Due ombre nere

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2025.

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Stefano M.
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Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Giuliana non sa darsi pace per il figlio Matteo. Da più di un mese è rinchiuso in camera sua, esattamente dall’ultimo giorno di quarta ITIS, indirizzo meccatronico. Fra una partita a GTA e una puntata de “Il Trono di Spade”. Cose a lei sconosciute, naturalmente. Sconosciute perché lei è troppo vecchia per capire che il mondo va avanti. Sconosciute perché la porta della camera è troppo spessa per origliare.
Il marito Carlo spalanca l’uscio, di rientro dal cantiere di Mapello. Professione: addetto alla colata. Lavoro duro. Almeno i primi tempi. Oggi ci pensano Mohammed e Yussuf ad alleviargli le fatiche della giornata. Ma lui continua a sentirsi addosso tutta la responsabilità della sua mansione. Grande responsabilità, sicuramente superiore a quella del capo cantiere Giordano, del geometra Moralez o dell’architetto Kurumba. “Perché se il cemento è troppo friabile, la palazzina crolla. All’università, non ce le insegnano mica queste cose! E poi si credono tutti scienziati!” Pure il padrone della ditta, il signor Cattaneo, la pensa così. Non glielo ha mai detto di persona, ma sa che la pensa così. “Anche lui si è fatto trent’anni di cantiere e certe cose le impari, quando sei lì”.
L’odore del calcestruzzo insidia il brassicaceo feudo del minestrone in ebollizione. All’inizio sembra avere gioco facile, ma un irritato:
«Dove credi di andare, con le scarpe conciate così? Levatele immediatamente, poi di corsa in doccia!» aiuterà a riportare il sentore di verdura cotta alla vittoria.
L’odore della camera di Matteo è altrettanto acre. Un ammorbante sinfonia di adolescente accaldato, peti incontrollati, Nike vecchie di due estati. Il profumo spruzzato addosso, un pungente deodorante Malizia regalato dalla zia, aiuterà a stemperarlo. Dalle sue narici e dalle narici di Marie.
Lei lo attende in fondo alla strada. Meglio non farsi vedere, perché sa che i genitori di lui sono così. Meglio aspettare e affrontare un problema alla volta. Il rossetto aranciato accende la voglia di baci fra gli zigomi pronunciati e il naso schiacciato, incorniciandone i grandi denti un po’ imperfetti, ma comunque stupendi in mezzo a quell’oceano di nero intenso. Matteo non si è mai accorto del leggero accavallamento fra gli incisivi. Nemmeno del piccolo neo sotto l’orecchio sinistro. Nemmeno della voglia di fragola dietro il collo. E così, nemmeno lei se ne preoccupa. È nera, bella e desiderabile. Sa bene che, essendo nera, ai più risulta meno bella e desiderabile di quanto sia realmente. Ma Matteo no, per lui non fa molta differenza.
Matteo infila una T-Shirt Adidas, abbandonata da giorni sullo schienale della sedia. Un paio di jeans decisamente fuori stagione, che gli pizzicano le gambe; gli unici calzoni decorosi a portata di mano.
Non vede Marie dall’ultimo saluto all’ITIS, scambiato inconsciamente nella carica di un manipolo di alunni al galoppo verso la prateria delle vacanze estive. Una ragazza normale, allora. Indistinguibile dalle altre venti o trenta negrette della scuola. Poi l’ha trovata su Instagram, riuscendo a studiarne con scientifica precisione la convessa linea del seno, la calcolata prominenza dei glutei, l’arcuarsi gentile della schiena. Particolari imperscrutabili sotto un maglione o una camicia. Ma su Instagram certe coltri fanno in fretta a sciogliersi, si sa. Ora attende con impazienza di saggiare di persona tali grazie.
Il signor Carlo sprofonda nel divano, inondando il salotto di Felce Azzurra. Sintonizza il vecchio Mivar a tubo catodico sul Primo, smozzicando il telegiornale. Un Vespino smarmittato censura le parole del capo di Stato; la voce della moglie «Allora, il minestrone lo vuoi di pasta o di riso?» doppia il pianto straziante di una donna di Kiev.
«Assurda sparatoria nella stazione di Sesto Fiorentino. Un uomo resta a terra esanime, cinque passanti ricoverati in ospedale: due versano in gravi condizioni. L’autore del gesto, subito rintracciato dai Carabinieri, è un trentacinquenne italiano di origine ghanese.»
L’occhio di Giuliana, spostandosi dalla tovaglia già macchiata allo schermo, ne raccoglie tutto il biasimo:
«Con quella gente lì in giro, non so dove andremo a finire!»
«Per fortuna che alle elezioni, qui in casa Locatelli, abbiamo votato tutti “Rispediamoli a casa”. Ma come fanno gli altri a non votarli, mi dico io? Con tutti i danni che combinano, anche in cantiere. Se mi gira, settimana prossima vado a fare la tessera del partito…»
Cigolano le scale, il peso di Matteo scuote perfino il corrimano.
«Ma’, pa’, esco!»
Giuliana vorrebbe dire un sacco di cose. Il suo sguardo ha stampato un secco:
“Ma non potevi avvisarmi prima, così facevo meno minestrone? Poi ho già apparecchiato per tre: se lo sapevo, preparavo solo per due.”
Ma la gioia di vederlo di nuovo fuori casa sovrasta ogni sforzo domestico.
Papà Carlo si volta appena. Verifica solamente l’ermetica chiusura della porta, “con tutto quello che costa l’aria condizionata.” Non si accorge né del deodorante Malizia, né dei jeans fuori stagione, né della t-shirt stropicciata.
«Carlo, vedi?» Ecco, un’altra seccatura! Proprio adesso che stavano dicendo del Papu Gomez al Monza, maledetto traditore! «Vedi che gli hanno fatto bene le fialette al ginseng? Adesso finalmente si muove un po’! E tu che non volevi nemmeno spenderli, quei cento euro…»
Fuori passano due ombre, tanto vicine da sembrare una sola. E le ombre, si sa, sono tutte nere.
Ultima modifica di Stefano M. il 07/07/2025, 8:34, modificato 1 volta in totale.
Vittorio Felugo
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Più che una storia, l'inizio di una storia. E il lettore ne immagina inevitabilmente la prosecuzione, con la relazione tra Matteo e Marie ostacolata dalla mentalità gretta del padre. Credo che sia voluto, questo lasciar "immaginare", del resto i racconti in gara non possono essere troppo lunghi. Però qualcosina in più poteva essere aggiunto, a parer mio. Il minestrone fa tanto anni '80 (ma qualcuno, intendo quello con la pasta o col riso, lo mangia ancora? E, soprattutto si aspetta che lo mangi un ragazzo d'oggi?), ma è una sciocchezza, che non incide sul racconto, scritto molto bene, anche se un po'… monco.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

