Petra

Spazio dedicato ad Anonimania 2023 (febbraio)

Moderatore: Il Guru

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Petra

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Questa è la mia storia.
Come sono arrivata sulla terra? Non lo so. Come sono stata creata? Non lo so.
Tutto quello che rammento è: un periodo buio e molto freddo, seguito da un altro improvvisamente caldo. Un po' come con la sauna svedese, ma al contrario. E no, non chiedetemi come sappia della sauna svedese. Lo so e basta, come so che sono su questo modo da tantissimo tempo, più di quello che è servito a voi per passare dagli alberi alle case. Quando mi sono accorta di esistere? È difficile dirlo: stavo al buio da tempo e… Facciamo così, prima di continuare vi tolgo ogni dubbio: io sono una pepita d’oro. Punto. Sono rimasta sotto terra per molto, molto tempo. Sola, senza nessuno con cui giocare. In realtà, non ho mai capito di essere sola, fino a quando non ho sentito qualcosa avvicinarsi a me. Talpe, dite? Certo che siete molto divertenti! Seriamente, dal momento in cui qualcuno mi ha tirata fuori dal buio, ho cominciato le mie mille vite. Mille, sì. Anzi, molte di più.
Uno di voi, che poi ho scoperto vi fate chiamare “uomo”, mi ha estratta dalla parte secca, opposta alla parte bagnata in cui stavo, e mi ha portata all'aria aperta.
Per la prima volta ho visto la luce. Non nel senso che abbia avuto un’illuminazione, che diamine! Non leggete troppi libri religiosi: guardate che fanno male, io ne so qualcosa.
Ho visto la luce proveniente dalla stella che gira intorno al pianeta: il Sole. I suoi raggi erano piacevolmente caldi. Ragazzi, il cielo azzurro è qualcosa di fantastico, soprattutto se sei nata e cresciuta nel buio più assoluto.
Una volta estratta e pulita con un liquido fresco e trasparente - sì, l’acqua - un essere umano piccolo e brutto mi ha caricata in una cesta e mi ha portata in spalla lungo una strada dissestata insieme ad altri suoi pari e a dei muli. Erano i primi esseri umani che incontravo, e devo dire che erano parecchio brutti, e puzzavano di fumo e putrefazione. Ben strani: mi hanno pulita con acqua, ma loro non si sono lavati mai, neanche per sbaglio.
Il primo viaggio mi ha aiutata a capire il loro livello culturale: non avevano nulla di interessante da dire, più che altro emettevano versi inconsulti, per nulla armonici. Animali e uomini avevano lo stesso tipo di parlata, anzi, secondo me chiacchieravano tra loro. E gli animali erano i più intelligenti, lo si vedeva dalle espressioni. Arrivati al loro villaggio, quello che doveva essere il capo mi mise davanti alla sua spelonca e pretese che tutti, ogni giorno, depositassero doni al mio cospetto. Doni che poi lui si imboscava appena poteva farlo senza essere visto. Questo fu il primo sacerdote che incontrai, anche se allora non sapevo cosa significasse quella parola. Era alla fin fine un furbacchione che, in tempi difficili, aveva trovato il modo di convincere altre persone a cacciare e a raccogliere anche per lui, e non poco!
Passò il tempo e un giorno quel sacerdote morì, penso di morte naturale. La cosa per me significò: mani sudaticce che mi presero e mi passarono ad altre mani sporche. A quanto pare, nessuno si lavava, lì.
Chissà, forse alla fine sono stata scambiata con del latte di capra. La mia esistenza valeva così poco? Per fortuna la mia autostima è ben salda, altrimenti avrei cessato di esistere molto tempo fa.

