
Due ombre nere
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Due ombre nere

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Re: Due ombre nere
PS: Purtroppo non conosco esattamente la zona geografica da cui provieni, ma ti posso garantire che in Lombardia il minestrone è consumato spessissimo, tanto da essere il piatto-principe della cena. In effetti non è certo apprezzatissimo dai giovani, ma se la mamma ha fatto quello...
Re: Due ombre nere
Sembra un po' un incipit di una storia. Lavoraci un po' e aggiungi qualcosa.
Pure un 1000/2000 battute. Perché così è difficile da valutare.

Dopo che il ragazzo esce da casa, fai accadere qualcosa: un fatto piccolo ma significativo.
Scusa se mi sono intromesso. Era solo per dare un consiglio.
Riciao
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Re: Due ombre nere
ti ringrazio per il tempo dedicato e per il consiglio, però prima di apportare eventuali modifiche alla narrazione preferirei avere qualche recensione in più. Come già spiegato nel commento precedente, il focus del racconto (nelle intenzioni) dovrebbe essere sui genitori e non sul figlio.
Grazie ancora e buona gara,
Stefano
Re: Due ombre nere
Commento al volo e scusa se insisto:Stefano M. ha scritto: 24/06/2025, 13:52 Buongiorno,
ti ringrazio per il tempo dedicato e per il consiglio, però prima di apportare eventuali modifiche alla narrazione preferirei avere qualche recensione in più. Come già spiegato nel commento precedente, il focus del racconto (nelle intenzioni) dovrebbe essere sui genitori e non sul figlio.
Grazie ancora e buona gara,
Stefano
Il racconto parte bene, anche le descrizioni mi sono piaciute: la TV che parla in sottofondo, i genitori che si lamentano degli stranieri, mentre il ragazzo resta indifferente, quasi distaccato. C'è una buona atmosfera, si percepisce il contesto familiare. Però, per come è impostato, sembra che a un certo punto debba succedere qualcosa. C'è un accenno a un "problema dopo l'altro… ", ma poi non si sviluppa nulla. Alla fine tutto resta come una fotografia: uno spaccato di vita quotidiana, ben fatto, ma che non va oltre.
Manca, secondo me, un evento che dia al racconto una svolta più concreta, un senso più definito. Per esempio – butto lì un'idea a caso solo per spiegarmi – magari il ragazzo scappa con la "bella neretta", e i genitori, dopo giorni di silenzio, scoprono dalla TV che il figlio è fuggito via, perché loro erano troppo prevenuti. È un'idea semplice, forse anche banale, ma serve solo per rendere chiaro cosa intendo: un elemento che dia al racconto uno sviluppo o una conclusione più incisiva.
Ciao
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Re: Due ombre nere
In realtà sono Longobardo, nato, cresciuto e ... "vissuto" a Milano fino a non molti anni fa. Ma, nel nuovo millennio, di famiglie che mangiano il minestrone non ne conosco proprio (io, al massimo, mi faccio ogni tanto una zuppa, rigorosamente senza pasta).Stefano M. ha scritto: 24/06/2025, 11:04 Grazie mille per aver dedicato del tempo alla lettura del mio racconto e che lo abbia apprezzato! Più che sull'inizio della relazione fra i due ragazzi, ho pensato il racconto più "orientato" verso i genitori, ancora ancorati a vecchie tradizioni e che non si accorgono quanto il mondo sta andando avanti, se non per criticarlo. Ho trattato il tema dell'immigrazione e dell'integrazione, ma lo stesso potrebbe valere per smartphone, tematiche LGBT, monopattini, ecologia, ecc... Tutte cose snobbate da molti, ma con le quali, prima o poi, si deve scendere a patti.
PS: Purtroppo non conosco esattamente la zona geografica da cui provieni, ma ti posso garantire che in Lombardia il minestrone è consumato spessissimo, tanto da essere il piatto-principe della cena. In effetti non è certo apprezzatissimo dai giovani, ma se la mamma ha fatto quello...