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Grazie mille per aver dedicato del tempo alla lettura del mio racconto e che lo abbia apprezzato! Più che sull'inizio della relazione fra i due ragazzi, ho pensato il racconto più "orientato" verso i genitori, ancora ancorati a vecchie tradizioni e che non si accorgono quanto il mondo sta andando avanti, se non per criticarlo. Ho trattato il tema dell'immigrazione e dell'integrazione, ma lo stesso potrebbe valere per smartphone, tematiche LGBT, monopattini, ecologia, ecc... Tutte cose snobbate da molti, ma con le quali, prima o poi, si deve scendere a patti.
PS: Purtroppo non conosco esattamente la zona geografica da cui provieni, ma ti posso garantire che in Lombardia il minestrone è consumato spessissimo, tanto da essere il piatto-principe della cena. In effetti non è certo apprezzatissimo dai giovani, ma se la mamma ha fatto quello...
Yakamoz
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Re: Due ombre nere

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Ciao, Stefano,

Sembra un po' un incipit di una storia. Lavoraci un po' e aggiungi qualcosa.

Pure un 1000/2000 battute. Perché così è difficile da valutare. :)


Dopo che il ragazzo esce da casa, fai accadere qualcosa: un fatto piccolo ma significativo.
Scusa se mi sono intromesso. Era solo per dare un consiglio.