Sono rimasta in una casa per giorni, poi sono stata messa dentro una roccia cava e la mia infanzia è finita; iniziava la mia adolescenza, una nuova vita.
In realtà, di quel passaggio ricordo solo che faceva molto caldo e che mi scioglievo. Quando dico che mi scioglievo intendo nel vero senso della parola: prima sei un sasso duro e puro, e poi sei liquido bollente che scorre.
Vorrei essere chiara su una cosa: io non parlo davvero, sto solo narrando la mia storia attraverso immagini che si formano nella vostra mente – qualcuno di voi pensa a colori, qualcuno in bianco e nero, qualcuno ode una voce in testa... Lo so perché sono stata e sono in contatto con molti di voi, ma se ora non capite, sappiate che presto riuscirò a spiegarla.
Dicevo, un umano puzzone mi ha trasformata in un liquido bollente. Nulla di doloroso, per me, ma sicuramente non mi sono divertita. Mi hanno fatta scivolare dentro un canale scavato nella roccia e infine in uno stampo. Mi hanno cambiato forma, mi hanno fatta assumere le sembianze di quello stampo. Sembra che il mio corpo possa farlo senza che io subisca danni, ma la parte meno divertente è stata ricevere tutte quelle martellate ed essere scavata e modellata. E non vi dico quando hanno incastrato dentro di me dei sassi duri e colorati! Strani sassi, che al buio non sono nulla di interessante, ma esposti al sole... Che spettacolo! Un arcobaleno di colori, fasci variopinti che corrono per tutta la stanza. Insomma, la mia prima trasformazione, dopo l’incontro con i buzzurri coi muli e con il sacerdote arraffone, è stata diventare... una collana!

Mi sentivo molto molto bella. Vi domanderete: sarà stata una collana per una donna bellissima? Per una principessa? No! Sono diventata un monile per un vecchio incartapecorito, che credeva di parlare con esseri soprannaturali: “dei”, li chiamava. Esisto da tanto tempo e non ho avuto esperienze mistiche, ma posso dire di aveer incontrato persone buone e pie, e persone empie e cattive. Una cosa l’ho imparata presto: non era tanto l’abito a distinguerle, ma le loro azioni.
Insomma quella volta lì sono diventata una collana per un tizio che più spesso parlava da solo e faceva strani gesti. Una volta ha detto di essere anche lui “un sacerdote”, qualsiasi cosa intendesse: non era come il primo e nemmeno come altri che ho incontrato poi, aveva manie diverse. Ho passato anni indosso a questo tizio.
Non mi sono divertita per nulla, perché sono stata usata come simbolo di morte: ogni volta che venivo issata verso il cielo, un altro essere vivente moriva. Non ho mai capito cosa c’entrassi io con il sole, il sangue e la fertilità; ho sperato di andare persa durante un rito, o che un ladro mi portasse via; ma, in quanto “oggetto sacro” (ora ditemi: che significa? ) nessuno ha avuto il coraggio di rubarmi e nessuno mi ha mai persa. Così ho avuto il mio periodo “divino”, di cui non c’è da andarne fieri, anche se, a un certo punto, ero stata affascinata dal fatto che molti esseri si prostrassero davanti a me (per quanto, forse era più: “davanti al pazzo che parlava spesso da solo”). È quando mi imbrattavano di sangue che mi passava tutto il divertimento. Perché uccidere animali, poco o tanto evoluti che siano, non rientra nella mia morale. Ho una morale? Eh! Vivere con gli umani mi ha insegnato cose brutte, belle e assurde. Immagino sia un po’ come per la vostra educazione. Siete stati educati da qualcuno, no? Vi hanno insegnato cose buone, ma forse anche cose cattive. Non tutti, qualcuno. È stato così anche per me, ecco.

Comunque, tutto è cambiato quando sono arrivati nuovi esseri umani, un po’ bianchicci, vestiti di un minerale ferroso, lavorato a mano, molto meno nobile di me, ma molto più duro. Tizi con barbe colorate e lingue mai sentite.
Ricordo solo che, dopo che una spada gigantesca ha mozzato la mano del mio possessore, sono stata chiusa in una cassa. Lì per lì, ho pensato: “Evvai! È la volta che me ne vado!”. Lo confesso, ho sperato lo avessero sgozzato: era la fine che avrei voluto, allora, per quel pazzoide assassino.