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Re: Due ombre nere
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Re: Due ombre nere
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Anche il tema della madre che "non sa darsi pace" mi sembra trattato in modo superficiale. Giuliana mi sembra molto piatta.
Altro grande peccato è che il filo narrativo si interrompe o salta in maniera innaturale finendo per sembrare di nuovo un semplice insieme di informazioni. Ad esempio quando passi dal parlare dell'odore delle verdure e ti colleghi all'odore della stanza di Matteo. Altro collegamento quando parli delle sue narici e poi passi a quelle di Marie per dilungarti nella sua descrizione per poi di nuovo saltare in camera di Matteo.
Credo che in generale il racconto sia poco coeso, ma alla fine si capisce il tema principale e il messaggio. La part finale è quella che mi piace di pù, anche se pure quella avrebbe bisogno di un po di pulizia. Il finale così com'è a me piace.
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Re: Due ombre nere
Posso solo dirti che, leggendo un po' del tuo racconto (mi riprometto di prendermi il tempo necessario per poterlo analizzare attentamente), abbiamo due approcci al racconto molto diversi, sia come stile che come argomenti.
Grazie ancora e buona gara!
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Secondo me ha senso ribattere, anche se non siamo fisicamente presenti qui.
Allora… (ma non dire che sono cattivo!)
Voto: 3/5
Perché il racconto sembra più un incipit: non solo manca un climax, ma anche di una morale finale che gli dia un senso compiuto.
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Re: Due ombre nere
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Iniziamo da due appunti di cose da aggiustare (forse):
- credo che il ragazzo non giochi a GTO ma a GTA;
- "L'odore del calcestruzzo insidia il brassicaceo feudo del minestrone in ebollizione." sinceramente non ho proprio capito cosa voglia dire. Sia "brassicaceo" (ma immagino sia una mancanza mia, su google trovo che sia una famiglia di piante da fiore), sia feudo usato in quel modo mi disorientano.
- ci sono altri momenti in cui la descrizione della scena risulta poco fluida, un po' confusa, talvolta nel passaggio da dialogo a narrazione. Niente però di eccessivamente pesante.
Ma la struttura del racconto invece l'ho trovata molto azzeccata e convincente: sono tre/quattro scene che si intrecciano pur essendocene solo una davanti all'obbiettivo: il lavoro del padre, alleggerito dagli stranieri; le preoccupazioni della madre, piuttosto inerte ma dedita a risolvere mentalmente problemi a lei vicini (il figlio che si chiude in camera) e lontani (i danni fatti dagli stranieri); il mondo parallelo del figlio, che ha una vita sociale pur stando in camera e sfugge poi fisicamente al mondo dei genitori trovando un modo di soddisfarne paradossalmente le pretese proprio nell'incontro con una ragazza di un tipo che ai suoi genitori non piacerebbe.
L'insieme è significativo, i rimandi si toccano insieme tra loro ed esprimono un messaggio troppo forte, che a mio parere diventerebbe del tutto didascalico e stucchevole se il racconto proseguisse con una rottura drammatica tra figlio e genitori: nell'intenzione dell'autore non c'è la tragedia, ma la rappresentazione di uno stato di cose che ha qualcosa da dire già da sé. Poi certo questo potrebbe essere l'incipit di qualcosa di più grande, ma anche così funziona.
E questo mi sento di dirlo pur non condividendo in realtà del tutto il ritratto: ho a che fare con un certo numero di giovani, e potrei dire che la tendenza dei giovani maschi negli ultimi anni tende ad andare sempre più spesso nella direzione di una ricerca identitaria che in certi casi rovescia l'immagine rappresentata nel racconto (già più rappresentativo se la figlia fosse femmina). Ma senz'altro parlando di un singolo caso risulta comunque credibile e realistico, in fondo qui stiamo in una gara letteraria, non sociologica.