Riciao
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Re: Due ombre nere

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Buongiorno,

ti ringrazio per il tempo dedicato e per il consiglio, però prima di apportare eventuali modifiche alla narrazione preferirei avere qualche recensione in più. Come già spiegato nel commento precedente, il focus del racconto (nelle intenzioni) dovrebbe essere sui genitori e non sul figlio.
Grazie ancora e buona gara,

Stefano
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Re: Due ombre nere

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Stefano M. ha scritto: 24/06/2025, 13:52 Buongiorno,

ti ringrazio per il tempo dedicato e per il consiglio, però prima di apportare eventuali modifiche alla narrazione preferirei avere qualche recensione in più. Come già spiegato nel commento precedente, il focus del racconto (nelle intenzioni) dovrebbe essere sui genitori e non sul figlio.
Grazie ancora e buona gara,

Stefano
Commento al volo e scusa se insisto:

Il racconto parte bene, anche le descrizioni mi sono piaciute: la TV che parla in sottofondo, i genitori che si lamentano degli stranieri, mentre il ragazzo resta indifferente, quasi distaccato. C'è una buona atmosfera, si percepisce il contesto familiare. Però, per come è impostato, sembra che a un certo punto debba succedere qualcosa. C'è un accenno a un "problema dopo l'altro… ", ma poi non si sviluppa nulla. Alla fine tutto resta come una fotografia: uno spaccato di vita quotidiana, ben fatto, ma che non va oltre.

Manca, secondo me, un evento che dia al racconto una svolta più concreta, un senso più definito. Per esempio – butto lì un'idea a caso solo per spiegarmi – magari il ragazzo scappa con la "bella neretta", e i genitori, dopo giorni di silenzio, scoprono dalla TV che il figlio è fuggito via, perché loro erano troppo prevenuti. È un'idea semplice, forse anche banale, ma serve solo per rendere chiaro cosa intendo: un elemento che dia al racconto uno sviluppo o una conclusione più incisiva.

Ciao
Vittorio Felugo
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Re: Due ombre nere

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Stefano M. ha scritto: 24/06/2025, 11:04 Grazie mille per aver dedicato del tempo alla lettura del mio racconto e che lo abbia apprezzato! Più che sull'inizio della relazione fra i due ragazzi, ho pensato il racconto più "orientato" verso i genitori, ancora ancorati a vecchie tradizioni e che non si accorgono quanto il mondo sta andando avanti, se non per criticarlo. Ho trattato il tema dell'immigrazione e dell'integrazione, ma lo stesso potrebbe valere per smartphone, tematiche LGBT, monopattini, ecologia, ecc... Tutte cose snobbate da molti, ma con le quali, prima o poi, si deve scendere a patti.
PS: Purtroppo non conosco esattamente la zona geografica da cui provieni, ma ti posso garantire che in Lombardia il minestrone è consumato spessissimo, tanto da essere il piatto-principe della cena. In effetti non è certo apprezzatissimo dai giovani, ma se la mamma ha fatto quello...
In realtà sono Longobardo, nato, cresciuto e ... "vissuto" a Milano fino a non molti anni fa. Ma, nel nuovo millennio, di famiglie che mangiano il minestrone non ne conosco proprio (io, al massimo, mi faccio ogni tanto una zuppa, rigorosamente senza pasta).
Andr60
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Come per i commenti precedenti, concordo sul fatto che il racconto è ben sviluppato ma si interrompe troppo presto, altrimenti avrei dato volentieri un punto in più. Visto che, secondo l'Autore, la storia riguarda più che altro i genitori del ragazzo, perché non mostrare (è solo un suggerimento) la loro reazione quando al suono del campanello di casa il figlio apre la porta e si trova davanti la ragazzina diversamente bianca? Insomma, una versione casereccia di "Indovina chi viene a cena?"
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Vabbé, ma voi milanesi puri ormai siete diventati un po' più raffinati... Noi campagnoli restiamo più ruspanti, sotto certi punti di vista! Se vuoi venire a gustare qualche ottimo piatto tradizionale, ti invito a provare qualche trattoria della mia zona (dalla Cassuela alla Busecca, per non parlare del risotto con l'osso buco)!
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

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Ho passato ieri sera a pensare effettivamente come modificare il finale... Ma mi sto divertendo così tanto a vedere come a ciascuno possa piacere un a conclusione diversa, che ho deciso di lasciarlo così e far lavorare la vostra fantasia: la soluzione che mi piacerà di più, prometto che verrà integrata a fine concorso!
Gino Savian
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Messaggio da leggere da Gino Savian »

Il racconto si lascia leggere, ma secondo me ci sono delle cose che ne hanno smorzato le potenzialità. La prima parte è uno spiegone della situazione iniziale che appesantisce la storia: non ci sono interazioni fra i personaggi, non ci sono azioni. Trovo che tutta la parte in cui parli del lavoro del padre sia grossomodo superflua che poco centra con la storia. A mio avviso sarebbe stato più efficace, a livello narrativo, far emergere solo alcune di quelle informazioni attraverso uno scambio di battute o delle imprecazioni.
Anche il tema della madre che "non sa darsi pace" mi sembra trattato in modo superficiale. Giuliana mi sembra molto piatta.