Ho passato mesi dentro quella cassa, lo so perché mi hanno portata in un luogo lontano, e sono stata male per tutto il viaggio; se fossi un umano anch’io, direi che ho sofferto il mal di mare. Una volta tornata alla luce e all’aria fresca, ho scoperto di aver attraversato l’oceano e di essere arrivata in quello che chiamano il “Continente europeo”.
E, amici, non ci crederete: mi hanno messo nuovamente in una fornace per farmi diventare liquida. Per farla breve, mi hanno trasformata in un anello e in un crocifisso per un altro sacerdote ancora. Sarei curiosa di sapere cosa direbbe un dottore, uno di quelli che pensano di sapere come funzioni la mente degli altri: sdoppiamento di personalità? No, era uno sdoppiamento del mio fisico e della mia mente: ero in due corpi nello stesso momento, potevo sentire e pensare con entrambi, un po’ come voi potete muovere due braccia o mettere una mano dentro una bacinella d’acqua fredda e l’altra in una calda. Cosa fosse un crocifisso, l’ho scoperto poi. Sembra che questi umani ancora oggi adorino un altro uomo, che è stato ucciso e poi inchiodato su una croce. Che strano modo di ricordare qualcuno. Ma non è un problema mio. Religione diversa, ma alcuni (pochi pare) pazzi uguali: anche qui sono stata usata in qualche caso e in qualche periodo per uccidere e bruciare. Perlopiù donne chiamate “streghe”, ma anche uomini chiamati “demoni”. Ho vissuto millenni, ma non ho mai conosciuto delle “streghe” o dei “demoni”. Cioè umani in grado di fare magie, o di volare o di sparire in una nuvola di zolfo. Per quanto, gente bruciata viva ne ho vista eccome. Per dire, un tale mi arroventava per qualche minuto, poi mi appoggiava sulla schiena di qualche poveretta, e infine gridava: — Guardate come brucia la sua carne: è una strega! — e sentissi come sogghignava, mentre in seguito la donna ardeva su una pira. Quante botte avrei dato a quell'idiota, se solo avessi potuto! Per fortuna erano casi sporadici, in realtà, ma sapete come accade: quello che ti impressiona di più, ti resta impresso, e oscura tutto il bene che sia stato fatto da tante altre brave persone, con e senza abito talare.

Anche come anello, sono passata di mano in mano a sacerdoti (sempre loro, di mezzo, ma stavolta è andata meglio) che mi hanno usata come simbolo di prestigio e baciata o fatta baciare. Come sono strani gli esseri umani, davvero. Un giorno, la casa dell’umano che, alla fine, mi custodiva in entrambe le forme, è stata assalita da persone che inneggiavano a una “rivoluzione”. La chiamavano così, ma era una storia già vista: gente che ammazzava altra gente. Uno di questi “rivoluzionari” mi ha presa dalla cassa sigillata in cui ero riposta, e mi ha portata via. Sembrava che il nuovo reggente del Paese avesse abolito il culto locale, e che in seguito avesse protetto quei ladri. Ora, “ladri” è una parola grossa: io appartengo a me stessa, quindi direi che si è trattato più di un rapimento. Fatto sta che sono stata fusa nuovamente, crocifisso e anello, e sono stata trasformata in monete d’oro, che gli umani francesi chiamavano “napoleoni”. Su un lato di me quella volta c’era l’effigie di un imperatore, pensa un po’! Da quel momento, la mia vita è stato un continuo peregrinare per tutto il mondo, anche in direzioni diverse nello stesso momento.
Mi hanno usata per comprare vettovaglie, cavalli, cannoni. A volte grattavano via parte di me: sembra che volessero che valessi di più, quindi mi dividevano in più parti. Un giorno mi trovai anche in un cassone rovesciato, in mezzo alla neve. Degli uomini hanno combattuto per prendere quel cassone, e il freddo ha ucciso tutti quelli sopravvissuti. Parti di me sono rimaste nascoste per mesi, sotto quella coltre bianca. Devo dire che la cosa non giovava alla mia salute: tendo a irrigidirmi, col freddo. Ma in primavera, quando infine la neve si era trasformata in acqua, mi sono ritrovata nuovamente sotto il fango, e poi sottoterra. Tanto peregrinare per poi tornare al punto di partenza: da sasso a collana, da collana a crocifisso e anello, da quelli a monete e poi... di nuovo sotto terra, almeno in parte!

