava già programmando visite da qualche specialista per risolvere il problema in famiglia. Io ho sempre rifiutato certe logiche di speculazione sui problemi di salute, e per fortuna ho amici come te. Seguirò il tuo consiglio. Ora devo andare.
Antonio alzatosi dal divano, sempre con la giacca poggiata sul braccio sinistro, fa strada nel locale verso l'uscita e dice: – Peppino, ricorda: dove il vile denaro non arriva a risolvere i problemi, ma semmai li crea, solo gli amici possono aiutare.
Per stasera abbiamo finito. Rincaso pure io. Mia moglie ha preparato una cena rinforzante con un primo piatto di riso al sugo nero di seppia. Per secondo, insalate varie con alghe, che a suo parere mi fanno bene. Sarà!
– Buono! Ottima scelta per la cena, buon appetito e buona serata.
– Anche a te.

Sabato pomeriggio. Terzo e ultimo appuntamento per la presentazione dei candidati alle elezioni comunali. Stavolta sono tutti puntuali. Inizia subito ad arringare la folla un giovane di origine tedesca, vive da anni in Italia, ed essendo un cittadino comunitario può partecipare a questa tornata elettorale.
Il giovane teutonico esordisce:
– Saluto tutti i presenti, molti di voi sono miei amici, ma tanti altri, vedo, non li conosco, ma mi fa piacere che siate presenti. Oggi pomeriggio voglio esporre le mie idee, per la candidatura a consigliere comunale. Comincio subito col ringraziare tutti coloro che in passato mi hanno accolto in questo paesino come fossi uno di loro. Bene, ora che siamo difronte a questo passaggio importante per tutti noi, vi chiedo di aiutarmi a realizzare i miei ed i vostri sogni. Esaminando la nostra situazione attuale, credo che con pochi sacrifici potremo migliorare la qualità della nostra vita. Viviamo in un posto meraviglioso, pieno di sole, di natura. Per fortuna abbiamo tutti consapevolezza ed esperienza su come vivere bene qui. Non ci sono teppisti, delinquenti o gente con la testa dura che non vuole capire come convivere in pace. Già questo ci mette sulla buona strada per affrontare alcuni argomenti senza affanni.
Il giovane viene interrotto da alcuni astanti che gli chiedono alcune cose, e soprattutto dal giornalista che gli porge qualche domanda.
Mentre c'è confusione intorno al palco … Giuseppe commenta: – A questo giovane lo vedo meglio!
– Ti sei messo gli occhiali? – dice scherzando Antonio.
– Non sfottere! Seguiamo questo discorso, è interessante!
Il giovane teutonico riprende a parlare – … la mia proposta è quella di investire nell'assistenza agli anziani, curare le loro malattie legate all'età e valorizzare al massimo il contributo di quelli che essendo ancora efficienti possono aiutare gli altri e mettersi a disposizione della comunità per altri lavori minori.
A un certo punto, gli spettatori delle prime file si alzano per applaudire il suo discorso.
– Bello questo discorso, almeno finora. – dice Giuseppe.
– Sono d'accordo. – risponde Antonio, che leggermente sofferente, si alza e chiedendo permesso all'amico si reca verso il bar per prendere un po' d'acqua.
Giuseppe lo vede un po' affaticato, un po' pallido, si alza anche lui, e lo accompagna.
– Fa caldo oggi, hai ragione a prendere un po' d'acqua.
– Non è solo l'acqua, devo prendere anche dei medicinali. Qui, un po' tutti abbiamo i nostri problemi. Purtroppo, dopo un po' di tempo che sto concentrato su un qualcosa devo smettere. Non è la classica stanchezza mentale; il dottore, che è stato anche un mio alunno alle superiori, non me l'ha specificato bene, sembrava restio a parlarne, ma mi ha rincuorato dicendomi di prendere delle compresse.
– Non ti preoccupare Antonio, ora ti accompagno, facciamo un giro e poi decidiamo se riprendere l'ascolto dei nostri campioni.
– Per ora, non ci sono problemi. Dopotutto il discorso del giovane è durato finora un quarto d'ora. Altre due ore posso resistere. Poi queste compresse mi rinforzano. Per oggi possiamo continuare.
– Come vuoi tu, Antonio.
I due pensionati ritornano ai loro posti. Il giovane tedesco aveva finito l'intervento, ed era la volta di una coppia di giovani italiani. Da come dialogano sembrano una solo persona. I concetti espressi da uno sono proseguiti dall'altro. Se uno finisce una frase, l'altro ne aggiunge un'altra che completa il senso.
Questa abilità non sfugge ad Antonio che commenta: – Questi due mi ricordano una lezione in classe di tanti anni fa.
Peppì, te la racconto.
Giuseppe, quasi appisolato, ripresosi annuisce per ascoltare il racconto di Antonio.
– Nella scuola superiore dove insegnavo, conoscevo un professore di Letteratura Italiana, si chiamava Andrea. Era il migliore della scuola. Era un oratore, capace di parlare per ore, spiegando e analizzando i fatti oggetto della lezione, e non capitava mai che dicesse fesserie. Io mi divertivo a sentirlo, perché poi riuscivo a sintetizzare il suo discorso. Una volta, Andrea, sapendo che ero un appassionato di Letteratura Italiana, mi chiese di partecipare ad una sua lezione in classe. Gli serviva un aiuto per far capire ai suoi alunni il senso di stare attenti durante una lezione. Andrea iniziò la sua lezione, parlò per una mezz'ora quasi, poi si giro verso di me e … ed io proseguì il suo discorso dal punto esatto del suo ragionamento, portandolo avanti per un po'. Poi mi fermai e … lui proseguì dal punto esatto del mio ragionamento finendo il discorso e la lezione.
Gli alunni rimasero ben impressionati.
– Antonio, è un piacere ascoltare le tue storie. Questo professore Andrea, dov'è ora?
– Purtroppo non è più tra noi. Giorni fa gli ho portato un omaggio floreale sulla sua tomba.
– Mi dispiace. – dice Giuseppe con aria rattristata.
Intanto, mentre i due pensionati stavano parlando, sul palco era finito tutto, e la gente era sfollata.
– Peppi', qui non c'è più nessuno!
– Hai ragione! Ma quando si parla di buone cose, è così, il tempo vola.
I due si alzano e si dirigono verso la via principale del paese. Arrivano nei pressi di un tratto di strada che si affaccia sulla scogliera, da dove è possibile assistere, quando il tempo è favorevole, ad un panorama eccezionale con sullo sfondo isole e dietro di loro le montagne di altre isole più distanti. Quella sera, oltre il bel tempo, c'era anche un tramonto infuocato, buono per essere immortalato con ogni mezzo, digitale o con pittura.
Giuseppe ad Antonio: – Per le prossime sere, per raccontarci altre storie, avrò la tua compagnia?
Antonio a Giuseppe: – se Dio vuole, se sarò lucido, con piacere! Avrai la mia presenza!
Ultima modifica di Roberto Di Lauro il 19/02/2023, 18:45, modificato 4 volte in totale.
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Alberto Marcolli
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commento Due pensionati ottuagenari