Altro grande peccato è che il filo narrativo si interrompe o salta in maniera innaturale finendo per sembrare di nuovo un semplice insieme di informazioni. Ad esempio quando passi dal parlare dell'odore delle verdure e ti colleghi all'odore della stanza di Matteo. Altro collegamento quando parli delle sue narici e poi passi a quelle di Marie per dilungarti nella sua descrizione per poi di nuovo saltare in camera di Matteo.

Credo che in generale il racconto sia poco coeso, ma alla fine si capisce il tema principale e il messaggio. La part finale è quella che mi piace di pù, anche se pure quella avrebbe bisogno di un po di pulizia. Il finale così com'è a me piace.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ti ringrazio, Gino, per il tempo speso a leggere il mio racconto e per essere arrivato alla fine nonostante non lo abbia apprezzato particolarmente. Trovo molto interessante la tua analisi, sia per la puntualità della stessa, sia per il fatto di essere nettamente in controtendenza rispetto ai precedenti commenti: ti piace il finale, che aveva convinto poco gli altri ma, allo stesso tempo, trovi meno efficace la parte iniziale più descrittiva. Potrei risponderti punto per punto sui vari aspetti da te trattati ma... alla fine che servirebbe? Se l'idea non è riuscita ad arrivare al lettore, di certo non serve una spiegazione: nella vita reale non si ha la possibilità di interloquire con l'autore di un racconto!
Posso solo dirti che, leggendo un po' del tuo racconto (mi riprometto di prendermi il tempo necessario per poterlo analizzare attentamente), abbiamo due approcci al racconto molto diversi, sia come stile che come argomenti.
Grazie ancora e buona gara!
Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Stefano M., allora se ti scrivo anch'io "un brutto commento", poi ricambi la visita? :)
Secondo me ha senso ribattere, anche se non siamo fisicamente presenti qui.

Allora… (ma non dire che sono cattivo!)

Voto: 3/5

Perché il racconto sembra più un incipit: non solo manca un climax, ma anche di una morale finale che gli dia un senso compiuto.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Grazie mille! Vedi, secondo me il voler a tutti i costi "difendere" il proprio lavoro è un po' come il cercare di spiegare una barzelletta o peggio ancora (e il mondo è pieno) cercare di giustificare un'opera d'arte. Se io scrivo qualcosa con un certo intento, ma quell'intento non viene percepito dal lettore... beh, è come se non ci fosse. Perché appunto, normalmente, non si ha la possibilità di avere un feedback.
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Ishramit
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Messaggio da leggere da Ishramit »

Il racconto non è perfetto ma sinceramente mi sono sentito di premiarlo, anche a fronte delle altre recensioni.
Iniziamo da due appunti di cose da aggiustare (forse):

- credo che il ragazzo non giochi a GTO ma a GTA;
- "L'odore del calcestruzzo insidia il brassicaceo feudo del minestrone in ebollizione." sinceramente non ho proprio capito cosa voglia dire. Sia "brassicaceo" (ma immagino sia una mancanza mia, su google trovo che sia una famiglia di piante da fiore), sia feudo usato in quel modo mi disorientano.
- ci sono altri momenti in cui la descrizione della scena risulta poco fluida, un po' confusa, talvolta nel passaggio da dialogo a narrazione. Niente però di eccessivamente pesante.

Ma la struttura del racconto invece l'ho trovata molto azzeccata e convincente: sono tre/quattro scene che si intrecciano pur essendocene solo una davanti all'obbiettivo: il lavoro del padre, alleggerito dagli stranieri; le preoccupazioni della madre, piuttosto inerte ma dedita a risolvere mentalmente problemi a lei vicini (il figlio che si chiude in camera) e lontani (i danni fatti dagli stranieri); il mondo parallelo del figlio, che ha una vita sociale pur stando in camera e sfugge poi fisicamente al mondo dei genitori trovando un modo di soddisfarne paradossalmente le pretese proprio nell'incontro con una ragazza di un tipo che ai suoi genitori non piacerebbe.