Un altro umano, qualche tempo dopo, ha estratto da lì queste parti di me e mi ha messo in una teca di vetro. Nella stanza c’erano tante “me”, tutte con un’etichetta esplicativa: “Napoleone, moneta d’oro, 1810”. Non so spiegare come possa essere capace di leggere il russo, ma dovete credermi: ci riesco. Neppure qualche giorno di riposo e mi sono ritrovata a viaggiare di nuovo. Amici, è incredibile, ma ho volato! Penso si dica così: ero in una busta sigillata, ma sentivo la velocità, il vento e il vuoto. Sembrava che fossi tornata nel paese che viene chiamato “Europa”. Sono finita nelle mani di un collezionista, o meglio, di un tizio che rivendeva monete d’oro simili a quella me. Sono rimasta poco sullo scaffale, con un’etichetta in lingua francese. Via, non fatemi sempre le stesse domande: non so come io possa sapere la lingua francese! Leggendo le etichette intorno a me, ritengo fosse intorno al 1950 dc. “Dopo Cristo”, ricordate il tizio della croce? L’ho già detto che pare che ancora oggi gli umani contino i giorni dalla nascita di quel tale, anche se nessuno sa se sia la data corretta? Gente strana, lo so. Io conto il tempo a partire da quel momento in cui sono stata estratta dal suolo. Da quel giorno lì, la vita si è fatta veramente interessante.
Mi immagino chiediate: “Ti hanno trasformata in un lingotto e ti hanno chiusa in caveau?” No, in realtà no: sono stata utilizzata per costruire cose come orologi, orecchini e lamine. Sono stata divisa, schiacciata, cotta, fusa e persino liofilizzata. Addirittura, un umano mi ha messa in un risotto e mi ha mangiata. Curioso che, nonostante tutte queste alterazioni e divisioni, io sia ancora cosciente di me stessa in ogni parte. È come se avessi vissuto e vivessi mille vite in un giorno solo. Per esempio, sono diventata il filo per un vestito da sposa. La sposa era bellissima. Una donna dolce, nel fiore dei suoi anni, piena di vita e di speranza. Sicuramente è stata anche la mia vita preferita, ben diversa da quella passata come anello per un gangster che prendeva a pugni la gente (e sul dito c’ero io!). Vi garantisco che non è divertente fare il tirapugni di un gangster. Anche quella volta c’era gente che mi baciava e gente che moriva appena mi vedeva. A modo suo, era un sacerdote anche quello. Uno schifo di sacerdote, come alcuni altri prima.
Tra le mie vite, però, quella più intrigante è stata quando mi hanno trasformata per far funzionare una scheda. Non chiedetemi cosa fosse, non ho studiato ingegneria. So solo che ero attraversata da energia elettrica, e questo faceva passare informazioni. Curioso no? Un metallo che fa passare informazioni. Insomma, venivo inserita in questa scheda, che finiva in un pannello di comando. Da non credere: io, che sono nata nel fango, mi ritrovavo a viaggiare tra le stelle! Se fossi una romantica, direi che stavo tornando a casa, ma la mi casa è attualmente irraggiungibile: ho sentito dire che sarei nata in quello che gli umani chiamano “Big Bang” e, dopo anni, sarei diventata oro. Come faccio ad avere coscienza di me stessa non so, così come non so come faccia a vivere mille vite contemporaneamente. Lo so, non so nulla, che ci volete fare? Però ho fatto un giro intero intorno alla luna e viaggiato tra le stelle. Quello che forse non sapete è che, una volta a terra, hanno preso la matrice che viaggiava sul missile e l’hanno messa su un altro missile che hanno scaraventato fuori dal sistema solare. Insieme a me, c’era un altra parte di me, ridotta a un disco. Mi avevano inciso “un messaggio per gli alieni”, dicevano. Ho scoperto da poco che esistono o almeno dovrebbero esistere gli alieni e trovo che sarebbe divertente se questi alieni prendessero il disco e mi portassero sul loro pianeta, sempre che non abbiano sacerdoti anche loro. Comunque non è mai successo, per quanto ne abbia memoria.