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Buone le intenzioni, meno il risultato per me difficile da valutare. Il testo si dilunga su vari argomenti, diciamo in libertà, senza seguire un filo logico. È pure lunghetto e, alla fine, ho faticato ad arrivare in fondo.
Manca comunque una decisa azione di ripulitura, possibile dopo aver lasciato "riposare" la scrittura. Non posso sapere se questa sia già stata fatta o meno, ma se lo fosse allora urge una seconda “passata”.

Sistemare la “d” eufonica.
L’uso del “che” è eccessivo e appesantisce.
Troppe lunghe descrizioni non aiutano la scorrevolezza del testo.
Una punteggiatura più puntuale fornirebbe quelle pause che aiutano la lettura.
Manca un finale. Serve anche un piccolo “botto” iniziale che ancori alla pagina. Facile a dirsi, meno a farsi, ma tant’è. Scrivere non è una passeggiata.
Buon lavoro.
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Re: commento Due pensionati ottuagenari

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Alberto Marcolli ha scritto: 22/01/2023, 11:23 Buone le intenzioni, meno il risultato per me difficile da valutare. Il testo si dilunga su vari argomenti, diciamo in libertà, senza seguire un filo logico. È pure lunghetto e, alla fine, ho faticato ad arrivare in fondo.
Manca comunque una decisa azione di ripulitura, possibile dopo aver lasciato "riposare" la scrittura. Non posso sapere se questa sia già stata fatta o meno, ma se lo fosse allora urge una seconda "passata".

Sistemare la "d" eufonica.
L'uso del "che" è eccessivo e appesantisce.
Troppe lunghe descrizioni non aiutano la scorrevolezza del testo.
Una punteggiatura più puntuale fornirebbe quelle pause che aiutano la lettura.
Manca un finale. Serve anche un piccolo "botto" iniziale che ancori alla pagina. Facile a dirsi, meno a farsi, ma tant'è. Scrivere non è una passeggiata.
Buon lavoro.
Grazie per il commento.
Il racconto è basato su un dialogo tra due amici che si ritrovano davanti ad un palco ad assistere ai loro futuri amministratori locali, e tra una cosa e l'altra dialogano anche di altro.
A parte un po' di scenografia, iniziale e finale, la storia è tutta sui dialoghi tra i due amici.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Roberto,