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Se avessi punteggiatura più articolata, il paragrafo sarebbe risultato molto più leggero: con virgole, due punti e punto e virgola, ne sarebbe uscito un bel periodo, invece, coordinate separata da punti e frasi senza soggetto appesantiscono molto la lettura. Volendo usare una similitudine, ti direi che mi sembra un vecchio Califfone che non vuole saperne di accendersi per far partire il racconto. Non sempre la mancanza di periodi mediamente complessi aiuta un racconto.Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 Giuliana non sa darsi pace per il figlio Matteo. Da più di un mese è rinchiuso in camera sua, esattamente dall’ultimo giorno di quarta ITIS, indirizzo meccatronico. Fra una partita a GTO e una puntata de “Il Trono di Spade”. Cose a lei sconosciute, naturalmente. Sconosciute perché lei è troppo vecchia per capire che il mondo va avanti. Sconosciute perché la porta della camera è troppo spessa per origliare.
Al tempo stesso, troppi dettagli inutili ai fini del racconto come, ad esempio, la specifica della classe e dell'indirizzo che frequenta.
Proseguono gli stereotipi, che aumentano in un crescendo prevedibile, sino al finale, se così si può chiamare, che risulta piuttosto scontato.Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 Il marito Carlo spalanca l’uscio, di rientro dal cantiere di Mapello. Professione: addetto alla colata. Lavoro duro. Almeno i primi tempi. Oggi ci pensano Mohammed e Yussuf ad alleviargli le fatiche della giornata. Ma lui continua a sentirsi addosso tutta la responsabilità della sua mansione. Grande responsabilità, sicuramente superiore a quella del capo cantiere Giordano, del geometra Moralez o dell’architetto Kurumba. “Perché se il cemento è troppo friabile, la palazzina crolla. All’università, non ce le insegnano mica queste cose! E poi si credono tutti scienziati!” Pure il padrone della ditta, il signor Cattaneo, la pensa così. Non glielo ha mai detto di persona, ma sa che la pensa così. “Anche lui si è fatto trent’anni di cantiere e certe cose le impari, quando sei lì”.
Se fino ad ora hai usato un linguaggio gergale, non capisco come possa trovare posto un paragone sinestesico con con terminologia da agronomo.Stefano M. ha scritto: 23/06/2025, 9:28 L’odore del calcestruzzo insidia il brassicaceo feudo del minestrone in ebollizione.
Il resto è una ripetizione dei punti già visti.
Unica frase veramente efficace è quella che chiude il racconto.
Senza gli stereotipi e gli sperimentalismi linguistici, potrebbe uscire qualcosa di veramente buono, se incentrassi di più il racconto sui due protagonisti, secondo me, ne uscirebbe un testo più efficace.
Ciao.
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La narrazione è fluida, il linguaggio curato ma naturale. I dettagli, come il televisore a tubo catodico, il minestrone, il deodorante Malizia, aiutano a delineare un contesto domestico che appare tanto comune quanto emblematico.
L'ultima frase è un piccolo colpo di genio: semplice, evocativa, amara — chiude perfettamente un racconto che sa essere politico senza diventare predica.
A mio parere il televisore a tubo catodico (che non è tanto un'indicazione temporale quanto un simbolo della staticità e dell’arretratezza dei genitori, soprattutto del padre) e il minestrone (che è un altro elemento di tradizione, quasi rituale, legato a un certo tipo di maternità e di “normalità” domestica) sono in contrasto diretto con l’isolamento digitale e sessuale di Matteo ma non ambientano il racconto negli anni '80 perchè si usano oggetti fuori tempo per definire i personaggi e sottolineare il divario generazionale. L’effetto è voluto e funziona molto bene: rende credibile e quasi grottesca la “bolla” in cui vivono Giuliana e Carlo, incapaci di leggere davvero il presente che li circonda.
Mancando una svolta narrativa più che un racconto sembra un incipit però anche un incipit può essere efficace, se ben scritto e capace di catturare l’attenzione e suggerire temi profondi, come in questo caso.
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Re: Due ombre nere
- hai perfettamente ragione: ho scritto GTO anziché GTA, correggo subito... si vede che i miei ricordi di videogiochi sono troppo sbiaditi!