Poi c’è quella parte di me che è stata utilizzata per esperimenti: sembra che le mie capacità, che gli umani chiamano “proprietà”, siano molto utili. Ora, nel senso di adesso, da qualche parte pare che un tizio, che si fa chiamare “dr. O”, abbia costruito una macchina particolare. A cosa serve? Non lo so. Quello che so è che la prova di quella macchina è prevista per domani. Il dottore è molto eccitato, dice che tutto questo cambierà la storia. Immagino si riferisca alla storia dell’uomo. Beh, state in contatto con questa parte di me e vi racconterò cosa succede domani.

Ci siamo, è l’ora: il dottore è seduto sulla macchina e sta per attivare il meccanismo del quale io sono parte. Un gran rumore, una sensazione di soffocamento e poi... divento invisibile! Poi Riappaio!
Stando al dr. O, siamo tornati indietro nel tempo. Non sono in grado di dirvi a quando, io da qui non vedo nulla, a parte il dottore. Il quale scende dalla macchina e, credo, si guarda intorno per capire dove si trova. Aspettate… Brutte notizie, amici, non ci siamo mossi di un solo minuto: sembra che sia lo stesso anno e lo stesso giorno. Eppure, questa è la parte interessante, è cambiato il dove: ci siamo spostati, non nel tempo, ma nello spazio! Eravamo in un palazzo a Roma, e ci siamo trovati a Bologna (la Torre dell’Asinello è un emblema che non si confonde). Insomma, abbiamo avuto quello che la gente chiama “serendipità”: cerchi una cosa e ne trovi un’altra.

Siete ancora con me? La mia matrice è appena stata studiata e replicata per ottenere una maggiore efficienza. Io sono stata declassata e messa nuovamente in una teca con una bella etichetta elettronica e con un video che spiega a cosa servivo.
Sembra che sia in corso una guerra, ve n’eravate accorti?
Qualcuno ora prende questa parte di me e mi getta dentro un sacco. È buio. Mi sentite? Riappaio di nuovo in... una fornace di pietra? Che strano, pensavo che il periodo delle fornaci fosse finito.
Aspetta, sono passata dagli altoforni alle fornaci: stai a vedere che la guerra ha distrutto la civiltà umana e che si ricomincia tutto da capo! Ma allora, a chi sto raccontando la mia storia?
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Messaggio da leggere da Il Guru »

Petra

Petra:una bella favola per adulti che ci accompagna in un viaggio nel tempo dell'uomo: dalla preistoria a un futuro pessimista.
La parte narrante è affidata a una pepita d'oro che con dell'umorismo aggressivo sfugge alle domande sulla sua origine.
Ritengo che il messaggio di fondo che l'ombra lascia tra le righe sia: tutto cambia per rimanere sempre lo stesso.
E l'oro ne è l'emblema.
Mi ha divertito.

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Re: Petra

Messaggio da leggere da Aquatarkus »

A quando la voce narrante nei panni di piercing per la parte hard della storia? Divertente voto: 4
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Messaggio da leggere da Il Guru »

L’idea è originale e il racconto è ben scritto, mai avrei pensato di seguire il viaggio di una pepita d’oro tra passato, presente e futuro.

Trovo che la voce narrante e protagonista abbia un’idea troppo netta e definita tra bene e male per aver capito la razza umana.

Questa cosa all'inizio serve perchè mette in luce varie ipocrisie, ma nel proseguimento del testo diventa troppo semplicistico e la narrazione si perde un pò.

Tuttavia resta un buon racconto seppur migliorabile magari fissando meglio l’idea riguardo al tema o al messaggio che l'ombra vuole portare.

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Messaggio da leggere da Il Guru »

Petra è un ottimo racconto e una storia emozionante. È la storia dell’uomo, attraverso una pepita d’oro, dosata con i giusti ingredienti che non risulta mai stucchevole. Insomma, mi è piaciuto e mi sono divertito a leggerlo.

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Messaggio da leggere da Il Guru »

Qualche considerazione.