L'insieme è significativo, i rimandi si toccano insieme tra loro ed esprimono un messaggio troppo forte, che a mio parere diventerebbe del tutto didascalico e stucchevole se il racconto proseguisse con una rottura drammatica tra figlio e genitori: nell'intenzione dell'autore non c'è la tragedia, ma la rappresentazione di uno stato di cose che ha qualcosa da dire già da sé. Poi certo questo potrebbe essere l'incipit di qualcosa di più grande, ma anche così funziona.

E questo mi sento di dirlo pur non condividendo in realtà del tutto il ritratto: ho a che fare con un certo numero di giovani, e potrei dire che la tendenza dei giovani maschi negli ultimi anni tende ad andare sempre più spesso nella direzione di una ricerca identitaria che in certi casi rovescia l'immagine rappresentata nel racconto (già più rappresentativo se la figlia fosse femmina). Ma senz'altro parlando di un singolo caso risulta comunque credibile e realistico, in fondo qui stiamo in una gara letteraria, non sociologica.
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Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 Giuliana non sa darsi pace per il figlio Matteo. Da più di un mese è rinchiuso in camera sua, esattamente dall’ultimo giorno di quarta ITIS, indirizzo meccatronico. Fra una partita a GTO e una puntata de “Il Trono di Spade”. Cose a lei sconosciute, naturalmente. Sconosciute perché lei è troppo vecchia per capire che il mondo va avanti. Sconosciute perché la porta della camera è troppo spessa per origliare.
Se avessi punteggiatura più articolata, il paragrafo sarebbe risultato molto più leggero: con virgole, due punti e punto e virgola, ne sarebbe uscito un bel periodo, invece, coordinate separata da punti e frasi senza soggetto appesantiscono molto la lettura. Volendo usare una similitudine, ti direi che mi sembra un vecchio Califfone che non vuole saperne di accendersi per far partire il racconto. Non sempre la mancanza di periodi mediamente complessi aiuta un racconto.
Al tempo stesso, troppi dettagli inutili ai fini del racconto come, ad esempio, la specifica della classe e dell'indirizzo che frequenta.
Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 Il marito Carlo spalanca l’uscio, di rientro dal cantiere di Mapello. Professione: addetto alla colata. Lavoro duro. Almeno i primi tempi. Oggi ci pensano Mohammed e Yussuf ad alleviargli le fatiche della giornata. Ma lui continua a sentirsi addosso tutta la responsabilità della sua mansione. Grande responsabilità, sicuramente superiore a quella del capo cantiere Giordano, del geometra Moralez o dell’architetto Kurumba. “Perché se il cemento è troppo friabile, la palazzina crolla. All’università, non ce le insegnano mica queste cose! E poi si credono tutti scienziati!” Pure il padrone della ditta, il signor Cattaneo, la pensa così. Non glielo ha mai detto di persona, ma sa che la pensa così. “Anche lui si è fatto trent’anni di cantiere e certe cose le impari, quando sei lì”.
Proseguono gli stereotipi, che aumentano in un crescendo prevedibile, sino al finale, se così si può chiamare, che risulta piuttosto scontato.
Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 L’odore del calcestruzzo insidia il brassicaceo feudo del minestrone in ebollizione.
Se fino ad ora hai usato un linguaggio gergale, non capisco come possa trovare posto un paragone sinestesico con con terminologia da agronomo.
Il resto è una ripetizione dei punti già visti.
Unica frase veramente efficace è quella che chiude il racconto.
Senza gli stereotipi e gli sperimentalismi linguistici, potrebbe uscire qualcosa di veramente buono, se incentrassi di più il racconto sui due protagonisti, secondo me, ne uscirebbe un testo più efficace.
Ciao.
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Messaggio da leggere da Corrado Borgh »