- le brassicacee sono una grande famiglia di verdure, che comprende anche cavoli, verse, broccoletti, ecc... ovvero i prodotti più "odorosi" del minestrone
Sei stato il primo, anche alla luce degli altri commenti, ad aver inteso l'obiettivo del racconto: la descrizione di semplice quadretto familiare; magari un po' stereotipato, ma credo non molto diverso dalla realtà di molte famiglie della provincia italiana (tessuto nel quale vivo e che conosco abbastanza bene, con tutti i suoi pregi, ma anche con tutti i suoi difetti).
Grazie ancora e a presto!
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Re: Due ombre nere
Per quanto riguarda l'articolazione delle frasi, ti posso dire che normalmente pure io uso periodi un po' più complessi; però vedo che la scrittura moderna predilige frasi asciutte e una certa frammentazione (sto leggendo Steinbeck e le frasi non superano le dieci/quindici parole) pertanto sto provando ad adeguarmi, anche se ovviamente ho ancora da lavorare, su questo punto di vista.
Mi dispiace che il "brassicaceo feudo" non ti sia piaciuto, però non sono un letterato, non so nemmeno bene cosa sia un paragone sinestesico: ho una preparazione scientifica e questo forse può condizionare alcuni miei passaggi.
Sulla prevedibilità dei vari punto, ti do perfettamente ragione: volevo descrivere un "quadretto" familiare, una situazione quotidiana, dove anche un piccolo gesto (il figlio che esce di casa da mesi) è un evento; Pertanto mi sembrava fuori luogo andare a infarcire il racconto con eventi clamorosi o colpi di scena.
Grazie ancora e per i consigli e a presto.
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Re: Due ombre nere
La svolta narrativa, come hai correttamente detto, non c'è, ma mi sarebbe sembrata fuori luogo un evento clamoroso o un colpo di scena a effetto: mi accontento della madre che pensa che il figlio sia ringalluzzito grazie alle sue miracolose (e costosissime) fialette di ginseng, mentre la realtà è tutt'altra e credo le piacerà molto di meno...
Re: Due ombre nere
Buongiorno.
Ribadisco che le mie sono solo opinioni e che non ci sono dei punti oggettivamente problematici dal punto di vista strutturale.
Mi fa piacere poter scambiare punti di vista, in maniera costruttiva e mi accorgo che, a volte, non riesco a esprimere pienamente i concetti che vorrei far passare. L'espressione "brassicaceo feudo" mi piace moltissimo, è una di quelle cose che "vorrei aver scritto io", ma mi pare stridere con il resto del registro linguistico.
Per quanto riguarda la narrativa attuale, credo che quello che sta passando per uno snellimento del periodo, stia diventando un impoverimento dello stesso e della tecnica narrativa. Rimango per le frasi chiare, ben strutturate, che rispecchino le capacità espressive dell'autore.
Grazie, ciao.
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Re: Due ombre nere
Re: Due ombre nere
Voto 4/5
Ha un'ottima "intelligenza emotiva" che emerge chiaramente da come scrivi. Malgrado il racconto non sia proprio "perfetto" nella sua forma.
Riciao

La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (467,93 KB scaricato 257 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale,
Sara Palladino, Filippo C. Battaglia,
Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli,
Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian,
Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico,
Antonella Iacoli, Jean Louis,
Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio,
Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci,
Giorgio Burello, Antonia Tisoni,
Carlo Trotta, Matteo Lorenzi,
Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani,
Annarita Petrino,
Luigi Milani, Michele Nigro,
Paolo Maccallini,
Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti,
Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani,
Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina e logo di Diego Capani.
Contiene opere di: Alessandro Domenici, Angelo Manarola,
Bruno Elpis,
Cataldo Balducci, Concita Imperatrice, Cristina Cornelio, Cristoforo De Vivo,
Eliseo Palumbo,
Enrico Teodorani, Ettore Capitani, Francesco Paolo Catanzaro, Germana Meli (gemadame), Giovanni Bettini, Giuseppe Virnicchi, Graziano Zambarda,
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Umberto Pasqui, Valerio Franchina,
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La Gara 15 - Risorse a piccoli sorsi











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Calendario BraviAutori.it 2012 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 3 - C'era una volta...





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