"Tutto quello che rammento è: un periodo buio e molto freddo,"

Quei due punti dopo il verbo mi sembrano una pausa troppo importante e gratuita, dal carattere un po' scolastico. Lo fai anche in seguito. Prova a toglierli e poi mi dici.

"Uno di voi, che poi ho scoperto vi fate chiamare “uomo”, mi ha estratta dalla parte secca, opposta alla parte bagnata in cui stavo, e mi ha portata all'aria aperta.

Non è proprio il massimo come costruzione. Avrei scritto molto più semplicemente: Uno di voi, chiamato uomo,

Poi, quel secco e bagnato... la pepita sa pure della sauna svedese (io non so che sia ad esempio) del Sole e della Terra, del Big Bang e di ogni vicenda umana, non poteva essere più precisa su secca e bagnata? Ci confondiamo per un nonnulla cercando inutili similitudini?

"La mia esistenza valeva così poco? Per fortuna la mia autostima è ben salda, altrimenti avrei cessato di esistere molto tempo fa."

Mi pare che l'esistenza della pepita non dipenda dalle mani in cui si trova, tanto che il rigo più sotto viene fusa senza problemi dal bruto di turno. Mi ha infastidito quel riferimento all'autostima che sa tanto di excusatio non petita, accusatio manifesta. Nel senso, ma perché la pepita dovrebbe pensare di valere poco?

Beh, mi fermo qui, avrai compreso la natura delle mie critiche.

Quanto alla struttura del racconto, è una lunga narrazione messa in bocca alla voce narrante che coincide con la protagonista, la pepita, e segue per tutto il tempo il suo punto di vista.
Particolare, come espediente, ma nei fatti il racconto risulta particolarmente semplice.

Racconto che ha un piglio umoristico, ma che è anche fondamentalmente un racconto allegorico e satirico, a tratti didascalico (la parte meno gradevole), direi scontato nei temi affrontati e nel finale, con l'uomo brutto sporco e cattivo, e pure un po' cretino (gli animali sono più intelligenti ci fa sapere la voce narrante) con tendenze psicotiche (come metà dei racconti in gara ci tengono a far sapere) e tendenti all'autodistruzione, allo stesso modo di un'altro racconto in gara dove umani pure loro brutti sporchi e cattivi non sanno far di meglio che ammazzarsi a vicenda. Un racconto che vuole dire poco dunque, e la solita cosa apocalittica in fin dei conti, ma in molti modi diversi, e forse pure un po' contraddittori, spessissimo ammiccando al lettore nel tentativo di coinvolgerlo nella lettura.

Non mi è piaciuto.

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Re: Petra

Messaggio da leggere da Il Guru »

Un racconto molto interessante, nel quale l’escamotage di far narrare la
pepita d’oro, per sua natura eterna, regge bene per raccontare la storia
dell’umanità e uno scorcio di futuro. Bello anche il finale, che
restituisce l’appeal giusto a una storia che invece, alla lunga, avrebbe
potuto annoiare. L’autore è stato davvero bravo a non far scadere mai la
trovata dell’inconsueto io narrante, rendendo i singoli passaggi coerenti
dall’inizio alla fine. Non mi dilungo sullo stile, efficace per il tipo di
narrazione e un po’ favoleggiante, o su qualche piccolo errore
punteggiatura o di battitura. Mi duole invece vedere ancora una volta una
valutazione pessimistica sull’uomo, come portatore principalmente di
disastri… ma è una mia opinione personale, che ovviamente non può (né deve)
inficiare sul giudizio complessivo. L’idea mi è veramente piaciuta e per
questo assegno volentieri

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Re: Petra

Messaggio da leggere da Il Guru »

Davvero una bella storia! Me la sono goduta tutta, dall'inizio alla fine. Lo stile è quanto di più scorrevole e gradevole mi potessi aspettare, in piena linea con lo spirito della narrazione. Il finale, anch'esso coerente e soddisfacente. Nient'altro da aggiungere, se non magari qualche errorino di punteggiatura o grammaticale qua e là, ma nulla di troppo rilevante. A mio modestissimo parere, la più riuscita fra tutte.

VOTO: 5
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