Un racconto che colpisce per la sua attualità e per il modo sottile in cui affronta temi complessi come l’adolescenza, l’identità, l’integrazione e il razzismo latente. L’autore evita toni moralistici e si affida invece alla forza delle immagini e alla coerenza delle voci narrative. La contrapposizione tra il mondo dei genitori e quello del figlio è resa con intelligenza e ironia, senza mai perdere l’aderenza alla realtà.
La narrazione è fluida, il linguaggio curato ma naturale. I dettagli, come il televisore a tubo catodico, il minestrone, il deodorante Malizia, aiutano a delineare un contesto domestico che appare tanto comune quanto emblematico.
L'ultima frase è un piccolo colpo di genio: semplice, evocativa, amara — chiude perfettamente un racconto che sa essere politico senza diventare predica.
A mio parere il televisore a tubo catodico (che non è tanto un'indicazione temporale quanto un simbolo della staticità e dell’arretratezza dei genitori, soprattutto del padre) e il minestrone (che è un altro elemento di tradizione, quasi rituale, legato a un certo tipo di maternità e di “normalità” domestica) sono in contrasto diretto con l’isolamento digitale e sessuale di Matteo ma non ambientano il racconto negli anni '80 perchè si usano oggetti fuori tempo per definire i personaggi e sottolineare il divario generazionale. L’effetto è voluto e funziona molto bene: rende credibile e quasi grottesca la “bolla” in cui vivono Giuliana e Carlo, incapaci di leggere davvero il presente che li circonda.
Mancando una svolta narrativa più che un racconto sembra un incipit però anche un incipit può essere efficace, se ben scritto e capace di catturare l’attenzione e suggerire temi profondi, come in questo caso.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ti ringrazio per il tempo dedicato e mi fa piacere che abbia gradito il racconto. Rispondo subito ai primi due punti:
- hai perfettamente ragione: ho scritto GTO anziché GTA, correggo subito... si vede che i miei ricordi di videogiochi sono troppo sbiaditi!
- le brassicacee sono una grande famiglia di verdure, che comprende anche cavoli, verse, broccoletti, ecc... ovvero i prodotti più "odorosi" del minestrone
Sei stato il primo, anche alla luce degli altri commenti, ad aver inteso l'obiettivo del racconto: la descrizione di semplice quadretto familiare; magari un po' stereotipato, ma credo non molto diverso dalla realtà di molte famiglie della provincia italiana (tessuto nel quale vivo e che conosco abbastanza bene, con tutti i suoi pregi, ma anche con tutti i suoi difetti).
Grazie ancora e a presto!
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Buongiorno Felice, grazie per essere passato a leggere il mio racconto e mi dispiace che abbia trovato così tanti punti critici: cercherò di fare meglio nelle prossime edizioni del concorso!
Per quanto riguarda l'articolazione delle frasi, ti posso dire che normalmente pure io uso periodi un po' più complessi; però vedo che la scrittura moderna predilige frasi asciutte e una certa frammentazione (sto leggendo Steinbeck e le frasi non superano le dieci/quindici parole) pertanto sto provando ad adeguarmi, anche se ovviamente ho ancora da lavorare, su questo punto di vista.
Mi dispiace che il "brassicaceo feudo" non ti sia piaciuto, però non sono un letterato, non so nemmeno bene cosa sia un paragone sinestesico: ho una preparazione scientifica e questo forse può condizionare alcuni miei passaggi.
Sulla prevedibilità dei vari punto, ti do perfettamente ragione: volevo descrivere un "quadretto" familiare, una situazione quotidiana, dove anche un piccolo gesto (il figlio che esce di casa da mesi) è un evento; Pertanto mi sembrava fuori luogo andare a infarcire il racconto con eventi clamorosi o colpi di scena.
Grazie ancora e per i consigli e a presto.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ti ringrazio Corrado per il commento positivo e mi fa particolare piacere che abbia notato i piccoli particolari di vista domestica sparsi qua e là. In particolare il televisore Mivar era un po' il padrone delle case fino a una ventina di anni fa; mi sono immaginato il padre "l'ho pagato un milione nel 1996, adesso pensi che lo butto via? Finché va...", nonostante abbia speso una fortuna in decoder, riparazioni, ecc...
La svolta narrativa, come hai correttamente detto, non c'è, ma mi sarebbe sembrata fuori luogo un evento clamoroso o un colpo di scena a effetto: mi accontento della madre che pensa che il figlio sia ringalluzzito grazie alle sue miracolose (e costosissime) fialette di ginseng, mentre la realtà è tutt'altra e credo le piacerà molto di meno...
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FeliceF
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da FeliceF »