mi fa piacere constatare che cominci a mettere a fuoco.
Farei tesoro di quanto hanno osservato gli altri commentatori e non ripeterò le loro osservazioni.
Come ti vedo ora? Hai momenti di profonda lucidità durante i quali riesci a descrivere tutta una stanza (che tu veda ciò che descrivi non posso saperlo), ma restano momenti, sprazzi. Ora devi riuscire a legare il tutto tenendolo insieme con qualcosa di uniformemente robusto: un racconto è come una corda e non importa se un suo metro può reggere una tonnellata, perché le corde si spezzano nel loro punto più debole.
Prenderò ad esempio l'incipit del racconto:
"Su di UN promontorio di un'isola italiana, c'è UN bel luogo dove sono previste le elezioni amministrative comunali. Questo comune è formato da MOLTE frazioni, ALCUNE più popolose di ALTRE. Essendo UNA meta turistica, con UN'offerta NON SOLO di posti ameni e di tanto mare, MA ANCHE di prodotti locali come OLIO e VINO, NUMEROSI sono gli stranieri residenti. TRA i residenti ci sono: il gruppo italiano, rappresentato più da persone anziane che da giovani; il gruppo degli stranieri divisi tra VARIE etnie, tra cui tedeschi benestanti ed extracomunitari dal reddito medio-basso."
Tutto il virgolettato, dove ho evidenziato articoli IN-determinativi e sostantivi comunissimi (ovvero, stai presentando un luogo perfettamente anonimo), è stilisticamente agli antipodi di
"All'ora stabilita Giuseppe trova Antonio in una saletta interna del locale, sempre elegante con un completo blu scuro, camicia bianca e cravatta rosso scuro, che se ne sta seduto a godersi l'ambiente ameno. Comodamente adagiato allo schienale di un divano in pelle nera, guarda i colori creati dalla luce della stanza sul dorso screziato di prismi di un bel bicchiere nella sua mano destra, mentre la mano sinistra, leggermente tremolante, la tiene appoggiata al bracciolo del divano. La stanza è arredata con un grande tappeto persiano al centro della saletta su cui si trovano due divani, con mobili, sedie e mensole in legno di ciliegio, dal caratteristico colore rosso scuro. È addobbata come se si dovesse fare una festa, con sui tavoli tessuti di colore rosso sgargiante, con un piccolo abete di plastica con decorazioni e luci e sulle mensole piante di photos che debordando dai vasi creano un effetto cascata di foglie e rami verdi. La luce nella stanza è assicurata da quattro faretti nei quattro angoli della stanza, dove in ogni angolo si rinviene un vaso lungo e sottile pieno d'acqua dove prosperano piante di Dracaena sanderiana (o bambù della fortuna)."
Ci sono quattro casi estremi per vincolare un incipit e un racconto:
Incipit che ti immerge nella narrazione e racconto dettagliato - è pesante da sostenere per lo scrittore e il lettore, ma ottiene da subito la sospensione dell'incredulità. Se ci riesci, il gioco è solo dosarsi per non sfiancare il lettore.
Incipit immersivo e narrazione blanda - una delusione, perché dov'è il racconto del quale hai fatto venire l'acquolina in bocca?
Incipit blando e narrazione blanda - nessuna sorpresa, nessuna delusione, racconto da cestinare, riprova un'altra volta.
Incipit blando e narrazione immersiva - quello che hai fatto tu (a tratti). Il lettore percepisce un miglioramento della narrazione ma resta con dell'amaro (l'ottimo Marcolli ha già osservato cose giustissime).
E poi ci sono tutte le possibili combinazioni dovute alle sfumature. Tu devi trovare il tuo metro e sostenere quel metro.
Altro esempio di stranimento che può provocare la tua narrazione:
"Il programma degli incontri prevede interventi giornalieri spalmati su tre giornate, con inizio nel primo pomeriggio..."
"– Antonio, io rincaso. Mia moglie stasera vuole uscire un po'. Con il bel tempo e questo fresco che abbiamo la sera, ha voglia di fare quattro passi. Poi andremo a trovare mio figlio che ha un problema con mia nipote."
"Antonio, vedendo l'espressione dell'amico non proprio felice, e volendo approfondire l'argomento per aiutarlo, gli dà appuntamento, ad un'ora più tardi, in un locale della frazione più popolosa del comune, quella che sta in riva al mare."
"Per stasera abbiamo finito. Rincaso pure io. Mia moglie ha preparato una cena rinforzante con un primo piatto di riso al sugo nero di seppia."
Il venerdì i due amici s'incontrano nel primo pomeriggio, seguono tutta la tribuna elettorale (sebbene duri poco), la moglie di Peppino vuole uscire la sera per poi andare a trovare il figlio, eppure i due hanno tutto il tempo per darsi appuntamento in un locale di un'altra frazione prima di cena?
Bene così, a presto!
Ultima modifica di Marino Maiorino il 09/02/2023, 7:39, modificato 1 volta in totale.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Roberto Di Lauro
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Marino, grazie per il commento. Per i prossimi testi ne terrò conto.
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Re: Due pensionati ottuagenari