Stefano M. ha scritto: 07/07/2025, 8:42 mi dispiace che abbia trovato così tanti punti critici
Buongiorno.
Ribadisco che le mie sono solo opinioni e che non ci sono dei punti oggettivamente problematici dal punto di vista strutturale.
Mi fa piacere poter scambiare punti di vista, in maniera costruttiva e mi accorgo che, a volte, non riesco a esprimere pienamente i concetti che vorrei far passare. L'espressione "brassicaceo feudo" mi piace moltissimo, è una di quelle cose che "vorrei aver scritto io", ma mi pare stridere con il resto del registro linguistico.
Per quanto riguarda la narrativa attuale, credo che quello che sta passando per uno snellimento del periodo, stia diventando un impoverimento dello stesso e della tecnica narrativa. Rimango per le frasi chiare, ben strutturate, che rispecchino le capacità espressive dell'autore.
Grazie, ciao.
Stefano M.
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Re: Due ombre nere

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Grazie, Felice, per le precisazioni! E' bello sapere che esistono ancora persone come te con cui poter discutere serenamente senza sterili polemiche... Sulla brevità eccessiva dei periodi, anche io concordo con te: preferisco infatti leggere autori più datati proprio per la grande capacità espressiva e per la grande padronanza linguistica e sintattica, aspetti che oggi passano forse in secondo piano rispetto a una trama coinvolgente o a clamorosi colpi di scena, quasi in stile cinematografico.
Yakamoz
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Re: Due ombre nere

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Ciao, Stefano, scusa se vengo sempre da te. Ma l'altra volta non te l'ho dato il voto: sono "giocherellone" io, Te lo do ora:

Voto 4/5

Ha un'ottima "intelligenza emotiva" che emerge chiaramente da come scrivi. Malgrado il racconto non sia proprio "perfetto" nella sua forma.

Riciao :)
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La Gara 15 - Risorse a piccoli sorsi

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(luglio/agosto 2010, 60 pagine, 845,46 KB)

Autori partecipanti: nwCmt, nwGloria, nwArianna, SerStefano, nwArditoeufemismo, hellies15, Giacomo Scotti, nwCarlocelenza, nwVit, nwManuela, nwDaniela F, Vecchiaziapatty, pieromacrelli, Gigliola, nwBiancaspina, nwTitty Terzano, nwMichele,
A cura di Mastronxo.
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Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)

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(edizione 2012, 3,74 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 3 - C'era una volta...

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(febbraio 2009, 35 pagine, 645,23 KB)

Autori partecipanti: nwCmt, nwFederica, DaFank, nwAlessandro Napolitano, Yle, nwRanz, nwCarlocelenza,
A cura di Bonnie.
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La spina infinita

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"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Antologia visual-letteraria (Volume uno)

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Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it

Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Dino Licci, nwAnnamaria Trevale, nwSara Palladino, Filippo C. Battaglia, nwGilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli, nwMitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian, nwDalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico, nwAntonella Iacoli, Jean Louis, nwAlessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, nwMichele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci, nwGiorgio Burello, Antonia Tisoni, nwCarlo Trotta, Matteo Lorenzi, nwMassimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani, nwAnnarita Petrino, nwLuigi Milani, Michele Nigro, nwPaolo Maccallini, nwMaria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti, nwSynafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani, nwCosimo Vitiello, Mauro Manzo.

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BiciAutori - racconti in bicicletta

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Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina e logo di Diego Capani.

Contiene opere di: Alessandro Domenici, nwAngelo Manarola, nwBruno Elpis, nwCataldo Balducci, Concita Imperatrice, Cristina Cornelio, Cristoforo De Vivo, nwEliseo Palumbo, nwEnrico Teodorani, Ettore Capitani, Francesco Paolo Catanzaro, Germana Meli (gemadame), Giovanni Bettini, Giuseppe Virnicchi, Graziano Zambarda, nwIunio Marcello Clementi, Lodovico Ferrari, Lorenzo Dalle Ave, nwLorenzo Pompeo, nwPatrizia Benetti, Raffaella Ferrari, Rebecca Gamucci, nwRosario Di Donato, nwSalvatore Stefanelli, Sara Gambazza, Sandra Ludovici, nwSonia Piras, Stefano Corazzini, nwUmberto Pasqui, Valerio Franchina, nwVivì.

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