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Piccola modifica al testo.
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Il racconto è ben scritto e contiene alcune considerazioni interessanti, fra le tante divagazioni fatte dai due pensionati nelle loro discussioni; anche il finale conferma l’idea che quella di conversare su un po’ di tutto sia la chiave della loro amicizia.
Ho avuto l’impressione che le loro “voci” fossero poco distinguibili, che non emergesse quello scarto culturale e di lessico che ci si aspetterebbe date le loro differenti formazioni e professioni passate.
Inoltre il racconto non ha un vero e proprio sviluppo: dopo un’introduzione dove fornisci alcune coordinate geografiche e sociali, si basa tutto su un dialogo fatto a blocchi di argomenti che, per ipotesi, potrebbe andare avanti all’infinito, intervallato appena da qualche neutra descrizione ambientale.
Detto questo è gradevole e, ripeto, scritto con bello stile.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Roberto Di Lauro
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Re: Commento

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Roberto Bonfanti ha scritto: 18/02/2023, 8:55 Il racconto è ben scritto e contiene alcune considerazioni interessanti, fra le tante divagazioni fatte dai due pensionati nelle loro discussioni; anche il finale conferma l'idea che quella di conversare su un po' di tutto sia la chiave della loro amicizia.
Ho avuto l'impressione che le loro "voci" fossero poco distinguibili, che non emergesse quello scarto culturale e di lessico che ci si aspetterebbe date le loro differenti formazioni e professioni passate.
Inoltre il racconto non ha un vero e proprio sviluppo: dopo un'introduzione dove fornisci alcune coordinate geografiche e sociali, si basa tutto su un dialogo fatto a blocchi di argomenti che, per ipotesi, potrebbe andare avanti all'infinito, intervallato appena da qualche neutra descrizione ambientale.
Detto questo è gradevole e, ripeto, scritto con bello stile.
Grazie per il commento e la valutazione.
Per quanto riguarda le "voci" poco distinguibili dei due amici, hai ragione.
Nel prossimo racconto, … in divenire in questi giorni, terrò conto di questo aspetto, più altri suggeriti in altri commenti.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Caro Roberto! Perdonami, ma ho fatto molta fatica a finire il tuo racconto. Non è questione di scrittura, perché è scritto bene, ma manca di un climax, un momento di rottura. I due protagonisti vanno avanti a convenevoli e pacche sulle spalle. Ci sono due o tre passaggi (la storia della nipote, il malore di Antonio) che lasciano presagire un altro svolgimento, ma tutto si ferma ancor prima di iniziare. Insomma, mi sembra che manchi la storia. C'è tanta carne al fuoco, ma nessun evento in senso narrativo. Mi spiace. Un abbraccio!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Roberto Di Lauro
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Re: Commento

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Domenico Gigante ha scritto: 05/03/2023, 15:14 Caro Roberto! Perdonami, ma ho fatto molta fatica a finire il tuo racconto. Non è questione di scrittura, perché è scritto bene, ma manca di un climax, un momento di rottura. I due protagonisti vanno avanti a convenevoli e pacche sulle spalle. Ci sono due o tre passaggi (la storia della nipote, il malore di Antonio) che lasciano presagire un altro svolgimento, ma tutto si ferma ancor prima di iniziare. Insomma, mi sembra che manchi la storia. C'è tanta carne al fuoco, ma nessun evento in senso narrativo. Mi spiace. Un abbraccio!
Grazie per il commento.
Per le prossime storie terrò conto di questo giudizio.
Saluti.
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Una bambina e alcune persone subiscono una crudele e folle violenza. Cosa potrebbe fare una donna per vendicarsi e scongiurare la possibilità che anche sua figlia cada vittima dei carnefici? Lo scopriremo in questo racconto, dato che il rosso ce lo permette.

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A cura di Massimo Baglione.

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Autori partecipanti: nwNamio Intile, nwRoberto Bonfanti, nwSperanza, nwAndr60, nwRoberto Ballardini, nwMariovaldo, nwEliseo Palumbo, nwLetylety, nwMacrelli Piero, nwAthosg, nwFausto Scatoli, nwAlessandro Mazzi, nwTeseo Tesei, nwStefyp,
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